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Serrenti nei cui dintorni si trova il Protonuraghe di Monte Mannu con i reperti della Cultura di Bonnanaro


In questa tappa del nostro viaggio, da Sanluri ci recheremo a Serrenti che visiteremo con il suo centro ed i dintorni nei quali si trova il Protonuraghe monte Mannu all’interno del quale sono stati rinvenuti reperti della Cultura di Bonnanaro.

Nel Monreale o Campidano di Sanluri

Il MonrealeIl Monreale detto anche Campidano di Sanluri è una Regione della Sardegna sud occidentale. anticamente il territorio del Monreale apparteneva al Giudicato d’Arborea di cui occupava la parte meridionale della Curatoria di Bonorzuli. I comuni che ne fanno parte sono Arbus, Gonnosfanadiga, Guspini, Pabillonis, Samassi, San Gavino Monreale, Sanluri, Serramanna, Serrenti, Vallermosa, Villacidro. I comuni di Serramanna e Serrenti sono ai confini tra il Monreale ed il Campidano di Cagliari, per cui possono essere conderati anche appartenenti a quest'ultimo. Il territorio del Monreale è prevalentemente pianeggiante, con diverse aree collinari. Nel territorio del Monreale esistono testimonianze prenuragiche, nuragiche, fenicio puniche e romane. Il territorio rientra totalmente nella Provincia del Sud Sardegna.

In viaggio verso Serrenti

Per Sanluri passa la SS197, che arriva da ovest da San Gavino Monreale e Guspini, mentre verso est ci porterà nella Regione storica della Marmilla, ma descriveremo questo itinerario più avanti. Ora proseguiamo prendendo da Sanluri la via Carlo Felice che esce dall’abitato verso sud est divenendo la Strada Comunale Villamar, la quale va ad immettersi sulla SS131 di Carlo Felice e la seguamo fino ad arrivare allo svincolo che ci porta nell’abitato di Serrenti, che raggiungiamo in una diecina di chilometri. Dal Municipio di Sanluri a quello di Serrenti si percorrono 11.6 chilometri.

Il comune chiamato Serrenti

Serrenti: veduta dell’abitatoSerrenti-Stemma del comuneIl comune chiamato Serrenti (altezza metri 114 sul livello del mare, abitanti 4.557 al 31 dicembre 2021) è un centro ad economia prevalentemente agricola, che si estendesu un lieve pianoro alle pendici delle colline che delimitano ad est il Campidano, in prossimità del corso d’acqua più importante che è il rio Cardaxiu. Si trova nella parte settentrionale della provincia, ad est della piana del Campidano, ai confini del Monreale, o Campidano di Sanluri, e del Campidano di Cagliari. È raggiungibile tramite la SS131 Carlo Felice, che corre a un chilometro dall’abitato. Per quanto riguarda i trasporti, porta il nome del comune la stazione di Samassi-Serrenti, situata nella vicina Samassi lungo la Dorsale Sarda, stazione che è servita dai treni di Trenitalia. Il territorio Comunale, sede di numerose cave, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, che vanno da un minimo di 70 a un massimo di 307 metri sul livello del mare. La pianura campidanese comincia a variare nel territorio di Serrenti con una serie di piccoli rilievi collinari dove, al confine con Furtei, la macchia mediterranea, sostituisce le coltivazioni di grano e vite.

Il comune fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda e dell’Associazione nazionale delle città dell’Olio

Questo paese fa parte dell’Associazione delle città della Terra CrudaQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città della Terra Cruda, nata per promuovere il recupero delle tradizioni e del patrimonio edilizio, naturalistico, artistico e storico delle comunità. Questa associazione comprende, in Sardegna, i comuni di Decimoputzu, donori, Fluminimaggiore, Furtei, Gonnosfanadiga, Guspini, Musei, Nuraminis, Pabillonis, Samassi, Samatzai, San Gavino Monreale, San Sperate, Sardara, Segariu, Selargius, Serramanna, Serrenti, Settimo San Pietro, Solarussa, Soleminis, Ussana, Ussaramanna, Vallermosa, Villa San Pietro, Villacidro, Villamassargia, Villasor.

