La città di Siniscola, storico capoluogo della Baronia settentrionale, con le molte chiese ed i suoi siti archeologici
In questa tappa del nostro viaggio entriamo nella Baronia Settentrionale, dove ci recheremo a visitare la città di Siniscola, storico capoluogo della Baronia settentrionale, che vedremo con il suo centro storico ed i suoi dintorni, con le molte chiese ed i suoi siti archeologici. La regione storica delle BaronieLe regioni storiche denominale Baronie (nome in lingua sarda Sa Baronìa) hanno costituito, durante il Medioevo, la parte meridionale del Giudicato di Gallura. L’origine delle Baronie risale a quando gli Aragonesi introducono in Sardegna il sistema feudale, che dura fino al 1846, anno di abolizione del feudalesimo. Alfonso V d’Aragona, dopo aver sconfitto la resistenza dei Giudicati, il 25 giugno 1431 investe Nicolò Carroz, discendente della casa d’Arborea già signore di Mandas e Terranova, del titolo di barone di Posada e Castellano e Signore di Torpè, Lodè e Siniscola, e viene costituita la cosiddetta Baronia Settentrionale o Baronia di Posada. I comuni che fanno parte della Baronia settentrionale sono, quindi, Budoni, Siniscola, Torpè, Lodè. Successivamente, nel 1448, il barone don Salvatore Guiso acquista per 6.700 ducati il feudo che comprende i villaggi di Galtellì, Orosei, Loculi, Onifai, Irgoli, Lula e Dorgali, dando origine a quella che viene chiamata la Baronia Meridionale o Baronia di Galtellì e Orosei. I comuni che fanno parte della Baronia meridionale sono, quindi, Galtellì, Irgoli, Loculi, Onifai, Orosei, Posada. Da allora queste zone della Sardegna, disposte tra la Barbagia e la Gallura, vengono chiamate Baronie, con le eccezioni di Lula e Dorgali, che hanno esercitato una forte opposizione, anche con il banditismo, pur di conservare le loro caratteristiche barbaricine. Oggi alcuni considerano in questa ragione anche Lula, che però noi preferiamo attribuire alla Barbagia di Nuoro, e San Teodoro, che però preferiamo attribuire alla Gallura. Procurade ’e moderareIn pieno periodo feudale viene dato al barone «il potere di tenere ed erigere nella Baronia: forche e mezze forche, pertiche, coltelli e le altre insegne del su annotato imperio e della su annotata giurisdizione, col diritto di giustiziare, appiccare gli uomini e espegnerli, o di rilasciarli o deportarli in esilio, o di mutilarli dei piedi, delle narici o delle altre membra, di fustigarli, flagellarli, penderli, carcerarli, interrogarli, torturarli, condannarli, assolverli, di citarli assente e di bandeggiarli, di sequestrare e confiscare i beni loro». Ed i Baroni ne approfittano, come racconta il testo del principale canto politico sardo «S’Innu de su Patriottu sardu a sos Feudatarios», noto anche con i suoi primi versi «Procurade ’e moderare» di Francesco Ignazio Mannu. In viaggio verso la città del SiniscolaContinuiamo da Orosei verso nord sulla SS125 Orientale Sarda che, all’altezza del borgo di Santa Lucia, devia verso l’interno, ed, a 37 chilometri da Orosei, arriviamo a Siniscola, città dalla quale in seguito potremo fare una deviazione all’interno che ci porterà al centro agrospatorale di Lodè. A Siniscola si arriva più comodamente con la SS131 di Carlo Felice Diramazione Centro Nuorese, che arriva da Nuoro. La città del Siniscola che è il capoluogo della Baronia SettentrionaleDa Lodè torniamo indietro a Siniscola (nome in lingua Thiniscole, altezza metri 39 sul livello del mare, abitanti 11.159 al 31 dicembre 2021), che costituisce lo storico capoluogo della Baronia Settentrionale, sorge nella parte nord orientale della Provincia di Nuoro, vicino alla costa, nell alta piana omonima posizionata sotto le falde nord orientali del Monte Albo. È stato, come Orosei, un fiorente borgo medioevale, caratterizzato da economia agricola, ed ha avuto un buon sviluppo turistico grazie alle caratteristiche della zona costiera. È servito dalla SS131 di Carlo Felice Diramazione Centro Nuorese e dalla SS125 Orientale Sarda, i cui tracciati ne attraversano il territorio. I suoi abitanti vivono per la maggior parte nel capoluogo Comunale, mentre il resto degli abitanti si distribuisce nelle località Capo Comino, la Caletta e Santa Lucia, in diversi aggregati urbani minori e in numerose case sparse. Il territorio, caratterizzato da un’interessante alternanza tra montagna e mare, ha un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che si raggiungono i 1.057 metri di quota. Origine del nomePer quanto riguarda il suo nome, attestato fino dal 1341 nelle forme Siniscale e Siniscole, sono possibili due assai differenti spiegazioni etimologiche. La prima è che potrebbe corrispondere alla denominazione dell’antico Sin skolon, della Cappadocia in Asia Minore, e costituirebbe una buona conferma della tesi della venuta dei Sardi appunto dall’Asia Minore. La seconda è, poich nel lessico dell esercito bizantino il vocabolo schola significava anche coorte, sarebbe da rintracciare nei termini Finis Scholae, ossia fine o confine della coorte, con un riferimento a una ripartizione militare e territoriale ivi costituita dai Bizantini. E infatti Siniscola si trovava al confine con la Gallura. La denominazione del paese pertanto risalirebbe all epoca della dominazione dei Bizantini sulla Sardegna. La sua economiaLa città del Siniscola ha un’economia fondata su tutti i settori produttivi e sul turismo estivo. L agricoltura è specializzata nella coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vite, ulivi, agrumeti e alberi da frutta. Si pratica anche l allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L industria fa registrare una buona produttività nei settori della pesca e della piscicoltura, estrattivo, lattiero caseario, alimentare, tessile, del legno, del vetro, dei materiali da costruzione, dei laterizi, metallurgico, elettrico, elettronico, degli strumenti ottici, della produzione di mobili, della gioielleria e oreficeria, della corrente elettrica, della raccolta dell acqua ed edile. La sua maggiore attivit artigianale rappresentata dalla lavorazione della terracotta, resa possibile sin dall’antichit grazie a un sottosuolo particolarmente ricco di argilla rossa, con la quale anche una piccola industria locale fabbricava laterizi, ed attualmente alcune imprese a conduzione familiare producono oggetti di ottima fattura. Il terziario si compone di una buona rete commerciale e dell insieme dei servizi. Per quanto riguarda la cucina, come in gran parte delle zone interne della Sardegna il menu baroniese è a base di carne, prevalgono gli arrosti di maialetto, capretto, agnello. Viene cotta anche in umido o lessa la carne di pecora ed il maiale con patate e legumi. Tra i piatti tipici siniscolesi risalta sa suppa, per molti versi simile alla zuppa galluresa, costituita da un pane particolare, detto lorica, essiccato e tagliato a lische e cucinato con brodi di carne di pecora o manzo e con sughi a base di carne e formaggio fuso. La favorevole posizione geografica, a metà tra un’aspra montagna e un affascinante ambiente marino, la rende una interessante meta turistica. Vengono visitati il selvaggio Monte Albo, chiamato così per le sue bianche rocce calcaree, regno incontrastato di aquile e mufloni, e le sue spiagge, da quella di Berchidda, alle dune fossili di Capo Comino ed all’insolito litorale detto dei confetti in riferimento ai suoi ciottoli. Brevi cenni storiciIl suo territorio è stato abitato sin dall età preistorica, come attestato dai microliti geometrici in selce e ossidiana del tipo a trapezio e a semiluna, attribuibili al Neolitico Antico e Medio, raccolti sulle dune di Capo Comino, e da evidenti tracce di frequentazione umana risalenti al Neolitico, rinvenute all’esterno della grotta di Elène Portiche, sul versante occidentale di Monte lattu, e nel terreno circostante, nel quale sono stati ritrovati frammenti di vasi decorati. Nel Medioevo fa parte del Giudicato di Gallura, nella curatoria di Montalbo. Dal 1300 la Gallura venne assoggettata direttamente a Pisa a mezzo di un Vicario, e, ad opera dei Pisani, le cittadine di Terranova, ora Olbia, e di Orosei vengono cinte da mura, e passano allo status di Comuni. Vengono contemporaneamente potenziati i porti di Terranova, Orosei, Santa reparata, Posada e Santa Lucia del Siniscola. Con la conquista catalano aragonese, nel 1431, Posada viene infeudata ai Carroz, conti di Mandas e Terranova, elevata al rango di Baronia ed organizzata come capoluogo dei villaggi Torpè, Siniscola, Lodè. Nel 1514 i Saraceni raggiungono le coste del Siniscola, approdano senza incontrare resistenza e saccheggiano Siniscola, Torpè e Lodè, tanto che, per queste continue scorrerie, i loro abitanti minacciano di abbandonare i loro villaggi e trasferirsi attorno alla Rocca di Posada. Nel febbraio del 1581 i Saraceni sbarcano in forze presso Santa Lucia, depredarono ed uccidono, ma, nel ritorno alle loro navi, trovano le squadre armate di Bernardino Puliga che li mette in fuga, recupera il bottino, libera i prigionieri e ne cattura tre bandiere. Tra il 1500 e il 1600 vengono costruite le torri litoranee in difesa delle popolazioni costiere, più esposte ai pericoli di invasioni. I Baroni che si succedono non hanno molta cura del feudo, tanto che nel 1623, il Consiglio del real Patrimonio d’Aragona, sequestra il feudo al legittimo titolare e lo costringono alla perdita