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Arzachena visita del paese e degli importanti siti archeologici presenti nell’abitato e nelle zone circostanti


In questa tappa del nostro viaggio, usciremo da Olbia in direzione nord sulla SS125 Orientale Sarda verso Palau per raggiungere Arzachena che visiteremo con gli importanti siti archeologici presenti nel paese e nei suoi dintorni. La sua zona costiera, quella che è chiamata la famosa area del Consorzio Costa Smeralda, verrà descritta in una prossima tappa del nostro viaggio.

La Regione storica della Gallura

La Regione storica della GalluraLa Regione storica della Gallura (nome in gallurese Gaddùra, in lingua sarda Caddùra) occupa l’estremità nord orientale dell’Isola, delimitata a sud dal massiccio granitico del Monte limbara, a sud ovest dal corso inferiore del fiume Coghinas, a sud est dal monte Nieddu nei comuni di San Teodoro e Budoni. È stata, nell’alto periodo medioevale, uno dei quattro giudicali sardi. Principale risorsa economica di questa Regione è il turismo, sviluppatosi a seguito della realizzazione del famoso insediamento turistico dell’area del Consorzio Costa Smeralda, oltre all’industria del sughero e del granito, nelle quali ha raggiunto primati a livello internazionale. I comuni che ne fanno parte sono Aggius, Aglientu, Arzachena, Badesi, Bortigiadas, Calangianus, Golfo Aranci, la Maddalena, Loiri Porto San Paolo, Luogosanto, Luras, Olbia, Palau, Sant’Antonio di Gallura, Santa Teresa Gallura, San Teodoro, Telti, Tempio Pausania, Trinità d’Agultu e Vignola, Viddalba. In Gallura si parla il Gallurese, che è di ceppo toscano ed ha forti analogie con il còrso, è infatti molto simile al dialetto parlato nel distrello di Sarlene nel sud della Corsica, ma conserva alcuni influssi derivanti dal logudorese, che era parlato nel territorio antecedentemente, durante il periodo giudicale.

In viaggio verso Arzachena

Ritorniamo ad Olbia, da dove inizieremo il nostro viaggio nella parte settentrionale della Regione, recandoci a visitare il paese di Arzachena. Usciamo da Olbia verso ovest su via Barcellona, dopo circa tre chilometri svoltiamo a sinistra allo svincolo per Arzachena e Palau, che ci porta sulla tangenziale ovest, che seguiamo per circa cinque chilometri. Allo svincolo per Palau, prendiamo verso nord la SS125 Orientale Sarda, e, dopo circa 22 chilometri, raggiungiamo il paese di Arzachena. Dal centro di Olbia a quello di Arzachena percorriamo, lungo questa strada,32 chilometri.

Si può, anche, dal Municipio di Olbia, seguire verso nord ovest la via Principe Umberto, e poi, dopo un paio di svincoli, immetterci sulla SS125 Orientale Sarda che ci porta verso Arzachena. Dal centro di Olbia a quello di Arzachena abbiamo percorso, lungo questa strada,25.3 chilometri.

Il comune chiamato Arzachena

Arzachena: veduta dell’abitato dall’altoArzachena-Stemma del comuneIl comune chiamato Arzachena (nome in lingua sarda Altzaghèna nome gallurese Alzachena, altezza metri 83 sul livello del mare, abitanti 13.331 al 31 dicembre 2021), è un centro agricolo situato nella parte nord-orientale della Provincia di Sassari, che poggia su di un colle granitico, in una zona contornata da selvagge colline seghettate, divenuto, negli ultimi anni, un ilportante centro grazie alla sua recente trasformazione in una stazione turistica fra le più rinomate d’Italia. L’abitato, che è attraversato dalla SS125 Orientale Sarda e dalla SS427 della Gallura centrale, si è fortemente sviluppato lungo la costa. Il territorio, classificato di collina, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche accentuate, e la Regione è interessante anche per i numerosi resti preistorici. Arzachena è, dopo Olbia e Tempio Pausania, il centro più popoloso della Gallura, ed ha un territorio molto esteso, che comprende tutta la costa da Olbia a Palau, con una fascia costiera di oltre 88 chilometri considerata fra le più belle del mondo, divenuta famosa per la magia dei luoghi e per i numerosi insediamenti turistici sviluppatisi a partire dagli anni ’60, dei quali i più famosi sono quelli dell’area del Consorzio Costa Smeralda.

Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio

Questo paese fa parte dell’Associazione delle città del VinoQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino, il cui obiettivo è quello di aiutare i Comuni a sviluppare intorno al vino, ai prodotti locali ed enogastronomici, tutte quelle attività e quei progetti che permettono una migliore qualità della vita, uno sviluppo sostenibile, più opportunità di lavoro. Le città del Vino in Sardegna sono ad oggi Alghero, Arzachena, Atzara, Badesi, Benetutti, Berchidda, Bonnanaro, Bosa, Calangianus, Dolianova, Donori, Dorgali, Jerzu, Loceri, Luogosanto, Luras, Meana Sardo, Modolo, Monti, Neoneli, Olbia, Samugheo, San Nicolò di Arcidano, Sant’Antioco, Selargius, Sennori, Serdiana, Sorgono, Sorso, Tempio Pausania.

Origine del nome

Il nome del paese, di origine protosarda, non è di chiaro significato. Comunque, la sua denominazione è attestata fino dal 1421, nella forma Arsaghene, e la si trova nella Carta d’infeudazione concessa da Alfonso V di Spagna a Ramstrongo de Corbaria.

La sua economia

Il settore primario è presente con coltivazioni varie e con l’allevamento, mentre l’industria è costituita da aziende che operano in svariati comparti che vanno dalla pesca all’alimentare, dal cantieristico alla gioielleria e oreficeria, dall’abbigliamento alla distribuzione di energia elettrica. L’economia, che era basata un tempo principalmente sull’agricoltura, è stata oggi quasi del tutto conconvertita al turismo, che rappresenta il settore trainante. Solo Arzachena può contaresu una disponibilità ricettiva superiore ai 13.000 posti letto, di gran lunga superiore a qualsiasi altro comune sardo. Il terziario rappresenta un altro settore molto sviluppato, legato anch’esso soprattutto al turismo. Porto Cervo, che rappresenta il cuore dell’area del Consorzio Costa Smeralda, è dotata di centinaia di posti barca in uno dei più efficienti porti turistici del Mediterraneo, e di un cantiere navale dotato di attrezzature all’avanguardia; Baja Sardinia, con la maggior concentrazione di strutture ricettive della zona, è modernamente attrezzata al servizio degli appassionati di windsurf; Cannigione, con i suoi alberghi, residence, campeggi, da antico borgo di pescatori si è trasformata in località di villeggiatura moderna e funzionale. Altre attività produttive sono l’edilizia, l’estrazione del granito e la produzioni di prestigiosi vini bianchi tra i quali spicca il vermentino di Gallura. interessanti anche le sue peculiarità gastronomiche, come la Zuppa cuata, Li pulilgioni, Li fiuritti, e Li chiusoni, tutti sfiziosi primi piatti o come il pesce, il porcetto, l’agnello, i formaggi, le ricotte, i dolci a base di miele.

