Tinnura paese famoso per i murali che ne fanno un paese Museo
In questa tappa del nostro viaggio, da Flussio ci recheremo a Tinnura che visiteremo con il suo centro dove si trovano i suoi murali che ne fanno un paese Museo e con i suoi dintorni. La regione storica della PlanargiaLa Planargia è una piccola regione sulla costa occidentale della Sardegna. Si tratta di un vasto e fertile altopiano vulcanico che si estende dal Marghine fino al mare, fra i territori di Villanova a nord ed il Montiferru a sud, attraversato dalla valle del fiume Temo. Il nome deriva dall’andamento pianeggiante della sua conformazione geografica. La Planargia si trova interamente in Provincia di Oristano ed i comuni che ne fanno parte sono Bosa, Flussio, Magomadas, Modolo, Montresta, Sagama, Sindia, Suni, Tinnura e TresNuraghes. regione fortunata per la sua posizione geografica e per il clima mite tutto l’anno, la Planargia occupa un posto rilevante nella produzione vitivinicola della Sardegna, grazie soprattutto alla malvasia di Bosa. La Planargia si sviluppava interamente nella Provincia di Nuoro, ma, dopo la nascita della nuove province della Sardegna, tutta la sua zona costiera è stata portata all’interno della Provincia di Oristano. In viaggio verso TinnuraIl piccolopaese Tinnura si trova ad est rispetto a Flussio al quale è adiacente, lungo la via Nazionale i due cartelli, fine di uno e inizio dell’altro, sono in successione, letteralmente pochi metri l’uno dall’altro. Dal Municipio di Flussio a quello di Tinnura si percorrono appena 700 metri. Il piccolo comune chiamato Tinnura con i suoi muraliIl comune di Tinnura (altezza metri 328 sul livello del mare, abitanti 238 al 31 dicembre 2021), tra i più piccoli dell’Isola, è situato sul limitare dell’altopiano basaltico della Planargia che domina la ridente vallata di Modolo. L’attività tipica è rappresentata dalla lavorazione dei cestini di asfodelo, che l’ha reso rinomato insieme al vicino Flussio. Tinnura condivide con Flussio la strada principale, l’arte dei cestini di asfodelo e la produzione di malvasia. Ma la sua forza e unicità è quella di essere un paese Museo, un vero e proprio Museo a cielo aperto, ricchissimo di murali e non solo. Il territorio comunale presenta un profilo geometrico ondulato, con variazioni altimetriche non molto accentuate, che vanno da un minimo di 164 a un massimo di 380 metri sul livello del mare. Origine del nomeLa sua denominazione, attestata con la forma Tinura dal 1346, è di oscura origine, probabilmente preromana. In essa si rileva in particolare la radice Tin, derivante dal protosardo T(h)innía o Thinníga, che indicava secondo gli studiosi la pianta del giunco spinoso, dato che Tinnura è ancora oggi famoso per l’uso di tale vegetale oltre che dell’asfodelo nei lavori di artigianato. Fantasiose sono le interpretazioni che considerano la sua denominazione derivato delle voci fenicie Tenur che indica una fornace con riferimento alle fornaci che vi erano, e Beth ossia casa di fuoco, focolare. La sua economiaSi tratta di una piccola comunità collinare la cui economia si basa sull’attività agricola e sulla zootecnia. L’agricoltura, la principale attività economica locale, è specializzata nella produzione di cereali, ortaggi, foraggi, uva da cui si ricavano pregiati vini, e olive. Accanto al lavoro dei campi si pratica l’allevamento di suini, ovini e avicoli. A livello artigianale si producono pregiati cestini e lo squisito pane sardo tipico. L’industria è scarsamente sviluppata, le poche aziende presenti operano, infatti, solamente nei comparti edile e alimentare. Modesta è anche la presenza del terziario. Immersa in un scenografico paesaggio collinare, offre a quanti vi si rechino la possibilità di effettuarvi delle piacevoli escursioni, godendo dell’aria salubre, della tranquillità e delle bellezze dell’ambiente naturale, tutelate e valorizzate dalla locale Comunità montana. