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Nell’Eneolitico Iniziale arriva la metallurgia del rame con la fine di Ozieri che sopravvive nella facies culturale Sub-Ozieri


In questa pagina proseguiremo la descrizione della preistoria in Sardegna. Parleremo dell’Età del Rame e di quando, nell’Eneolitico Iniziale, arriva un’invasione da parte di popolazioni che portano la metallurgia e la lavorazione del rame, e con le loro armi determinando la fine della Cultura di Ozieri. Ma vedremo, poi, la successiva sconfitta delle popolazioni del rame, e la sopravvivenza dei nativi, in una fase culturale che viene denominata facies culturale Sub-Ozieri.

L’estrazione e la lavorazione del rame

Il Rame è stato il primo metallo comune, cioè metallo non nobile, che l’uomo ha imparato a lavorare e ad utilizzare, grazie alla relativa facilità con cui poteva essere reperito e lavorato. Il rame è, infatti, un metallo relativamente morbido, molto plasmabile e quindi facile lavorabilità. Il rame era già noto ad alcune delle civiltà più antiche che sono vissute sulla terra, tanto che la storia del suo impiego si stima possa risalire addirittura al decimo millennio avanti Cristo. Un pendente in rame nativo puro, ossia in semplice metallo di rame, datato attorno al 9500 avanti Cristo, è stato trovato in una grotta dei monti Zagros, in Iraq; ed in Turchia sono stati ritrovati oggetti in rame risalenti al 7000 avanti Cristo Inizialmente si creavano gli oggetti semplicemente martellando a freddo blocchi di rame nativo puro. Poi, in una fase successiva, i metallurghi hanno imparato a lavorare i minerali contenenti il rame, estraendolo da essi, fondendolo e colandolo in stampi di pietra o di terracotta. Sappiamo, di certo, che la prima metallurgia del rame nasce nel corso del IV millennio avanti Cristo nel vicino Oriente e nei Balcani, da dove, a seguito di grandi migrazioni, inizia a diffondersi, nel III millennio avanti Cristo, nel Mediterraneo occidentale e nel resto del continente europeo.

L’età del Rame

L’acquisizione della capacità di estrarre e lavorare i metalli, soprattutto il rame, ma anche il piombo e l’argento, è l’evento che segna il passaggio dal Neolitico all’Età del Rame. Questa è la fase cronologica che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 3200 ed il 2200 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale, basata su considerazioni strettamente tecnologiche o etnologiche, tra il 2800 ed il 1800 avanti Cristo. L’età del Rame viene chiamata, soprattutto nei paesi di lingua latina, Eneolitico termine che deriva dall’unione della parola latina Aes, ossia rame, e Lithos, ossia pietra. E viene anche chiamata, soprattutto nei paesi anglosassoni, Calcolitico termine derivato dall’unione della parola greca Chalkòs, ossia rame, e Lithos, ossia pietra. In ogni caso, la sua denominazione sta a designare l’Età del Rame e della pietra. Questa fase cronologica indica un periodo nel quale compaiono, accanto agli strumenti di pietra e di osso, che rimangono in assoluta prevalenza, i primi oggetti di metallo, realizzati in rame. Questi manufatti sono rappresentati per lo più da asce, pugnali, spilloni ed alcuni oggetti d’ornamento, e dovevano avere una caratteristica di preziosa rarità. Erano anche utilizzati come armi e strumenti da taglio; ma dovevano essere meno importanti rispetto agli strumenti in pietra, a causa soprattutto della loro scarsa durezza, ed in ogni caso erano una caratteristica che distingueva le popolazioni del rame da quelle della pietra.

La struttura della società nel’età del Rame

L’introduzione della lavorazione del rame fornisce, a questo metallo, un ruolo significativo, con notevoli conseguenze sia sul piano economico che su quello culturale. La necessità di utilizzare, nel suo lungo ciclo di lavorazione, una forza lavoro a tempo pieno, che di conseguenza non può essere impiegata per le altre attività di sussistenza, impone che sia la comunità a provvedere al sostentamento di coloro che si occupano dell’estrazione e della lavorazione del rame. Ciò comporta un incremento della produzione alimentare, da destinare a chi non è impegnato nelle attività primarie dell’agricoltura e dell’allevamento. un’altra conseguenza è la suddivisione dei ruoli professionali all’interno della comunità. L’innovazione tecnologica comporta, infatti, grandi cambiamenti sociali, con la differenziazione in classi, ed il sorgere di nuove figure professionali altamente specializzate, ossia cercatori di metalli e fonditori, e di una classe che deteneva il possesso delle armi in metallo considerate beni di prestigio, e quella dei suoi mezzi di produzione. Il metallo è infatti una materia prima di gran valore, dato che, a differenza di tutte quelle impiegate in precedenza, come la pietra, l’osso ed il legno, può essere riutilizzata all’infinito. Si possono fondere nuovamente gli oggetti rotti o fuori uso, ed il suo possesso crea, quindi, una ricchezza durevole nel tempo.