Questo paese fa parte dell’Associazione delle città dell’OlioQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio, che ha tra i suoi compiti principali quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo, diffondere la storia dell’olivicoltura, e garantire il consumatore attraverso le denominazioni di origine. Le città dell’Olio in Sardegna sono ad oggi Alghero, Berchidda, Bolotana, Bosa, Cuglieri, Dolianova, Escolca, Genuri, Gergei, Giba, Gonnosfanadiga, Ilbono, Ittiri, Masainas, Olbia, Oliena, Orgosolo, Orosei, Osini, Riola Sardo, Samatzai, Santadi, Seneghe, Serrenti, Siddi, Sini, Uri, Usini, Ussaramanna, Vallermosa, Villacidro, Villamassargia.

Origine del nome

Il nome, attestato nell’anno 1346 come De Sorrent, riflette il gentilizio latino Serrentius. Risulta accertato come in Sardegna numerosi Romani fossero in possesso di latifondi, che avevano acquistato a basso prezzo dallo Stato e che sfruttavano con coloni e schiavi e che amministravano non direttamente, bensì con liberti, mentre essi continuavano a vivere a Roma o in Italia. E quindi molto probabilmente questo Serrentio fosse veramente un grosso latifondista.

La sua economia

Serrenti, accanto alle tradizionali attività agro pastorali, ha sviluppato il tessuto industriale. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, olivo, agrumi, uva e altra frutta. Si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini ed equini. Il settore economico secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare, tra cui il lattiero caseario, del mangimificio, della lavorazione del legno, della fabbricazione di gomma, dei laterizi, metallurgico, dei mobili, della consulenza informatica e dell’edilizia. Importante in passato l’attività estrattiva, in particolare del caolino e della trachite grigia, detta anche Pedra de Serrenti, materiale col quale sono state costruite molte abitazioni ed importanti opere come il palazzo di Giustizia di Cagliari. L’attività è stata recentemente rilanciata al punto che oggi Serrenti esporta trachite in tutta Italia. Il terziario si compone di una limitata rete distributiva e dell’insieme dei servizi primari. Adagiata su alcune colline formate da rocce laviche, possiede notevoli attrattive in grado di alimentare un moderato afflusso turistico. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno.

Brevi cenni storici

Il territorio di Serrenti è stato abitato fin dal periodo nuragico, come dimostrato dalla presenza nel territorio di numerosi Nuraghi. Nei pressi del paese attuale si trovano le rovine di antichi villaggi di epoca romana. Il villaggio di Serrenti risulta ininterrottamente abitato sin dal 1300 e il suo vecchio nucleo originario oggi prende il nome di quartiere San Giacomo, presso l’omonima piccola chiesa. Gli abitanti di Serrenti si dice provenissero da due villaggi abbandonati a circa due chilometri dall’attuale centro abitato, il villaggio di Monti Mannu e quello di Santus Angius. Si può dedurre che Serrenti, come altri comuni delle curatoria di Nuraminis, condivide le sue sorti con quelle del Giudicato di Càralis, che nel 1257 cade sotto il controllo dei Pisani. Dopo la conquista aragonese della Sardegna intorno al 1355, anche Serrenti, insieme con Samassi e Baralla, viene nel 1300 dato in feudo al cavaliere Bernardo di Covilles. Quando nel 1519 Ludovico Bellitàviene creato Barone di Monastir, il paese è annesso alla sua Baronia. Successivamente nel 1355, la Baronia viene concessa in feudo dal re d’Aragona Pietro IV il Cerimonioso a Francesco di Valguarnera, e nel 1436, con l’estinzione di questo casato, passa attraverso il dominio di varie famiglie di feudatari. Nel 1736, in epoca sabauda, il paese è sotto la signoria dei Simon e dei Ricca di Castelvecchio, ai quali viene riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale, per cui diviene un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio Comunale. Del comune di Serrenti nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, a quella nuova del Medio Campidano, ed in seguito, con la sua abolizione, nel 2016, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Successivamente nel 2016, con l’abolizione di quest'ultima provincia, passa alla nuova Provincia del Sud Sardegna.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Serrenti

Serrenti-Sfilata del Gruppo Folk Santa VitaliaA Serrenti è attivo il Gruppo Folk Santa Vitalia di Serrenti, nelle cui esibizioni nel paese e in altre localtà è possibile ammirare il costume tradizioanle del paese. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Serrenti, vanno citate ad aprile o a maggio, la Sagra dell’Asparago e de su Pistoccheddu de capa; il 25 e 26 luglio, la Festa di San Giacomo e di Sant’Anna; il primo lunedì di ottobre, si celebra la Festa della copatrona del paese nella Festa di Santa Vitalia; l’8 dicembre, la Festa paronale, che è la Festa di Maria Immacolata.