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. La viticoltura con le uve per la produzione della Malvasia di BosaLa produzione più rinomata è quella vitivinicola, in particolare del vino bianco prodotto con il vitigno Malvasia di Sardegna, ed il paese rientra nell’area di produzione del vino Malvasia di Bosa Doc. La Malvasia di Bosa deve venir prodotta con almeno il 95% di uva Malvasia di Sardegna, condizione più severa rispetto a qualsiasi altro vino Doc in Sardegna, lasciando solo il 5% di margine per la presenza di varietà diverse nei vigneti, che viene permesso solo per permettere l’impollinazione incrociata nei vigneti, a condizione che poi i produttori cerchino di escludere queste uve nella produzione del vino. La zona di produzione delle uve atte a produrre la Malvasia di Bosa comprende territori nei Comuni di Bosa, Flussio, Magomadas, Modolo, Suni, Tinnura e TresNuraghes, tutti in Provincia di Oristano. Brevi cenni storiciIl territorio è abitato già in epoca prenuragica e nuragica come dimostrato dai resti rinvenuti nel paese e nei dintorni, ed attorno alla Tomba di giganti su Crastu Covocadu sono stati trovati anche reperti della seconda metà del secondo secolo avanti Cristo, ossia di età romana. Nel medioevo appartiene al Giudicato del Logudoro e fa parte della curatoria della Planargia. Nel 1259, alla caduta del Giudicato, viene governato dai Malaspina e successivamente nel 1308 entra a far parte del Giudicato di Arborea. Intorno al 1420 passa sotto il dominio aragonese nel Regno di Sardegna e diviene un feudo, concesso nel 1430 a Guglielmo Raimondo de Moncada, poi confiscata dalla Corona, che la cede nel 1468 alla famiglia Villamarì. Nel 1469 il feudo viene concesso al cagliaritano Antonio Brondo, a cui viene confiscato nel 1670. Nel 1698 appartiene alla famiglia Olives e infine nel 1756 da Antonio Paliacio, i cui discendenti assumono i titoli di marchese della Planargia ed i primogeniti di conti di Sindia, Marchesato che viene incorporato nel diciottesimo secolo dai Savoia, che confermano il possesso dei Paliacio. Viene riscattato agli ultimi feudatari nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Nel 1927 il comune di Tinnura viene trasferito dalla Provincia di Cagliari, alla quale precedentemente apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Il comune di Tinnuri nel 1928 viene soppresso e accorpato con Sagama e Flussio nel Municipio di Suni, fino al 1946 quando Umberto di Savoia con decreto luogotenenziale nel 1946 le restituisce l’autonomia amministrativa. Successivamente nel 2003, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene trasferito dalla Provincia di Nuoro in quella di Oristano. Le principali feste e sagre che si svolgono a TinnuraA Tinnura non sono attivi gruppi folk che potrebbero svolgere le loro attività. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Tinnura vanno ricordate, il 26 luglio la Festa patronale di Sant’Anna, per la quale oltre ai festeggiamenti religiosi vengono organizzati anche canti e balli tradizionali; il 7 settembre la Festa della Beata Vergine del Rimedio, caratterizzata anch’essa da riti religiosi e festeggiamenti civili con spettacoli di intrattenimento. Visita del centro di TinnuraL’abitato, interessato da espansione edilizia, si estendesu un altopiano livellato di origine basaltica, ed il suo andamento altimetrico è quello tipico delle località collinari. Quello che colpisce di Tinnura è la grande varietà di colori presenti per le strade, dovuta ai pavimenti policromi lastricati in trachite rossa e in marmo bianco di Orosei, oltre al grigio dei basalti. I pittoreschi murali che abbelliscono l’abitato di TinnuraTinnura è un Museo d’arte moderna a cielo aperto, nelle suggestive vie e piazzette lastricate si possono ammirare monumenti e statue di artisti sardi, tra i quali Pinuccio Sciola che ha realizzato nel 1995 il Monumento ai Caduti in guerra con una sua scultura in basalto, Carmine Piras che ha realizzato la fontana con il monumento alla cestinaia in piazza del Sole, e Simplicio Derosas che ha realizzato la fontana dello Zodiaco in via San Giorgio, che vedremo più avanti. Ma il paese è noto soprattutto per i Pittoreschi murali realizzati dai muralisti Angelo Pilloni, Pina Monne, Giambattista Loi, Fernando Mussone e Francesco Del Casino, dipinti nelle facciate delle case e raffiguranti momenti di vita rurale e del borgo. Il Cimitero ComunaleProvenendo da Flussio, passato il cartello che indica l’ingresso in questo paese, la SS292 Nord Occidentale Sarda entra nell’abitato e lo percorre tutto da ovest verso est assumendo il nome di via Nazionale, nome che aveva anche