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Il Giudicato di Arborea nella parte centro occidentale dell’isola che contrasterà le pretese del regno d’Aragona


Nella prossima pagina vedremo una breve storia del Giudicato d’Arborea inizialmente Arbarea dalla parola Arba che indica una zona paludosa, che sorgeva nella parte centro occidentale dell’Isola, e che ha avuto come capitale prima Tharros e poi Oristano.

L’epopea dei Giudicati

Stemma del Giudicato d’ArboreaCuratorie del Giudicato d’ArboreaIl Giudicato d’Arborea chiamato dagli arborensi in lingua sarda rennu de Arbaree, dalla parola Arba che indica una zona paludosa, si sviluppa nella parte centro occidentale dell’Isola, dal Golfo di Oristano fino ai monti del Gennargentu, occupando tutta la fertile valle del fiume Tirso. Lo stemma del Giudicato d’Arborea è stato il Desdichado, ossia l’albero sradicato. Questo Giudicato confina a nord con il Giudicato di Torres, ad est e a sud con quello di Cagliari. Si estende sul territorio delle regioni storiche dell’Oristanese, della Planargia, del Montiferru, del Barigadu, del Sarcidano, della Marmilla e parte del Mandrolisai. Il Giudicato d’Arborea è basato soprattutto su un’economia agropastorale. Le sue Curatorie sono: Barbagia di Belvì, Barbagia di Ollolai, Barigadu, Bonorzuli, Brabaxiana o Valenza, Campidano di Cabras o Campidano Maggiore, Campidano di Milis, Campidano di Simaxis, Guilcièr, Mandrolisai, Marmilla, Montis, Usellus. La sua capitale è inizialmente Tharros e poi dal 1076 Oristano che prende il nome da Aurestanni, Oru ’e stanni, ossia Presso gli stagni, ed è basato anch’esso soprattutto su un’economia agropastorale. È il più longevo dei quattro Giudicati sardi, dato che dura più di cinquecento anni, dal 900 al 1420.

Quanto dura il Giudicato

Il Giudicato di Arborea in una carta del 1935Una delle fonti di maggiore rilevanza per la ricostruzione della storia sarda del periodo medioevale, in particolare per la storia del Giudicato d’Arborea e, più in generale, per la storia economica e della società della Sardegna giudicale, è il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, redatto fra il 1120 ed il 1146 in lingua sarda arbonense. Il termine di origine bizantina Condaghe definiva, originariamente, un atto di donazione a favore di un ente ecclesiastico. Le notizie storiche partono prima del 1022. Viene governato nel tempo dagli Arborea, il nome con il quale si fanno chiamare le dinastie dei Lacon-Gunale, dei Lacon-Zori, dei Lacon-Serra, dei Bas-Serra, dei Cappai de Baux. Il Giudicato prospera sino al quattordicesimo secolo, quando deve affrontare le pretese sulla Sardegna del regno d’Aragona, a cui il papa Bonifacio III ha concesso una Licentia invadendi, ossia l’autorizzazione alla conquista dell’Isola. Significative sono le personalità dei giudici Mariano IV, che arriva a conquistare quasi tutta la Sardegna, e dell’eroica sua figlia, la giudicessa Eleonora d’Arborea, che governa come reggente in nome dei figli fono al 1402, data in cui prestumibilmente muore di peste. La lunga guerra tra il Giudicato d’Arborea ed il regno d’Aragona si prolunga fino al 1420 quando l’ultimo giudice d’Arborea, Guglielmo III di Narbona, ossia Guglielmo II d’Arborea, cede quel che rimane dell’antico regno alla Corona aragonese per 100mila fiorini d’oro. È senza dubbio il Giudicato che riveste un ruolo di fondamentale importanza nella storia della Sardegna, con dei sovrani che, con costanza e coerenza politica, lottano per riunire tutta la Sardegna sotto un unico regno, lasciando al Giudicato d’Arborea il peso della guerra sanguinosa contro gli invasori aragonesi.

Qualche scarsa notizia sui primi giudici d’Arborea

La storia conosciuta del Giudicato d’Arborea inizia nel 687 anno nel quale Giustiniano II trasferisce lo Judex provinciae da Forum Traiani, oggi Fordongianus, a Cagliari, e nel quale abbiamo notizia di chi governa la regione. Poco sappiamo dei primi giudici d’Arborea, dal 687 al 1022. Tentiamo di ricostruirne il governo in base ad alcune testimonianze. Sappiamo che già durante il dominio bizantino, durato dal 534 al 720, nel 687 governa Torcotore I d’Arborea, che può essere visto come il primo giudice, almeno di fatto anche se non ancora di diritto, dato che vi è ancora un unico Judex provinciae ad avere, per lo meno formalmente, autorità su tutta l’isola. Tanto che, come abbiamo già visto, si possono rintracciare tre missive di papa Leone IV, che scrive, tra l’815 e l’855, ad un Arconte o Ipatos, che accorpa le funzioni del Praeses e del Dux militare, della Sardegna e Corsica. La Sardegna viene occupata dai Saraceni nel 705, e poi dal 720 all’880 la pressione dei Saraceni aumenta. Nel 740 è governato da Agatone segue Gelasius e, nell’ottocento, la regione è governata da Ugone.

L’indipendenza dal governo bizantino

Il papa Niccolò ILa ormai notevole distanza del governo bizantino, porta, tra l’851 e l’864, i luogotenenti dipendenti da Càralis che governano le quattro Partes nella quale è divisa la Sardegna romana, ad organizzarsi autonomamente. Si proclamano autonomi, staccandosi dal potere centrale rappresentato dallo Judex provinciae che risiede a Càralis, e diventano gli Judex delle quattro Partes. Le fonti più importanti in merito a questo periodo storico sono, ancora, le epistole papali. Le fonti più importanti in merito a questo periodo storico sono le epistole papali. Nel 864 papa Niccolò I scrive una missiva per stigmatizzare i matrimoni fra consanguinei, che intercorrono ormai da anni tra gli Judices sardi, e nella missiva usa il plurale Judices, il che sta ad indicare che sono già nati i Giudicati. Nel 990 sappiamo che regna sull’Arborea il giudice Gunalis del cui regno non abbiamo però alcuna traccia.

La liberazione della Sardegna dai Saraceni

Incursione dei Saraceni condotti da MusetoIl papa Benedetto ottavoNel 1015 i Saraceni, condotti da Mujahid al: amiri al-Muwaffaq noto in Italia come Museto che, dopo essersi impadronitei di Denia, d’Algesiras e delle Baleari delle quali Museto si dichiara Emiro, assalgono la Sardegna, e la disperata difesa dei Sardi non riesce questa volta a fermare gli invasori. Nello stesso anno, sollecitate da papa Benedetto ottavo le repubbliche marinare di Pisa e Genova si alleano, nel 1016 intervengono in Sardegna con una prima spedizione militare. Nel 1044 i Pisani e i Sardi uniti sferrano un mortale attacco congiunto e sconfiggono l’esercito di Mujahid. La Sardegna viene liberata dai Saraceni, ma le due repubbliche marinare scoprono l’isola solitaria e i suoi quattro regni e cominciano ad interessarsi ad essa e ad interferire nel suo governo. I Giudicati divengono, quindi, meta di mercanti Pisani e Genovesi che, col tempo, diventano i veri padroni dell’economia dei quattro regni isolani.

I giudici della dinastia de Lacon-Gunale che governano Torres, Arborea e la Gallura

Il Giudicato di Torres sarebbe stato il primo a distaccarsi da Cagliari tra l’854 e l’864, seguito, entro la fine del nono secolo, dagli altri due Giudicati di Gallura e di Arborea. È solo dal 1015 che abbiamo la certezza storica sui giudici dell’Arborea, e sappiamo che i primi giudici appartengono alla dinastia de Lacon-Gunale. In questo modo apparirebbe logico, o almeno non desterebbe meraviglia, che il giudice Gonnario Comita potesse essere, secondo il primo studioso che si è occupato delle origini dei Giudicati Giovanni Francesco Fara, re utriusque loci ossia dei diversi luoghi, quindi Torres, Gallura ed Arborea.

Il governo di Gonnario de Salanis intronizzato come Gonnario Comita de Lacon-Gunale

Il giudice Gonnario Comita de Lacon-GunaleIl primo sovrano del quale si hanno notizie certe è il logudorese Gonnario o Gunnario de Salanis della dinastia dei Lacon-Gunale. Non esistono dati certi sulla sua nascita, ma si sa che, dopo lunghi periodi anarchia nei quali regnan sos donnos, si giunge all’elezione di un giudice con un mandato annuale. Gonnario, considerato da tutti Unu bonu homine, viene intronizzato dalla Corona de Logu come giudice di Torres, Gallura ed Arborea con il nome di Gonnario Comita de Lacon-Gunale, chiamato nel ritratto Comita I Magnus Iustus Turrex, ed è il primo al quale viene prorogata la carica a vita. Gli studi condotti da Francesco Cesare Casula lo individuano come il Comita I di Torres citato dal Condaghe di Santa Maria di Bonarcado. Egli sposa una certa Tocode o Tocoele, che gli dà un figlio chiamato Il governo di Dorgodorio o Torchitorio che gli succederà sul trono. Egli governa nella capitale del Giudicato, ossia a Torres l’odierna Porto Torres, nel periodo nel quale la Sardegna viene occupata dai pirati saraceni di Museto, che dal 1015 la assalgono.