Brevi cenni storici

Abitata fino dall’età preistorica, mostra tracce della cosiddetta Cultura di Ozieri. In epoca romana diviene un centro importante, in una zona nota col nome di Turibulum, per via della grande roccia a forma di fungo che sovrasta il paese, che consiste in due centri vicini, Turibulum maior e Turibulum minor. Mantiene grande importanza nel periodo giudicale, quando, nel corso dell’undicesimo secolo, fa parte del Giudicato di Gallura, al punto che, col nome di Arseguen, diviene il capoluogo della Curatoria di Unale, ma dopo la caduta del Giudicato di Gallura e l’occupazione aragonese. Verso la fine del 1200 diviene possedimento del comune di Pisa; nel 1326 viene conquistata dagli Aragonesi. Con l’inizio della dominazione spagnola va lentamente spopolandosi, tanto che dal 1376, risulta abitata da soli pastori a causa della decimazione della popolazione avutasi in seguito a pestilenze, carestie e incursioni barbaresche, e, nella seconda metà del cinquecento, la zona è praticamente disabitata. Il nuovo borgo si forma nel 1700, in periodo sabaudo, a partire dal 1716, per volontà di Carlo Emanuele III, intorno alla piccola chiesa di Santa Maria di Arzaghena, una piccola chiesa campestre fondata dal governo piemontese allo scopo di ripopolare la Gallura e di ottenere l’assoggettamento della popolazione locale, fino ad allora ostile nei confronti delle truppe occupanti. Così, tra il 1774 e 1776, la piccola chiesa campestre è stata notevolmente ampliata ed ha cambiato il suo nome diventando Santa Maria Maggiore, e attorno ad essa il paese si è notevolmente sviluppato, tanto che nel 1909 contava già 853 abitanti. Il paese chiamato risultava abbastanza isolata, dato che dista dal capoluogo Tempio Pausania più di 40 chilometri, ed anche Olbia, allora chiamata Pausania, e Palau erano difficilmente raggiungibili. Dopo la costruzione della nuova parrocchiale, il villaggio si è sviluppato rapidamente e nelventi il nome è stato modificato da Arzaghena in Arzachena. In periodo repubblicano, il comune di Arzachena nel 1920 viene staccato dal comune di Tempio Pausania, e la SS125 Orientale Sarda che collega Olbia con Palau, costruita alcuni anni dopo, pone fine al suo isolamento, ma il vero sviluppo si ha solo dal’62, quando un gruppo di imprenditori ed operatori turistici, sotto la guida dell’Aga Khan Karim, si riunisce nel Consorzio Costa Smeralda per sfruttare turisticamente le sue coste ancora incontaminate. Il comune di Arzachena nel 2001, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene trasferito dalla Provincia di Sassari nella nuova Provincia di Olbia e Tempio Pausania, per poi tornare nel 2016, dopo l’abolizione di questa nuova provincia, nella Provincia di Sassari.

Le principali sagre e manifestazioni che si svolgono ad Arzachena

Aritzo-Sfilata del 'Gruppo Folk città di Arzachena'Aritzo-Sfilata del 'Gruppo Folk Santa Maria' di Santa Maria di ArzachenaAd Arzachena sono attivi, il Gruppo Folk città di Arzachena ed il Gruppo Folk Santa Maria di Santa Maria di Arzachena, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. La Festa della Patrona, ossia la Festa la Madonna della Neve, dell’8 settembre si celebra la seconda domenica di settembre. Tra le numerose sagre e manifestazioni che si svolgono sul suo territorio, dalla fine della primavera si organizzano le feste e le sagre campestri dedicate ai Santi del luogo che vengono illustrate nella descrizione delle relative Chiese campestri, tra le quali, la Festa di San Giovanni e la Festa di San Michele, a maggio, la Festa di San Francesco, a ottobre. Queste feste e sagre campestri sono gestite a rotazione dalle famiglie della cussorgia, che mettono a disposizione capi di bestiame per la cena del vespro e per il pranzo del giorno della festa.

Arzachena-Locandina del Festival del folkloreCaratteristiche, infine, le manifestazioni del folclore locale dato che ad Arzachena, a metà luglio, si svolge il Festival Internazionale del Folklore, una vera e propria fiera dell’artigianato, della cultura e della gastronomia locale alla quale è dedicata la sezione Arzachena nel piatto. Interessanti tra le peculiarità gastronomiche di Arzachena, sono la zuppa cuata, li pulilgioni, li fiuritti, e li chiusoni, tutti deliziosi primi piatti, o come il pesce, il porcetto, l’agnello, i formaggi, le ricotte, i dolci a base di miele. Il festival è una manifestazione cui partecipano numerosi gruppi sardi, nazionali e internazionali, con degustazione di prodotti tipici e visite alle varie mostre etnografiche, alle Chiese campestri e ai diversi monumenti naturali come la roccia del Fungo e le diverse sepolture a tafone presenti nella zona.

Visita del centro di Arzachena

Arzachena è un caratteristico centro gallurese interamente realizzato sul fianco di un colle granitico. Entriamo nel paese provenendo da Olbia con la SS125 Orientale Sarda, che all’interno del centro abitato assume il nome di viale Costa Smeralda.

Il Cimitero di Arzachena

Arzachena-Cimitero di ArzachenaDopo aver percorso circa un chilometro e seicento metri dal cartello segnaletico che aveva indicato l’ingresso all’interno dell’abitato di Arzachena, dalla SS125 Orientale sarda, che è diventata il viale Costa Smeralda, prendiamo a sinistra il viale Paolo Dettori. Il viale Paolo Dettori è il nome che assume nel paese la SS427 della Gallura Centrale, la quale porta in direzione di Sant’Antonio di Gallura. Seguiamo il viale Paolo Dettori per circa cinquecento metri, e vediamo partire sulla sinistra, di fronte al civico numero 80, la via del Riposo. La seguiamo per una cinquantina di metri, ed arriviamo di fronte all’ingresso principale del Cimitero Comunale di Arzachena.

Gli Impianti Sportivi di Arzachena e lo stadio Biagio Pirina

Arzachena: ingresso degli Impianti sportivi di ArzachenaProseguendo lungo viale Paolo Dettori che ci porta alla periferia sud occidentale del paese, dopo altri circa seicentocinquanta metri prendiamo verso destra la via Pasquale Demuro, la seguiamo per un centinaio di metri, poi troviamo una deviazione con un cancello sulla destra, e, in circa trecentocinquanta metri, ci fa trovare, alla destra della strada, l’ingresso degli impianti della Cittadella Sportiva di Corra Cilvuna. All’interno di questo complesso sportivo si trova il Campo Sportivo Luigi Orecchioni, ristrutturato con fondo in erba naturale, dotato di tribune in grado di ospitare 200 spettatori. Passato il campo da Calcio, si trova la Palestra, dotata di nuove e capienti tribune con 160 posti a sedere. Sono, inoltre, presenti i Campi da Tennis all’aperto con tribune per 1500 spettatori, ed un Campo da Tennis al coperto.