quando attraversava l’abitato di Flussio. Entrati in Tinnura, dopo aver percorso quasi un centinaio di metri lungo la via Nazionale, si prende a destra la via dell’Uguaglianza e, dopo trecento metri, si vede proprio di fronte alla strada il muro di cinta con il cancello di ingresso del piccolo Cimitero Comunale di Tinnura. La Stazione ferroviaria di TinnuraPercorsi ancora duecentocinquanta metri lungo la via Nazionale, svoltiamo a destra in via della Stazione, la seguiamo per circa duecento metri, poi prendiamo a sinistra il vialetto che, in un centinaio di metri, porta a vedere alla destra la piazza sulla quale si affaccia la Stazione ferroviaria di Tinnura, posta lungo la linea che collega Macomer con Bosa. L’impianto nasce ad opera della Strade Ferrate Secondarie della Sardegna nell’ultima parte dell’ottocento in coincidenza con la realizzazione della ferrovia a scartamento ridotto tra Bosa e Macomer, e l’inaugurazione è datata dicembre 1888. Successivamente nel 1921 l’impianto passa alla gestione delle Ferrovie Complementari della Sardegna. Nello stesso decennio si registra la mutazione della denominazione dell’impianto, che nel 1928 assume il nome del vicino comune di Suni in conseguenza dell’annessione di Tinnura al suo territorio comunale, situazione che si mantenne sino all’immediato dopoguerra quando lo scalo assume la denominazione mista di Tinnura-Suni, che viene mantenuta sino agli anni ottanta del Novecento, periodo del definitivo ritorno al nome della sola Tinnura. Alle Ferrovie Complementari della Sardegna subentra nel 1989 la gestione governativa delle Ferrovie della Sardegna, ma nel decennio successivo nella stazione cessa la regolare attività: a partire dal 1997, quando cessano tutti i servizi di trasporto ordinario sull’intera linea tra Macomer e Bosa, che viene destinata all’esclusivo impiego turistico. Da allora l’impianto, passato nel 2010 all’ARST, viene utilizzato per le corse del Trenino Verde, effettuate principalmente in periodo estivo. La fonte Funtana e GiossoPercorrendo il vialetto che porta alla stazione, prima di raggiungerla, alla sinistra in fondo a uno spazio rettangolare delimitato da due grandi pareti in muratura a secco, si apre una piccola fonte con ingresso architravato. La Fonte Funtana e Giosso, fontana di sotto, veniva utilizzata sino a poche decine di anni fa per la raccolta dell’acqua e la macerazione dell’asfodelo, e presenta al suo interno una cupoletta intonacata con foro centrale. In superficie sono stati rinvenuti molti frammenti di ceramica moderna. Altri possono risalire a età tarda antica o medioevale, e sono frammenti in argilla rossiccia, micacea, superficie bruna con fitte linee orizzontali a pettine strisciato. Essendo la fonte molto vicina al territorio di Flussio, la si potrebbe identificare con quella segnalata da Vittorio Angius nel secolo scorso, quando nel 1840 scrive I flussiesi bevono da una fonte vicina, e quando, come accade nell’estate, cessa lo sgorgo, devono provvedersi dalla fonte del vicino paese Tinnùra. Il MunicipioLungo la via Nazionale, da dove avevamo preso a destra la via della Stazione proseguiamo per un centinaio di metri e vediamo aprirsi sulla destra la piazza Municipio sulla quale si affaccia l’edificio che ospita il Municipio di Tinnuta, il quale si trova al Civico 63 della via Nazionale con la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese. Nella piazza, alla destra del Municipio, vi è una bella statua raffigurante Eolo il dio dei venti dato che il paese è battuto dal Maestrale, mentre a sinistra è presente un bel Murale mentre un altro si trova sulla via Nazionale appena passato l’angolo. La bella piazza del Sole con il monumento alla donna sardaPercorsa appena una trentina di metri lungo la via Nazionale, alla sinistra della strada si apre la bella Piazza del Sole, caratterizzata dal pavimento con mosaico in marmo bianco di Orosei, sposato al grigio del basalto. In questa piazza accanto ad una simbologia che dal periodo nuragico spazia fino all’età moderna decorando le pareti perimetrali, è stato collocato il Monumento alla donna sarda realizzato nel 1999 dallo scultore Carmine Piras, che troneggia al centro di una fontana rotonda. Il monumento dedicato alla cestinaia sarda viene però chiamato più