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Il Neolitico in Sardegna e nel Neolitico Antico Iniziale si assiste allo sviluppo della facies culturale di su Carroppu


In questa pagina proseguiremo la descrizione della preistoria in Sardegna. Descriveremo il Neolitico, e parleremo del Neolitico Antico, cominciando con la descrizione del Neolitico Antico Iniziale del quale si sono trovate tracce che hanno portato alla definizione della facies culturale di Su Carroppu, che rappresenta la prima fase della ceramica impressa.

Arriviamo al Neolitico, l’età della pietra recente, nel 6000 avanti Cristo

Il termine Neolitico nasce dall’unione delle parole greche Neos, ossia nuovo, e Lithos, pietra, designa l’Età della pietra nuova. Il Neolitico, che si è sviluppato secondo la cronologia calibrata tra il 6000 ed il 3200 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale, basata su considerazioni strettamente tecnologiche o etnologiche, tra il 6000 ed il 2800 avanti Cristo, viene comunemente distinto in:

freccia3Neolitico Antico a sua volta distinto in Iniziale Intermedio e Finale;

freccia3Neolitico Medio;

freccia3Neolitico Recente.

È il periodo nel quale la pietra non viene più scheggiata, ma levigata, per diventare uno strumento tagliente.

Caratteristiche dell’uomo del Neolitico, con l’inizio dell’allevamento degli animali e la scoperta dell’agricoltura

Ricostruzione delle caratteristiche fisiche dell’uomo del NeoliticoDurante il Neolitico la Sardegna comincia ad essere abitata stabilmente da una popolazione che, inizialmente, abita ancora in grotte naturali o in altri ripari sotto la roccia, per poi aggregarsi in famiglie o clan, all’interno di gruppi tribali che abitano le prime capanne, ed infine realizzano i primi villaggi di capanne. Nascono, quindi, in questo periodo, l’allevamento degli animali e l’agricoltura, che provocano notevoli mutamenti nelle modalità di approvvigionamento delle risorse alimentari. Mentre nel Paleolitico l’uomo era stato costretto a praticare il nomadismo, soprattutto per procurarsi il cibo con la caccia, nel Neolitico capisce che alcuni animali di piccola taglia possono essere allevati, per venire utilizzati come scorta alimentare. Ma, ancora più importante, è la scoperta dell’agricoltura, che si considera sia avvenuta, probabilmente, per caso.

L’abbandono del nomadismo

Ne consegue un progressivo aumento della popolazione che, abbandonato il nomadismo, ha cominciato a trovare sistemi di vita più comodi, cominciando a costruire capanne, dal quale derivano notevoli conseguenze, sia sul piano sociale che su quello economico. Nascono, quindi, i primi villaggi, nei quali si sviluppa la tecnologia della pietra levigata. I ritrovamenti testimoniano anche una notevole produzione di ossidiana, che diviene un oggetto di scambio anche con alcuni popoli delle coste italiche, e con le popolazioni della Francia meridionale.

Gli scambi commerciali

L’ossidiana del Monte Arci lavorata nel NeoliticoIl Neolitico è un periodo che vede svilupparsi gli scambi commerciali. Probabilmente, per la presenza di ricchi giacimenti di ossidiana, si iniziano ad effettuare frequenti rapporti commerciali con le popolazioni del Mediterraneo occidentale e del mondo orientale. L’ossidiana è stata molto pregiata nell’antichità per la sua lavorabilità, e di essa sono ricchi i giacimenti del Monte Arci, che si eleva ad est del Golfo di Oristano, a dieci chilometri dal mare, vicino ad Oristano. Negli anni cinquanta del Novecento è stata compiuta una indagine dettagliata della zona del Monte Arci, nella quale sono stati identificati 4 giacimenti, 11 centri di raccolta, 74 officine e 157 stazioni preistoriche. L’ossidiana adatta alla lavorazione, in Italia, si trova solo in Sardegna presso il Monte Arci, a Pantelleria, nelle isole Lipari, ed a Palmarola, la più grande delle isole satelliti di Ponza. L’ossidiana di origine sarda si può, comunque, distinguere da tutte le altre, sia per l’elevato grado di cristallinità, che per la presenza dell’associazione albite: biotite. L’uso dell’ossidiana sarda, sia in Sardegna, che in Corsica e nel continente, è molto significativo, e ci rivela l’esistenza di un florido e diffuso commerciò, con diversi meccanismi di scambio locale, regionale e con il continente. L’ossidiana di origine sarda è, infatti, presente nell’Italia centrale, nelle grotte del fontino, a sud nella grotta del Beato e a nord in quella del Leone e a Masseria Uliveto, per poi diffondersi nell’Italia settentrionale ed anche nella Francia meridionale.