fallimentare della proprietà e del titolo. Passata sotto il controllo dei Savoia, i moti rivoluzionari dell’epoca interessano anche la Baronia di Posada, ma le rivolte non riguardano direttamente i Savoia essendo condotte contro i Baroni. Per la conte del Montalbo, il processo di abolizione del feudalesimo parte nel 1838, e termina in ritardo rispetto ad altre zone della Sardegna, a causa di un lungo contenzioso, tanto che la Baronia sarà l’ultimo feudo ad essere riscattato dai Savoia, intorno al 1860. A Siniscola dagli anni 1830 al 1870 si è vissuto un periodo di insicurezza, sia per gli omicidi, i furti, le grassazioni, gli assalti alle case che per le disfunzioni del sistema giudiziario. Le proteste popolari del 1852, furono aspramente represse dalle truppe reali a Siniscola e nelle altre parti della Sardegna, teatro del malcontento, i tumulti del Siniscola e l’incendio del Municipio dell’agosto del 1906 sono la conseguenza di una situazione di malessere generale, che è diffuso in tutta la Sardegna. Del comune del Siniscola nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la provincia, da quella di Sassari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Sul suo territorio, intorno al 1930, vengono eseguite importanti opere pubbliche come la costruzione dell’acquedotto, la formazione di un primo impianto di fognature miste nel centro storico del Siniscola, e la bonifica delle paludi costiere circondanti la Caletta, con la costruzione dei canale Vivarelli e dei suoi rami secondari. In periodo repubblicano, nel 1957 viene ricostruito e fortificato il porto di Pedras Nieddas, antico nome di la Caletta, dove fanno tappa periodicamente i piroscafi postali che collegano la Sardegna con Civitavecchia, Livorno e Genova. Il banditismo a SiniscolaDal 1853 a Siniscola sono stati presi provvedimenti per il crescente fenomeno del banditismo, e le carceri sono state spostate dall’abitato di Posada per essere dislocate su tutto il suo territorio. Siniscola è stato un importante centro del banditismo in Sardegna, dato che a Siniscola è nato uno dei più spietati banditi sardi dell’ottocento, il famoso bandito Giovanni Maria Bomboi. Documenti storici riportano la nascita a Siniscola il 21 agosto 1886 di Giovanni Maria Bomboi. Si tratta di un pastore che diventerà un bandito di medio calibro. La sua carriera criminale inizia nel 1886 quando viene arrestato per furto, ma sembra strano che la carriera di questo bandito possa aver avuto inizio proprio nell’anno in cui è nato, e si è quindi portati a ritenere che la sua nascita risalga invece al 1866, e che l’indicazione di una data di nascita errata derivi da un errore di trascrizione. Tenta di evadere ma viene riacciuffato e condannato a sei mesi di carcere. Negli anni successivi colleziona numerose denunce per reati contro il patrimonio, ma viene sempre prosciolto per insufficienza di prove. Lo arrestano i Carabinieri del SiniscoL’1 luglio 1914, per rapina e tentato sequestro di persona a scopo di estorsione in danno del commerciante toscano Ulisse Gualandi. |
Le principali personaggi legati alla storia del SiniscolaTra i principali personaggi legati alla storia del Siniscola va citato Bernardino Puliga, che nel 1581 sconfigge i Saraceni, mentre in seguito va citato il noto giurista Antonio Marongiu. Nel 1573 viene nominato amministratore della Baronia di Posada Bernardino Puliga, secondo Vittorio Sella proveniente da una famiglia di Sassari mentre per lo storico Matteo Madau era dell’antica e nobile schiatta de’ Puliga di Tortolì, che viene ammesso a rappresentare la Baronia al Parlamento. In seguito, nel febbraio del 1581, i Saraceni sbarcano in forze presso Santa Lucia, depredano ed uccidono, ma l’allarme arriva alla rocca di Posada da cui parte un drappello di uomini capeggiati da Bernardino Puliga, giustamente poi divenuto il principale eroe locale siniscolese. Secondo Matteo Madau, egli «nel sentire che di nottetempo una forte masnada di Mori africani, aveva saccheggiato Siniscola, terra marittima, situata verso l orlo dell Isola, e che si ritirava colla preda di centocinquanta nazionali fra uomini e donne imbelli, alla sua flottiglia, radunati soltanto dieci uomini, sul punto di mezzanotte si fece incontro a cavallo a quei barbari, salv dalle loro mani tutti i sardi schiavi, fece una grande strage nei predatori, molti ne prese vivi, e li mise in catene, ed impadronitisi delle loro galee con tutto l equipaggio, a pochi d essi riusc di salvarsi colla fuga». Quindi Bernardino Puliga sconfigge i Saraceni, li mette in fuga, recupera il bottino, libera i prigionieri e cattura tre delle loro bandiere. Per questa azione Filippo II, re di Spagna, col diploma in data 1 settembre 1593 concedeva a Bernardino ed ai suoi figliuoli e discendenti maschi il titolo di cavaliere e l’uso dell’arma gentilizia. |
A Siniscola il 7 gennaio 1892 nasce Luigi Oggiano, conosciuto anche come Luisu Oggianu in lingua sarda, che stato un politico e avvocato italiano. Negli anni giovanili partecipa alla prima guerra mondiale che lo vede inviato in zona di guerra, con il grado di sottotenente e comandante di plotone, sui monti della Carnia, del Cadore, nel fronte del Col di Lana e nella valle Valderoa rimanendo, in quest ultima localit , gravemente ferito al braccio sinistro. Le conseguenze del ferimento lo accompagneranno per tutta la vita. Durante il ventennio fascista, essendo considerato un oppositore al regime, viene stato sottoposto a stretta sorveglianza sia nei brevi spostamenti da Nuoro alla sua Santa Lucia, piccolo borgo marino della Baronia, sia durante le passeggiate serali a Nuoro con gli altri illustri colleghi protagonisti del suo tempo. Milita nei vertici del Partito Sardo d Azione in un continuo confronto con i massimi dirigenti di quel partito, da Camillo Bellieni a Emilio Lussu. L esperienza parlamentare espletata nei cinque anni fra il 1948 e il 1953, insieme a Pietro Mastino e a Emilio Lussu, lo vede inserito nel gruppo parlamentare democratico di sinistra costituito da dodici senatori. L avvocato Oggiano viene indicato da tutti come l avvocato dei poveri, dato il gran numero di prestazioni gratuite svolte nell interesse dei non abbienti. alla fine della propria attivit politica rifiuta la pensione di senatore, e muore a Nuoro il 19 gennaio del 1981, lasciando un cospicuo patrimonio di libri, testi giuridici e documenti di interesse storico e politico, tra i quali la sua tesi di laurea sulla storia della Baronia di Posada e Siniscola. |
A Siniscola il 29 dicembre 1902 nasce Antonio Marongiu, che si laurea in Giurisprudenza con una tesi di Storia istituzionale della Sardegna, e poi in Scienze Politiche con una tesi sulla Storia delle assemblee parlamentari della Sardegna e della Sicilia durante i secoli della dominazione spagnola. Docente universitario, presso la Facoltà di Scienze Politiche della Università la Sapienza di Roma, insegna la Storia delle Istituzioni Politiche dal 1969 al 1973, e diviene un grande personaggio, scrittore di saggi politici, noto in tutta Europa. Antonio Marongiu è stato infatti uno dei più noti studiosi di Storia delle Istituzioni Rappresentative del trascorso secolo, pubblicando volumi di fondamentale rilevanza scientifica e contribuendo alla creazione, fin dal 1936, dell’attuale International Commission for the History of representative and Parliamentary Institutions, di cui è stato Presidente dal 1970 al 1980. muore a Roma il 26 luglio 1989. Gli studi Antonio Marongiu costituiscono, ancora oggi, un punto di riferimento nella storia degli studi sulle istituzioni parlamentari della Sardegna di Antico regime. |
Nel 2013 Siniscola viene elevata al rango di cittàDopo la costituzione della repubblica Italiana, il 28 maggio 2013, il Presidente della repubblica Giorgio Napolitano ha firmato il decreto con cui Siniscola è stata elevata al rango di città come uno dei centri più popolati nell’ambito della Provincia di Nuoro. Tuttavia, ad oggi, continuano a mancare alcuni importanti servizi propri della dimensione urbana, come l’ospedale, il cinema, il teatro... Le principali feste e sagre che si svolgono a SiniscolaA Siniscola sono attivi diversi gruppi folk, tra i quali il Gruppo Folk Cuccuru ’e Janas, il Gruppo Folk Tziu Juanne Piu, il Mini Gruppo Folk Baronia, e l’Associazione Gruppo Folk la Caletta; diversi gruppi di canto a tenore, tra i quali il Tenore Luisu Ozanu, che deve il suo nome a uno dei fondatori del Partito Sardo d’Azione assieme a Bellieni e Lussu, ed il Tenore Montalbo; e diversi cori polifonici, tra i quali il Coro Polifonico Montalbo. Nelle loro esibizioni si possono ammirare i bei costumi tradizionali del Siniscola. Tra le principali principali feste e sagre che si svolgono a Siniscola, si segnalano la Festa di Sant’Antonio Abate, il 16 e il 17 gennaio, che si festeggia con l’accensione del tradizionale falò in piazza Sant’Antonio la sera del 16, cui segue il 17 una Festa in cui si gustano degli ottimi piatti locali, dell’ottimo vino e gustosi dolci; il Carnevale Siniscolese, con una sfilata di carri allegorici e maschere tradizionali, con la cavalcata de Su Puddu de Carrasecare, antica giostra medioevale; il 19 marzo si festeggia San Giuseppe nell’omonima Chiesa campestre, alle porte del paese; per i festeggiamenti della Settimana Santa, il giovedi Santo, in Chiesa viene preparata una tavolara