propriamente S’Iscrarionzu dal nome dell’asfodelo, la pianta a foglie lunghe che vengono seccate e intrecciate per realizzare i caratteristici cestini, utilizzando la cosiddetta tecnica dell’intaglio dell’asfodelo. Un omaggio in rappresentazione del lavoro femminile in ambito domestico. La Chiesa parrocchiale di Sant’AnnaProseguendo per una cinquantina di metri lungo la via Nazionale, si vede alla destra della strada, al civico numero 21, la Chiesa parrocchiale di Sant’Anna, che risale al seicento. La sua struttura è piuttosto semplice, dato che è caratterizzata da un’elegante facciata e presenta sul lato destro della facciata il bel campanile slanciato dalle caratteristiche bande orizzontali di colore rosso mattone sulla cella campanaria, sovrastata dalla sommità a cuspide anch’essa di colore rosso. Al suo interno è caratterizzata da pregevoli affreschi. Il 26 luglio si tiene la Festa di Sant’Anna, la Festa principale del paese che attira ogni anno molti visitatori, oltre ai festeggiamenti religiosi vengono organizzati anche canti e balli tradizionali. Durante questa Festa si possono essere gustati i Parafrittusu di Sant’Anna accompagnati dal vino locale, dalla vernaccia e dalla birra. Altra Festa molto sentita a Tinnura è il 7 settembre la Festa della Beata Vergine del Rimedio, caratterizzata anch’essa da riti religiosi e festeggiamenti civili con spettacoli di intrattenimento. La via San Giorgio con la fontana dello ZodiacoProseguendo per un’altra cinquantina di metri lungo la via Nazionale, arriviamo a un incrocio dove parte a sinistra la via San Giorgio, ed a destra la via Nuova. Lungo la via San Giorgio, alla sinistra della strada si vede la Fontana dello Zodiaco realizzata nel 2004 dallo scultore Simplicio Derosas. Questa fontana è caratterizzata da dieci bocchette in basalto stilizzato in due parti che fanno un leggero angolo a sinistra, cinque nella prima parte e cinque nella secoda, in rappresentanza dei segni zodicali che gettano acqua a ciclo continuo su un lungo vascone a forma di V a doppio contenimento. Il tutto sovrastato da un grande murale e arricchito da decorazioni geometriche in ricordo del lavoro delle cestinaie. La piazza Giovanni XXIIITornati sulla via Nazionale prendiamo questa volta a destra la via Nuova, la seguiamo per un centinaio di metri e vediamo alla sinistra della strada la piazza Giovanni XXIII, nella quale si trova una Bella fontana a forma di stella cometa, e più avanti una Statua del papa buono. L’impianto sportivoDa dove avevamo presa la via Nuova, una cinquantina di metri prima di arrivare in piazza Giovanni XXIII prendiamo a destra la via Grazia Deledda e subito dopo vediamo alla sinsitra della strada, al civico numero 1, il cancello di accesso all’Impianto sportivo di Tinnura. All’interno di questo impianto è presento un Campo Sportivo polivalente, con fondo in erba sintetica, senza tribune per il pubblico, nel quale esrcitare come discipline calcio, calcetto ossia calcio a cinque, pallavolo, tennis. La ceramica artistica di Pina MonnePassato l’incrocio con la via San Giorgio e la via Nuova, la via Nazionale prosegue fino ad uscire dal’abitato di Tinnura in direzione di Suni. Ma appena passato l’incrocio, alla destra della strada al civico numero 33 della via Nazionale, si vede il laboratorio nel quale produce le sue ceramiche artistiche e le propone al pubblico la ceramista Pina Monne. Oltre che ceramista, Pina Monne è anche una affermata muralista, ed a lei si devono numerose opere presenti anche nelle strade di Tinnura, come ad esempio il murale La trebbiatura nella piazza del Municipio. La ceramista e muralista Pina Monne, artista eclettica, autrice affermata e riconosciuta di murali, nasce a Irgoli nel 1971, e, dopo gli studi magistrali, lavora come maestra di Scuola materna e all’asilo nido. Inizia il suo percorso nella ceramica artistica a Siniscola, lavorando come decoratrice presso un artigiano locale. Dopo i primi esercizi artistici nel campo della ceramica, la carriera di muralista ha esordio con il premio vinto per cinque suoi murali in un concorso ideato dall’amministrazione Comunale di Tinnura per valorizzare il paese, e diviene la muralista più nota in Sardegna, dato che realizza oltre quattrocento murales in ottanta paesi dell’Isola. Oggi produce le sue creazioni nel proprio laboratorio a Tinnura, imprimendo con maestria sull’argilla soggetti legati alla Sardegna, a tradizioni passate, racconti risolti con tratto tanto sintetico quanto decorativo. |