Arzachena Cittadella Sportiva di Corra Cilvuna: campo sportivo Luigi Orecchioni Arzachena Cittadella Sportiva di Corra Cilvuna: esterno della palestra Arzachena Cittadella Sportiva di Corra Cilvuna: interno della palestra Arzachena Cittadella Sportiva di Corra Cilvuna: campo da Tennis Arzachena Cittadella Sportiva di Corra Cilvuna: campo da Tennis al coperto

All’altro lato della strada, ossia alla sinistra, si trova lo Stadio Biagio Pirina che ospita al suo interno il Campo Sportivo di Arzachena, cotato di tribune in grado di ospitare 1200 spettatori. Intorno al campo sportivo, è presente una Pista di atletica leggera, nella quale è possibile praticare come discipline le corse su pista.

Arzachena-Lo stadio Biagio Pirina Arzachena-Lo stadio Biagio Pirina

Il campo sportiva ospita la Polisportiva Arzachena, una società calcistica fondata nel 1964, che gioca in serie D, nel girone G. I suoi colori sociali sono il bianco e il verde, colore comune tra le squadre della zona dell’area del Consorzio Costa Smeralda.

La roccia del Fungo

Ritornati sul viale Costa Smeralda, subito prima di prendere a sinistra la via Paolo Dettori, prendiamo a destra la via Eleonora d’Arborea, la seguiamo per duecento metri, poi a sinistra in via Giuseppe Parini, un poco in periferia verso est del paese. Qui incontriamo, alla destra della strada, una grande e famosa roccia considerata quasi il simbolo del paese, erosa a forma di fungo e detta appunto Roccia del Fungo. Questo massiccio di granito per la sua insolita forma veniva chiamato dai Romani Turubulus Maior, ossia fungo grande, ed è chiamato dalla popolazione locale Monti Incappidatu ossia monte con il cappello.

Arzachena-Monti Incappucciatu o roccia del fungo Arzachena-Monti Incappucciatu o roccia del fungo

La scoperta, nei pressi della roccia, di reperti del Neolitico porta a ritiene sia stato un ricovero per la popolazione, che dall’alto del colle poteva dominare tutta la zona sottostante. Nei pressi della roccia sono stati individuati anche i resti di un villaggio nuragico.

Il centro storico di Arzachena con la piazza Risorgimento

Possiamo iniziare ora la visita del centro storico del paese, formato da caratteristiche case con le facciate in granito, alcune delle quali dipinte con colori dai toni pastello. Da via Parini, prendiamo, a sinistra, la via Alberto Ferrero della Marmora, che, dopo duecentocinquanta metri, incrocia la via Ruzzittu, che è la continuazione verso nord del viale Costa Smeralda, e che prendiamo verso destra, ossia verso nord, e che ci porta in centocinquanta metri all’interno del centro storico nella Piazza Risorgimento.

Arzachena: il piazza Risorgimento Arzachena: il piazza Risorgimento

Il Municipio di Arzachena

Arzachena-Municipio di ArzachenaGli edifici del centro storico si affacciano sulle due vie principali dell’abitato, la via Ruzzittu ed il corso Giusepppe Garibaldi, che partono entrambe, la prima verso sud est e la seconda verso nord, dalla piazza principale ossia dalla piazza Risorgimento. Dalla piazza, prendiamo verso sud ovest la via San Pietro, e, dopo una trentina di metri, troviamo verso sinistra la via Firenze. Qui, al civico numero 2, si trova il Palazzo Municipale di Arzachena, che ospita la sede e gli uffici comunali, ossia gli uffici che si occupano di Affari Generali, Personale e Servizi Sociali; Pianificazione territoriale, Urbanistica, Tutela del paesaggio, Edilizia privata e Patrimonio; Finanziario e tributi; lavori Pubblici, Manutenzioni, Ambiente; Attività produttive, promozione turistica, cultura, sport e spettacolo; Avvocatura Comunale; e Polizia locale.

La chiesa di San Pietro

Arzachena: chiesa di San PietroAll’altro lato della via San Pietro, sulla destra, a pochi metri di distanza dal palazzo Municipale, sorge la chiesa di San Pietro, della quale è ignota la data di edificazione ma che già nel 1776 è citata nei registri dell’archivio parrocchiale come luogo di sepoltura, e nella quale si continuerà a seppellire i defunti sino al 1869. La chiesa era denominata la Ghjescia di Santu Petru di Baldulinu, probabilmente perché costruita nella Tanca di Baldulinu, proprietario di tutta la zona. La chiesa era ubicata in un vicolo adiacente alla facciata principale dell’attuale Municipio, e confinava con la casa parrocchiale, in seguito è stata ricostruita dopo essere stata abbattuta del 1934, ed è stata riaperta al culto nel 1999, dopo un completo restauro .La chiesa è costituita da un’unica semplice aula, illuminata da due finestre poste al centro delle pareti laterali, con la facciata rivolta a nord est verso la piazza principale del paese. Nella parete di fondo del presbiterio, dentro la nicchia, è custodita la statua di San Pietro seduto in cattedra, del diciottesimo secolo, mentre negli angoli vi sono le statue della Vergine e di San Giuseppe. È stata recuperata anche la campana di San Pietro, che ogni sera suonava Lu Pulgatoriu, per ricordare alla popolazione che era arrivato il momento di fare ritorno alla propria abitazione.

Arzachena: chiesa di San Pietro: facciata Arzachena: chiesa di San Pietro: interno

L’utilizzo della chiesa come luogo di sepoltura è attestato da William Henry Smyth, capitano della Marina britannica durante le guerre napoleoniche, ritornato in Sardegna alla fine delle ostilità, con il compito di curare una carta nautica, che scrive in un suo libro pubblicato a londra nel 1828 che «Questa chiesa è il carnaio dei pastori delle vicinanze: i loro cadaveri vengono gettati in un grande sotterraneo, senza calce, fornendo così una massa putrida e pericolosa, tanto che i soprastanti sono stati obbligati ad erigere un altare fuori dell’edificio per la celebrazione delle preghiere. Tre uomini erano stati uccisi dai banditi e gettati dai pastori in quel luogo, senza alcuna cerimonia, pochi giorni prima del mio arrivo.»