di dodici coperti, e viene portato del pane, pesce, frutta e vino, e la domenica di Pasqua si svolge la processione de S’Incontru tra il Cristo Risorto e la Madonna; il lunedì dell’Angelo si svolge la Festa di Santa Lucia, con processione a piedi che, da Siniscola, porta il simulacro della Santa dalla Chiesa ed Oratorio di Nostra Signora del Rosario, dove è conservato a Siniscola, nella località marina di Santa Lucia per i festeggiamenti; il primo maggio si svolge la Festa di San Giacomo nell’omonima Chiesa campestre; la seconda domenica di maggio nella frazione de la Caletta la Festa di Nostra Signora di Fatima che prevede tre giorni di festeggiamenti civili e religiosi, con una solenne processione sul mare verso il borgo di Santa Lucia, per chiudere con i tradizionali fuochi d’artificio; il 24 giugno la Festa di San Giovanni Battista, che è il Santo Patrono del Siniscola; il 29 giugno la Festa di San Pietro nell omonima piccola Chiesa campestre. Tra luglio ed agosto, divese sagre a Santa Lucia di Siniscola con tra le altre la Sagra del Pesce, la Festa del Gusto, la Sagra del Maialetto; la seconda domenica di agosto la Festa di Stella Maris, una delle più suggestive dell’estate, ed è un evento di grande spiritualità che richiama ogni anno centinaia di fedeli, in fila per omaggiare Nostra Signora di Stella Maris nella località Marina di Capo Comino; ad agosto si svolge anche la Festa di Sant’Elena, presso l’omonima Chiesa campestre; a inizio settembre, la Festa di Santu Simbrichi e Santu Portholu, ossia di San Simplicio e San Bartolomeo, presso l’omonima Chiesa campestre; la terza domenica di settembre viene festeggiata la Madonna della Salute, nella Chiesa campestre in località Luittu; la seconda domenica di ottobre si svolge la Festa di Nostra Signora delle Grazie, che è la Festa più importante del Siniscola, con riti religiosi e festeggiamenti civili la terza domenica di ottobre si svolge la Festa di Sant’Efisio. Il Carnevale di SiniscolaSos Tintinnatos sono le maschere del Carnevale di Siniscola. Lo storico Vittorio Angius, nell’Ottocento, li descrisse così: «La maschera caratteristica di Siniscola che fa la sua prima uscita il martedì grasso Su Tntinnatu, si tratta di uomini avvolti in pelli con il volto imbrattato di nerofumo e rosso addobbati con vestiti maschili e femminili ma rigorosamente neri che giravano per le vie al suono di sonagli e campanacci». Secondo i racconti, Sos Tintinnatos prendevano a Sa Socca, ossia con il lazo, i benestanti del paese chiedendo in cambio della liberazione che questi offrissero loro da bere vino e da mangiare. La maschera stata riscoperta e riproposta a partire dagli anni sessanta e oggi Sos Tintinnatos sono impersonati da un gruppo di siniscolesi appassionati di tradizioni. Su Tintinnatu indossa Su Mucatore che è un un fazzoletto da donna, e Su Bonette ossia il cappello, lo scialle, camicia e gonna scura, Gambales ossia gambali, Chintorza La cinta, Pantalones calzoni, Iscarpones scarponi da lavoro, ed hanno con s una fune e un forcone di legno al quale sono apolicate decine di campanelle. Visita del centro del SiniscolaL’abitato di Siniscola è interessato da una forte espansione edilizia, e si estende in un vasto pianoro che si trova alle falde del Monte Albo. Il centro storico dell’abitato conserva la struttura dell’antico borgo medioevale, ed ha un’architettura a triangolo che si sviluppa ai limiti delle tre strade principali, ossia di via Sassari, via Roma, via Gramsci. La via Roma, che lo percorre tutto da nord a sud, si dirama poi portando alle principali Chiese del paese, dato che Siniscola vanta un vasto patrimonio culturale religioso, con ben diciotto chiese su tutto il suo territorio. Successivamente, nella prima metà del cinquecento, per fronteggiare le devastanti incursioni dei pirati saraceni lungo le coste e nell’abitato di Siniscola, sono state realizzate le mura di cinta per proteggere il paese, delle quali esistono ancora oggi alcune tracce. Entriamo nel quartiere popolare di LuparedduContinuiamo da Orosei verso nord sulla SS125 Orientale Sarda che, all’altezza del borgo di Santa Lucia, devia verso l’interno, ed, a 37 chilometri da Orosei, arriviamo a Siniscola. Entriamo a Siniscola da est con la SS125 Orientale Sarda e, superato il cartello indicatore dell’abitato, entriamo nel quartiere popolare di Lupareddu, nella estrema periferia orientale della città di Siniscola, nel quale la strada statale assume il nome di via Sardegna. Gli impianti sportivi dell’Istituto Superiore Michelagelo PiraAppena superato il cartello segnaletico che indica l’ingresso in Siniscola, svoltiamo a sinistra e prendiamo la SP12, la seguiamo per quattrocento metri, poi prendiamo a destra la via Carlo Alberto della Chiesa, lungo la quale alla destra di affaccia l’Istituto Superiore Michelagelo Pira. In questo complesso scolastico è presente una palestra, senza tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare come discipline pallacanestro, calcetto ossia calcio a cinque, e diverse attività ginnico motorie. Il Campo Sportivo del SiniscolaSuperato il cartello segnaletico che indica l’ingresso in Siniscola, proseguiamo dritti lungo la via Sardegna, dopo circa ottocentocinquanta metri, usciti dal quartiere Lupareddu, la via Sardegna diventerà la via Roma e, dopo circa duecento metri, troviamo alla destra della strada il Campo Sportivo Comunale Ghirtala, dove Ghirtala è il nome della zona nella quale si trova. Il Campo Sportivo è stato intestato nel 2016 a Pino e Fabiana Solinas, padre e figlia entrambi dirigenti sportivi delle formazioni siniscolesi che nella loro breve vita, si sono impegnati per portare in alto i colori sportivi del capoluogo baroniese. All’interno di questo complesso sportivo è presente il Campo da Calcio, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune in grado di ospitare 800 spettatori. Sul retro del campo da calcio, sono presenti un Campo da Calcetto, nel quale praticare il calcio a cinque, ed un Campo da Tennis, che non sono dotati di tribune per gli spettatori. Gli impianti sportivi della Scuola Primaria in località Sa Sedda intestata ad Albino BernardiniDa dove abbiamo incontrato il Campo Sportivo Comunale Ghirtala, percorsi appena un centinaio di metri lungo la via Roma sempre verso nord ovest, svoltiamo a sinistra nella via Alcide De Gasperi, dopo quattrocento metri svoltiamo a sinistra nella via Sarcidano che porta in località Sa Sedda e la seguiamo per circa centottanta metri, dove prendiamo a detrs la via Alessandro Volta. Percorsa una sessantina di metri vediamo, alla sinistra della strada al civico numero1, l’ingresso dell’edificio che ospita la Scuola Primaria di Siniscola, intestata ad Albino Bernardini. All’interno di questo complesso scolastico è presente una Palestra, senza tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare come discipline diverse attività ginnico motorie. La scuola è stata intestata nel 2016 ad Albino Bernardini, illustre pedagogista e scrittore, autore saggista e di favole, figlio della città e ad essa legato da un costante rapporto e riferimento affettivo. La Chiesa di Sant’Efisio MartireNella via Alcide De Gasperi, passato l’imbocco della traversa via Sarcidano, proseguiamo per altri quattrocento metri ed arriviamo a una rotonda dove prendiamo la prima uscita che ci porta nella via Isalle. Continuiamo lungo la via Isalle che si dirige verso sud ovest e, in circa seicento metri, ci porta a vedere alla destra della strada la facciata della Chiesa di Sant’Efisio Martire. Si tratta di un moderno edificio ad aula unica costruito nel 1968, in sostituzione di un’antica Chiesa edificata nel 1707, come attesta un documento arcivescovile dell’epoca, in Onore di questo beato Santo in territorio del Siniscola nel luogo comunemente chiamato Sa Palma, distante dal paese circa un miglio in Una località molto adatta di passaggio per lavoratori e pastori, che possono fermarsi a pregare e a raccomandarsi a Dio prima di accudire ai loro lavori. All’interno della Chiesa si trovano le statue di Sant’Efisio, di San Vincenzo e di Nostra Signora della Defensa. La Festa di Sant’Efisio, in onore del Martire sardo, si svolge la terza domenica di ottobre, ricorrenza che intende omaggiare un Santo molto amato, non a caso scelto come protettore di un intero quartiere del Siniscola. Il sabato si svolgono i festeggiamenti civili, mentre la domenica, dopo la messa, si svolge la processione a piedi con il simulacro del Santo, ed un rinfresco offerto dai Fedales che hanno organizzato l’evento. Come si è detto, la Festa si svolge a ottobre, a differenza dai festeggiamenti che, con maggiore fasto, si svolgono a Cagliari il primo maggio. Il Municipio del SiniscolaDa dove abbiamo incontrato il Campo Sportivo Comunale Ghirtala, percorsi circa cinquecentocinquanta metri lungo la via Roma sempre verso nord ovest, arriviamo al civico numero 125, dove, alla destra della strada, si affaccia l’edificio che ospita il Municipio di Siniscola, nel quale si trovano la sua sede e gli uffici in grado di fornire i loro servizi ai cittadini. Si tratta degli Uffici della Segreteria Generale e Contratti; e gli Uffici dell’Area Affari Generali e Istituzionali; dell’Area Tecnica Lavori Pubblici, Manutenzioni ed Espropriazioni; dell’Area Tecnica Pianificazione Urbanistica, Gestione del Territorio, Ambiente e Patrimonio; dell’Area