L’economia

L’economia della società nell’età del Rame è fondata ancora, come nel Neolitico, su agricoltura e allevamento, ma le nuove popolazioni portano con se anche altre innovazioni tecnologiche. Vengono introdotti, ad esempio, l’aratro a trazione animale, la ruota ed il carro, il cui diffondersi consente la coltivazione anche dei terreni più duri e difficili da dissodare, con la conseguente coltivazione di vaste aree che precedentemente non venivano utilizzate. Vengono anche favoriti i trasporti e gli scambi commerciali, che accelerano ulteriormente i cambiamenti economici e sociali. Ne discende, di conseguenza, una forte evoluzione socio economica, che conduce verso una società più complessa e diversificata, e che porta inevitabilmente forti tensioni tra le diverse comunità vicine.

Nell’Eneolitico Iniziale, tra il 3200 ed il 3000 avanti Cristo, arriva in Sardegna la metallurgia del rame

Datazioni del’età del RameIl segreto della lavorazione del rame si ritiene sia arrivato in Sardegna, portato da popolazioni provenienti dal vicino Oriente, in particolare dall’area della Mesopotamia, nell’Eneolitico Iniziale ossia secondo la cronologia calibrata tra il 3200 ed il 3000 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale, basata su considerazioni strettamente tecnologiche o etnologiche, tra il 2800 ed il 2600 avanti Cristo. Queste popolazioni sono portate alla realizzazione di armi più sofisticate, e di conseguenza assistiamo all’affermarsi delle popolazioni guerriere che dispongono di tale metallo. Quella delle popolazioni del rame è una vera invasione. Sono, infatti, dotate di armi in metallo, ed arrivavano per colonizzare le popolazioni neolitiche. Le popolazioni del rame, sarebbero entrate subito in forte contrasto con la popolazione locale, che abbandona la cura dell’arte ed il gusto del bello, caratteristiche cha hanno contraddistinto la Cultura di Ozieri, per dedicarsi completamente alle armi, e ne sarebbe derivato uno scontro epocale.

Il tempio Rosso di Monte d’Accoddi, una Ziggurath mesopotamica in Sardegna!

Porto Torres: altare di Monte d’Accoddi-tempio RossoCon le prime migrazioni dal Mediterraneo orientale, le popolazioni da lì arrivate occupano i territori costieri, e realizzano, vicino a Porto Torres, una piramide a gradoni detta il Tempio Rosso di Monte d’Accoddì costituito da una struttura tronco piramidale di 24x27 metri, alto 5 metri, con una rampa lunga 25 metri che da terra permetteva di raggiungere la terrazza, sulla cui sommità si ritiene si svolgessero riti sacri. È un esempio di architettura tipicamente orientale, che ricorda i Templi a Ziggurat dei quali sono stati trovati resti in Mesopotamia. È realizzato con piccole lastre di calcare legate con malta, intonacate e dipinte con ocra rossa, dal che deriva il nome di tempio Rosso. La legatura e la decorazione in ocra rossa, che è nata in Mesopotamia per imitare il colore del rame, non esistevano in Sardegna, e, dopo il tempio Rosso, non verranno più ripetute.

La popolazione locale respinge i nuovi venuti

Sono molte le prove che l’accoglienza di queste popolazioni non sia stata amichevole. Il tempio Rosso di Monte d’Accoddi viene incendiato, segno di una guerra tra la popolazione locale ed i nuovi arrivati che, d’altra parte, dopo questo altare non ne hanno costruiti altri, o altrimenti altri non sono sopravvissuti. Probabilmente con la loro sconfitta si è persa la capacità di realizzare costruzioni di questo tipo. Quindi i nuovi venuti sarebbero stati respinti. Nel successivo periodo della Cultura di Filigosa,300 anni dopo la sua distruzione, sopra i resti del tempio Rosso verrà edificato, con la tecnica megalitica tipica della popolazione locale, il secondo Santuario di Monte d’Accoddì, che è quello che è arrivato fino ai giorni nostri.