Visita dei dintorni di TinnuraIl territorio è abitato già in epoca prenuragica come dimostrato da alcuni menhir, mentre all’età nuragica risalgono il Nuraghe Tres Bias o Trobia, struttura complessa posta a controllo dell’area circostante, e la vicina Tomba di giganti su Crastu Covocadu, una delle più grandi e importanti dell’Isola. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Tinnura, sono stati portati alla luce soprattutto i menhir di Tinnura; la stazione preistorica in località Parteziara, quella in località Sos Canales, quella in località Sos Canales-Sa Serra; i resti della tomba di Giganti di su Crastu Covaccadu, e quelli della tomba di Giganti di su Figante; i resti del Nuraghe semplice Trobias chiamato anche Tres Bias; e inoltre rinvenimenti di ceramica ordita in località su Figante. La Chiesa campestre di Santa RitaDalla via Nazionale di Tinnura prendiamo a destra la via della Stazione che ci porta alla Stazione ferroviaria, la quale, passata la linea ferroviria, esce dall’abitato in direzione sud est con il nome di SP34 e di dirige da Tinnura verso Sagama. Dopo averla seguita per un chilometro e trecento metri, arrivati in località Corrau, vediamo alla sinistra della strada i vialetti di accesso alla Chiesa campestre di Santa Rita, che sorgesu una leggera altura nella campagna a un centinaio di metri dalla strada provinciale, vicina ad un edificio nel quale svolgere attività di supporto alle celebrazioni religiose. Si tratta di una Chiesa campestre estremamente recente dato che è stata edificata meno di una decina di anni fa, ed è stata benedetta dal Vescovo della diocesi di Alghero e Bosa monsignor Mauro Maria Morfino il 10 maggio del 2014. I resti del Nuraghe semplice Tres Bias o TrobiaDalla via Nazionale di Tinnura prendiamo a destra la via Nuova che esce dall’abitato in direzione est, dopo un chilometro e quattrocento metri evitiamo la deviazione a destra e proseguami, fino a vedere, dopo una cinquantina di metri, sopra un rialzo alla destra della strada i resti del Nuraghe semplice Tres Bias o Trobia. Si tratta di un Nuraghe monotorre costruito con materiale indeterminato a 356 metri di altezza, con una camera interna a tholos del quale una parte della torre rimane in evidenza. Intorno alla struttura principale, in parte ancora interrata, si può notare la presenza di un antemurale e si trovano tracce di capanne. Il monumento è stato realizzato in diverse fasi successive, con riutilizzo delle strutture fino all’epoca storica, ed infatti fuori dall’antemurale sono stati effettuati ritrovamenti di epoca punica e romana, probabile luogo di una fattoria. Come gran parte delle strutture dell’epoca, anche il Nuraghe Tres Bias o Trobia, è situato in posizione strategica, dominando una grande posizione del territorio circostante. Gli scavi archeologici sono stati effttuati negli anni 1992 e dal 1995 al 1996. I resti della Tomba di giganti su Crastu CovocaduPercorsi altri duecento metri, prendiamo subito prima si un cancello una deviazione sulla sinistra della strada, e, dopo trecento metri, si trovano alla destra i resti dell’imponente Tomba di giganti su Crastu Covocadu, posizionata poco lontana dal Nuraghe Tres Bias, fatto che potrebbe indicare la pertinenza dei due monumenti alla stessa comunità nuragica. Si tratta della più antica e conosciuta Tomba di giganti, con struttura Dolmenica e costruita con materiale indeterminato a 360 metri di altezza, ed il nome Su Crastu Covocadu, ossia la pietra coperta, si ritiene possa essere chiaramente riferito alla copertura del corridoio tombale. Essa appare tra le più lunghe presenti in Sardegna, ed in superficie di fronte all’esedra sono stati raccolti frammenti ceramici databili nella seconda metà del secondo millennio avanti Cristo, riferibili a forme di ceramica domestica. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Tinnura ci recheremo a Sagama che visiteremo con il suo centro dove si trova la Chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo e con i suoi dintorni nei quali si trovano numerosi siti archeologici. |