Risorse Finanziarie, del Personale e Tributi; dell’Area Attivit Politiche Sociali, Cultura, Pubblica Istruzione, Sport,Turismo e Spettacolo; dell’Area della Vigilanza. La Chiesa parrocchiale di San Giovanni BattistaPercorsi meno di cento metri sulla via Roma, prendiamo la prima a sinistra, che è la via Sassari. Percorsi circa duecentottanta metri in direzione ovest, vediamo alla destra della strada la piazza San Giovanni, sulla quale si affaccia la Chiesa di San Giovanni Battista che è la Chiesa parrocchiale del Siniscola. Edificata nel quindicesimo secolo, è una delle più antiche Chiese del Siniscola, nella quale, nel 1583, si decise di trasferire la sede della parrocchia. Nel 1623, con una regolare autorizzazione, San Giovanni Battista diviene Patrono dell’edificio di cui oggi è titolare, e la Chiesa a lui dedicata diviene sede parrocchiale, essendo la più grande tra le Chiese esistenti e trovandosi all’interno delle mura, quindi in posizione più sicura rispetto alla Chiesa di Sant’Anastasia, che era stata la precedente parrocchiale. Nel corso degli anni la struttura è stata più volte rimaneggiata. La facciata della Chiesa è tripartita classicamente da cornicioni aggettanti, ed è sormontata da un timpano. L’edificio presenta all’esterno un elegante campanile scandito da cornicioni, che termina con una cupola, ed è stato edificato nel 1840 da maestranze piemontesi, con alla base la lapide marmorea con l’elenco dei caduti in guerra durante il primo conflitto mondiale. L’interno, entrando dal portone centrale della facciata, presenta tre navate, ciascuna con cappelle laterali, e un’ampia cupola all’incrocio dei transetti e la zona del presbiterio rialzata. La Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista conserva, al suo interno, pregevoli affreschi e statue lignee. A Siniscola il 24 giugno di ogni anno si svolge la Festa di San Giovanni Battista, che è la Festa del Santo Patrono. Si tratta di tre giorni di fede e divertimento per richiamare residenti e turisti, con cerimonie sacre e con eventi e manifestazioni civili. Il Santuario di Nostra Signora delle GrazieProseguendo per circa duecento metri lungo la via Sassari in direzione ovest, troviamo alla destra della strada la piazza di Nostra Signora della Grazie, che si trova in posizione decentrata nel rione Sas Grassias, area che un tempo era circoscritta dalle mura difensive. Sulla piazza si affaccia il Santuario di Nostra Signora delle Grazie. Secondo le fonti d’archivio la Chiesa è stato edificato tra il 1640 e il 1670, ed in seguito restaurato nel corso del settecento. L edificio della Chiesa ha conservato nel corso del tempo la tipologia architettonica originaria anche dopo i numerosi restauri a cui è stata sottoposta. All’esterno, la facciata con timpano classico reca una scritta con la data di fondazione e quella del rinnovamento, ed è costituito dai contrafforti laterali sulla facciata, con l’ingresso centrale verso la piazzetta. Sul lato sinistro, verso la via Sassari, si trova l’ingresso laterale, ed anche il bel campanile a vela. Nella parte posteriore dell’edificio si vede la zona circolare relativa alla sacrestia, cui è affiancata una fontanella, accanto alla quale era presente un pioppo, piantato negli anni quaranta del Novecento da Giovanni Todde, fotografo siniscolese, come auspicio di tempi di pace, e che era stato censito tra gli Alberi Monumentali della Sardegna. Il pioppo oggi non è più presente. L’interno, con un’unica navata voltata a botte, termina con un presbiterio rialzato con volta a crociera, separato dalla navata da due balaustre in marmo. L’altare è sormontato da un timpano spezzato sorretto da quattro colonne di cui due tortili, ed al centro si trova il simulacro di piccole dimensioni della Vergine del Rosario, risalente alla metà del diciassettesimo secolo, posto in una nicchia sopra l altare maggiore. La Madonna è raffigurata con sgurdo particolarmente ieratico, ed è molto difficile fornire una datazione dell opera ma dalla composizione generale si può dedurre che il manufatto è abbastanza moderno. Le pareti e la volta sono dipinte con storie della Vergine, all’interno di ampi riquadri e cornicioni decorativi, del 1915. All interno si custodisce anche una seconda statua della Vergine, un opera in legno di pregevole fattura alto cinquanta centimetri circa, posto nella vasta Cappella sul fianco destro della navata. La Chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli alla statua della Vergine del Rosario conservata al suo interno e posta in una nicchia sopra l’altare maggiore, ed alla seconda statua della Vergine posta nella vasta Cappella sul fianco destro della navata. Ogni anno, la seconda domenica di ottobre, si svolge la Festa di Nostra Signora delle Grazie, che è la Festa più importante del Siniscola, con oltre 220 anni di storia, caratterizzata da riti religiosi e festeggiamenti civili. La Chiesa di Sant’Antonio da PadovaProseguiamo ancora per una quarantina di metri lungo la via Sassari sempre in direzione ovest, poi prendiamo tutto a sinistra la via Sant’Antonio che si dirige verso sud est. La seguiamo per circa duecentottanta metri, e alla destra della strada, al civico numeo 39, si trovano i locali della Scuola per l’Infanzia fino a pochi anni fa amministrati da Suore Mercedarie Missionarie. Proseguendo per un’altra quarantina di metri, alla destra della strada si sviluppa un grande piazzale indicato solitamente come piazza Sant’Antonio. Su questo piazzale si affaccia sulla destra la Chiesa di Sant’Antonio da Padova, una Chiesa di mediocre rilievo architettonico. L’edificio originario risale al 1646, ed era la sede di un antico Oratorio dedicato a Sant’Antonio da Padova, del quale conserva il simulacro risalente ai primi del seicento. Ma gli interventi effettuati nel corso degli anni hanno sfigurato il primitivo impianto. A Siniscola antichi rituali della storia contadina rivivono nella Festa di Sant’Antonio Abate, che viene ancora chiamata Su Ramasìnu, in quanto la catasta di frasche era composta fino agli anni sessanta circa di solo rosmarino. Il disboscamento del cespuglio odoroso dal Montalbo ha ben consigliato i siniscolesi negli anni successivi, di raccogliere per il fuoco le sole piante di cisto, così da permettere la sua ricrescita. La domenica che precede la festa, Sa Die de Su Ramasinu, i giovani siniscolesi portano i rami di rosmarino raccolti durante la notte nella piazza di San’Antonio, ed elevano un alto palo di legno. Mentre i carri trainati da buoi ornati di arance fanno il loro ingresso nella piazza, i giovani vengono accolti con caffè, vino e il dolce tipico di questa ricorrenza, Su Pistiddu. Per entrare nel vivo della festa, bisogna però aspettare il 16 gennaio quando, sulla sommità del palo, viene issata una croce di arance, sulla quale viene infilzato un maialetto. Dopo la benedizione del sacerdote, si accende il fuoco e i giovani iniziano a sfidare le fiamme per accaparrarsi il maialetto. Tradizione vuole che gli abitanti del paese facciano il giro intorno al falò per tre volte esprimendo un desiderio e si portino a casa un pezzo di legno bruciato e benedetto chiamato Su Chiccone, come segno della scomparsa di influenze negative sul raccolto. L arrivo dei Sos Tintinnatos, col volto annerito dal carbone, segna l inizio ufficiale del carnevale. Durante la festa si beve il vino d’annata e si mangiano i dolci preparati per l’occasione, Su Pistiddu su tutti, di pasta ripiena a base di zucchero e miele. Conclude la giornata Sa Favata, un banchetto a base di fave secche e carne di maiale offerto dal priorato, ed è allietato da balli in piazza. La Chiesa della Beata Vergine del CarmeloTorniamo nella via Sassari dove avevamo preso tutto a sinistra la via Sant’Antonio, prendiamo invece veso destra la via Piemonte che si dirige verso nord est. La seguiamo per quasi trecento metri, poi svoltiamo a destra nella via Felice Cavallotti lungo la quale, subito alla sinistra, si trova la strada la Chiesa della Beata Vergine del Carmelo o del Carmine. Si tratta di un edificio semplice nell’impianto architettonico, ma per gran parte corrispondente all’assetto originario, risalente al 1724. All’esterno si nota la facciata sormontata da un timpano classicheggiante e delimitata da cornicioni, sul lato destro l’ingresso secondario, e un campanile a vela in alto. L’interno ha pianta a navata unica, con la volta che in origine era a capriate lignee, e il presbiterio elevato rispetto al piano di calpestio dei fedeli. Ospita un San Luigi Gonzaga della metà del diciottesimo secolo, una statua moderna della Beata Vergine, e una statua moderna di Santa Rita. La Chiesa ed Oratorio di Nostra Signora del RosarioTorniamo in via Roma e, partendo dall’edificio dove è ospitato il Municipio, procediamo verso nord per centotrenta metri, poi prendiamo verso destra la via Nuoro che, in poche decine di metri, ci porta in piazza del Rosario, di fronte alla Chiesa ed Oratorio di Nostra Signora del Rosario che è attualmente la sede di una Confraternita riconosciuta con regolare licenza papale nel 1651. L’edificio, situato all’interno di un ampio sagrato, presenta una facciata semplice, con l’ingresso sormontato da un campanile a vela e da una finestra circolare in alto. L’interno presenta una navata unica con volta a botte e la zona del presbiterio rialzata rispetto al piano della