La Sagra dell’asparago e de su Pistocheddu de capa

Serrenti: locandina della 'Sagra dell’Asparago e de su Pistocheddu de capa'Ogni anno a Serrenti, in una data variabile tra fine aprile e inizio maggio, si svolge la Sagra dell’Asparago e de su Pistocheddu de capa, una Sagra dedicata all’asparago e ai prodotti agroalimentari e artigianali del territorio. La Sagra valorizza gli asparagi, che costituiscono una delle produzioni più rilevanti del comune, e in cucina vengono usati in molti piatti, dai primi ai dolci. In Sardegna l’asparago viene consumato sin dall’antichità e ha trovato nel Medio Campidano il terreno e le condizioni climatiche adatte. Tra i piatti preparati con questo germoglio, vanno citati le uova farcite con crema di asparagi; gli asparagi con pancetta, pan grattato e parmigiano; e per chiudere con un dolce la torta di asparagi. La Sagra valorizza anche un altro prodotto tipico di Serrenti, i Pistoccheddu de capa, che sono biscotti di pasta dura e croccante di piccole dimensioni e di colore dorato, ricoperti di glassa bianca con decorazioni dorate o argentate. Le abili mani delle massaie sarde lavorano la pasta di questo biscotto dando la fora di animali domestici, come le pecorelle, le ochette, i coniglietti o gli uccellini. Durante la manifestazione si tiene anche la processione di Sant’Isidoro, seguita da trattori e traccas, si trovano stand espositivi, si può partecipare a pedalate ecologiche, mostre fotografiche, tour della terra cruda e delle case campidanesi, e partecipare a concerti e spettacoli.

Visita del centro di Serrenti

L’abitato, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, mostra l’andamento altimetrico tipico delle località pianeggianti. Arrivando da nord con la SS131 di Carlo Felice, subito dopo il cartello che indica il chilometro 35, si trova l’uscita che porta in direzione di Serrenti, il cui abitato si distende con una forma allungata, quasi parallela alla Strada Statale. Seguiamo lo svicolo fino ad arrivare sul viale Rinascita, dal quale svoltiamo a destra e prendiamo la via Nazionale che ci porta nel centro del paese.

Il centro del paese

Attraversiamo, ora, il centro del paese, della quale vediamo diversi belli scorci.

Serrenti: antiche abitazioni del centro storico Serrenti: antiche abitazioni del centro storico Serrenti: antiche abitazioni del centro storico Serrenti-Un murale sulle case del paese

Il Municipio di Serrenti ed il Monumento ai Caduti

Da dove ci siamo immessi sulla via Nazionale, seguita verso sud est per quattrocentocinquanta metri vediamo, alla sinistra della strada, l’edificio che ospita il Municipio di Serrenti, con la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese, ossia i Servizi Tecnici e Manutentivi, Servizi Edilizia Privata, Urbanistica e Protocollo, Servizi Amministrativi e Finanziari, Servizi Sociali.

Serrenti: il Municipio di Serrenti Serrenti: il Monumento ai Caduti

Gurdando la facciata del Municipio, sul marciapiede a sinistra si trova il Monumento ai Caduti di Serrenti, un cippo piramidale in pietra sormontato dalla statua in bronzo di un militare che sostiene nella mano destra la bandiera, con sui lati le lapidi con i nomi dei caduti.

La chiesa parrocchiale dedicata alla Santissima Beata Vergine Immacolata

Passato il Municipio, proseguiamo verso sud est lungo la via Nazionale e, dopo una sessntina di metri, incrociamo la via Antonio Gramsci. Svoltiamo a sinistra nella via Antonio Gramsci, dopo una cinquantina di metri incrociamo la via Gustavo Fara, superiamo l’incrocio e proseguiamo lungo la via Antonio Gramsci, dopo un centinaio di metri svoltiamo a sinistra nella via Francesco Salaris e poi, subito, a sinistra nella via Mercato, lungo la quale, percorsa un’altra sessantina di metri, vediamo sulla destra la piazza della chiesa.