Il governo di Dorgodorio o Torchitorio intronizzato come Torchitorio Barisone o Barisone I di Torres

Il giudice Torchitorio Barisone de Lacon-GunaleNel 1038 alla morte di Gonnario Comita il figlio Dordodorio o Torchitorio della dinastia dei Lacon-Gunale viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Torchitorio Barisone de Lacon-Gunale, indicato a volte come Barisone I di Torres che regna fino alla morte verso il 1073. Egli, chiamato nel ritratto Dorgodorius Ferrus III Turrex, sposa Maria de Serra, di una delle famiglia più importanti del Giudicato, che gli dà il primo figlio Andrea Tanca; poi contrae un secondo matrimonio, con una nobildonna sconosciuta della famiglia de Zori detta anche de Thori, che gli dà il secondo figlio Mariano. Nel 1044, i Pisani ed i Sardi uniti sferrano un mortale attacco congiunto a Cala Bona, la roccaforte nella periferia sud di Alghero, dove si era rifugiato il pirata saraceno Museto, sconfiggendo il suo esercito. Durante il suo regno, Barisone favorisce l’immigrazione monastica nell’isola, per sostituire il rito romano a quello greco ortodosso, sia pure in aperto contrasto alla posizione dei vescovi locali, che si opponevano alla diffusione del monachesimo e alle pretese di Roma. Laconi-resti del Castello AymerichIn quanto giudice dell’Arborea, si può ritenere che a Torchitorio Barisone sia dovuta l’edificazione del Castello di Laconi posto ai confini orientali del Giudicato, di cui degnava i confini con quello di Cagliari. Sul lato destro del passaggio all’interno del Castello è murata, infatti, un’epigrafe parziale che riporta la data 1053. Barisone governa la Gallura fino al 1052, quando inizia ad essere amministrata da un giudice di origine pisana. Rimane giudice d’Arborea fino al 1060, quando, per impegnarsi maggiormente nell’amministrazione di Torres, cede questa carica al figlio minore Mariano de Zori, che darà origine alla casata del Lacon-Zori. Inoltre nel 1064 Barisone I decide di condividere il governo del Giudicato di Torres con il figlio maggiore, Andrea Tanca, che regna con lui fino alla sua morte verso il 1073.

La dinastia dei Lacon-Zori

Con il regno di Mariano I, figlio di Torchitorio Barisone de Lacon-Gunale, che era stato giudice di Torres e d’Arborea, ha inizio a regnare, sul Giudicato d’Arborea, la dinastia dei Lacon-Zori.

Il governo di Mariano I d’Arborea

Come giudice d’Arborea, a Torchitorio Barisone de Lacon-Gunale succede Mariano, figlio secondogenito suo e di una nobildonna sconosciuta della famiglia de Zori, che si chiama Mariano de Lacon-Zori e regna come Mariano I d’Arborea. Diviene giudice nel 1060 nominato dal padre e probabilmente senza intronizzazione della Corona de Logu, nel momento in cui, nel 1060, il padre Torchitorio Barisone, giudice d’Arborea e di Torres, decide di occuparsi esclusivamente del secondo Giudicato, e lascia quindi a lui quello d’Arborea. Non abbiamo notizie su sua moglie, ma sappiamo che gli dà un figlio, Orzocco, che gli succederà sul trono d’Arborea. Mariano I regna fino alla morte, circa nel 1070. Su di lui e sul suo regno non si hanno, però, notizie più precise.

Il governo di Orzocco I d’Arborea che costruisce la chiesa di San Nicola a Ottana

Il papa Gregorio VIIA Mariano I, nel 1070, succede il figlio Orzocco de Lacon-Zori, che viene intronizzato dalla Corona de Logu come giudice con il nome di Orzocco I d’Arborea e che regna fino alla morte verso il 1100 circa. Orzocco I prende in moglie Nivatta de Orvu o de Orrù, che gli sopravviverà, la quale dà alla luce Torbeno, che sarà il suo sucessore sul trono d’Arborea, ed altri figli. Egli regna durante il periodo nel quale la chiesa cattolica è attraversata dalla riforma gregoriana. Gregorio VII il più importante fra i papi dell’undicesimo secolo, mette, infatti, in atto una profonda riforma della chiesa, ed è noto anche per il ruolo svolto nella lotta per le investiture, che lo pone in contrasto con l’Imperatore Enrico IV. Ottana: la cattedrale di San NicolaIl 14 ottobre 1073 papa Gregorio VII gli invia una missiva, diretta a lui, Orzocco I d’Arborea, ed agli altri tre giudici sardi, Mariano I di Torres, Costantino I di Gallura, Torchitorio I di Cagliari, nella quale il papa riafferma la supremazia pontificia sui quattro Giudicati sardi, e consiglia o, piuttosto, ordina loro di sottomettersi alla chiesa di Roma, pena gravi pericoli per la Libertà dei loro Stati. Segue una seconda epistola del 1080 che impone ai monaci di radersi la barba com’è costume nel resto d’Europa. L’arcivescovo di Cagliari si rifiuta di eseguire l’ordine e viene sollevato dall’incarico, e le lettere danno il potere a Orzocco di fare altrettanto con i disobbedienti. Come i suoi predecessori, anche Orzocco si adopera affinche la religione cristiana si diffonda e radichi all’interno dell’Isola. Viene iniziata nel 1100 circa, sotto il suo governo, la costruzione della chiesa di San Nicola a Ottana, edificio costruito su una preesistente chiesa bizantina su una preesistente chiesa bizantina, come hanno rivelato recenti scavi effettuati in occasione dei restauri, che subisce un primo crollo intorno all’anno 1160 e la cui ricostruzione verrà terminata alla fine del dodicesimo secolo.

Lo spostameto della capitale da Tharros ad Oristano

Appena è salito sul trono, nel 1070 Orzocco I sposta la capitale del Giudicato, da Tharros ad Oristano trasferendo il Vescovo, il clero e gran parte della popolazione. Questo trasferimento viene determinato, con ogni probabilità, dal ripetersi delle frequenti incursioni piratesche saracene, che in quegli anni imperversano sul litorale occidentale sardo, e alle quali la città di Tharros è soggetta, tanto che, dopo vari secoli di declino, risultava completamente Ruinata a causa di esse. La nuova città è, invece, protetta dalle eventuali incursioni nemiche da barriere naturali, quali gli stagni di Santa Giusta e la biforcazione del fiume Tirso, che prima di arrivare ad Oristano si divide in due rami, di cui uno passa a nord e l’altro a sud della città. Celebre è, a questo proposito, il detto Portant de Tharros sas pedras a carros, letteralmente Portano da Tharros le pietre coi carri, a dimostrazione del fatto che Oristano viene fondata con i resti materiali dell’antica città fenicia.

Il governo di Torbeno d’Arborea

Verso il 1100, alla morte di Orzocco I d’Arborea, gli succede il figlio maggiore Torbeno de Lacon-Zori, che viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Torbeno d’Arborea e che regna fino alla morte verso il 1120. Torbeno sposa Anna de Lacon, e dal matrimonio nasce Orzocco, il quale inizierà a regnare con lui ed alla sua morte gli succederà sul trono d’Arborea. Del periodo del regno congiunto di Torbeno e Orzocco, ci resta una pergamena che costituisce il primo documento in lingua sarda arborense, firmata appunto da Torbeno assieme al figlio Orzocco II, con il quale permette a sua madre Nibatta di disporre delle due case di Nuraghe Nigellu e di Massone de Capras che lei stessa aveva fatto costruire secondo i propri desideri. Lei li cederà, successivamente, al Sacro Romano Impero, a condizione che non sarebbero stati successivamente venduti, il che sta ad indicare come, nel periodo del regno dei Lacon-Zori, venisse riconosciuta la sovranità del Sacro Romano Impero sul Giudicato d’Arborea. Cabras: il Castello dei giudici di Oristano ricostruito in un plasticoNell’altra carta, scritta da Torbeno che si firma de Lacon e da sua moglie Anna che si firma de Zori, con il quale compra un cavallo rosso da Constantino de Orrù, al costo di alcuni schiavi e alcune terre nelle vicinanze di Nuraghe Nigellu, ciò implica che forse Constantino de Orrù viene posto a capo di quei luoghi da Nibatta madre di Torbeno. Successivamente verrà dalla madre Nibatta iniziata anche la costruzione, accanto alla casa di Nuraghe Nighellu, del Castello di Cabras che è il Castello dei giudici di Oristano affacciato sulla riva orientale dello stagno di Mar'E Pontis, del quale si vedono ancora oggi alcuni muri che emergono dalle acque dietro la chiesa di Santa Maria di Cabras. Questo Castello una volta completato, nel 1130 diventerà la Casa del regno, ossia la Demestiga de rennu o Domus de rennu, e sarà la residenza di tutti i sucessivi giudici d’Arborea.