La fine della Civiltà di Ozieri, e la nascita della sua ultima fase denominata Cultura di Sub-Ozieri

Di certo, per la popolazione locale, il passaggio delle popolazioni del Rame non è stato indolore, dato che ha determinato la Fine della Civiltà di Ozieri e la perdita di gran parte di quelle conoscenze che avevano portato gli uomini di Ozieri a lasciare il loro segno con le grandi costruzioni megalitiche in tutta l’isola. Le popolazioni del rame non riescono, però, ad affermarsi. Dopo la sconfitta degli uomini di Ozieri, sopravvive nell’isola quella che viene indicata come la fase finale della loro civiltà, una fase che viene definita facies culturale Sub-Ozieri che conserva alcune delle conoscenze della precedente cultura, alla quale si aggiungono le conoscenze apportate alla popolazione che ha portato nell’isola la tecnologia della lavorazione del rame. La conoscenza di questa fase culturale deriva soprattutto da contesti abitativi, anche se non mancano attestazioni in ambito funerario. In diversi villaggi è documentata una continuità di occupazione con la precedente fase della Cultura di Ozieri, mentre in altri casi i fondi capanne sono stati rinvenuti in aree di nuova occupazione.

Gli insediamenti abitativi

La popolazione del Sub-Ozieri vive all’interno di insediamenti abitativi che ricalcano quelli dell’epoca precedente. I principali insediamenti abitativi, nei quali ne sono stati rinvenuti i suoi primi resti, si trovano nella Sardegna centro meridionale. Il primo insediamento è stato rinvenuto nel sito Su Coddu, a Selargius, località vicina a Cagliari. In esso sono stati rinvenuti i resti di varie capanne, che hanno restituito numeosi reperti soprattutto ceramici. Un altro insediamento è quello di Terramaini, tra via delle Cicale e via delle Rane a Pirri, nella periferia di Cagliari. Anche in questo sono stati rinvenuti numerosi reperti, ed anche questi sono costituiti soprattutto da resti di ceramiche. Tra gli insediamenti abitativi rinvenuti successivamente, è significativo quello sulla variante alla SS196 nei pressi di Villasor, località più lontana ma sempre in Provincia di Cagliari. Il villaggio attribuito alla cultura Sub-Ozieri è costituito da strutture infossate di forma circolare polilobata, scavate nel terrazzo alluvionale, per una profondità di un metro ed oltre. Anche in questo sono stati rinvenuti resti di ceramiche.

La struttura sociale

Poco sappiamo della struttura sociale della popolazione della fase Sub-Ozieri, dato che si tratta dei sopravvissuti all’invasione delle popolazioni del rame. Riteniamo che tendano a ricalcare quelle della Cultura di Ozieri, pur essendo molto più povera, e pur rimanendo in qualche modo influenzati dalla struttura sociale della popolazione che ha portato la cultura del rame.

L’economia

Si ritiene che l’economia della fase Sub-Ozieri fosse basata soprattutto sulll’agricoltura e sull’allevamento. Il ritrovamento di una grande quantità di reperti animali, ha evidenziato la forte incidenza economica dell’allevamento del bestiame, testimoniata da resti di ossa macellate di bovini, ovini, caprini e suini. L’attività della caccia è documentata soprattutto dal rinvenimento di resti di cinghiale sardo, di cervo e di altri piccoli animali, forse roditori, o volatili selvatici o da cortile. Interessante è stato anche il rinvenimento di esemplari di volpe, ma gli animali erano stati gettati via interi, senza venire prima macellati, il che farebbe pensare alla loro uccisione non a scopo alimentare, ma per la conciatura delle pelli. Sempre in ambito alimentare, come nelle fasi culturali precedenti va citata la presenza di una grande quantità di gusci di molluschi, che continuano a costituire una delle principali fonti alimentari anche per questa popolazione.

L’industria litica

Nell’ambito dell’industria litica scheggiata, in questa fase, si assiste ad un impoverimento della produzione e della qualità dei manufatti. Anche in questa fase continua l’utilizzo dell’ossidiana e della selce, ma il rinvenimento di attrezzature litiche è molto meno frequente di quello che è stato rinvenuto nelle precedenti fasi neolitiche. Si tratta soprattutto di macine, macinini e pestelli, usati nella trasformazione alimentare dei cereali. Sono stati rinvenuti anche pesi da telaio, che, insieme alle fusaiole in terracotta, testimoniano una significativa attività di tessitura. Si presume anche l’utilizzo di strumenti in osso ed in legno, ma non ne sono stati rinvenuti resti.