Serrenti: vecchia foto della chiesa parrocchiale della Santissima Beata Vergine Immacolata prima dell’ultimo restauroSerrenti: chiesa parrocchiale della Santissima Beata Vergine Immacolata oggiNella piazza della chiesa si affacia la chiesa dedicata alla Santissima Beata Vergine Immacolata che è la parrocchiale di Serrenti dedicata alla Immacolata Concezione. Situata nel centro storico del paese, è stata costruita in stile gotico aragonese nel quattordicesimo secolo, e viene indicata negli atti della visita pastorale del 16 febbraio 1589 come chiesa di Santa Maria. Durante il diciottesimo secolo, la chiesa, al cui fianco si ergeva la torre campanaria quadrangolare, decorata alla sommità da una cornice traforata e con copertura a cupola, subisce profonde trasformazioni, e, terminati i lavori di restauro, viene riaperta al culto nel 1725. Altri lavori di restauro vengono portati avanti a partire dal 1930, quando in seguito a continui e sempre più ingenti danni causati da un incendio nel 1905 crolla il campanile, lavori che comportano anche la demolizione della facciata e del fonte battesimale. Oggi la facciata presenta un’alternanza di sporgenze e rientranze, di pieni e di vuoti, di linee rette e curve, nonché strutture strombate, creando nel complesso, un effetto dinamico. Caratterizzata da un terminale piatto sui due lati, presenta nella parte centrale, una struttura timpanata in aggetto. Quattro semi pilastri con relativi capitelli ionici spartiscono verticalmente il prospetto, inquadrando il portale ligneo e la soprastante lunetta finestrata. L’alto campanile si erge a sinistra dell’edificio, ed è caratterizzato, nell’area corrispondente alla cella campanaria, da monofore ad arco a tutto sesto. L’interno della chiesa presenta una pianta a croce latina con copertura a botte, articolata in tre navate con cappelle laterali che si aprono tra i lati della navata e il transetto. La cupola è posta all’incrocio dei due bracci della croce latina. L’area presbiteriale, sopraelevata rispetto al resto dell’aula, è introdotta da un arco trionfale a tutto sesto e delimitata da una balaustra marmorea. All’interno della chiesa è presente un bell’altare maggiore, e sono presento varie statue, tra le quali quelle dedicate alla Madonna Immacolata, alla Vergine di Bonaria, a Santa Lucia ed a Santa Vitalia.

Serrenti: chiesa della Santissima Beata Vergine Immacolata: facciata Serrenti: chiesa della Santissima Beata Vergine Immacolata: interno Serrenti: chiesa della Santissima Beata Vergine Immacolata: l’altare maggiore Serrenti: chiesa della Santissima Beata Vergine Immacolata: statua del Cristo Serrenti: chiesa della Santissima Beata Vergine Immacolata: statua dell’Immacolata Serrenti: chiesa della Santissima Beata Vergine Immacolata: statua della Vergine di Bonaria Serrenti: chiesa della Santissima Beata Vergine Immacolata: statua di Santa Lucia Serrenti: chiesa della Santissima Beata Vergine Immacolata: statua di Santa Vitalia

Ogni anno a Serrenti l’8 dicembre, in occasione della celebrazione del dogma dell’Immacolta Concezione, si svolge la Festa patronale del paese, che è la Festa di Maria Immacolata. Per questa Festa è prevista una solenne processione con l’esibizione della banda musicale, seguita dalla celebrazione della Santa messa, oltre a festeggiamenti con l’esibizione di gruppi folkloristici, a gare poetiche, ed a diverse altre manifestzioni civili.