navata. La volta è dipinta con pitture murali con storie della Vergine, mentre nelle lunetta della controfacciata figura l’immagine di San Domenico, Santo tutore spirituale di tutte le Confraternite intitolate alla Madonna del Rosario. Sulle pareti si segnalano i dipinti murali con le storie tratte dall’Antico e Nuovo Testamento dipinte dal pittore toscano Spirito Lari nel 1915. Nella parete destra del presbiterio è raffigurato l’episodio biblico di Giuditta e Oloferne, mentre sul lato sinistro una scena culminante della battaglia di Lepanto, vinta la prima domenica di ottobre del 1571 dalle flotte cristiane contro i Turchi nelle acque del Mare Adriatico, nel giorno in cui le Confraternite del Rosario facevano le loro processioni, e, per questo, il papa Pio V attribuì la vittoria all’intercessione della Vergine e ordinò che nello stesso giorno di ogni anno si celebrasse la festa. Nel presbiterio si trova la statua di Santa Lucia, di Santa Margherita, dell’Angelo Custode e di San Pasquale Baylon. Di rilievo sono anche gli ex voto contenuti nella sacrestia, e analogamente il patrimonio culturale di tradizioni e di riti religiosi orali e scritti tramandati con scrupolo e devozione religiosa dalla Confraternita della Chiesa ed Oratorio. La Chiesa del Rosario sorge dove si trovava l’antica Chiesa parrocchiale di Sant’AnastasiaIl luogo dove oggi sorge la Chiesa, in origine era occupato dall’antica Chiesa parrocchiale di San'Anastasia costruita certamente prima del 1496, nella quale esisteva una Cappella dedicata al culto per la Vergine del Rosario. Ma trovandosi l’edificio fuori dalle mura cinquecentesche, nel 1583 la Chiesa è stata utilizzata come Cimitero, e si decise di trasferire la sede della parrocchia nella Chiesa di San Giovanni, più sicura e difendibile rispetto alle incursioni saracene, e sicuramente più spaziosa e capiente per una popolazione in costante crescita. Da questo momento continua la devozione per Sant’Anastasia e contemporaneamente per la Vergine del Rosario. Rimane difficile capire quanto sia rimasto, nell’attuale Chiesa, dell’antico edificio, forse parzialmente inglobato in quello attuale o forse reimpiegato come materiale di spoglio nella ricostruzione ex novo. All’esterno è evidente un ampio spazio nel quale era situato un antico Cimitero annesso alla Chiesa di Sant’Anastasia, che nel tempo era caduto in condizioni di degrado, secondo quanto racconta un documento del 1777. Nuove disposizioni igieniche emanate in epoca napoleonica, portano anche qui, come altrove in Europa nella prima metà del diciannovesimo secolo, alla decisione di un trasferimento dell’area cimiteriale in luoghi più distanti e salubri, fuori dal centro abitato. Gli Impianti della Scuola Primaria intestata a Carmelo CottoneProcedendo verso nord ovest lungo via Roma, dopo centottanta metri arriviamo dove pate a sinistra la via Antonio Gramsci, che si dirige verso Lodè. Dopo un’ottantina di metri, alla destra della strada al civico numero 16, si trova l’ingresso dell’edificio che ospita la Scuola Primaria di Siniscola, intestata a Carmelo Cottone. All’interno di questo complesso scolastico è presente un Campo Sportivo Polivalente, senza tribune per gli spettatori, nel quale è possibile praticare come discipline il calcetto, ossia il calcio a cinque, ed il tennis. La scuola è intestata a Carmelo Cottone, maestro nuorese che per alcuni anni aveva insegnato presso quasta scuola ed aveva insegnato a leggere e scrivere a tanti scolari di Siniscola. Carmelo Cottone, dopo aver insegnato in svariati centri del Nuorese, era diventato direttore ed ispettore scolastico, per poi essere chiamato a Roma nel 1938 per entrare, nel 1942, durante la guerra, nell’Ispettorato Centrale. Negli ultimi anni aveva insegnato anche all’Università la Sapienza, e il suo nome è indicato in vari progetti didattici del tempo. Ecco perché, nel 1974, gli è stato dedicato lo storico caseggiato di via Gramsci. La grotta di Gana ’e GortoeProcedendo verso nord ovest lungo via Roma, questa, dopo una ventina di metri, prosegue su via Olbia, che è la SS125 Orientale Sarda, lungo la quale, dopo circa centocinquanta metri, alla sinistra della strada, si trova la Grotta di Gana ’e Gortoe. L’ingresso, situato sul lato sinistro, è costituito da un’ampia cavità sulla parete rocciosa. Si tratta della parte conclusiva di un tortuoso torrente sotterraneo che in seguito a forte piovosità sgorga impetuosamente. Nel corso del tempo ha eroso la roccia dell’imboccatura donandole la particolare conformazione. Il percorso interno della grotta è stato oggetto di accurata indagine speleologica: è costituito da spazi erosi modellati dall’acqua di varia larghezza e da laghetti carsici con stalattiti e conformazioni di notevole suggestione. L’origine di questo corso d’acqua è ignota, visto che la grotta è in parte inesplorata. Al suo interno si sono trovati resti di brocche di origine etrusca. La visita è consigliata con la presenza di esperti e di idonea strumentazione tecnica. La grotta è stata usata durante la Seconda Guerra Mondiale come vero e proprio rifugio antiaereo per i cittadini, i quali vi si nascondevano all’interno durante il passaggio degli aerei. Dentro la grotta è presente un corso d’acqua che sfocia a funtana, ed è la fonte dove negli anni trenta si andava a lavare e prendere l’acqua. Il Cimitero del SiniscolaProseguendo per altri centocinquanta metri su via Olbia, che è la SS125 Orientale Sarda, prendiamo a destra la deviazione nella via 4 Novembre che porta in piazza 4 Novembre. Su questa strada, dopo un’ottantina di metri, si affaccia a sinistra l’ingresso del grande Cimitero Comunale ottocentesco del Siniscola. In esso si trova, in una teca nel viale centrale, una statua in ferro del Cristo in croce, realizzata con centinaia di chiodi ferrei saldati dall’artista locale Giacomo Sotgiu, deceduto negli anni ottanta, in forme schematiche ma di apprezzabile espressività. La scultura è stata spostata di qualche metro, e posta a ridosso dell’entrata, in modo che tutti i visitatori possano ammirarla non appena varcato il cancello d’ingresso, mentre i passanti possono continuare a vederla anche dalla strada. La scultura, emblema del cimitero da una ventina di anni, è stata inoltre protetta da una nuova teca trasparente, sistemata in maniera tale da non disturbare i fedeli che si riuniscono in preghiera. Allo stesso tempo a poca distanza, sulla destra, si trova la tomba monumentale del Cavalier Giovanni Puxeddu, della seconda metà dell’ottocento. Le spoglie di Puxeddu riposano in una tomba in pietra, provvista del suo ritratto e sovrastata da una grossa statua che indica il cielo. Si tratta di una statua di gusto accademico elaborata secondo i gusti di un purismo classicistico. Per la storia di Siniscola, Giovanni Puxeddu viene definito un uomo che ha scritto un’epoca, e che, con la sua generosità, ha contribuito alla crescita della cittadina, facendosi distinguere anche dopo la morte, attraverso un lascito testamentario con il quale ha devoluto gran parte dei suoi beni alla comunità locale, in particolare ai poveri. La Palestra delle Scuole secondarieDalla via Olbia la deviazione sulla destra nella via 4 Novembre porta costeggiare la facciata del Cimitero Comunale e, dopo centoquaranta metri, porta a una rotonda nella piazza 4 Novembre. alla rotonda prendiamo la prima uscita che ci fa imboccare la via Giacomo Matteotti, la quale si dirige verso nord est. La seguiamo per appena una ventina di metri, poi svoltiamo leggermente a sinistra e prendiamo la via Silvio Pellico lungo la quale, dopo duecento metri, si vede alla sinistra della strada al civico numero 21, l’ingresso dell’edificio che ospita le Scuole secondarie di Siniscola. All’interno di questo complesso scolastico è presente una Palestra, senza tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare come discipline la pallacanestro, il calcetto ossia calcio a cinque, e diverse attività ginnico motorie. Il Monumento agli EmigratiDalla via Olbia la deviazione sulla destra nella via 4 Novembre porta costeggiare la facciata del Cimitero Comunale e, dopo centoquaranta metri, porta a una rotonda nella piazza 4 Novembre. alla rotonda prendiamo la prima uscita che ci fa imboccare la via Giacomo Matteotti, la quale si dirige verso nord est. La seguiamo per seicento metri, fino ad arrivare a un’altra rotonda, dove parte a sinistra la via Padre Kolbe. Qui il 2 di settembre 2023 è stato inaugurato il Monumento agli Emigrati, in ricordo dei numerosi Siniscolesi che, dopo il secondo dopoguerra hanno lasciato la Sardegna in cerca di lavoro nel resto d’Italia e all’estero, soprattutto in Germania e Belgio. Il monumento è stato realizzato con una imponente lastra di granito del peso di tre tonnellate, sulla cui superficie è stato dipinto un murale raffigurante un giovane uomo che lascia la sua famiglia, la sua casa e la sua terra in cerca di lavoro e di una vita più dignitosa per sé e per i suoi cari. A partire dal 2024 a Siniscola ogni anno il 5 agosto, nella piazzetta antistante il monumento, si svolgerà la Giornata Commemorativa in ricordo degli Emigrati Sardi. Ed anche un riconoscimento per tutti quei Sardi emigrati che non sono più tornati. Visita dei dintorni del SiniscolaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni del Siniscola, sono stati portati alla luce i resti della