Imbarcazione chiamata Is Fassonis;, le tipiche barche dei pescatori dello stagno di CabrasTali ritrovamenti sono stati spesso interpretati come segnale di un vero e proprio commercio ad ampio raggio dell’ossidiana sarda, e che il trasporto dell’ossidiana avvenisse probabilmente attraverso l’utilizzo di imbarcazioni simili a Is Fassonis, che sono realizzati con fieno palustre e giunchi dai pescatori degli stagni di Cabras e Santa Giusta. Si intensifica, quindi, nel Neolitico, anche l’afflusso di nuove genti che arrivano in Sardegna dal località esterne, e che lentamente iniziano a cambiare le condizioni di vita della popolazione. Le prime forme di commercio consentono, quindi, alla popolazione di entrare in possesso di numerosi strumenti, manufatti e suppellettili, senza aver bisogno di costruirli o plasmarli.

Il culto dei morti

Le grotte nanturali ed i ripari sotto roccia vengono utilizzati, non solo come rifugio, ma anche come luogo di sepoltura. L’inumazione dei defunti nel luogo della vita normale, rappresenta, forse, in modo palese, la credenza in una seconda vita, da rivivere nel luogo della vita precedente. All’interno della grotta o el riparo, gli inumati vengono deposti in posizione rannicchiata, preferibilmente sul fianco destro con il viso rivolto verso l’apertura. È probabile che gli arti inferiori fossero legati con dei lacci, dal momento che alcuni defunti risultano in posizione molto contratta.

La religiosità

Si ritiene che il culto dei morti fosse strettamente collegato con la nascita della religiosità. Si ritiene che appaia per la prima volta nella storia dell’uomo, in Sardegna, la religiosità, che si sarebbe espresso attraverso il culto del Cielo Fecondatore e della Grande Madre Terra. Il culto della Grande Madre, che risale ancora al Paleolitico nel quale sono state realizzate le statue delle Veneri, si sviluppa nel Neolitico, se si leggono in questo senso le numerose figure femminili ritrovate, delle quali non conosciamo il nome ma che indichiamo genericamente come statuine della Dea Madre.

Il Neolitico Antico si sviluppa tra il 6000 ed il 4700 avanti Cristo

Nel Neolitico Antico che si sviluppa secondo la cronologia calibrata con inizio nel 6000 fino al 4700 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale, basata su considerazioni strettamente tecnologiche o etnologiche, tra il 6000 ed il 4000 avanti Cristo, anche la Sardegna comincia ad essere abitata non più occasionalmente, ma stabilmente, ed avviene una svolta importante nella storia dell’Isola. L’invenzione della ceramica consente, infatti, la produzione di recipienti di varie dimensioni, destinati a diverse funzioni. Del Neolitico Antico la ceramica viene lavorata per mezzo dell’impressione a crudo, ed infatti si sono rinvenuti reperti relativi alla prima ed alla seconda fase della ceramica impressa.

Nel Neolitico Antico Iniziale, tra il 6000 ed il 5300 avanti Cristo, si sviluppa la facies culturale di su Carroppu

Datazioni del Neolitico Antico, Medio e recenteNella prima fase del neolitico Antico, ossia nel Neolitico Antico Iniziale secondo la cronologia calibrata tra il 6000 ed il 5300 avanti Cristo, Sirri: ingresso del riparo sotto le rocce di su CarroppuSi sviluppa il più antico insediamento del Neolitico in Sardegna, esclusivo del Sulcis, che prende il nome di facies culturale di Su Carroppu dal nome di un piccolo riparo poco profondo, di circa dieci metri, situato sotto le rocce in località Sirri, nei pressi di Carbonia. Si tratta di una piccola e poco profonda cavità, aperta a nord per una decina di metri, che domina dall’alto di un’irta parete rocciosa. In questa cavità, a partire dal 1968, nelle campagne di scavi portate avanti dagli archeologi Enrico Atzeni e Gèrard Bailloud, vengono rinvenute, in strati archeologici inviolati, ceramiche ad impasto grossolano di colore nerogrigio, riferite a ciotole a calotta, olle globoidi e pentole con anse, a maniglia orizzontale oppure con bugne forate, decorate con singolari motivi geometrici di tipo cArdiale, insieme a strumenti litici di forma geometrica come bulini e raschiatoi fabbricati con ossidiana proveniente dal Monte Arci. Viene rinvenuta anche la presenza di resti di antichi pasti, con il rinvenimento di ossa di animali come il cervo, il prolagus sardus, il cinghiale, documentando così una economia basata sull’allevamento, la caccia, la pesca. La presenza di due scheletri umani, insieme ad oggetti di ornamento costituiti da conchiglie, secondo i ricercatori testimoniano l’usanza della sepoltura in grotta. Si ritiene, quindi, che il riparo di su Carroppu sia stato utilizzato dall’uomo dapprima sporadicamente, poi popolato in maniera assidua nel Neolitico Antico, e sia stato usato anche come luogo di sepoltura.