Serrenti: il processione per la Festa dell’Immacolata Concezione Serrenti: il processione per la Festa dell’Immacolata Concezione

Il Santuario romanico di Santa Vitalia

Dal lato sinistro della chiesa parrocchiale, prendiamo verso sinistra la via Santa Vitalia, dopo un centinaio di metri arriviamo a un bivio, dove proseguiamo sulla sinistra rimanendo sulla via Santa Vitalia, e in duecento metri arriviamo a vedere alla distra della strada l’ingresso del Parco di Santa Vitalia, nel quale si trova il Santuario di Santa Vitalia dedicata alla Martire venerata in diversi centri del Campidano. Il 6 marzo 2017, con decreto arcivescovile, Santa Vitalia viene dichiarata compatrona della parrocchia della Beata Vergine Immacolata di Serrenti. La chiesa, in sitle romanico gotico, risale alla fine del tredicesimo secolo, ed il primo documento nel quale viene citata è relativo alla visita pastorale di monsignor lasso nel 1597, mentre in un altro scritto del 1763, si legge che l’edificio, che era interdetto al culto, viene riaperto dall’arcivescovo che dà il permesso alla popolazione di poterne celebrare la festività. L’impianto originario, composto da una piccola aula probabilmente absidata e con copertura in legno a capriate, viene ampliato e rivoluzionato tra la fine del diciannovesimo e gli inizi del ventesimo secolo, probabilmente perché la fama della Santa Martire aveva raggiunto alti livelli, tanto da richiamare numerosi devoti da tutto il Campidano. L’asse liturgico viene ruotato e quello che era l’ingresso principale, trasformato in accesso laterale. L’antica facciata che mostra interessanti decorazioni, viene inglobata nel fianco sinistro dell’attuale edificio, ed ancora visibile per i suoi blocchi in trachite squadrati.

Serrenti: il Santuario di Santa Vitalia Serrenti: il Santuario di Santa Vitalia: statua della Santa e sul retro l’antica facciata Serrenti: il Santuario di Santa Vitalia: il portale sull'antica facciata Serrenti: il Santuario di Santa Vitalia: interno Serrenti: il Santuario di Santa Vitalia: altare maggiore

L’attuale prospetto del Santuario romanico di Santa Vitalia è intonacato, ha sulla facciata tre ingressi, al centro quello principale ed ai lati i due secondari, sopra di essi tre finestre rettangolari, ed in alto, al centro, è presente un campaniletto a vela. L’interno del Santuario presenta un’unica aula quadrangolare, articolata in tre navate, coperta a doppio spiovente da un tavolato sorretto da piccole travi in legno, che poggiano sugli archi in muratura.

Santa VitaliaSanta Vitalia il lingua sarda Santa Vida è stata una Santa, che non è riconosciuta però dalla chiesa universale. Si tratta di una giovane Sarda martirizzata, secondo le ricostruzioni storiche, con l’amica Santa lucifera, nell’anno 120, ed è oggetto di un culto che esiste ed è stato tramandato da alcuni secoli. Su riChiesta dell’allora arcivescovo di Cagliari, nel 1614 viene dato incarico di ritrovare le reliquie dei Santi presenti nella basilica paleocristiana di San Saturno e nelle zona circostante la chiesa di San lucifero. Alla presenza del Vicario Generale della diocesi, vengono, quindi, trovati nella basilica di San Saturno due Loculi o piccoli sarcofagi, uno con l’epigrafe di tarda epoca latina Ic Iacet Benem Morie Bitalea…, ossia Qui giace la Vitalia di buona memoria, e l’altro con l’iscrizione Hic requievet B. M. Lucifera, ossia Qui riposa la B. M. Lucifera, l’altra Martire sarda. Da queste due frasi i glottologi e gli studiosi hanno potuto capire che entrambi i resti appartenevano a due giovani donne, martirizzate il 14 novembre dell’anno 120, al tempo dell’Imperatore Adriano. Nei Loculi delle due martiri, le scritte Benem Morie e B. M., stanno ad indicare che erano vergini e martiri.