La chiesa di Santa Maria Maggiore precedentemente intitolata a Santa Maria della Neve

Arzachena-La vecchia chiesa parrocchiale di Santa Maria della NeveIl centro storico si sviluppa intorno alla piazza Risorgimento, dove si trova la settecentesca chiesa di Santa Maria Maggiore precedentemente intitolata a Santa Maria della Neve edificata, almeno nella sua struttura di base, nel 1716 non lontana dal sito di una antica piccola Cappella rupestre, non idonea per le celebrazioni della comunità unita. Questa chiesa, costruita in blocchi di granito locale faccia a vista, è stata la parrocchiale del paese. Trasformata nel 1776, come testimonia la data incisa nell’architrave del campanile, per attuare il progetto della Diocesi che tendeva ad incrementare la pratica religiosa e l’agglomerazione della popolazione dei pastori della Gallura, ed ampliata nel 1864 per l’aumento demografico, come risulta dai registri parrocchiali. Di data incerta, ma posteriore, è il caratteristico campanile a canna quadrata realizzato con blocchi di granito, notevolmente alto per la dimensione della chiesa, che domina dall’alto la piazza. Alla chiesa è stato aggiunto nel 1902 un portone centrale con due ante in legno intarsiato. Nel 1922 l’alto campanile è stato allargato per poter sistemare un grande orologio. Quindi solo nel 1922 la chiesa ha raggiunto l’aspetto odierno, la cui architettura è quella classica delle Chiese urbane galluresi caratterizzata da linee semplici e austere, ed è il risultato di diversi ampliamenti e restauri eseguiti nel corso dei secoli.

Arzachena: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: facciata Arzachena: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: il caratteristico campanile Arzachena: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: interno Arzachena: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: l’altare maggiore Arzachena: chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: i Santi da portare in processione width=

La facciata, liscia e povera di ornamenti, ha l’ingresso principale al centro e un oculo in alto. Termina con un arco ribassato, sormontato da una croce. La parete laterale settentrionale presenta l’ingresso laterale, le tre grandi finestre aperte di recente, e il campanile innalzato nell’angolo di nord-est della chiesa. Alla parete meridionale è addossata l’antica casa parrocchiale. L’interno, ad aula unica, è diviso in tre campate dai due archi in granito. Il presbiterio, nella parete orientale, ha la volta a botte con finestre laterali. La chiesa conserva all’interno due pregevoli acquasantiere in granito, scolpite da Salvatore Scano, detto Alaesu, nel 1885, ed il fonte battesimale in marmo. Dietro all’altare ha un bel crocifisso, che veniva utilizzato, il Venerdì Santo, per la funzione scenica Su Scravamentu, ossia della deposizione dalla croce, mentre sull’altare è presente una statua della Madonna della Neve, illuminata da due angeli in legno che reggono un candelabro ciascuno. Sul lato sinistro è collocata la statua di Sant’Antonio da Padova, alla quale sono legati due racconti popolari fioriti intorno al suo culto, nell’intento di spiegare perché Sant’Antonio regga in braccio un bambino. Con la costruzione della nuova chiesa di Santa Maria della Neve, questa chiesa ha assunto il nome di Tempio vecchio.

La nuova chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve

Atrzachena-Nuova chiesa parrocchiale di Santa Maria della NeveDa piazza Risorgimento, prendiamo verso nord il corso Giusepppe Garibaldi, dopo un centinaio di metri svoltiamo a sinistra in via Tenente Sanna, e, dopo una cinquantina di metri, troviamo alla destra della strada la piazza Pio XII. Qui si trova la nuova chiesa dedicata a Santa Maria della Neve, che è l’attuale chiesa parrocchiale del paese nata per le esigenze pastorali date dalla graduale crescita della popolazione di Arzachena. Si tratta di una chiesa molto più recente, la cui realizzazione è iniziata nel 1959 e terminata nel 1993, che viene chiamata il Tempio nuovo, che è stato edificato non lontano dalla vecchia chiesa parrocchiale, non più idonea ad accogliere i numerosi fedeli durante le celebrazioni comunitarie. Sorge ai margini del nucleo storico della cittadina. Di dimensioni imponenti, è caratterizzata da linee architettoniche moderne e struttura in cemento armato. Il prospetto principale, esposto ad est con l’ampio sagrato antistante, ha il portico suddiviso da cinque arcate con due ingressi, posti nelle arcate intermedie. Ha la facciata dipinta in giallo ocra e terminante con due cuspidi tra le quali è posta una croce in metallo, e nella parte inferiore parzialmente rivestita con blocchi di granito a vista. L’interno ha un impianto ad aula unica, pianta rettangolare e presbiterio sulla parete occidentale. Un matroneo corre su tutta la lunghezza del lato destro e della facciata. L’illuminazione naturale è abbondante grazie alle finestre lungo tutta la parete e alle ampie vetrate del presbiterio.

Atrzachena-Nuova chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: facciata Atrzachena-Nuova chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: interno Atrzachena-Nuova chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve: l’altare maggiore Atrzachena-Deposizione del Cristo per la Settimana Santa Atrzachena-Locandina delle Festa patronale

Presso questa chiesa, oltre alle diverse manifestazioni religiose comprese quelle della Settimana Santa, la seconda domenica di settembre si svolge la Festa di Nostra Signora della Neve, una importante celebrazione religiosa e civile, con processione e messa solenne, concerti e spettacoli folk, giochi in piazza.

La chiesa di Santa Lucia

Arzachena-La piccola chiesa di Santa LuciaProseguendo lungo il corso Giuseppe Garibaldi fino al suo termine, arriviamo alla bese del colle omonimo a nord, nella parte alta del paese, dal quale domina l’abitato la piccola chiesa di Santa Lucia, dedicata alla Santa protettrice della vista. L’inizio dei lavori di costruzione ha avuto luogo inel 1926, con la posa della prima pietra. La chiesa è circondata da un bastione con davanti all’ingresso una piazzetta al centro della quale c'è una fontana e vari sedili in pietra che offrono la possibilità di godere del fresco estivo e del silenzio, e con una suggestiva gradinata che scende fino alla via Trieste, dalla quale è possibile ammirare tutto il paesaggio circostante. Si accede alla chiesa attraverso la lunga scalinata, non lontana dal centro storico e dalla piazza di Arzachena. La facciata, che prima dell’ultimo restauro era di color ocra ed ora è bianca, è movimentata dal portale ad arco, dall’oculo centrale e, in alto, dagli spioventi del timpano. Presenta una struttura a tre navate con uno sviluppo di tipo basilicale, un tipo di architettura diffusa nelle Chiese rurali galluresi. L’interno presenta un’ampia navata centrale e due minori, illuminate da due alte finestre ad arco presenti su entrambi i lati. Il settore settentrionale della chiesa è occupato dal presbiterio absidato, con l’altare originario che ospita nella nicchia la statua della titolare.

Arzachena-La piccola chiesa di Santa Lucia: la facciata prima dell’ultimo restauro Arzachena-La piccola chiesa di Santa Lucia: la facciata dopo l’ultimo restauro Arzachena-La piccola chiesa di Santa Lucia: interno prima dell’ultimo restauro Arzachena-La piccola chiesa di Santa Lucia: interno dopo l’ultimo restauro Arzachena-La scalinata davanti alla piccola chiesa di Santa Lucia vista dall’alto

La devozione a Santa Lucia si è radicata nel tempo, ed è molto sentita da tutti gli Arzachenesi, che rivolgono lo sguardo a quel colle per implorare la protezione della vista e la sua vigilanza costante sul paese. Da qualche tempo la chiesa di Santa Lucia viene ricordata soprattutto per la bellissima e scenografica scalinata composta da settantasei gradini che la precede, con disegni che vengono rinnovati nel corso del tempo, realizzati con tavole di legno disegnate che sono fissate alle scale, e che costituiscono l’attrazione principale della cittadina.