Il governo di Orzocco II d’Arborea

Congiuntamente con Torbeno, si ritiene inizi a regnare il figlio Orzocco de Lacon-Zori, che alla sua morte viene intronizzato dalla Corona de Logu e gli subentra con il nome di Orzocco II d’Arborea e che continua a regnare fino al 1122. Orzocco sposa Maria de Orvu o de Orrù, dalla quale nasce Comita, che gli succederà sul trono d’Arborea. Firma con il padre Torbeno la pergamena ralativa alla concessioni alla nonna Nibatta.

Il governo di Comita I d’Arborea

Nel 1122, alla morte di Orzocco II, gli succede il figlio Comita de Lacon-Zori, che viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Comita I d’Arborea e che regna fino a una data imprecisata. Del suo regno non sono pervenuti documenti certi. Non ha figli maschi, e con lui si estingue la dinastia dei Lacon-Zori. Ha solo una figlia, Eleonora, che sposerà il suo successore, Gonnario de Serra, di origine genovese, dando così inizio alla dinastia dei Lacon-Serra.

La dinastia dei Lacon-Serra

Alla dinastia dei Lacon-Zori segue, nel Giudicato d’Arborea, la dinastia dei Lacon-Serra. In tutta Europa, quelli intorno all’undicesimo secolo, sono anni molto oscuri, di cui non si conosce molto.

Il governo di Gonnario II d’Arborea

Avendo sposato Eleonora, figlia di Comita I d’Arborea, Gonnario de Serra viene intronizzato intorno al 1102 dalla Corona de Logu e diviene giudice d’Arborea assumendo il nome di Gonnario II d’Arborea. Dal suo matrimonio con Eleonora nasce una figlia, che verrà chiamata anch’essa Eleonora, ed un figlio maschio, Costantino, della casata de Lacon-Serra, che gli succederà sul trono d’Arborea. Le date di inizio e di fine del suo regno sono imprecisate. Anche del suo regno non sono pervenuti documenti certi.

Il governo di Costantino I d’Arborea alleato dei Pisani che costruisce il Santuario e la chiesa di Santa Maria a Bonarcado

A Gonnario II d’Arborea succede il figlio Costantino de Lacon-Serra, che viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Costantino I d’Arborea. La durata del suo regno è incerta, ma sappiamo che muore prematuramente, probabilmente nel 1131. Sposa Anna de Zori, che gli dà due figli, il figlio maggiore Comita che gli succederà sul trono d’Arborea, sia pure preceduto data la minore età da due reggenti, ed il figlio minore Orzocco. Il suo regno è dominato dalla guerra fra Genova e Pisa, che dura dal 1119 al 1133. Le concessioni del pontefice all’arcivescovado pisano suscitano le invidie dei Genovesi, che presto si trasformano in competizione e in scontri. Nel 1119, i Genovesi assaltano delle galee pisane, dando origine ad una sanguinosa guerra, combattuta per mare e per terra, che dura fino al 1133, e che si conclude con la spartizione fra le due contendenti dell’influenza sui vescovadi corsi. Bonarcado-Santuario di Nostra Signora di Bonacatu: la facciata sud in stile romanicoDurante questa guerra, Costantino accetta la protezione del papa e stringe un’alleanza con la repubblica di Pisa. Egli si apre agli Ordini religiosi dei Benedettini e dei Vittorini favorendo l’espansione del monasticismo nell’Isola, che apporta notevoli miglioramenti economici e tecnologici. I frati, che arrivano sull’isola per divulgare i dettami della riforma gregoriana, portano anche libri e nuove conoscenze sulle tecniche di costruzione e, soprattutto, sull’agricoltura. Esiste qualche divergenza sulla fondazione del Santuario di Nostra Signora di Bonacatu a Bonarcado, che sorgesu una precedente chiesa di origine bizantina del settimo secolo, e si ritiene che Constantino ne disponga la costruzione attorno all’anno 1100. Egli lo dona e lo pone sotto l’autorità dell’Abbazia camaldolese di San Zenone a Pisa, anziche del monastero di San Vittore di Marsiglia, che è la grande potenza monastica che si era diffusa nel rivale Giudicato di Càralis. Bonarcado: chiesa di Santa Maria: veduta d’insiemeLettura di 'Condaghe di Santa Maria di Bonarcado'L’abate doveva destinare al Santuario un adeguato numero di monaci Camaldolesi, ed essi dovevano impegnarsi a migliorare la produzione e i metodi lavoro agricoli, ad aumentare l’estensione dei terreni coltivati dissodandoli e bonificandoli, a moltiplicare i tipi di cultura, piantando frutteti. Fa, inoltre, iniziare, nel 1110, la costruzione della basilica di Santa Maria di Bonarcado, che si affaccia col prospetto absidale sul piazzale del Santuario, è una grande costruzione romanica in basalto nero e trachite, che verrà consacrata successivamente nel 1147, durante il regno di Barisone I d’Arborea, alla presenza dell’arcivescovo di Pisa Villano, legato pontificio, di diversi presuli sardi, dello stesso Barisone e degli altri tre giudici sardi. Alcuni tra i maggiori storici dell’Isola, tra cui Pasquale Tola e Guseppe Manno, fraintendendo i riferimenti cronologici contenuti nelle fonti documentarie, hanno attribuito la fondazione del monastero di Santa Maria di Bonacatu ad un Costantino II de Serra, in realtà mai esistito, che sarebbe stato figlio di Ugone I, avrebbe regnato come giudice in Arborea, e nel 1224 sarebbe stato ricoverato insieme alla consorte Anna presso il lazzaretto realizzato dai monaci Cistercensi a Bauladu. Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, redatto fra il 1120 ed il 1146 in lingua sarda arborense, è una delle fonti di maggiore rilevanza per la ricostruzione della storia sarda del periodo medioevale, in particolare per la storia del Giudicato d’Arborea. Fordongianus: chiesa di San LussorioDa un diploma rilasciato nel 1182 da suo nipote Barisone I d’Arborea risulta che Costantino avrebbe edificato, a sue spese, una chiesa o un monastero dedicato a San Nicola di Urgen, e probabilmente è lui che fa edificare la chiesa romanica di San Lussorio a Fordongianus, costruita in blocchi di vulcanite sopra un luogo di culto paleocristiano, consegnata poi sembra ma non è certo ai Monaci Vittorini di Marsiglia. Non si hanno, comunque, altre testimonianze documentate e certe della presenza dell’ordine di San Vittore di Marsiglia nel Giudicato d’Arborea a quella data. Attorno al 1130 Costantino I d’Arborea, assieme ai giudici Gonnario II di Torres e Comita Spanu di Gallura, fa un solenne giuramento di omaggio all’arcidiocesi di Pisa. Gli succede, alla morte, probabilmente nel 1131, il figlio maggiore Comita de Lacon-Serra, intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Comita III, il cui governo è preceduto, data la minore età, dalla reggenza di Orzocco III e di Comita II.

La reggenza di Orzocco III d’Arborea, in nome di Comita III

A Costantino I segue Orzocco III d’Arborea come reggente ossia Giudice de facto, in nome di Comita III de Lacon-Serra, figlio di Costantino I. Di Orzocco III e della sua reggenza non ci sono pervenute notizie precise.

La reggenza di Comita II d’Arborea, in nome di Comita III

E, successivamente, ad Orzocco III segue Comita II d’Arborea anche egli come reggente ossia Giudice de facto, sempre in nome di Comita III de Lacon-Serra, figlio di Costantino I. Ed anche di Comita II e della sua reggenza non ci sono pervenute notizie precise.