Serrenti: il processione per la Festa di Santa VitaliaLa chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua di Santa Vitalia in legno massiccio presente al suo interno, nella quale la figura è vestita di rosso, colore classico del martirio, con decorazioni dorate. Il Santuario, solitamente chiuso, viene aperto per la Festa della Santa Patrona e in altre poche occasioni. La Festa di Santa Vitalia, che vede la presenza di migliaia di pellegrini provenienti da tutta la Sardegna, si svolge il primo lunedì di ottobre, preceduta dalla novena che termina il sabato precedente, con il trasporto del simulacro della Santa dalla chiesa parrocchiale al Santuario. Il giorno della Festa si celebra la messa solenne, generalmente officiata dal Vescovo della diocesi cagliaritana, ed ha luogo la processione con la partecipazione delle associazioni e delle confraternite religiose, della banda musicale, dei suonatori di launeddas, dei gruppi folk e con la sfilata di cavalli addobbati a festa. Il martedì è dedicato agli ammalati e alle persone anziane, e la domenica successiva, la statua fa ritorno nella chiesa parrocchiale. I festeggiamenti civili prevedono balli in piazza, gare poetiche e musica tradizionale, ma anche gare sportive, spettacoli di musica leggera e giochi. Per tutta la durata della festa, la via Santa Vitalia, è animata da centinaia di bancarelle che espongono le merci più svariate, fra cui il celebre dolce chiamato Su pistoccheddu de Serrenti. Con questa festa, molto sentita nel paese, si mantiene inalterata una tradizione che si trasmette da generazione in generazione. Nell’ottocento la manifestazione durava soltanto due giorni, finché nel 1880 il Comune, considerato il notevole afflusso di persone, provenienti da tutti i paesi vicini, decideva di istituire per la Festa di Santa Vitalia una fiera di otto giorni consecutivi.

Il Cimitero Comunale

Serrenti: ingresso del Cimitero Comunale di SerrentiGuardando la facciata della chiesa parrocchiale, prendiamo la strada che la costeggia sulla destra, che è la via Giovanni XXIII, la seguiamo per centocinquanta metri, fino dove parte a sinistra la via Tempio. Passata la via Tempio, lungo la prosecuzione della via Giovanni XXIII si sviluppa il muro di cinta del Cimitero Comunale di Serrenti, il cui ingresso principale si trova lungo la via Giovanni XXIII una trentina di metri più avanti, mentre altri ingressi sono presenti lungo la fiancata del muro di cinta affacciata su questa strada.

Il complesso sportivo di via Torricelli

Passato l’ingresso del Cimitero Comunale, proseguiamo per centocinquanta metri lungo la via Giovanni XXIII, poi svotiamo a destra in via Enrico Torricelli, la seguiamo per una cinquantina di metri e vediamo, alla destra della strada, in cancello di ingresso del Complesso Sportivo di via Torricelli. Appena passato il cancello, si trova un Campo da Calcetto, ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, che non è dotato di tribune per gli spettatori.

Serrenti: complesso sportivo di via Torricelli: cancello di ingresso Serrenti: complesso sportivo di via Torricelli: cancello di ingresso Serrenti: complesso sportivo di via Torricelli: edificio che ospita la piscina Serrenti: complesso sportivo di via Torricelli: la piscina Comunale

Alla sinistra del Campo da Calcetto, si trova l’edificio che ospita la Piscina Comunale di Serrenti, una piscina coperta nella quale è possibile praticare il nuoto in tutti gli stili, ed anch’essa non è dotata di tribune per gli spettatori.

Il Campo Sportivo Comunale

Passato il Municipio, proseguiamo verso sud est lungo la via Nazionale e, dopo una sessntina di metri, incrociamo la via Antonio Gramsci. Svoltiamo a destra nella via Antonio Gramsci, dopo circa duecento metri si vede, alla sinistra della strada, l’ingresso degli impianti presenti nel Campo Sportivo Comunale dedicato a Salvatore Boi. In questi impianti sono presenti un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di odpitare 500 spettatori. Nel campo gioca le sue partite casalinghe la squadra del Gruppo sportivo Serrenti, che milita in Seconda Categoria, nel girone B della Sardegna.

Serrenti: Campo Sportivo Comunale: cancello di ingresso Serrenti: Campo Sportivo Comunale: Campo da Calcio Serrenti: Campo Sportivo Comunale: Campo da Calcetto ossia da Calcio a cinque Serrenti: Campo Sportivo Comunale: Campo da Tennis

Vicino al Campo da Calcio, sono presenti un Campo da Calcetto ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, senza tribune; un Campo da Tennis, anch’esso senza tribune; ed un Campo da bocce.

Il Palazzetto dello sport

Passato l’ingresso del Campo Sportivo, poco più di una cinquantina di metri più avanti, alla sinistra della via Antonio Gramsci, si vede il cancello di ingresso che porta al Palazzetto dello sport di Serrenti. All’interno del palazzetto dello sport è presente una Palestra coperta dotata di tribune in grado di ospitare 350 spettatori, nella quale praticare come discipline il calcio, il calcetto ossia il calcio a cinque, la pallavolo.