Arzachena-La scalinata davanti alla piccola chiesa di Santa Lucia con i disegni Arzachena-La scalinata davanti alla piccola chiesa di Santa Lucia con i disegni Arzachena-La scalinata davanti alla piccola chiesa di Santa Lucia con i disegni

Il Museo Etnografico e Mineralogico Paleontologico

Arzachena-Museo Etnografico e Mineralogico PaleontologicoRitornati in corso Giuseppe Garibaldi, a metà strada tra la piazza Risorgimento e la chiesa di Santa Lucia, prendiamo verso ovest la via dei Mille, che ci porta in via Mozart, dove, all’incrocio con via Gjaseppa di Scanu, è possibile visitare il Museo Etnografico e Mineralogico Paleontologico che comprende una vasta esposizione di minerali e fossili. È articolato in due sezioni, i fossili sono rappresentati dalle archeociatine alle trilobiti, sino ad elementi di flora e fauna più comuni mentre la sezione dei minerali comprende quindici campioni provenienti da varie parti del mondo e centodieci campioni sardi. Questo Museo è altamente rappresentativo della storia geologica e paleontologica della Sardegna.

La Stazione Ferroviaria di Arzachena

Arzachena-La Stazione Ferroviaria di ArzachenaPresa la via Gjaseppa di Scanu verso nord ovest, svoltiamo a destra in via Mascagni, che ci porta sulla SS125 Orientale Sarda che esce da Arzachena in direzione di Palau. Dopo circa un chilometro arriviamo in via Stazione Ferroviaria, ad di fuori dall’abitato, dove troviamo la Stazione Ferroviaria di Arzachena. Il fabbricato viaggiatori, al momento chiuso ed inaccessibile ma ben conservato al pari degli altri edifici presenti in stazione, ha tre ingressi e tre finestre sulla facciata verso i binari. Sul tratto in uscita dalla stazione per Palau, è inoltre presente una casa cantoniera. Questa stazione attualmente costituisce una tappa del percorso del percorso del Trenino Verde nella tratta che da Calangianus porta a Sant’Antonio di Gallura, da qui, dopo le fermate di Oddastru e Caldosa, ad Arzachena, ed in seguito a Palau.

I principali siti archeologici e santuari che si trovano nei dintorni di Arzachena

Vediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Arzachena, sono stati portati alla luce i resti della necropoli di li Muri; delle Tombe di giganti di Capichera, Coddu Vecchju, la Pisgiona, li lolghi, Moru; del Protonuraghe Albucciu; dei Nuraghi complessi Cascioni, la Prisgiona, la Punta di la Ettica, li Conchi; dei Nuraghi semplici Demuro, Lu Naracacciu, Lu Nuracu, Monti Aguisi, Monti Canaglia, Nicola Carta, Tilzitta; ed anche del Nuraghe Malchittu di tipologia indefinita. Arzachena era già nota prima dello sviluppo turistico delle sue coste, e ciò era dovuto alla presenza all’interno del suo territorio Comunale di numerosi significativi e ben conservati siti archeologici. Circa due chilometri prima di entrare nel centro abitato, provenendo da Olbia, si trova la località denominata Malchittu dove sono presenti il Nuraghe Albucciu, con la Tomba di giganti Moru ed anche il tempio di Malchittu. Uscendo dall’abitato, in località li Muri si trovano la Tomba di giganti li lolghi e l’importante necropoli di li Muri. Ed inoltre, in località Capichera, si trovano la Tomba di giganti di Coddu Vecchju ed il Nuraghe la Prisgiona. Tutti questi siti acheologici vengono più avanti descritti nei dettagli. Vediamo ora che cosa si incontra nei dintorni di Arzachena con anche le sue Chiese campestri, evitando però le frazioni lungo la costiera di Arzachena che verranno illustrate in una prossima tappa dove descriveremo l’area del Consorzio Costa Smeralda.

Uscendo da Arzachena verso nord, con una deviazione verso ovest arriviamo ai ruderi della chiesa di Sant’Elena

Arzachena-Ruderi della chiesa campestre di Sant’Elena ImperatriceImbocchiamo dal centro di Arzachena la SS125 Orientale Sarda che si muove verso nord in direzione di Palau, percorsi tre chilometri e duecento metri, all’altezza del chilometro 345.7, in località Bilianu Saldu, prendiamo una deviazione a sinistra nella via Bilianusaldu seguendo le indicazioni per San Michele Sanna. Percorsi quasi cinquecento metri, attraversiamo la ferrovia e proseguiamo per un chilometro e mezzo, prendiamo a destra lo sterrato che seguiamo per centocinquanta metri, sino ad una diramazione, dove prendiamo a sinistra, procediamo per poco più di una chilometro, poi arriviamo a una biforcazione dove prendiamo a sinistra. Dopo duecento metri, all’interno di un terreno chiuso da un cancello sulla destra, si trovano i Ruderi della chiesa di Sant’Elena Imperatrice, della quale si è conservata l’architrave della porta d’ingresso, su cui è incisa la data A.D. 1631.

Proseguendo verso ovest arriviamo alla chiesa campestre di Santu Micali Sanna ossia di San Michele Arcangelo

Alla biforcazione, presa la strada a sinistra, proseguiamo per poco meno di un ulteriore chilometro ed arriviamo a una spiazzo di fronte al Parco di San Michele Arcangelo, nel quale era presente un bosco centenario, purtroppo bruciato nell’incendio sprigionatosi nel 1989, che ha fatto ben tre vittime.

All’interno del parco è presente la chiesa campestre di Santu Micali Sanna, dedicata a San Michele Evangelista, che si trova in aperta campagna circondata da una fitta vegetazione mediterranea. Il cognome attribuito al Santo è tipico di alcune Chiese campestri di Arzachena, e deriva dal fatto che il territorio nel quale è stata costruita la chiesa apparteneva alla famiglia dalla quale la chiesa prende il nome. Si può presumere che la prima chiesa di San Michele fosse stata edificata con quella di Sant’Elena, alla metà del Seicento. L’edificio ha le pareti esterne intonacate e dipinte di bianco. Ha un campanile a vela, sul quale era posta una campana settecentesca, che è stata trafugata molto tempo fa e sostituita con una più recente. All’interno conserva conserva le statue di Santa Maria e San Francesco, e nel vecchio altare a muro, dove il prete celebrava la messa dando le spalle ai fedeli, è ubicata la nicchia con la statua che raffigura San Michele. Conserva anche uno stendardo che raffigura San Michele nell’intento di uccidere il drago, rappresentazione del male e del demonio. Una lastra di ardesia murata ricorda che la chiesa fu costruito dalla nobile famiglia Valentino di Tempio Pausania nel 1650, e successivamente donata alla diocesi. Negli ultimi anni, con l’intervento della Sovrintendenza e le offerte dei fedeli, la chiesa è stata restaurata.