Il governo di Comita III d’Arborea alleato dei Genovesi che tenta senza successo la conquista del Logudoro

La data della successione di Comita, della casata de Lacon-Serra, al padre Costantino I si fa coincidere col 1131, quando viene intronizzato dalla Corona de Logu, anche se ancora minorenne con il nome di Comita III d’Arborea. E il giudice Comita viene citato, per la prima volta, in una comunicazione con la quale, a suo nome, viene stipulata, nel 1131, un’alleanza con la repubblica di Genova. Raggiunta la maggiore età, Comita assume il potere in data imprecisata come Comita III d’Arborea e regna fino alla morte nel 1146. Sposa Elena de Orrubu, dalla quale nasce il figlio Barisone, che gli succederà sul trono d’Arborea. Durante la guerra che oppone Genova a Pisa, Comita è l’unico alleato dei Genovesi, dato che, per contrastare la eccessiva presenza pisana sull’isola, aveva iniziato a concedere privilegi a Genova, concedendo la metà delle miniere d’argento d’Arborea e la quarta parte di quelle del Logudoro nel caso della loro conquista. In cambio ottiene l’alleanza con la potente città marinara. Comita III sogna di unificare sotto il suo controllo tutta la Sardegna. Egli, istigato dalla repubblica di Genova, nutre mire espansionistiche verso il Logudoro, nel periodo in cui il giudice minorenne Gonnario II di Torres è stato inviato a Pisa perché minacciato da Saltaro. Per attuare il suo disegno, nel 1131 chiede aiuto a Genova, rivale di Pisa, in cambio della metà delle miniere d’argento del proprio regno e della promessa della quarta parte di quelle del regno di Torres qualora l’avesse occupato. Ma il primo attacco viene respinto dallo stesso Gonnario Il aiutato dai Pisani, tornato ad Ardara coi suoi potenti parenti Ebriaci, e, nel 1133, dovette firmare una tregua. Il papa Innocenzo IINello stesso 1133, per dirimere i contrasti tra Pisa e Genova sui loro possedimenti in Corsica, papa Innocenzo II eleva Genova allo stato di arcivescovado, e le asssegna le diocesi di Mariana, Nebbio e Accia, situate nel nord della Corsica. Pisa, invece, mantiene, sempre in Corsica, il controllo di quelle Aleria, Aiaccio e Sagona. A compensazione della perdita, nel 1138, vengono concesse all’arcivescovo di Pisa le diocesi di Civita e Galtellì, che inizialmente dipendevano direttamente dalla Santa Sede. Inoltre, Innocenzo II divide la Sardegna in due parti, affidando il nord a Genova ed il sud a Pisa. Cinque anni dopo, nel 1136, Comita ritenta la conquista del Logudoro, ma viene nuovamente respinto da Gonnario II di Torres il quale, successivamente, dopo aver partecipato alle Crociate, per una forte crisi mistica nel 1147 rinuncerà al trono e si ritirerà nell’Abbazia di Chiaravalle. Dal 1136 al 1145, c'è un vuoto nelle testimonianze riferite a Comita, che probabilmente è impegnato nella prosecuzione della una guerra contro il Giudicato di Torres. Il papa Eugenio III Per la sua politica di aggressione al Giudicato di Torres sostenuto dai Genovesi, nel 1145 Balduino, arcivescovo di Pisa e primate della Provincia ecclesiastica di Torres, che, attraversando l’isola come legato di papa Eugenio III lo Scomunica dichiarandolo Nemico del popolo pisano e degli altri giudici. Lo stesso Bernardo di Chiaravalle, fortemente legato a Gonnario II di Torres, manda una missiva al papa per giustificare la decisione di tale scomunica. Nel 1146, Comita III organizza un Convegno a Bonarcado, nel quale fa incontrare i quattro giudici per risolvere una controversia tra il giudice Costantino III di Gallura e i figli del suo predecessore Comita Spanu per il possesso del Castello di Balaiana, che probabilmente rappresentava una residenza giudicale estiva. Ed il giudice Comita partecipa, con gli altri giudici, al Collectu, l’assemblea generale convocata per dirimere la controversia. Santa Giusta: la cattedrale di Santa GiustaMilis: chiesa di San PaoloAnche a Comita III di Arborea si deve la costruzione di diversi edifici religiosi nel Giudicato. A lui si deve, tra l’altro, la costruzione tra il 1135 ed il 1145 della cattedrale di Santa Giusta edificata in territorio di Santa Giusta vicino a Oristano, che è stata sede della diocesi fino al 1503. Ed, inoltre, a lui si deve anche la costruzione, tra il 1140 ed il 1150, della chiesa di San Paolo edificata nel territorio di Milis dalle maestranze che avevano già operato nella costruzione della cattedrale di Santa Giusta. Inoltre Comita III cede alla cattedrale genovese di San Lorenzo la chiesa di San Pietro di Claro che era situata nella zona dell’attuale Cimitero di Oristano ed è scomparsa nel diciannovesimo secolo. Il figlio di Comita III, Barisone, viene associato al trono giudicale dal padre in una data rimasta sconosciuta, e gli succederà sul trono d’Arborea nel 1146, immediatamente dopo la sua morte.

Il governo di Barisone I d’Arborea e l’inizio dell’influenza catalana sull’Isola

Il giudice Barisone I d’ArboreaSigilli del giudice Barisone I d’ArboreaIn Arborea, nel 1146, a Comita III succede il figlio Barisone de Lacon-Serra, che viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Barisone I d’Arborea. È il più sfortunato ed interessante personaggio di tutta la storia dell’Arborea del dodicesimo secolo, e regna fino al 1185. Egli sposa in prime nozze Pellegrina de Lacon, proveniente da un’antica famiglia isolana, dalla quale ha quattro figli, il primo è Pietro che succederà al padre, il secondo Barison Adorno capostipide degli Adorno di Genova che morirà nel 1189, Susanna che sposerà un figlio di Comita Spanu di Gallura, e Sinispella che sposerà in prime nozze Ugo Poncho de Cervera visconte de Bas, cugino di Berengario IV conte di Barcellona, dalla cui unione nascerà Ugo detto Ugone, che darà origine alla casata dei Bas-Serra d’Arborea, e che sposerà in seconde nozze Comita di Torres, dalla cui unione discenderanno le ultime due generazioni di sovrani logudoresi. Nei primi anni del regno Barisone è in buoni rapporti, oltre che con la repubblica di Genova, anche con quella di Pisa e con la chiesa, donando numerose terre ad enti ecclesiastici, oltre a Chiese, territori e privilegi ai monaci Benedettini di Monte Cassino, i cosiddetti monaci Cassiniani. Forte di una rete di legami familiari estesa in Sardegna e nel continente, nel 1147, in occasione della Consacrazione della basilica di Santa Maria di Bonarcado il giudice Barisone convoca i Pisani e gli altri giudici sardi per una conferenza di pace. La consacrazione avviene alla presenza di Villano, arcivescovo di Pisa, e del clero arborense. L’occasione vede riuniti tutti i giudici sardi, Gonnario II di Torres, Costantino III di Gallura, Salusio III di Cagliari e Barisone I d’Arborea. Riesce, così, a evitare la guerra per ben quindici anni, ed ha quindi il tempo di prepararsi a perseguire il sogno del padre della conquista di tutta l’Isola, che progetta di riunire sotto il suo potere, a fianco della repubblica di Genova.

La discesa in Italia di Federico I del Sacro Romano Impero più noto con il nome di Barbarossa

Federico I del Sacro Romano Impero detto il BarbarossaQuando, nel 1154, l’Imperatore Federico III Hohenstaufen, noto anche come Federico I del Sacro Romano Impero, più noto con il nome di Barbarossa scende in Italia per contrastare il potere dei comuni italiani, Pisa concede il proprio appoggio incondizionato all’Imperatore. Successivamente, nel 1157, Barisone rompe l’accordo con gli altri giudici sardi ed inizia nel tentativo di unificare tutta la Sardegna sotto il suo regno. Petronilla d’Aragona e Raimondo Berengario IV conte  di BarcellonaSpalleggiato dalla repubblica di Genova e dalla corte di Barcellona, ripudia la moglie Pellegrina e si sposa in seconde nozze con la sterile Agalbursa de Cervera, figlia di Ugo Poncho de Cervera visconte de Bas, e della principessa Almodis sorella di Raimondo Berengario IV, conte di Barcellona, la quale si era trasferita in Sardegna seguita da suo fratello Ugo e da una schiera di nobili catalani. Agalbursa gli dà una quinta figlia, chiamata Susanna. In conseguenza del suo matrimonio con Agalbusa, il Giudicato d’Arborea inizia la creazione di forti legami con Barcellona, dando così inizio all’influenza catalana nell’Isola. Il suo regno è uno dei più cruciali nella storia della Sardegna. Barisone I d’Arborea fa da tramite fra Pisa ed il sovrano Raimondo Berengario IV che, avendo sposato Petronilla d’Aragona ha assunto il titolo di principe d’Aragona e conte di Barcellona. Insieme, le due potenze vogliono compiere una spedizione contro i musulmani presenti nelle isole Baleari. Ed, in cambio, Barcellona lo appoggia nei suoi sforzi di unire i vari Giudicati sardi sotto il suo governo.