domus de janas di Cuccuru ’e Janas; delle Tombe di giganti di San Giacomo, di Sas Colovranas, di Su Ittichinzu, e di Su Picante; delle Fonti Sacre di Sa Presone ’e S’Orku, e di Sa Untana ’e Sa Tumba; degli insediamenti di Luthutai, rempellos, Sas Funtanas, e Su Ponte de Tuseddu; dei Protonuraghi Sa Domu Bianca, e Su Piconte; dei Nuraghi complessi Concas, Gorropis, Paolo ’e Lucca o Paol’e Luche, e di Punta ’e Nuraghe; dei Nuraghi semplici Conca Umosa, Ghiramonte, Oroe, Punta Turulia, Riu Siccu, Sa Gurutta, Sas Biperas o Sas Piperas, e Su Calavriche; ed anche dei Nuraghi Alapathu, Ariola Idduli, Badde Massaiu, Chiriddula, Corra Chervina, Nidu ’e Abile, Portici, Punta Artora, Sa Punta ’e S’Orcu, Sculta ’e Muru, e Su Enosu, tutti di tipologia indefinita. Visitiamo, inoltre, il selvaggio Monte Albo, con le sue numerose grotte naturali. La Chiesa campestre di Santu Simbrichi e Santu Portholu ossia di San Simplicio e San BartolomeoUsciamo da Siniscola verso nord con via Olbia che è la SS125 Orientale Sarda. Da dove avevamo trovato la deviazione a destra nella via 4 Novembre che ci aveva portato al Cimitero Comunale, seguiamo la SS125 per poco più di un chilometro per arrivare allo svincolo sulla parallela SS131 Diramazione Centrale Nuorese Diramazione centrale Nuorese, proseguiamo sulla SS125 Orientale Sarda per altri cinquecento metri, poi prendiamo a sinistra la strada che passa sotto la SS131 Diramazione Centrale Nuorese seguendo le indicazioni per il locale di Turismo Rurale Sa Tanca e Bore. Seguiamo questa strada per centocinquanta metri, evitiamo la deviazione per il locale e la seguiamo per altri cinquecento metri, ed arriviamo a vedere, alla sinistra della strada, la Chiesa campestre di Santu Simbrichi e Santu Portholu ossia di San Simplicio e San Bartolomeo, che è situata ad ovest di Monte Lattu, con sul lato ovest del sagrato le Cumbessias di Santu Simbrichi e Santu Portholu. Di una Chiesa dedicata a San Simplicio si parla fino dal 1496, e gà nel 1606, come attestato nel testamento di un certo Pedru Corrias, è certo che il Santo Bartolomeo veniva venerato nella Chiesa di San Simplicio, Pedro Corrias, infatti, precisa che San Bartolomeo Est intro de S. Semplic, la Chiesa quindi è dedicata a San Simplicio, ma sicuramente una statua di San Bartolomeo è collocata accanto a quella di San Simplicio oppure su un altro altare. Si parla della riedificazione di questa Chiesa, datandola al 1813, ed in tempi recentissimì la Chiesa è stata ulteriormente restaurata e dipinta di bianco, divenendo complessivamente molto decorosa e accogliente. Ogni anno, a inizio di settembre, si svolge la Festa di Santu Simbrichi e Santu Portholu nella quale, nel corso di una cerimonia religiosa a cui partecipa un folto numero di fedeli, vengono nominati i nuovi priori della Chiesa campestre. Il Priorato di Santu Simbrichi e Santu Portzolu è una delle istituzioni più antiche del Siniscola. Per tutto l’anno i priori reggono la piccola Chiesa e a fine agosto celebrano la Festa con la messa, che viene seguita da una processione attorno alla Chiesa e poi da un grande pranzo aperto a tutta la popolazione. La Chiesa campestre di San Giuseppe ArtigianoDalla via Alcide De Gasperi, passato l’imbocco della traversa via Sarcidano, proseguiamo per altri quattrocento metri ed arriviamo a una rotonda dove prendiamo la prima uscita che ci porta nella via Isalle. Usciamo da Siniscola verso sud ovest con la via Isalle, che è il nome che assume all’interno dell’abitato la SP3, la seguiamo per circa cinquecento metri, poi arriviamo a un bivio dove, invece di proseguire verso destra con la SP3, prendiamo a sinistra la prosecuzione della via Isalle, che continua verso sud come SP45. Dopo poco più di un altro chilometro, la SP45 passa sotto la SS131 Diramazione Centrale Nuorese, qui continuiamo dritti per circa cinquanta metri, e prendiamo la deviazione a sinistra che, in altri cinquanta metri, ci porta nel parco della Chiesa di San Giuseppe. La Chiesa campestre di San Giuseppe Artigiano è sorta per volontà del sacerdote Giuseppe Sanna che intraprese i primi lavori tra il 1670 e il 1680, e presenta un interno semplice, a navata unica, con la volta lignea. Nel 1844 la Chiesa si trovava in buone condizioni, se si eccettua qualche danno nel tetto facilmente riparabile. Nel 1955, nella Chiesa, oltre quella di San Giuseppe, vi erano venerate le statue di Nostra Signora degli Angeli, e di Santu Bainzu ’e Portu, ossia San Gavino di PortoTorres, e, dal 1980, anche una di San Francesco. All’interno del parco si trova una edicola con la statua di San Giuseppe, ed è presente anche un altare all’aperto, nel quale celebrare le cerimonie religiose che coinvolgono fedeli accorsi in alto numero. Ogni anno, il 19 marzo, nell’omonima Chiesa campestre situata alle porte del paese, si celebra la Festa di San Giuseppe, preceduta dalla novena di preparazione, nella quale si svolgono i riti religiosi e civili dedicati al culto del Santo, che gode di grande affetto. Grande successo riceve anche il pranzo conviviale aperto a tutti, che richiama moltissimi commensali, e le altre manifestazioni culturali e di intrattenimento che fatnno da cornice alla giornata di fede e di allegria. La Chiesa campestre di San Pietro di Luittu dedicata a San Pietro Apostolo e alla Nostra Signora della SaluteTorniamo dove la SP45 passa sotto la SS131 Diramazione Centrale Nuorese, qui continuiamo dritti e dopo circa cinquanta metri evitiamo la deviazione a sinistra che ci porta nel parco della Chiesa di San Giuseppe, prendiamo invece tutto a destra la strada che scorre verso nord, parallela alla SS131 Diramazione Centrale Nuorese, dopo trecentocinquanta metri svoltiamo a sinistra, e, percorsi quasi due chilometri, troviamo, alla destra della strada, la Chiesa campestre di San Pietro di Luittu, che esisteva già nel 1811, e che, a detta dell’abate e storico Goffredo Casalis, sarebbe stata edificata da sacerdoti siniscolesi presso la fonte di Luittu, e sarebbe stata benedetta nel 1811 con il titolo di Chiesa dedicata a Nostra Signora della Salute. La Chiesa insieme alla casetta adiacente, intorno al 1880, erano quasi distrutte ed abbandonate. Ricostruita da un gruppo di persone generose e competenti, salvando e inserendo nella nuova struttura un arco della costruzione precedente, per rispetto al passato, questa Chiesa è stata dedicata a San Pietro Apostolo e alla Nostra Signora della Salute ed è stata benedetta e riaperta al culto nel 1997. Ogni anno, la terza domenica di settembre in località Luittu, presso la Chiesa di San Pietro Apostolo e di Nostra Signora della salute, si svolge la Festa della Madonna della Salute, si tratta di una Festa campestre con riti religiosi accompagnati da diverse manifestazioni civili. La frazione Siniscola denominata Tanca AltaraTorniamo dove la SP45 passa sotto la SS131 Diramazione Centrale Nuorese, qui continuiamo dritti e dopo circa cinquanta metri evitiamo la deviazione a sinistra che ci porta nel parco della Chiesa di San Giuseppe, proseguiamo verso sud e percorsi altri duecentocinquanta metri, invece di prendere a sinistra la strada che passa nuovamente sotto la SS131 Diramazione Centrale Nuorese riportandosi ad est, proseguiamo dritti, dopo meno di duecento metri prendiamo la deviazione sulla destra con le indicazioni per il cementificio Unicem, e, dopo poco meno di un chilometro, arriviamo all’interno della frazione Tanca Altara (altezza metri 76, distanza 3.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 14), una frazione di Siniscola nella quale si trova il Cementificio Buzzi Unicem, con area dello stabilimento di 164mila metri quadrati, ed una capacità produttiva di 500mila tonnellate l’anno. La frazione Siniscola denominata Murtas ArtasLungo la strada che abbiamo seguito, saltando la deviazione a destra con le indicazioni per il cementificio Unicem, proseguiamo dritti lungo la strada che passa sotto la SS131 Diramazione Centrale Nuorese e si porta a est, alla cui sinistra si sviluppa la zona industriale del Siniscola. Procediamo per circa ottocentocinquanta metri, subito prima del Brico Center prendiamo a sinistra, dopo trecentocinquanta metri a destra, seguiamo per circa un chilometro passando la rotonda, poi svoltiamo a sinistra e seguiamo la strada par circa tre chilometri e mezzo. Arriviamo alla frazione Murtas Artas (altezza metri 68, distanza 8.3 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 31), una frazione Siniscola situata in una vallata che è attraversata dal Rio Siniscola. In questa località è in corso di approvazione la realizzazione di una cava per l’estrazione di materiali inerti di origine alluvionale, ubicata in agro di Siniscola, ad ovest del centro abitato, in una piana alluvionale denominata appunto Murtas Artas. Il progetto di coltivazione prevede l’estrazione di circa 244mila metri cubi in banco di materiale alluvionale, da destinare al mercato dell’edilizia. La Chiesa campestre di San Giacomo ApostoloSeguiamo la strada che si è portata a est, alla cui sinistra si sviluppa la zona industriale del Siniscola, per poco più di quattro chilometri e mezzo, poi passiamo di nuovo sotto la SS131 Diramazione Centrale Nuorese portandoci ad ovest. Seguiamo la strada che costeggia la SS131 Diramazione Centrale Nuorese, e, dopo un chilometro e mezzo, troviamo sulla sinistra la deviazione che porta al parco