La prima metallurgia

Punta di freccia in rameIn alcuni contesti, appaiono le prime testimonianze dell’attività metallurgica, come residuo delle conoscenze portate in Sardegna dalla popolazione del rame. La cultura Sub-Ozieri è, infatti, caratterizzzata dall’acquisizione della capacità di estrarre e lavorare i metalli, in primo luogo il rame, ma anche il piombo e l’argento. Con essa inizia, infatti, la realizzazione dei primi oggetti in metallo, soprattutto punte di frecce e coltelli, oltre ad anellini in rame ed argento.

La ceramica che caratterizza la fase del Sub-Ozieri

Vaso del periodo Sub-OzieriIl passaggio dalla Civiltà di Ozieri alla cultura Sub-Ozieri mostra che gli uomini, che per secoli avevano decorato le loro ceramiche, perdono il gusto per l’ornato. Un grande scontro di civiltà deve avere distrutto gran parte delle loro conoscenze artistiche tradizionali. In questo contesto, dalla ceramica tendono a scomparire i motivi decorativi tipici della Cultura di Ozieri, mentre compaiono schemi molto più semplici. Nella fase Sub-Ozieri cadono in disuso alcune forme vascolari, che vengono sostituite da recipienti diversi, quasi sempre inornati. Inizia l’impiego di schemi molto più semplici. Tra le forme vascolari, se ne segnalano alcune certamente tipiche di questa cultura, come il grande tegame con due anse, il tripode con il corpo panciuto, i vasi chiusi con prese laterali, il vaso a fiasco in ceramica chiara dipinta o no, il vaso a collo con le anse a tunnel, le tazze ed i vasetti carenati caratterizzati dalla presenza di perforazioni alla carena, l’olleta monoansata e la ciotola a profilo angolato. I resti di questo periodo sono caratterizzati da una ceramica molto grezza e quasi del tutto priva di decorazioni. Caratterizzata dal prevalere delle forme non decorate, si trova anche qualche esempio di ceramica decorata, che presenta semplici motivi di file di punti o di linee disposte in schemi elementari. Si trovano, anche se non in maniera numerosa, frammenti in argilla chiara molto depurata, decorati con motivi dipinti. Si tratta della ceramica cosiddetta sub-Figulina, con superfici giallino chiaro e sovrapittura, con motivi dipinti in rosso o bruno. Si tratta di uno dei pochi residui della Cultura di Ozieri.

La religiosità

La religiosità si ripresenta con forti analogie con quella della Cultura di Ozieri, e continua, quindi, ad esprimersi attraverso il culto della grande Dea Madre mediterranea, e del Dio Toro, ossia il culto del toro, che incarnava la fertilità maschile legata concetto della fecondità agraria. Si tratta, ancora, di due divinità legate alla fertilità ed alla rinascita, in un mondo ad economia tendenzialmente agricola e pastorale.

Il culto dei morti

Prosegue anche l’inumazione dei defunti all’interno delle sepolture scavate nella roccia, in quelle che sono definite le Domus de janas.

La sopravvivenza della cultura Sub-Ozieri

Nonostante i pochi rinvenimenti sicuramente attribuibili a questa fase culturale, riteniamo che la cultura Sub-Ozieri sia diffusa in diverse località dell’Isola, dove sopravvivono le restanti conoscenze del periodo assai felice della Cultura di Ozieri. In alcune zone particolari si svilupperanno, in seguito, le culture di Filigosa e di Abealzu; quindi, nei territori a più evidente vocazione agricola, si svilupperà la Cultura di Monte Claro; infine, con l’arrivo dall’esterno della cultura del Vaso Campaniforme, gli eredi della cultura Sub-Ozieri si sposteranno nelle località dell’interno, in un ambiente di altopiano e montuoso, e svilupperanno la Cultura di Bonnanaro, che la contrasterà con successo.

La prossima pagina

Nella prossima pagina proseguiremo la descrizione della preistoria in Sardegna. Parleremo dell’Eneolitico Medio, un periodo nel quale si afferma in Sardegna la Cultura di Filigosa, Durante la quale vedremo la costruzione del secondo Santuario di Monte d’Accoddi e la realizzazione delle statue menhir, e la Cultura di Abealzu con la realizzazione degli idoletti della Dea Madre realizzati a traforo.


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