L’organizzazione della società al tempo della facies culturale di su Carroppu

La facies culturale di su Carroppu si sviluppa solamente nella parte meridionale dell’Isola. Si tratta di una popolazione che abita ancora in grotte naturali o in altri ripari sotto la roccia. Il riparo di su Carroppu ha restituito le testimonianze delle prime comunità del Neolitico Antico, i più antichi recipienti in terracotta, l’uso abbondante dell’ossidiana, ed i primi segni di un’attività agricola, che sono oggi conservati parte nel Museo Archeologico Villa Sulcis di Carbonia, e perte nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.

L’economia

All’interno della grotta vengono rinvenute ossa di animali selvatici come il cervo e il cinghiale, e soprattutto quelle del Prolagus sardus wagner, il piccolo roditore simile alla lepre ma senza la coda, che rappresenta un importante componente dell’alimentazione della popolazione, insieme ai molluschi che si trovavano abbondantemente lungo le coste. I resti di pasto rinvenuti, portano, però, ad ipotizzare il passaggio da un’economia basata ancora sulla caccia, sulla pesca, e sulla raccolta di molluschi, a quella incentrata sull’agricoltura e sul primo addomesticamento ed allevamento degli animali. Da qui derivano significativi cambiamenti nell’approvvigionamento delle risorse alimentari, con progressivo aumento demografico e profonde conseguenze sul piano sociale ed economico.

La prima fase della ceramica impressa che si esprime con la ceramica cardiale

resti di ceramica cArdialeL’esigenza di conservare i cibi ha portato alla invenzione della lavorazione della ceramica. Grazie agli scavi nella piccola e poco profonda cavità sono stati ritrovati numerosi frammenti ceramici, i più antichi della preistoria sarda, di impasto grossolano nero grigiastro, in prevalenza di grosso spessore con superfici brune a chiazze nerastre. La conchiglia marina del genere CardiumSi tratta di frammenti di scodelle e di ciotole panciute, a fondo convesso, che spesso erano munite di piccole anse a maniglia orizzontale. Questa cultura rappresenta la Prima fase della ceramica impressa, caratterizzata soprattutto dalla presenza delle decorazioni cArdiali sui vasi. I frammenti sono decorati mediante impressioni a crudo ottenute premendo sull’argilla ancora fresca il bordo dentellato di alcune conchiglie marine del genere Cardium, da cui il nome che le viene assegnato di Ceramica cArdiale. Le decorazioni ottenute con pressioni a crudo oblique o verticali, un’incredibile varietà di motivi ornamentali, a bande orizzontali od oblique, a fasci di linee spezzate, a triangoli tratteggiati internamente oltre che a zig-zag, e a altre campiture che tendono a disporsi sull’intera superficie dei vasi.

L’industria litica e l’inizio dell’utilizzo dell’ossidiana

Punte di frecce di schegge di pietra e di ossidianaIn questo periodo, è testimoniata anche l’industria su osso, soprattutto per la realizzazone di punteruoli, mentre altri strumenti vengono realizzati lavorando schegge di pietra e l’ossidiana, la pasta vulcanica assai compatta, di consistenza vetrosa, presente in Sardegna nelle qualità traslucida e opaca, forse proveniente dal vicino Monte Arci. L’industria litica, su selce ed ossidiana, vede la realizzazione di arpioni, punte di freccia, punte a dorso ossia punte ricavata da supporti laminari attraverso un ritocco erto profondo, grattatoi, lame e schegge ritoccate. Nell’industria litica compaiono anche microliti, ossia manufatti di misure inferiori ai due centimetri, di forma geometrica, costituiti da trapezi, semilune, triangoli, segmento di cerchio con un lato tagliente. Inoltre si trovano cuspidi a tranciante trasversale, realizzati in varie forme, trapezoidali, triangolari, ed anche ad U con il tallone arrotondato.

Il culto dei morti

Il riparo sotto roccia di su Carroppu è stato utilizzato non solo come rifugio, ma anche come luogo di sepoltura. Le sepolture erano di sicuro, in questo periodo, in grotta, ed infatti nel riparo sono stati rinvenuti due scheletri umani, trovati in posizione contratta, con accanto arredi funerari, come punte di armi in ossidiana, monili in osso, utensili in argilla, ed anche diverse conchigliette levigate e forate.

La religiosità

Si ritiene che il culto dei morti fosse strettamente collegato con la nascita della religiosità, ma non ci sono pervenute tracce religiose di questo periodo culturale.

La prossima pagina

Nella prossima pagina proseguiremo la descrizione della preistoria in Sardegna. Parleremo dapprima della seconda fase del Neolitico Antico, ossia del Neolitico Antico Intermedio, della quale sono stati rinvenuti alcuni reperti lungo la costiera di Alghero, che hanno portato alla definizione della facies culturale della Grotta Verde. Paleremo, poi, della fase successiva, ossia quella del Neolitico Antico Finale, durante il quale si sarebbe sviluppata, nei dintorni di Mara, la facies culturale di Filiestru. Queste espressioni culturali rappresentano la seconda fase della ceramica impressa, caratterizzata dalla riduzione o addirittura dalla scomparsa delle decorazioni cardiali sui vasi.


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