Barisone I d’Arborea con l’aiuto genovese compra dal Barbarossa il titolo di re di Sardegna

Il 19 giugno del 1162, allo scoppio della guerra tra Pisa e Genova, gli equilibri politici tra le due repubbliche marinare e i regni sardi si incrinano. È intento di Barisone ottenere l’appoggio genovese, e costruirsi una base giuridica sulla quale, poi, giustificare la guerra contro i regni isolani, per riuscire a riunirli sotto un unico stato. Federico Barbarossa incorona Barisone come re di SardegnaE, quindi, nello stesso anno, dichiara guerra a Pisa, e l’anno successivo reclama il Giudicato di Càralis appoggiando un non ben identificato pretendente filoligure al trono, contro Torchitorio III di Cagliari, che lo governa Jure uxoris per aver sposato una figlia di Salusio III di Cagliari. Nel 1163 ne invade il Giudicato, e costringe Torchitorio III di Cagliari a rifugiarsi presso suo fratello, il giudice Barisone I di Torres. Conquistato il Giudicato di Càralis, il 2 marzo dell’anno successivo deve subire il contrattacco dei re di Torres e di Cagliari, uniti con gli zii pisani Ebriaci, giunti ad assediare il Castello e il borgo di Cabras, in riva allo stagno omonimo. Allontanato il pericolo, Barisone I d’Arborea, attraverso la repubblica di Genova cerca di ottenere una legittimazione internazionale, ed ottiene l’appoggio dell’Imperatore Federico Barbarossa. Con 4mila marchi d’argento prestatigli dai Genovesi, compra nel 1164 da Federico Barbarossa, il titolo di re di Sardegna si dichiara vassallo imperiale e si impegna anche a versare un importo annuo all’Imperatore quale ricompensa per la protezione accordata. Il 10 agosto 1164 viene incoronato nella cattedrale di San Siro a Pavia, è la prima volta che nel Medioevo viene creato per la Sardegna un simile titolo da parte del potere laico. Guspini-resti delle fondamenta del Castello di Monte ArcuentuLas Plassas-resti del Castello di MarmillaÈ sua intenzione ottenere l’appoggio ghibellino e costruirsi una base giuridica, sulla quale, successivamente, giustificare la guerra contro i regni isolani e riunirli in un unico stato. E nel settembre dello stesso anno, Barisone sigla un accordo con Genova, per ottenere prestiti ed aiuto militare, e, quali ulteriori garanzie per il pagamento di una somma così ingente, garantisce ai Genovesi il diritto di mercanteggiare nel suo territorio, e garantisce loro l’uso del porto di Oristano. Con questo accordo, egli cede loro il Castello di Monte Arcuentu a Guspini, del quale restano oggi solo le fondamenta, ed il Castello di Marmilla a las Plassas. É il primo documento nel quale vengono citati questi due castelli.

Barbarossa concede la Sardegna in feudo al comune di Pisa

Subito dopo l’incoronazione a re di Sardegna, mentre Barisone si trova a Pavia, l’Arborea subisce un attacco da Torchitorio III di Cagliari, che vuole riconquistare i territori da lui occupati, sostenuto dal fratello Barisone I di Torres, e dai Pisani. I due giudici gli muovono guerra, invadono la stessa Arborea, assediano il Castello di Cabras, dove Barisone, che è rientrato e guida le sue truppe, si è rifugiato, ma non riescono ad espugnarlo. Successivamente, nel 1168, Barisone I, giudice d’Arborea e re di Sardegna, e Barisone I, giudice di Torres, firmeranno un trattato di pace. Nel 1165, però, a Barisone I d’Arborea, che si trova a Genova alla presenza del console Pizzamiglio, non è consentito di ritornare in patria, dato che non è in grado di restituire i soldi che la repubblica gli aveva prestato per ottenere l’investitura, ed i Genovesi lo tengono in ostaggio nella loro città. In sua assenza regge l’Arborea, con molte difficoltà, la regina Agalbursa. E, come conseguenza, in aprile, con un voltafaccia, l’Imperatore toglie a Barisone il titolo regale, e proclama, anzi, che l’intera isola di Sardegna viene concessa in feudo al comune di Pisa revocando in questa occasione tutte le concessioni anteriori della medesima, da lui fatte, a qualunque altra città o persona. Nel 1168 Barisone riesce a tornare in Arborea con il diplomatico genovese Nuvolone Alberici, mandando a Genova, come ostaggi, sua moglie Agalbursa ed il fratello di lei Ugo, mentre lui provvede a raccogliere la somma necessaria per saldare il suo debito, che nel 1171 viene estinto. La pace verrà raggiunta nel 1175 con il ritorno dell’Imperatore del Sacro Romano Impero in Italia, e l’accordo favorirà Genova, che vedrà espandersi i propri territori d’oltremare. Successivamente, non avendo più aiuto né da Genova, né da Pisa, ormai dal 1175 in pace tra di loro, Barisone provvede a rafforzare i legami con la corona catalana, dando in sposa, nel 1177, la figlia Sinispella al fratello maggiore della moglie Agalbursa, Ugo Poncho de Cervera, visconte de Bas, cugino di Berengario IV di Barcellona, dalla cui unione nascerà Ugo detto Ugone, che darà origine alla casata dei Bas-Serra d’Arborea. Al 1180 risale il suo ultimo tentativo di invadere il Giudicato di Càralis, ma nonostante alcuni successi iniziali, le sue truppe vengono respinte e Barisone I d’Arborea, catturato dagli avversari, viene costretto a scendere a patti. Negli ultimi anni di suo regno, Barisone si occupa dell’avanzamento culturale e religioso del suo Giudicato. Nel 1182 dona la chiesa di San Nicola di Gurgo ora distrutta, che si trovava in territorio di Oristano, ai Beneddettini dell’Abbazia di montecassino, insieme ad altre Chiese, territori e privilegi. Ed, inoltre, fonda un Ospedale e un monastero ad Oristano. Barisone muore nel 1185 dopo essersi ritirato a vita privata, lasciando un trono tutt’altro che assestato, e la Corona de Logu intronizza il figlio di primo letto Pietro, mentre la seconda moglie Agalbursa sostiene i diritti del nipote Ugo visconte di Bas, passato alla storia col nome di Ugone.

Il governo di Pietro I d’Arborea che regna associato a Ugone I d’Arborea

Nel 1185, alla morte di Barisone I d’Arborea, iniziano gravi contrasti tra il suo figlio di primo letto, Pietro de Lacon-Serra, mentre la seconda moglie Agalbursa sostiene i diritti del nipote, Ugo dei visconti de Bas-Serra che verrà conosciuto come Ugone de Bas-Serra, figlio di Ugo Poncho de Cervera visconte de Bas e del Sinispella la quarta figlia di Barisone. Segue un periodo oscuro nella storia del Giudicato, in cui sembra che, per ottenere il trono, Pietro si sia alleato con Pisa, mentre Ugone consigliato da Agalbursa si sia alleato con Genova e con gli Aragonesi. Agalbursa muore nel 1186 e dopo sette anni di lotta, nel 1192, viene raggiunto un accordo, sostenuto dalla repubblica di Pisa da un lato, e dalla repubblica di Genova e dagli Aragonesi dall’altro, in base al quale Pietro di Lacon-Serra e Ugone de Bas-Serra regneranno congiuntamente, entrambi sovrani con la pienezza dei poteri, mantenendo però l’unità dello Stato. Ritratto del donnicello Ugone nella chiesa di San Serafino di GhilarzaPietro de Lacon-Serra nel 1185 viene intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Pietro I d’Arborea e sposa una donna, Giacobina, dalla quale ha un solo figlio chiamato Barisone come suo padre, mentre da una sconosciuta amante ha un secondo figlio chiamato Gottifredo. Accanto a Pietro regna Ugone de Bas-Serra, appena quatrodicenne, a cui viene assegnato il nome di Ugone I d’Arborea. Nel periodo nel quale sono associati e regnano congiuntamente, Pietro comanda, come Autocrator basileus, secondo l’uso bizantino, perché Ugone è ancora minorenne. Samugheo-resti del Castello di MedusaUgone si trova sotto la reggenza di Costantino Spanu figlio di Comita Spanu di Gallura, che è sposato con la figlia di Barisone I Susanna e dal 1199 opera come Giudice de facto ed a lui viene assegnato a volte il nome di Costantino III. A causa d’un grosso debito contratto col comune di Genova, nel 1189 Pietro I si obbliga a dare in pegno ai Genovesi il Castello di Medusa di Samugheo e di provvedere a proprie spese al mantenimento del castellano e di sette guardie che devono custodirlo. Non si conosce la data di edificazione del Castello, ma le strutture più recenti sono realizzate tra il decimo ed il dodicesimo secolo, in ogni modo il Castello di Medusa è un Castello anomalo, non essendo stato costruito su un luogo di avvistamento o difensivo, si posiziona al contrario in un punto molto basso, nel fondo di una valle.

Il breve regno della dinastia de Lacon-Massa

Nel 1195, sconfitti Pietro I e Ugone I da parte di Guglielmo Salusio IV di Cagliari, che regnerà come Guglielmo I d’Arborea, inizia il governo dell’Arborea da parte della dinastia de Lacon-Massa.