Serrenti: il palazzetto dello sport: cancello di ingresso Serrenti: il palazzetto dello sport: esterno Serrenti: il palazzetto dello sport: interno

Il Teatro Comunale di Serrenti

All’altro lato della strada, alla destra della via Antonio Gramsci, si vede l’edificio che ospita il Teatro Comunale di Serrrenti. Il progetto del Teatro è nato dalla volontà dell’Amministrazione Comunale di promuovere lo sviluppo culturale del territorio. La struttura preesistente, ossia l’auditorium della Scuola media, è stata demolita e su quell’area è stato realizzato il nuovo Teatro, con una sala che può ospitare 250 persone. L’impianto è quello di un Teatro tradizionale italiano, con una imponente torre scenica dotata di tutti gli apparati tecnici.

Serrenti-Teatro Comunale: esterno Serrenti-Teatro Comunale: la sala interna

La chiesa di San Giacomo Maggiore

Dal Municipio di Serrenti, proseguiamo lungo la via Nazionale verso sud est e, dopo circa cinquecento metri, svoltiamo a sinistra nella via San Giacomo, la seguiamo per centocinquanta metri ed arriviamo nel punto dove parte una deviazione a sinistra e, tra questa deviazione e la prosecuzione della via San Giacomo, si vede sopraelevata la piazza nella quale si trova la chiesa di San Giacomo Maggiore o San Giacomo Apostolo. Non avendo indicazioni precise sulla data di edificazione della chiesa, basandosisu un’indagine stilistica si può attribuire la sua prima costruzione intorno al Trecento. La chiesa è costituita da un corpo principale a navata unica, con facciata a capanna sormontata da un campanile a vela bifora e doppio spiovente, e un corpo laterale posto a sinistra, che comprende la sacrestia e un porticato aperto, sorretto da tre pilastri in trachite, ossia in pietra di Serrenti. La copertura lignea è costituita da capriate, terzere, travetti e tavolato ricoperto con un manto di coppi. L’ingresso alla chiesa è consentito attraverso un portale centinato a tutto sesto privo di architrave, ed altre due porte ad arco si aprono nei prospetti laterali. L’interno si presenta molto semplice, con le pareti in muratura mista lasciata a vista, cosi come sono a vista le capriate che sorreggono la struttura di copertura.

Serrenti: chiesa di San Giacomo Apostolo: esterno Serrenti: chiesa di San Giacomo Apostolo: interno Serrenti: chiesa di San Giacomo Apostolo: l’altare Serrenti: chiesa di San Giacomo Apostolo: simulacri addobbati per la festa

La chiesa è stata amministrata fino alla metà del diciannovesimo secolo dai Padri Scolopi, ossia dei chierici regolari poveri della Madre di Dio delle scuole pie, dato che per quasi tutto l’ottocento questa chiesa era una povera e modesta Cappella da essi tenuta, che veniva utilizzata soltanto in speciali occasioni. In esse risiedevano i Padri, e vi dimorava un solo fratello laico della comunità, chiamato Sovrastante dei terreni, il quale, coadiuvato dai contadini del luogo, organizzava i lavori dei campi, curandoli personalmente. I terreni che allora appartenevano all’Ordine, venivano coltivati e sfruttati a beneficio del Noviziato Scolopico di Cagliari.

Serrenti-Festa di San Giacomo e Sant’Anna: manifesto Serrenti-Festa di San Giacomo e Sant’Anna: il processione

L’ultima settimana di luglio si svolge la Festa di San Giacomo e Sant’Anna, che si celebra in piazza San Giacomo e riveste ancora a Serrenti molta importanza. Il 25 luglio si celebrano i festeggiamenti in onore di San Giacomo, ed il 26 quelli in onore di Sant’Anna. Alla festa, con cerimonie religiose e numerose manifestazioni civili, partecipa tutta la popolazione con grande entusiasmo. Nei giorni precedenti, gli abitanti del paese ricoprono tutte le strade dove passerà il corteo di traccas con erbe e fiori profumate, si tratta di una caratteristica Sagra che conserva la tradizione di S’arromadura, ossia del tappeto di petali di fiori.