Arzachena: chiesa campestre di Santu Micali Sanna Arzachena: chiesa campestre di Santu Micali Sanna: il campanile a vela Arzachena: chiesa campestre di Santu Micali Sanna: interno

Presso questa piccola chiesa sino a non molti anni fa si svolgevano tre Feste dedicate a San Michele Arcangelo, la principale si svolgeva il 12 maggio, mentre Li Sannita era festaggiato il 21 settembre, e poi la terza festa il Sanna Manni veniva festeggiato il 29 settembre. L’11 maggio, alla vigilia della Festa principale, i cavalieri scendevano alla chiesa di Santa Maria per prelevare le bandiere e portarle alla chiesa di San Michele. Dopo aver fatto tre giri intorno alla chiesa, si cantavano i vespri. Il 12 di maggio, dopo la celebrazione della messa, veniva servito il pranzo su una lunga tovaglia distesa per terra. Al termine della Festa si riportavano le bandiere nella chiesa parrocchiale. Ormai da qualche anno le feste non si svolgono più.

La frazione Cuncosu

Ritornati sulla SS125 Orientale Sarda, procediamo verso nord in direzione della frazione Cuncosu (altitudine non disponibile, distanza 7 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), che raggiungeremmo dopo circa tre chilometri dalla deviazione che ci ha portato alla chiesa campestre di San Michele Arcangelo.

Prima della frazione Cuncosu si trova la chiesa campestre di San Giuseppe in Surrau dedicata a San Giuseppe lavoratore

Circa quattrocento metri prima di raggiungere questa località, sul ciglio sinistro della strada statale, si può vedere la chiesa campestre di San Giuseppe in Surrau, dal nome della località nella quale si trova, dedicata a San Giuseppe lavoratore. Si tratta di una chiesa di origini recenti, della quale nel 1960 è stata posta la prima pietra, e che a maggio del 1968 è stata benedetta. In seguito, nel 1990 è stata ampliata ed è divenura una vera e propria chiesa. All’interno conserva le statue di San Giuseppe e della Madonna di lourdes.

Arzachena-La chiesa campestre di San Giuseppe Arzachena: chiesa campestre di San Giuseppe: facciata

Presso questa piccola chiesa il 19 marzo, in occasione della sua ricorrenza, si celebra la Festa di San Giuseppe, ed il primo maggio si celebra la Festa della Madonna di lourdes.

La frazione Braniatogghiu

Subito prima della chiesa di San Giuseppe, ad angolo con essa, si trova la strada che procede verso sinistra, ossia verso ovest, e che, dopo quattro chilometri e novecento metri, ci conduce alla frazione Braniatogghiu (altitudine non disponibile, distanza 11.6 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), una piccola frazione Arzachena molto distante dal centro abitato.

Lungo la strada che conduce a Bassacutena si trova l’importante Country Hotel Tenuta Pilastru

Ritornati indietro con la SS125 Orientale Sarda verso in centro di Arzachena, a quattro chilometri e mezzo dalla chiesa campestre di San Giuseppe ed a circa un chilometro e duecento metri dal centro della citta, troviamo sulla destra la SP115, che imbocchiamo e seguiamo per quasi sei chilometri, fino a vedere, alla destra della strada, al chilometro 5.1, l’ingresso della Tenuta Pilastru.

Arzachena: il Country Hotel Tenuta PilastruL’importante Country Hotel Tenuta Pilastru si compone di un corpo centrale denominato Lu Pastrucciali, con al suo interno la reception, la sala comune, il camino e alcune camere. Le altre camere sono riunite in piccole casette poste su un unico livello e distribuite sul terreno della Tenuta. Ora la Tenuta ospita anche un nuovissimo wellness center. Riecheggiano nell’aria le storie di Minnannu, termine gallurese che sta ad indicare la parola nonno, unico custode della vasta proprietà lasciata in eredità alla figlia Maddalena ed al suo marito Piero. Parte nel 1980 l’avventura della famiglia Filigheddu, che inizia ad allevare bestiame in purezza. Nel 2005 Savin Couelle, architetto ed amico, sintetizza i desideri della famiglia, ridisegnando gli edifici sorti intorno allo stazzo del 1840. A quindici chilometri di distanza dal mare e pochi metri dalla necropoli di li Muri e dalle Tombe di Giganti, la tenuta propone il lato country dell’area del Consorzio Costa Smeralda, fatto di passeggiate lungo i sentieri della campagna, cucina tradizionale e relax tra piscina e centro benessere.

In località Candela si trova la Cappella dedicata alla Madonna di lourdes

Ritornati indietro con la SS125 Orientale Sarda verso in centro di Arzachena, a quattro chilometri e mezzo dalla chiesa campestre di San Giuseppe ed a circa un chilometro e duecento metri dal centro della citta, troviamo sulla destra la SP115, che imbocchiamo e seguiamo per duecentocinquanta metri, poi svoltiamo a sinistra ed imbocchiamo la circonvallazione di Arzachena. Percorsi seicentocinquanta metri, incrociamo la via Goffredo Mameli, che prendiamo verso destra, ossia verso ovest, seguendo le indicazioni per l’Agriturismo Candela. Presa la strada che esce dall’abitato e porta in località Candela, procediamo per circa un chilometro ed arriviamo dove troviamo a destra la deviazione che porta all’ingresso dell’Agriturismo Il Vecchio Ginepro. Proseguiamo per altri trecento metri e troviamo un’altra deviazione sulla destra, la prendiamo e, percorso un altro centinaio di metri, troviamo alla destra della strada la Cappella dedicata alla Madonna di lourdes.

Arzachena-La Cappella dedicata a Nostra Signora di lourdes Arzachena-Cappella dedicata a Nostra Signora di lourdes: interno

Presso questa piccola cappella, ogni anno il 25 aprile viene celebrata una messa per Commemorare la Madonna di lourdes.

I resti della Tomba di giganti li lolghi

Percorso poco più di un chilometro sulla circonvallazione verso sud, arriviamo a una grande rotonda. A questa rotonda arriva da sinistra, dal centro dell’abitato, il viale Paolo Dettori, ossia la SS427 verso Sant’Antonio di Gallura e Calangianus. Qui dritta continua la circonvallazione di Arzachena, mentre verso destra parte la SP14 in direzione di Luogosanto. Presa questa strada provinciale, percorriamo quasi quattro chilometri e mezzo, poi svoltiamo a destra in una strada bianca seguendo il cartello che indica la necropoli di Li Muri. Circa un chilometro prima della necropoli, prendiamo una stradina sulla destra e, dopo quattrocento metri, vediamo sulla sinistra la collinetta sulla quale si trova la Tomba di giganti. La sua grande stele è visibile da grande distanza. Ci si può arrivare anche imboccando da Arzachena la SP115 per Bassacutena e, percorsi quattro chilometri e mezzo, prendendo un bivio a sinistra che dopo circa due chilometri troviamo una deviazione sulla sinistra che ci porta alla tomba.