La conquista del Giudicato da parte di Guglielmo Salusio IV di Cagliari che diventa Guglielmo I d’Arborea

Il regno congiunto di Pietro I e Ugone I prosegue fino al 1195, quando Guglielmo Salusio IV di Cagliari, della dinastia de Lacon-Massa, il più spietato sovrano dell’epoca giudicale, con il supporto di Pisa, riprende l’offensiva antigenovese ed invade il Giudicato d’Arborea. Pietro I d’Arborea viene sconfitto e viene catturato, assieme al figlio Barisone che ha appena cinque anni, mentre invece Ugone I d’Arborea riesce a fuggire a Genova, dove rimane almeno fino al 1198. Dall’offensiva di Guglielmo Salusio IV la città di Oristano viene distrutta, e la cattedrale di Oristano viene abbattura. La giudicessa Benedetta di MassaGuglielmo Salusio si fà incoronare dal clero del luogo per presunti diritti dinastici come giudice con il nome di Guglielmo I d’Arborea ma senza l’approvazione della Sede Apostolica, suscitando le ire dell’arcivescovo, il genovese Giusto, il quale viene imprigionato nel 1199 e si appella a Innocenzo III, e senza l’approvazione della Corona de Logu, che continua a ritenere sovrano legittimo Pietro I, almeno fino alla sua morte. Pietro I d’Arborea viene tenuto prigioniero da Guglielmo Salusio, probabilmente a Pisa, e qui muore nel 1206. In seguito, nel 1214, alla morte di Guglielmo Salusio IV di Cagliari, Barisone de Lacon-Serra figlio di Pietro I, che era stato allevato dal giudice terribile, sposerà la seconda delle sue figlie, Benedetta di Massa che diventa Benedetta de Lacon-Serra erede del suo titolo giudicale, e diventa quindi giudice di Cagliari con il nome di Pietro Torchitorio IV di Cagliari lasciando tutti i suoi diritti sul Giudicato d’Arborea.

La ripresa della dinastia de Bas-Serra

Alla morte di Guglielmo Salusio IV di Cagliari, con il rientro di Ugone I da Genova dove era fuggito, riprende il controllo del Giudicato di Arborea la dinastia de Bas-Serra.

Il ritorno al governo di Ugone I d’Arborea

Dopo la morte a Pisa nel 1206 di Pietro I di Arborea, Ugone de Bas-Serra che è rientrato da Genova, diventa il legittimo giudice intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Ugone I d’Arborea. Egli si riappacifica con Salusio IV di Cagliari che si era nominato con il titolo di Guglielmo I d’Arborea, firmando un accordo con cui vengono rivisti i confini fra Cagliari e Arborea, lui cede a Calgiari metà della Marmilla e Guglielmo gli cede tutti i diritti sul Giudicato. In seguito a questo accordo Ugone, nello stesso anno, sposa la prima delle figlie di Guglielmo, Preziosa di Massa che diventa Preziosa de Bas-Serra dal cui matrimonio nasce il figlio Pietro. Preziosa è l’erede della metà del Giudicato d’Arborea, e, quindi, con questo matrimonio, Ugone torna a governare, insieme a quello che è diventato l’ormai suo suocero Guglielmo, nella gestione del Giudicato, nonostante la perdita di territori confinanti che vengono incamerati da quello di Cagliari. Egli governa fino al 1211, quando muore a Oristano, e gli succederà sul trono d’Arborea suo figlio Pietro.

Il governo di Pietro II d’Arborea costretto a condividere per un certo tempo il controllo del Giudicato

Dal matrimonio di Ugone e Preziosa, è nato Pietro de Bas-Serra, che dovrebbe ereditare l’Arborea, ed infatti alla morte di Ugone I, nel 1211, viene intronizzato dalla Corona de Logu e sale al trono con il nome Pietro II d’Arborea. Egli mantiene, oltre a quello dei Serra, il cognome dei Lacon ed il titolo nominale di visconte di Bas, anche dopo aver venduto il feudo catalano a Simone Palau nel 1241, e regna fino alla morte anch’essa nel 1241. Alla morte del nonno Salusio IV di Cagliari, nel 1214, Pietro II d’Arborea viene costretto dal podestà di Pisa, Ubaldo Visconti, che ha sconfitto il marito Torchitorio IV di Cagliari e tiene prigioniera sua zia Benedetta a Cagliari, e che oramai svolge un ruolo politico egemone in Sardegna, a sposare sua figlia Diana Visconti. In seguito sposerà, in seconde nozze, una nobildonna di nome Sardinia, dalla quale avrà il figlio Mariano, che gli succederà sul trono d’Arborea. Ma, quando le fortune di Ubaldo Visconti vengono meno, Pietro II d’Arborea, essendo considerato un suo alleato, viene attaccato dal nuovo giudice Salusio V di Cagliari della dinastia de Lacon-Massa, figlio di sua zia Benedetta, che è appoggiato da Mariano II di Torres, marito di sua zia Agnese, terza figlia di Salusio IV di Cagliari. Comunque, nonostante la guerra in corso, nel 1226, a Santa Giusta si tiene il Sinodo della chiesa sarda, che prescrive maggiore austerità nel canto liturgico. Al termine della guerra, il giovane Pietro II d’Arborea viene sconfitto dalle truppe di Cagliari e Torres e perciò, nel 1228, è costretto ad accettare di condividere con loro il controllo del Giudicato. Tra l’altro, è proprio in questo periodo di condominio, che Mariano II di Torres inizia la ricostruzione della cattedrale di Oristano con i picchiotti bronzei ancora oggi custoditi nell’aula capitolare del duomo. Dopo la morte nel 1230 di Ubaldo Visconti, Pietro II, approfittando delle successive lotte intestine, si libera dai condomini e torna ad estendere la propria autorità sull’intero Giudicato. Il papa Gregorio nonoNell’aprile del 1237 Pietro II, riconoscendo formalmente la supremazia della chiesa cattolica sul suo Giudicato, firma un accordo col legato pontificio di papa Gregorio IX in base al quale dovrà versare annualmente quale suo vassallo una somma di 1100 biSanti, ossia monete bizantine d’oro. Con questo accordo egli dona alla chiesa il Castello di Girapala la cui esistenza è certa, ma un pò meno la sua localizzazione, che si ritiene fosse stato eretto in territorio di Fordongianus per vietare l’ingresso nella valle del rio di Settefonti provenendo dal di là del Tirso, cioè dalle terre del Barigadu. É il primo e forse l’unico atto nel quale si parla di questo Castello. In cambio, nel successivo mese di maggio, Pietro II riceve, nella chiesa di Santa Maria di Bonarcado, da parte di un legato del papa, il riconoscimento della sua sovranità sul Giudicato d’Arborea. Pietro II muore nel 1241 lasciando erede il figlio minorenne Mariano, avuto dalla seconda moglie Sardinia, che gli succederà sul trono con il nome di Mariano II d’Arborea.

La reggenza di Guglielmo di Capraia a nome di Mariano II

Alla morte di Pietro II, nel 1241, la Corona de Logu intronizza il figlio Mariano de Bas-Serra, che salirà al trono con il nome di Mariano II d’Arborea, ma è ancora minorenne. Lo zio Guglielmo di Capraia assume la reggenza in attesa della sua maggiore età. Egli è pisano, discendente per parte di padre dall’illustre famiglia toscana dei Burgundione, conti della rocca indipendente di Capraia e di Valdarno, ed era imparentato sia coi Gherardesca conti di Donoratico che coi Visconti di Pisa. Il papa Innocenzo IVFiglio di secondo letto di Giacobina che era stata la prima moglie di Pietro I, e di Ugo degli Alberti conte di Capraia, si reca a Oristano in data imprecisata, ma qui ben presto si fà apprezzare dal giudice Pietro II, divenendone suo uomo di fiducia, tanto che, alla sua morte diviene il tutore del figlio Mariano II. La sua politica si caratterizza per essere fortemente filopisana. Il 29 settembre 1250, Guglielmo di Capraia ottiene dal papa Innocenzo IV il riconoscimento della sovranità sull’Arborea, ma senza il consenso della Corona de Logu, che lo considera Giudice de facto e riconosce nuovamente, come giudice legittimo, Mariano II. Tuttavia, a causa della giovane età di Mariano, il potere rimane a Guglielmo. A Cagliari il nuovo giudice, Salusio sesto, che segue la politica del suo predecessore a favore di Genova e contro Pisa, riconquista il Castel di Castro ed espelle gli ultimi Pisani rimasti. Pisa, nel 1257, decide di intervenire, ma, non avendo forze sufficienti, affida la campagna a Giovanni Visconti di Gallura, Guglielmo di Capraia reggente del Giudicato d’Arborea, e a Gherardo e Ugolino della Gherardesca. Tutti i regni isolani, cha appoggiano la politica pisana, si muovono, quindi, contro il Giudicato filo genovese di Cagliari. Riescono a riprendere Castel di Castro ed assediano la capitale Santa Igia. Senza più aiuti genovesi e senza rifornimenti, nel 1258, dopo quattordici mesi di guerra, viene conquistata e rasa al suolo Santa Igia. Salusio sesto di Cagliari è costretto a fuggire a Genova, dove muore poco tempo dopo senza eredi. Il territorio del Giudicato di Càralis viene diviso in quattro parti, l’Ogliastra e il Sarrabus vanno al pisano Giovanni Visconti di Gallura; i distretti amministrativi di Sulcis, Cixerri, Nora e Decimo spettano a Gherardo e Ugolino della Gherardesca, conti di Donoratico; la città di Cagliari, invece, al comune di Pisa; e la sua terza parte centro occidentale, costituita dai distretti amministrativi di Gippi, Nuraminis, Trexenta, Marmilla inferiore, Dolia, Gerrei e Barbagia di Seulo, va a Guglielmo di Capraia, che così allarga i confini del proprio Giudicato aumentando il suo peso all’interno dei giochi di potere per il controllo dell’Isola. Nel 1259, alla morte della giudicessa Adelasia di Torres, approfittando della prigionia di Enzo di Hohenstaufen, re di Sardegna, il Giudicato di Torres viene sconvolto da varie lotte interne e, le famiglie dei Doria, Malaspina e Spinola a nord, il giudice di Gallura a est e Guglielmo di Capraia, come giudice d’Arborea, a sud, incominciano ad impossessarsi dei suoi territori meridionali. Guglielmo di Capraia pretende, infatti, con le armi, di far valere i suoi diritti sul Giudicato di Torres, che derivano a Mariano II d’Arborea dalla discendenza da Ugone I d’Arborea, che era fratello, da parte della madre Ispella d’Arborea, del giudice Mariano II di Torres, e dà vita ad una lunga battaglia contro i Doria per il controllo di quei territori. All‘assedio del Castello di Burgos nel Goceano, la domenica di Pentecoste il 20 maggio 1263, viene incontrato dall’arcivescovo di Pisa Federico Visconti durante il suo memorabile viaggio apostolico attraverso l’irrequieta Sardegna. Guglielmo muore nel 1264, lasciando, al futuro giudice Mariano II d’Arborea, un Giudicato fortemente ingrandito. Lascia due figli minorenni, Nicolò e Guglielmino, quest’ultimo forse figlio illegittimo. Nel testamento affida tutti i suoi beni sardi a Nicolò, sotto la tutela di Mariano II, che dovrà condividere con lui la gestione del Giudicato, e con la clausola che, se Nicolò dovesse morire ancor minorenne o senza prole, l’eredità passerebbe a Guglielmino.