Visita dei dintorni di Serrenti

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Serrenti, sono stati portati alla luce i resti dei Protonuraghi Genna su Carru, monte Mannu, Monti Acutzu, Monti Atziaddei, Monti de su Marchesu, Monti Ibera, Monti Porceddu; dei Nuraghi semplici Bruncu Pubusa, Cuccuru Turri, Funtana Gureu, Genna Serrenti, Magalli, monte Craccuri, monte Mannu II, monte Ollastu, Oliri III, Perda Sinnus, Porcedda; dei Nuraghi complessi Bruncu Maccioni, Bruncu Siliqua, Bruncu su Castiu, Cannedu, Is Piedadis, monte Crabu, monte Tellura, Monti Crastu, Oliri I, Oliri II, Sa Corona, Sa lua Mancosa.

La frazione Case Genna

Serrenti-Nella frazione Case Genna l’ingresso del Deposito Munizioni dell’Aeronautica MilitareUsciamo dal Municipio di Serrenti con la via Nazionale che si dirige verso nord ovest e, dopo un chilometro e trecento metri, la strada si immette sulla Complanare est, che costeggia la SS131 di Carlo Felice. Percorso un chilometro e mezzo, prendiamo la deviazione a destra seguendo le indicazioni per il 116esimo deposito sussidiario dell’Aeronautica Militare, e, percorse poche decine di metri, arriviamo all’ingresso della frazione di Case Genna (altezza non definita, 2.78 chilometri di distanza in linea d’aria dal Municipio di Serrenti, non è disponibile il numero di abitanti), nella quale si trova il Deposito Munizioni dell’Aeronautica Militare.

Il Protonuraghe di Monte Mannunel quale sono stati rinvenuti reperti della Cultura di Bonnanaro

Serrenti-Resti del Protonuraghe di Monte MannuDa Serrenti prendiamo la SS131 di Carlo Felice in direzione nord occidentale in direzione di Villasanta, arrivati alla frazione Case Genna prendiamo verso destra e, a circa due chilometri dall’abitato di Serrenti, arriviamo in località Monti Mannu. Qui, a breve distanza dalla vedetta antincendi della Forestale, sulla sommità di un’altura a 274 metri di altezza si trova il Protonuraghe di Monte Mannu un Nuraghe a corridorio vicino al quale sono presenti i resti dell’insediamento abitativo. Le dimensioni e la posizione del Protonuraghe inducono a credere che potesse essere uno dei centri più importanti di cantoni o subcantoni protonuragici del Campidano, o almeno che, insieme agli altri Protonuraghi complessi, potesse controllarne una grossa parte. Si tratta di un Nuraghe purtroppo assai mal conservato, all’interno del quale sono state rinvenute ceramiche carenate e decorate con motivi a zig-zag, anche in rilievo, datate all’inizio dell’Età del Bronzo Medio ed attribuite alla fase finale della Cultura di Bonnanaro, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 2200 ed il 1900 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale tra il 1900 ed il 1600 avanti Cristo.

La frazione Cantoniera di Serrenti

Serrenti: la frazione Cantoniera di Serrenti con l’omonima casa cantoniera vista dalla SS131 di Carlo FelicePassata la deviazione per la frazione Case Genna, proseguiamo verso nord lungo la Complanare est e, percorso circa un altro chilometro e trecento metri, arriviamo a una rotonda, dove, prendendo la seconda uscita,  ci immettiamo sullo svincolo per la SS131 di Carlo Felice per Sassari. Passato appena un centinaio di metri, all’altezza del suo chilometro 37.8, si vedesu un rialzo alla destra della strada statale la frazione Cantoniera di Serrenti (altezza non definita, 4.31 chilometri di distanza in linea d’aria dal Municipio di Serrenti, non è disponibile il numero di abitanti), dove si trova l’omonima casa cantoniera.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, da Serrenti ci recheremo a Samassi che visiteremo con il suo centro nel quale si trova la chiesa romanica di San Gemiliano edificata nel 1270 in stile romanico sui ruderi di una preesistente piccola chiesa bizantina del decimo secolo e con i suoi dintorni nei quali si trova la chiesa campestre di Sant’Isidoro Agricoltore.


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