della Chiesa di San Giacomo. All’interno del parco si trova la Chiesa campestre di San Giacomo Apostolo, dedicato all’Apostolo Giacomo di Zebedeo chiamato anche Giacomo Maggiore, che è situato sulla sommità di una collina scistosa, dalla quale si può osservare in più direzioni la diversità del paesaggio, pianeggiante sul lato sud fino ai costoni granitici del monte Senes, mentre sul lato nord gli impervi e maestosi calcari del Monte Albo e la vallata solcata dal rio Locoli. La Chiesa è stata edificata nel 1870 con i resti di un Nuraghe, ed in quest’occasione è stato restaurato il simulacro ligneo. L’edificio religioso è di modeste dimensioni con semplice facciata a capanna sormontata da campanile a vela. L’interno, a navata unica con la volta lignea, presenta un ambiente semplice di gusto popolare, con un altare centrale e nicchie contenenti le statue lignee policrome di San Giacomo in due versioni, e quelle di San Marco e di San Rocco. Sul sagrato della Chiesa si trova un notevole olivastro di grandi proporzioni. Il primo maggio di ogni anno si svolge la Festa di San Giacomo, con i riti religiosi che si svolgono nella Chiesa, e quelli civili nel parco circostante, dove si trovano le diverse strutture edificate recentemente, proprio con la funzione di ristoro per la festività di San Giacomo. Il Monte Albo con le sue numerose grotte naturaliLungo la strada che abbiamo seguito, saltando la deviazione a destra con le indicazioni per il cementificio Unicem, proseguiamo dritti lungo la strada che passa sotto la SS131 Diramazione Centrale Nuorese e si porta a est, alla cui sinistra si sviluppa la zona industriale del Siniscola. La strada prosegue verso sud ovest, costeggiando il lato orientale del selvaggio Monte Albo, in lingua sarda Monte Arvu, chiamato così per le sue bianche rocce calcaree, caratterizzato da una linea di cresta lunga ben tredici chilometri, con un’altezza media superiore ai mille metri, che è stato frequentato sin dall’antichità dall’uomo, che vi ha costruito anche alcuni Nuraghi, il più noto dei quali è quello di Littu Ertiches. La catena calcarea del Montalbo, dichiarata dall’Unione Europea Sito di Interesse Comunitario, si trova nei territori comunali di Lula a sud, ed a Lodè e soprattutto Siniscola a nord. Sul Monte Albo trovano il loro ambiente naturale l’aquila reale, il muflone, il cinghiale, l’astore sardo, il raro gracchio corallino, un elegante corvide dal colore rosso vermiglio. Di notevole interesse, non solo per l’archeologia, ma anche per le caratteristiche geologiche, dato che la sua natura calcarea ha dato luogo ai tipici fenomeni carsici, alle conformazioni biancastre, a caverne e fiumi sotterranei ancora oggetto di studi e di ricerche. Sono le numerose grotte naturali situate nell’area calcarea del Monte Albo. Di forte attrazione sono le grotte Duas Vuccas, Sa Prejone ’e S’Orcu, e Sa Conca ’e Locoli. Sul versante settentrionale del Monte Albo, a nord ovest rispetto alla frazione Tanca Altara di Siniscola, si tova la grotta naturale di Duas Vuccas, una grotta d’interesse archeologico lunga circa trenta metri, che presenta due ingressi, quello a sud è accessibile dall’esterno, mentre quello a nord è aperto sullo strapiombo con un ampio panorama comprendente anche la costa. All’interno verso l’estremità nord loccidentale è stato eretto un muro obliquo, visibile oggi solo nel basamento perché abbattuto. Sulla destra sono presenti due nicchie. Il deposito archeologico mostra una assidua frequentazione a partire dal Bronzo Medio. Nella grotta sono stati rinvenuti numerosi frammenti ceramici, ed è stato rinvenuto anche un frammento di ceramica apula, un cratere a figure rosse, attribuito al Pittore Varrese, del 350 avanti Cristo, che costituisce l’unico reperto di ceramica italiota scoperto in Sardegna. Sul versante nord orientale, a nord ovest rispetto alla frazione Murtas Artas di Siniscola, si trova la grotta naturale denominata Sa Prejone ’e S’Orcu, che cotituisce una cavità archeologica unica nel suo genere. Il suo ingresso è stato ristretto ed adattato in epoca nuragica in modo da renderne difficile l’individuazione e estremamente facile la difesa in caso di attacco esterno. Quella che un tempo era una discenderia piuttosto ripida con un salto finale di otto metri è stata modificata con un muro di contenimento e la creazione di un accesso, attraverso una stretta e ripida scalinata di diciotto gradini. Anche il raggiungimento della cavità non è dei più facili, la stretta forra in cui si apre la cavità presenta diversi salti e punti di arrampicata. La grotta è composta da due ampie sale ed un piccolo ambiente monocellulare nella parte sommitale della cavità. Sulla base della grotta sono presenti frammenti ceramici di età nuragica. Il sito viene generalmente classificato come tempio ipogeo, o come rifugio per uomini e bestiame, per difendersi dalle scorrerie di presunti nemici. Sul versante centro orientale del Monte Albo, molto a sud ovest rispetto al Santuario di San Giacomo Apostolo, si trova la cavità denominata Sa Conca ’e Locoli, è una grotta naturale spalancata sulla parete, e costituisce il naturale sbocco risorgente di un fiume sotterraneo situato alle falde del Monte Albo, per molte analogie simile per conformazione fisica alla grotte situate nel comune di Oliena. La grotta, visitabile per un solo tratto a meno di non essere provvisti di muta e canotto gonfiabile, possiede un ingresso un pò difficoltoso, ma una volta entrati si assiste ad un vero e proprio spettacolo della natura. Il primo tratto della grotta è lungo circa quattrocento metri, e termina con un sifone oltre il quale la grotta è stata esplorata per circa altri millecinquecento metri. Buona parte della grotta si dipana per chilometri sotto la montagna, e risulta per la maggior parte inesplorata. I resti del Nuraghe Sas Biperas o Sas PiperasNella sommità della falesia che sovrasta la grotta Duas Vuccas si trova l’imponente Nuraghe Sas Biperas o Sas Piperas, un Nuraghe semplice costruito in pietra calcarea a 475 metri di altezza, che domina gran parte del territorio di Siniscola. Il monumento ha un diametro interno di circa quattro metri, dimensioni esigue rispetto agli standard conosciuti, ma non troppo se rapportate alla larghezza dello sperone su cui sorge, che si estende per poco più di sei metri di larghezza terminando sul margine di una falesia. In cima a una guglia, gli architetti nuragici sono riusciti a costruire questo bellissimo Nuraghe, per riuscire a raggiungere il quale si devono affrontare passaggi in arrampicata e in strettissimi passaggi, con ai lati pareti strapiombanti di oltre cento metri. La Chiesa campestre di San Pietro in Vincoli o San Pietro di SudduriUsciamo da Siniscola verso est con la SS125 Orientale Sarda, che ci aveva portato nell’abitato provenendo da Orosei. Subito dopo il cartello segnaletico che indica l’ingresso nella città prendiamo a destra la SP3 che seguiamo per Ottocento metri, al bivio invece di proseguire a destra con la SP3 prendiamo a sinistra e seguiamo verso sud la strada, che diventa una strada bianca, per poco più di cinque chilometri. Troviamo alla destra della strada il Parco di San Pietro. All’interno del parco si trova la Chiesa campestre di San Pietro in Vincoli, chiamata anche San Pietro di Sudduri o San Pietro de Sa Serra, dal nome della località nella quale si trova. La Chiesa, come la ricordano le fonti d’archivio, risale al 1602, periodo di cui riporta ancora la muratura esterna e gran parte della facciata, e probabilmente è stata edificata in una zona già insediata in epoca medievale, e poi riedificata nel 1802. La Chiesa è stata di nuovo riedificata a partire dal 1984, sulle basi del preesistente edificio ad aula rettangolare risalente al seicento, di cui conservava la muratura esterna e gran parte della facciata. Oggi si presenta come una vera e propria oasi di verde, ossia in un parco, nel quale si trova il Santuario dedicato a San Pietro, con annessi edifici e loggiato. Il 29 giugno è la ricorrenza della Festa di San Pietro, che si svolge nelle forme autentiche della tradizione paesana, con i ritmi e i colori tipici delle ricorrenze locali, con il rito della processione, dell’ospitalità e del ristoro comunitario a base di carne offerto dai pastori del Siniscola. La frazione Siniscola denominata Cuccuru ’e JanasDalla via 4 Novembre, dopo aver costeggiato la facciata del Cimitero Comunale, percorsi centoquaranta metri, arriviamo a una rotonda nella piazza 4 Novembre, alla rotonda prendiamo la prima uscita che ci fa imboccare la via Giacomo Matteotti, la quale si dirige verso nord est. Percorsi settecentocinquanta metri, la strada esce dall’abitato con il nome di SP3 in direzione de la Caletta. La seguiamo per un paio di chilometri, ed arriviamo alla frazione Cuccuru ’e Janas (altezza metri 21, distanza 2.7 chilometri, abitanti circa 48), una frazione Siniscola. Nei dintorni di questa frazione si trovano la domus de janas omonima, e la Chiesa campestre dedicata a Sant’Elena Imperatrice. La domus de janas di Cuccuru ’e JanasNei dintorni della frazione Cuccuru ’e Janas si trova la domus de janas di Cuccuru ’e Janas, ossia della collina delle fate, che si trova a circa trecento metri in direzione sud a breve distanza dalla strada provinciale tra Siniscola e la Caletta. Si tratta di una grotta ipogeica scavata nella