Il governo di Mariano II d’Arborea che arriva a controllare più di metà dell’Isola

Ritratto di Mariano II di Arborea nella chiesa San Michele a SiddiRitratto di Mariano II di Arborea con la moglie Anna Andreotto Saraceno Caldera nella chiesa di San Pietro in ZuriMorto Guglielmo di Capraia, nel 1264 il ventiquattrenne Mariano de Bas-Serra, che era stato intronizzato della Corona de Logu con il nome di Mariano II d’Arborea per i suoi buoni rapporti con i conti di Donoratico, firma, a nome suo e di Nicolò di Capraia, un patto di alleanza con il comune di Pisa, nel quale Mariano viene definito Marianus donnicellus Arboree baiulus, e che viene inserita nello statuto della città. Con questo patto, si ribadisce il vassallaggio dei giudici d’Arborea a Pisa, e si da loro l’opportunità di diventare cittadini giurati pisani dal 17 giugno 1265. Ma, ben presto, Mariano imprigiona Nicolò, che peraltro muore, o più probabilmente viene fatto uccidere, nel 1274 senza prole. Quindi, senza tener conto dei diritti del fratello Guglielmino di Capraia, S’impadronisce del potere proclamandosi giudice d’Arborea. Egli, che è anche signore di un terzo del Cagliaritano, torna, quindi, a governare da solo, e regnerà fino alla morte nel 1297. Il papa Clemente IVIn quanto discendente di Ugone I de Bas-Serra fratellastro del logudorese Mariano II de Lacon-Gunale, per consolidare gli ampliamenti territoriali ottenuti da Guglielmo di Capraia a spese del Logudoro, del quale nel 1267, con l’aiuto dei Pisani, occupa il territorio che è protetto da Genova. Continua la lotta contro i Doria Occupa il Castello del Goceano e ingloba i territori che confinano con quello dell’Arborea. E successivamente, nel 1268 Mariano II viene insignito da papa Clemente IV del titolo di Vicario generale della sacroSanta chiesa nel regno di Logudoro, formula diplomatica per ricordare il lascito testamentario giudicale di Adelasia di Torres in favore di San Pietro. Monte Forte: i pochi resti del Castello di monteforteNel 1274, approffittando della difficile situazione interna al Giudicato di Torres, dopo la morte di re Enzo Hohenstaufen di Svevia e la reggenza della madre Bianca Lancia, nella Nurra dei Doria prende per poco tempo il Castello di Monteforte e lo restaura, lasciando un’interessante epigrafe che ricorda il giudice Mariano II e il castellano Betini Nazari de lanfranchi, restauratori della rocca, oggi conservata al Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari. Il papa Giovanni decimoundicesimoE nel 1277 le sue conquiste vengono riconosciute dal papa Giovanni XXI e così annette una parte di territorio dal Montiferru al Monteacuto, con i relativi castelli, e i territori logudoresi vengono divisi in due grandi tronconi, uno a nord sotto la reggenza di Bianca Lancia, e l’altro a sud controllato dal Giudicato di Arborea. Riesce a fare del Giudicato d’Arborea uno stato forte e ben organizzato, e, con abili mosse militari e politiche, arriva a controllare più della metà dell’Isola, e nei territori dell’Arborea si trovano oramai le maggiori zone coltivabili ed i più ricchi giacimenti di metalli preziosi. La ricchezza dell’Arborea è ancora più opulenta, se confrontata con la crisi economica che attraversa tutta l’Europa in quel periodo.

A Pisa dall’appoggio alla fazione guelfa passa poi alla fazione ghibellina

Ugolino della Gherardesca conte  di DonoraticoMariano, durante il suo regno, munito di beneficium cittadinatus soggiorna lungamente a Pisa, dove ha un’abitazione all’inizio di Ponte Vecchio, e dove sposa Anna Saraceno Caldera, figlia dell’ammiraglio Andreotto, che sarà lo sfortunato comandante della flotta perdente alla Meloria, dalla quale ha tre figlie ed il figlio Giovanni. Sostiene il Ugolino della Gherardesca conte di Donoratico convertitosi da anni alla causa guelfa, facendo sposare, nel 1287, il figlio Giovanni de Bas-Serra, detto Chiano, allora quattordicenne, con Giacomina della Gherardesca, figlia del conte. Nella Nuova Cronica, Giovanni Villanici racconta i particolari della permanenza di Mariano II a Pisa, dicendo che è Uno dei più grandi e possenti cittadini d’Italia, tenente in Pisa numerosa corte e codazzo di cavalieri, che seco lui rumoreggiavano per quelle vie. La battaglia della MeloriaMariano II è, comunque, abile nel non farsi travolgere dalle lotte intestine pisane tra la fazione guelfa e quella ghibellina. L’esito della battaglia navale della Meloria nel 1284, influisce sulle vicende politiche dell’Isola. I protagonisti della lotta, in questi anni, sono Ugolino della Gherardesca, conte di Donoratico, signore della sesta parte di Cagliari, Nino Visconti, giudice di Gallura, e Mariano II, giudice d’Arborea. Mariano II rimane alleato dei Pisani anche dopo la loro sconfitta nella battaglia della Meloria, ma mantiene ottimi rapporti anche con Pietro III d’Aragona per il quale intercede, sempre nel 1284, per la restituzione di quattro galee catturate dai Pisani nel golfo di Cagliari. Pietro III d’AragonaDopo la morte di Ugolino, nel 1289, parteggia per la sua fazione, sposando, in seconde nozze, la figlia di Guelfo della Gherardesca, capo della fazione guelfa, dalla quale però non ha figli. Villa di chiesa diviene il rifugio dei figli di Ugolino, Guelfo e lotto, che qui coniano anche una loro moneta d’argento con l’aquila dei Donoratico. Improvvisamente, però, Mariano II passa alla parte avversa, cambia politica e si allea col comune di Pisa, dove ha preso il potere la parte ghibellina, e al quale lascia in eredità parte dei territori avuti da Guglielmo di Capraia. In seguito, Mariano II prende parte, nel 1297, con Ranieri della Gherardesca e lupo Villani all’assedio di Villa di chiesa, difesa da Guelfo e lotto. Quest’ultimo viene catturato, mentre Guelfo, ferito al fianco da una verga sardesca, si rifugia nell’Ospedale arborense di Sette Fonti, oggi Siete Fuentes, dove secondo alcuni viene fatto avvelenare dai medici, consentendo così a Mariano II di estendere i confini del regno all’area argentifera del Cixerri.