Arzachena-Tomba di giganti li lolghi: veduta della tombaArzachena-Tomba di giganti li lolghi: planimetriaLa Tomba di giganti li lolghi o di Li longhi è situata in Regione li Muri, la stessa nella quale è ubicata la necropoli a circoli che descriveremo più avanti, dalla quale dista circa duecento metri in linea d’aria. Si ha motivo di ritenere che la denominazione attribuita alla Tomba di giganti possa essere frutto di una trasposizione onomastica avvenuta al momento della ricognizione dei due monumenti, dato che il significato del termine gallurese lalghi corrisponde ad anelli, cerchi, per cui, data la conformazlone dei circoli della necropoli neolitica, è probabile che il nome li lolghi fosse attribuito a quest'ultima. La Tomba di giganti, costruita in granito a 129 metri di altezza, era già nota ad Antonio Taramelli, che aveva apprezzato le notevoli dimensioni della stele che era allora caduta e spezzata. Nuovamente segnalata da Michele Ruzittu, è rimasta per molti anni nascosta fra la vegetazione, fino ad essere riportata all’attenzione degli studiosi nel 1959 quando, per iniziativa del Soprintendente alle Antichità Guglielmo Maetzk, ne è stata operata una ricognizione da Salvatore Maria Puglilsi. Successivamente, con due distinte campagne di scavo nel 1959 e nel 1965 dirette da Editta Castaldi, il monumento è stato riportato alla luce e restaurato. La tomba, che domina tutto il paesaggio circostante, è la meglio conservata e, con la sua lunghezza di ventisette metri, la più grande di tutta l’Isola. Realizzata interamente in granito, conserva l’esedra, che delimita lo spazio semicircolare dove si svolgevano i riti funebri, quasi completa. Era costituita da quindici lastroni infissi verticalmente, di altezza crescente dai lati verso il centro, di cui oggi ne restano sette da un lato e tre dall’altro. Al centro si trova la stele, alta tre metri e settecento, e larga alla base due metri e mezzo, realizzata da due lastre di granito sovrapposte, con il profilo perimetrale decorato da una cornice in rilievo. Alla base della stele un piccolo portello introduce al grande corridoio sepolcrale absidato che, nella sua integrità originaria, doveva avere la forma di una chiglia di nave rovesciata. Il corridoio, che era coperto a piattabanda, è lungo nove metri e mezzo e largo circa un metro. La parete di fondo è suddivisa da un lastrone orizzontale in due piani, che vengono a costituire una sorta di edicola per la deposizione delle offerte. La tomba è stata realizzata in due fasi costruttive, ingloba infatti una tomba a corridoio del tipo chiamato allèe couverte, che costituisce ora la parte finale della camera mortuaria, la quale è stata ottenuta collegando alla tomba la camera mortuaria, realizzata con lastre infisse nel terreno a coltello, ed aggiungendo l’esedra.

Arzachena-Tomba di giganti li lolghi: lungo la strada verso la tomba Arzachena-Tomba di giganti li lolghi: la stele e le lastre che delimitano l’esedra Arzachena-Tomba di giganti li lolghi: la stele e i lastroni visti Arzachena-Tomba di giganti li lolghi: la stele Arzachena-Tomba di giganti li lolghi: veduta interna dal portello alla base della stele Arzachena-Tomba di giganti li lolghi: veduta dell’interno Arzachena-Tomba di giganti li lolghi: veduta laterale

Al suo interno sono stati rinvenuti numerosi reperti, ossia una cuspide di lancia, tazze e piccoli vasi inornati a peducci, riferibili alla Cultura di Bonnanaro, nel periodo del Bronzo Antico. Altri reperti, ossia le olle, le ciotole, i tegami ed i vasi con nervature triangolari verticali, nonche un pugnale con la lama bicostolata, rinvenuti durante gli scavi, sono riferibili all’Età del Bronzo Medio. La Tomba di giganti di li lolghi o li longhi di Arzachena è orientata verso sud est, con un azimut di 112°, e non è stato ancora ipotizzato dove dovesse puntare il suo allineamento.

I resti della necropoli di li Muri

Per raggiungere la necropoli di Li Muri, arrivati al bivio per la Tomba di giganti di Li lolghi continuiamo per circa un chilometro, e troviamo sulla destra la necropoli. Ci si può anche arrivare dal centro di Arzachena prendendo la SP115 per Bassacutena, e percorsi quattro chilometri e mezzo si prende un bivio a sinistra che ci porta, seguendo le indicazioni, dopo circa un chilometro arriviamo ai circoli funerari.

Atrzachena-Necropoli di li Muri: veduta della necropoliAtrzachena-Necropoli di li Muri: planimeriaLa Necropoli di li Muri è stata scoperta nel 1939 da Michele Ruzittu, è stata scavata per conto della Soprintendenza alle Antichità della Sardegna da Francesco Soldati, studiata e pubblicata nel 1941 da Salvatore Maria Puglisi, ed è stata considerata per molto tempo l’unica testimonianza di quella che era stata chiamata cultura dei Circoli di Arzachena, e che oggi è invece riconducibile alla facies culturale di San Ciriaco o alla prima fase della Cultura di Ozieri, come dimostrano altre necropoli con forti analogie ritrovate in altre località della Sardegna. La necropoli è realizzata su una serie di collinette ed è formata da cinque tombe, quattro delle quali del tipo a circolo con i perimetri di base tangenti l’uno all’altro, ed una del tipo a corridoio, ossia di quelle chiamate allèe couverte. Le tombe a circolo avevano al centro una cassetta di pietra di forma quadrangolare, realizzato con lastre di pietra infisse verticalmente nel terreno e coperte da un lastrone orizzontale di copertura, dei quali però nessuno è arrivata intatto fino a noi. La cassetta è circondata da diversi circoli concentrici di pietre, che costituiscono ciò che resta dell’originario tumulo che copriva la tomba e le dava la forma di una collinetta. Il diametro dei circoli va dagli otto metri e mezzo del più grande, ai cinque metri e trecento del più piccolo. Secondo Giovanni Lilliu, il defunto veniva collocato all’interno del circolo perché le sue membra fossero scarnificate dall’azione degli agenti atmosferici, ed una volta scarnificate, le ossa del defunto vanivano deposte all’interno della cassetta collocata al centro del circolo. Accanto al cerchio di pietre più esterno, è posto, per ogni tomba, un menhir in pietra infisso nel terreno, ritenuto la sede della divinità. Sono presenti anche due menhir protoantropomorfi posizionati uno di fronte all’altro, uno dei quali femminile con tre concavità mammellari. In prossimità dei circoli e nello spazio compreso fra i loro punti di tangenza sono state trovate urne votive per le offerte ai defunti. Non è escluso che tali offerte potessero consistere in cibi, magari deposti in contenitori di materiale deperibile quale il legno, come ha fatto pensare l’averle ritrovate assolutamente vuote. Purtroppo l’acidità del terreno granitico non ha consentito neppure che arrivassero fino a noi i resti scheletrici degli inumati delle ciste funerarie, sufficienti per uno studio antropologico, si sono lnfatti rinvenuti solo pochi frammenti disfatti di ossa lunghe.