roccia su una collina di scisto, ed in essa sono state ricavate quattro camere funerarie disposte a raggiera, con ingresso orientato verso oriente. La Chiesa campestre dedicata a Sant’Elena ImperatriceProseguiamo sulla SP3 per circa un chilometro e mezzo e prendiamo a destra, seguiamo la strada per ottocentocinquanta metri, poi prendiamo di nuovo a destra, seguiamo per altri ottocentocinquanta metri, e svoltiamo a sinistra. Dopo quattrocentocinquanta metri, troviamo sulla destra della strada il sentiero che ci porta alla Chiesa campestre dedicata a Sant’Elena Imperatrice ossia alla madre dell’Imperatore Costantino. In bell’edificio, costruito tra il 1777 e il 1803 in sostituzione di uno più antico dedicato a San Sisto, si trova su di una collina appena fuori dal centro abitato, in un bellissimo contesto rurale caratterizzato da vigneti, da cui si possono osservare le aree coltivate, le colline che digradano verso la borgata di Santa Lucia, il centro abitato, e sullo sfondo, il massiccio del Monte Albo. La Chiesa è stata al centro dell’attenzione di Giovanni Puxeddu, che nel 1910 la ha riedificata a sue spese. La facciata con timpano classico e tetto a capanna, orientata verso il centro di Siniscola, si presenta in forme classicheggianti, con frontone e cornicioni sporgenti e finte colonne con due campanili a edicola ai lati. Su un lato si trovano il loggiato rustico e le abitazioni per la servitù. Di un certo rilievo architettonico è il loggiato esterno della Chiesa con archi a tutto sesto di gusto popolare. L’interno presenta uno schema semplice e a navata unica con volta a botte, l’abside con altare e coro ligneo. Sono osservabili le immagini lignee di Sant’Elena in due versioni, al centro la moderna statua dei primi del Novecento e a sinistra la statua policroma di Sant’Elena della prima metà del diciottesimo secolo. Vicino alla Chiesa, si trovano le Cumbissias, che ospitano i partecipanti alla Festa di Sant’Elena. A Siniscola molto particolare è la Festa in onore di Sant’Elena, che si svolge ad agosto nella Chiesa campestre a lei dedicata, con riti sacri e manifestazioni civili. Dal 2020 la Chiesa campestre di San’Elena e le sue cumbessias sono finite sotto sequestro preventivo con decisione del tribunale di Nuoro, quale ultimo atto di una guerra intentata all’amministrazione dai discendenti di Giovanni Pusceddu, dato che sul complesso rivendica la proprietà Claudio Marceddu, discendente di Pusceddu. Al punto da sentirsi legittimato a intervenire con interventi di restauro. Sull’intonaco all’interno, sul timpano e altre parti, all’esterno. Già un anno prima era arrivata la segnalazione dell’Ufficio tecnico del Comune di Siniscola, che si era accorto delle impalcature e dei lavori, eseguiti senza alcuna autorizzazione, né edilizia né dal punto di vista monumentale. La Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per le province di Nuoro e Sassari ha avviato la procedura per verificare la sussistenza dell’interesse culturale del santuario. Gli impianti sportivi in località Janna ’e FloresUsciamo da Siniscola verso est con la SS125 Orientale Sarda, che ci aveva portato nell’abitato provenendo da Orosei. Subito dopo il cartello segnaletico che indica l’uscita dalla città ci dirigiamo verso la costa e, dopo settecentocinquanta metri, svoltiamo a sinistra in una strada bianca che, in quattrocento metri, porta agli impianti sportivi in località Janna ’e Flores. All’interno di questo complesso sportivo si trova il Campo da Calcio Janna ’e Flores, con fondo in terra battuta, che non è dotato di tribune per gli spettatori. Subito più avanti rispetto al Campo da calcio, è presente anche la Pista Ciclabile della lunghezza di 980 metri, con fondo in materiali cementizi o asfaltoidi, anch’essa priva di tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare come discipline il ciclismo, ossia le corse su pista. La Tomba di giganti di Su PicanteUsciamo da Siniscola verso est con la SS125 Orientale Sarda, che ci aveva portato nell’abitato provenendo da Orosei. Subito dopo il cartello segnaletico che indica l’uscita dalla città ci dirigiamo verso la costa che raggiungiamo all’altezza della frazione Iscra e Voes, proseguiamo con la SS125 Orientale Sarda verso sud in direzione di Orosei. A circa quattrodici chilometri e mezzo, troviamo la deviazione sulla destra nella SP72 seguendo le indicazioni per Irgoli, Loculi, Galtellì ed Onifai. Presa la SP72, la seguiamo per quattro chilometri e seicento metri verso sud ovest, poi prendiamo una deviazione e sinistra seguendo le indicazioni per la Tomba di giganti e l’Area archeologica, dopo trecento metri svoltiamo a sinistra e, dopo altri cinquecento metri evitiamo la deviazione per l’agriturismo Su Cuile e proseguiamo dritti per altri duecentocinquanta metri, poi svoltiamo a destra e, in un centinaio di metri, si vedono alla destra della strada i resti della Tomba di giganti di Su Picante. La tomba rientra nella tipologia di tombe di giganti di tipo ortostatico di tradizione dolmenica, particolarmente presenti nella Sardegna centro settentrionale. Interamente realizzata in granito, misura dal centro della corda all’abside circa venti metri. Ha un corpo principale lungo dall’ingresso all’abside quindici metri, con una larghezza che varia da otto metri e mezzo nella parte antistante, a due metri e mezzo sul fondo. Si compone di un corridoio rettangolare della lunghezza di nove metri, una larghezza pressoché costante di circa un metro. La camera è realizzata con lastroni infissi a coltello alternati a grandi blocchi disposti a filari ed è coperta da lastre tabulari, quattro delle quali sono state ricollocate. Due stipiti monolitici allungati e divergenti descrivono l’ingresso alla camera, alla quale sono raccordati attraverso un muretto costituito da un pilastrino squadrato, seguito da piccole lastre. L’esedra, orientata a sud est, è costituita, allo stato attuale, da dodici ortostati per lato, sostenuti da pietre messe a formare delle vere e proprie ali che impediscono il movimento dei blocchi e, al contempo, li raccordano con i lastroni vicini. Il tumulo, decisamente monumentale e sproporzionato rispetto alla camera di sepoltura, è formato da un ammasso di terra e pietrame contenuto da un muretto costituito, nella parte posteriore dell’esedra, da lastre infisse a coltello e, nel resto della struttura, da una muratura a filari di pietre sovrapposte che nella parte terminale absidata chiudono con una grande lastra appiattita adattata all’abside stessa. La struttura della tomba non è perfettamente simmetrica, ma sia il corridoio sia l’esedra hanno un andamento irregolare. Le imperfezioni non sono dovute a imperizia delle maestranze, anzi lo scavo ha messo in evidenza proprio l’abilità dei costruttori, attenti ai minimi particolari soprattutto relativamente alla stabilità della costruzione che è stata adattata alla conformazione del terreno su cui sorge, caratterizzato dalla presenza di banchi di roccia affiorante, particolarmente evidenti nell’area destra dell’esedra, dove la roccia di base è stata tagliata e sono state create delle canalette per favorire lo scorrimento dell’acqua piovana. Nella camera, proprio per consentire il drenaggio dell’acqua, è stato realizzato un vespaio con pietrame di media e piccola pezzatura sopra il quale sembra probabile ci fosse un battuto di terra. Non è stato trovato nessun elemento che consenta di ipotizzare la presenza della stele centinata che, generalmente, è posta al centro delle tombe di tipo ortostatico come questa che potrebbe essere stata trafugata. La Tomba di giganti di Su ItichinzuRipresa la SP72 seguendo verso Irgoli, Loculi, Galtellì ed Onifai, evitiamo la deviazione sulla destra per la Tomba di giganti di Su Picante e l’Area archeologica, proseguiamo verso sud ovest per tre chilomeri e trecento metri. All’altezza del chilometro tredici, prendiamo la deviazione a sinistra, subito all’inizio di questa deviazione, prendiamo una sterrata sulla sinistra che fiancheggia la strada, e troviamo quasi subito, vicino alla strada, la Tomba di giganti Su Itichinzu. È una Tomba di giganti edificata a 114 metri di altezza, in tecnica ortostatica dolmenica, che si trova su una collina di minore altezza rispetto alle colline circostanti, in mezzo ad una grossa macchia di lentischio. La struttura è stata costruita in granito rosa ed è stata scavata solo per metà nel 1994. Rappresenta un tipo particolare di Tomba dei giganti, dato che non presenta né un’esedra né una stele, ma una fronte costruita perfettamente in muratura rettangolare con un ingresso architravato chiamato portello, che immette nel corridoio costituito anch’esso da una muratura di pietra. Questo corridoio è diviso in due parti, ossia una anticella ed una cella. La tomba, di misure modeste, sembra databile ad una fase finale della civiltà nuragica e quindi ad un momento tardo dell’inizio del primo millennio avanti Cristo. Questa datazione è confermata dal ritrovamento di un raffinato vaso con piede ad anello, rinvenuto davanti all’ingresso della tomba, che era un’urnetta funeraria, cioè una ciotolina con il coperchio in ceramica contenenti alcune ceneri. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, visiteremo la costiera di Siniscola che va dalla spiaggia di Berchida fino alle spiagge di Capo Comino, e da Santa Lucia fino a la Caletta. |