Mariano II realizza la cinta muraria di Oristano e fa edificare fortificazioni oltre a numerose Chiese

Oristano: la cinta muraria della città medioevale ricostruita in un plasticoTra il 1290 ed il 1293 Mariano II ordina il potenziamento della cinta muraria di Oristano ora andata completamente distrutta, e la città assume il suo definitivo assetto urbanistico e la conclusiva sistemazione delle difese statiche. Si tratta di una cinta muraria a ventotto torri delle quali le due più importanti erano dotate di imponenti torri, e dalle quattro porte si diramavano i due assi viari che dividevano la città in quattro quartieri. Fa costruire anche nel 1290, come risulta da una consunta incisione posta sopra l’arco a sesto acuto della porta, la Torre di San Cristoforo detta anche Torre di Mariano II, alta circa diciannove metri, costituita da tre piani sovrapposti nell’ultimo dei quali si trova una torretta merlata, e che viene chiamata la porta Manna, e fa costruire la Torre di San Filippo portata a termine nel 1292, situata poco distante dalla porta Mari che consentiva la comunicazione diretta con il Castello dei giudici. Oristano-Torre di San Cristoforo la porta MannaOristano: il palazzo ArcivescovileIl Castello e l’adiacente porta Mari, nell’attuale piazza Manno, sono stati abbattuti all’inizio del novecento per far posto alle carceri giudiziarie. Mariano Ii fa costruire anche il nuovo palazzo arcivescovile e inizia la reggia, che verrà completata, dai suoi discendenti, restaura inoltre strade e ponti. Nei pressi della villa di San Gavino, oggi San Gavino Monreale, che era il capoluogo della curatoria di Bonorzuli, probabilmente a Mariano II è dovuta l’edificazione del Castello di Monreale per sorvegliare la frontiera fra il Giudicato di Arborea e quello di Cagliari. San Gavino Monreale-resti del Castello di MonrealeConsiderando che dal 1282 al 1310 ha lavorato in Sardegna l’architetto Giovanni Capula, che a Cagliari ha edificato le torri di San Pancrazio, dell’Elefante e dell’Aquila, c’è motivo di credere che anche il Castello di Sardara sia opera del medesimo architetto. A Mariano II sono attribuite anche diverse Chiese, tra le quali la cattedrale di San Pantaleo a Dolianova nelle forme del tardo Duecento, e la chiesa di San Pietro a Zuri. Sempre al tredicesimo secolo, e quindi probabilmente a lui, si devono la chiesa di San Gemiliano a Samassi edificata nel 1270; ed inoltre la chiesa di San Palmerio. Si deve a lui anche l’edificazione della chiesa campestre di San Serafino a Ghilarza nella quale, sul portale romanico, è presente uno stemma del Giudicato d’Arborea, costituito dall’albero sradicato, che, alla luce delle attuali conoscenze, risulta essere il più antico stemma del Giudicato.

Dolianova-La cattedrale di San Pantaleo Ghilarza-La chiesa di San Pietro di Zuri: facciata Samassi-La chiesa di San Gemiliano Ghilarza-La chiesa romanica di San Palmerio Ghilarza: chiesa campestre di San Serafino Arcangelo: veduta laterale prima dell’ultimo restauro Ghilarza-La chiesa di San Serafino: stemma del Giudicato d’Arborea

Mariano II muore, probabilmente, nel 1297, lasciando il regno al figlio Chiano, ancora minorenne, sotto tutela di Tosorato degli Uberti, ed onorando l’impegno assunto con il comune di Pisa, al quale cede la terza parte del Cagliaritano.

Durante la tutela di Tosorato degli Uberti il papa Bonifacio VIII costituisce il regnum Sardiniae et Corsicae

Nel 1297, alla morte di Mariano II, la Corona de Logu intronizza suo figlio Giovanni, che però è ancora minorenne. La sua tutela viene affidata al pisano Tosorato degli Uberti. Questi governa come Giudice de facto, ed accentua la politica di dipendenza del Giudicato d’Arborea da Pisa, accrescendo il malcontento nella popolazione, che tiene alla sua indipendenza. Il papa Celestino VIl papa Bonifacio VIIIConcessione da parte di Bonifacio VIII del regnum Sardiniae et Corsicae in feudo alla casa d’AragonaDopo la deposizione, nel 1288, di Nino Visconti, ultimo giudice di Gallura, il Giudicato di Arborea costituisce, infatti, l’ultima resistenza di uno stato sardo indipendente alle aggressioni straniere. Durante la reggenza di Tosorato degli Uberti avvengono fatti che avranno forti conseguenze su tutta la storia della Sardegna. Nel 1282 gli Aragonesi avevano assunto il controllo della Sicilia, controllo che hanno mantenuto fino al 1295, quando Carlo II d’Angiò stipula un trattato di pace con Giacomo II d’Aragona, ricordato come il trattato di Anagni, che era stato avviato su proposta del papa Celestino V e concluso dal papa Bonifacio VIII per cui Carlo II d’Angiò avrebbe riacquisito la Sicilia, ed in cambio avrebbe ceduto agli Aragonesi il regno di Sardegna e Corsica. Si tratta di un regno creato ex novo nel 1297, poco dopo la morte di Mariano II, dal papa Bonifacio VIII, che ignorando totalmente gli statuti vigenti nell’isola aveva proclamato la Sardegna il cosiddetto regnum Sardiniae et Corsicae. Giacomo II d’AragonaUn regno comunque tutto da conquistare in quanto sull’isola esistevano già delle entità statuali autonome. Ed inoltre le signorie pisane nel Giudicato di Gallura e nel Giudicato di Càralis; i possedimenti dei Doria nella parte settentrionale di quello che era stato il Giudicato di Torres; il libero comune di Sassari; il Giudicato di Arborea, che controlla anche la parte occidentale del Giudicato di Càralis e la parte meridionale del Giudicato di Torres. papa Bonifacio VIII concede questo regno di Sardegna e Corsica in feudo al re della Corona d’Aragona, Giacomo II d’Aragona detto Il Giusto, per ricompensarlo della sua rinuncia alla Sicilia, che egli ha ceduta a Carlo II d’Angiò. Spera che questi ne possa prendere possesso, e possa, quindi, partendo da qui, riprendere anche la Sicilia. Gli dà, così, via libera per l’invasione delle due isole. Da quel momento, i sovrani d’Aragona iniziano i preparativi per la conquista della Sardegna.

Il breve governo di Giovanni d’Arborea detto Chiano ucciso da una sommossa della popolazione

Ritratto di Giovanni d’Arborea detto Chiano nella chiesa di San Pietro a ZuriRitratto di Giacomina della Gherardesca nella chiesa di San Pietro a ZuriRaggiunta la maggiore età, assume il potere Giovanni de Bas-Serra, che era stato intronizzato dalla Corona de Logu con il nome di Giovanni d’Arborea Soprannominato Chiano e che regnerà fino alla morte nel 1304. Egli è stato fatto sposare tramite il matrimonio Per verba dal padre Mariano II nel 1287, allora quattordicenne, con la pisana Giacomina della Gherardesca figlia del celebre Ugo. Quando, raggiunta la maggiore età, perfeziona a Pisa il suo matrimonio con Giacomina, Giovanni detto Chiano aveva avuto già due figli naturali illegittimi chiamati Andreotto e Mariano, che gli succederanno nel governo del Giudicato, da Vera Cappai di Villasalto, che era una ricca benestante figlia del banchiere conte di Muravera e Villasalto Johanni Perra de Cappai, considerata sua concubina dalle fonti cattoliche dell’epoca, ma che si può ritenere fosse una sorta di moglie morganatica secondo una tradizione indigena più volte messa in pratica dai giudici sardi. Nel 1300 Giovanni deve rinunciare all’Argentiera del Cixerri e cedere o vendere alla repubblica di Pisa il terzo del Giudicato di Cagliari che in precedenza era stato annesso all’Arborea, ed inoltre cede i diritti sulle miniere d’argento e su parte del demanio giudicale, ossia delle terre demaniali. Quest’ultimo atto, però, ossia l’alienazione di terre demaniali, provoca la Rivolta del popolo per il tradimento del Bannus consensus. E nel 1304 viene messo a morte, in modo legittimo secondo il diritto giudicale, e viene seppellito con la lingua mozzata, Absque lingue in terra mortuus vilissime introcessit, segnando con questa mutilazione la punizione per il suo tradimento del patto con il popolo. Il sarcofago di Giovanna figlia di Chiano e di Giacomina della GherardescaLascia la moglie Giacomina incinta di una bambina, Giovanna nata postuma e deceduta subito dopo il parto, il cui bellissimo piccolo sarcofago in pietra scolpita, dopo essere stato lasciato per circa quarant’anni nel cortile della Curia arcivescovile di Oristano, è stato successivamente portato a Tramatza nella sacrestia della chiesa della Maddalena, dove era adibito all’uso improprio di lavabo, e dove è stato ritrovato nel 1950 da Ovidio Addis, appassionato di archeologia medievale che ha legato il suo nome alla scoperta di siti importanti tra cui il complesso paleocristiano di Cornus. Egli ha creduto di individuare nel putto scolpito sulla parete anteriore del parallelepipedo, la piccola Giovanna, la fanciulla con indosso una tunica, con il viso sorridente, le mani raccolte in atto di preghiera e le gambe leggermente piegate sulle ginocchia.

La prossima pagina

Nella prossima pagina vedremo come inizia l’occupazione aragonese della Sardegna, con l’ultima resistenza del Giudicato d’Arborea. Vedremo la dominazione aragonese con sovrani prima aragonesi e poi catalani, che si prolunga fino al 1479.


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