Atrzachena-Necropoli di li Muri: veduta dall’alto Atrzachena-Necropoli di li Muri: lungo la strada verso la necropoli Atrzachena-Necropoli di li Muri: circoli, Dolmen e menhir in pietra Atrzachena-Necropoli di li Muri: i circoli Atrzachena-Necropoli di li Muri: i circoli Atrzachena-Necropoli di li Muri: Dolmen Atrzachena-Necropoli di li Muri: il particolare di un Dolmen Atrzachena-Necropoli di li Muri: menhir e Dolmen

È stato ipotizzato che si trattasse di sepolture singole, impressione che scaturisce soprattutto dalle dimensioni delle ciste. Non si può neppure escludere, tuttavia, che un sepolcro potesse anche accogliere più individui, soprattutto considerato il fatto che nulla si conosce del rituale di sepoltura. Non sappiamo se venisse sepolto il corpo nella sua completezza, ossia in deposizione primaria, o se venissero deposte nella cista i soli resti scheletrici dopo la scarnificazione, cioè in deposizione secondaria. Il rinvenimento nelle tombe di ciottoli con residui di ocra rossa ha fatto anche ipotizzare che questa potesse essere utilizzata per dipingere i corpi dei defunti, dato che il rosso è il colore del sangue e della rigenerazione, e che il suo uso nelle tombe neolitiche sarde è ampiamente documentato. Di particolare importanza sono gli oggetti che componevano i corredi che accompagnavano i defunti nei sepolcri.

Arzachena-Necropoli di li Muri: coppetta in steatite verde in una ricostruzione di Giovalli LilliuArzachena-Necropoli di li Muri: collana in pietre di steatiteLe ceramiche rinvenute sono inornate e poco significative, mentre sono notevoli una coppetta di steatite verde con due anse a rocchetto pieno e fondo ad anello in rilievo, finissime lame in selce, accette triangolari in pietra dura levigata, pomi sferoidi forati di funzione incerta, ipoteticamente ritenuti armi da offesa per il combattimento ravvicinato o insegne di comando, ed infine una serie numerosa di grani di collana in steatite a forma di piccole olive, altri sferici e discoidali. La forte somiglianza tra la coppa in steatite verde rinvenuta nella necropoli e le produzioni ceramiche relative alla facies culturale di San Ciriaco porta a ritenere la necropoli appartenente a questa fase del Neolitico Recente, il periodo che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 4200 ed il 4000 avanti Cristo e secondo la datazione tradizionale tra il 3400 ed il 3200 avanti Cristo. Si è per molto tempo ritenuto che la necropoli di Li Muri fosse l’unica testimonianza di quella che era stata chiamata cultura dei Circoli di Arzachena. Ma in effetti esempi simili esistono in altre località della stessa Gallura, come ad esempio la necropoli di La Macciunitta, vicino ad Arzachena, dove sono state rinvenute belle collane in pietra, e quella di Li Casalini vicino a Luogosanto. Vengono oggi, invece, considerate riconducibile alla facies culturale di San Ciriaco.

Lungo la strada verso Luogosanto troviamo la chiesa campestre di Santu lucca di l’Agliuledda dedicata a San Luca Evangelista

Dalla grande rotonda sulla SS427, presa verso destra la SP14, dopo poco meno di due chilometri, troviamo sulla sinistra la strada che porta in località Capichera e che è contraddistinta dalle segnalazioni turistiche per la Tomba di giganti Coddu Vecchju e per il Nuraghe la Prisciona, ubicati a breve distanza e che descriveremo più avanti.

Subito all’inizio della deviazione, dopo una cinquantina di metri, troviamo, sulla sinistra della strada, la chiesa campestre di Santu lucca di l’Agliuledda, dal nome della località nella quale si trova, dedicata a San Luca Evangelista. L’origine della chiesa risale a quando, durante la costruzione della strada, è stata costruita da un certo Giovanni Orecchioni, a margine della strada, una edicola dedicata a San Luca. Successivamente la vedova di Giovanni Orecchioni ha donato un terreno, sul quale gli abitanti della zona hanno pensato di edificare la chiesa, con donazioni e prestazioni di giornate lavorative. L’8 aprile del 1985 si è avuta la prima celebrazione, mentre la solenne benedizione è stata impartita nel 1989. La struttura non ha il fascino delle antiche piccole Chiese galluresi, ma presenta due imponenti colonne naturali in granito, sulle quali poggia il loggiato esterno, aggiunto a protezione dell’ingresso frontale. Il massiccio portone è composto da sei riquadri intarsiati che raffigurano simbologie del culto cristiano. Il campanile è a vela, in conci di granito a vista, così come l’arco che separa la sala dal presbiterio, che è lievemente rialzato.

Arzachena: chiesa campestre di Santu lucca di l’Agliuledda Arzachena: chiesa campestre di Santu lucca di l’Agliuledda: il massiccio portone Arzachena: chiesa campestre di Santu lucca di l’Agliuledda: interno Arzachena: chiesa campestre di Santu lucca di l’Agliuledda: processione

Dietro l’altare, sulla parete di fondo, si trova una nicchia nella quale è inserita la statua di San Luca con il Vangelo in mano, che viene portata in processione durante i festaggiamenti. La Festa di Santu lucca di l’Agliuledda si celebra il lunedì dell’Angelo, con pranzo comunitario e con balli, mentre il 18 ottobre si tiene esclusivamente una celebrazione liturgica.

I resti della Tomba di giganti di Coddu Vecchju

Arzachena-Tomba di giganti di Coddu Vecchiu: veduta della tombaArzachena-Tomba di giganti di Coddu Vecchiu: planimetriaProseguendo per circa trecento metri sulla deviazione verso la località Capichera, troviamo alla destra della strada le indicazioni che ci portano alla Tomba di giganti di Coddu Vecchju, che va considerata all’interno di un’unità archeologica della quale fanno parte il Nuraghe complesso la Prisgiona, situato a circa seicento metri di distanza in direzione sud est, ed il Nuraghe semplice Demuro, posto a circa duecento metri di distanza, del quale restano soltanto pochi filari di base. Realizzata a 90 metri di altezza in granito locale, ha una stele alta oltre quattro metri e larga quasi due metri, la più alta trovata in tutta la Sardegna, ed è sicuramente uno dei più importanti monumenti di questo tipo. Il monumento sepolcrale costituisce un esemplare di particolare importanza nello studio dell’architettura funeraria della Sardegna nuragica, poiché restituisce la sequenza architettonica che dalla tomba a galleria porta alla Tomba di giganti. La sua costruzione avviene in due fasi ed è il prodotto della ristrutturazione di una più antica tomba a corridoio del tipo denominato allée couverte. Dapprima è stata costruita la sepoltura a galleria, lunga dieci metri e mezzo e larga tra i tre metri e mezzo ed i quattro metri, che comprende un corridoio funerario rettangolare lungo nove metri e largo circa un metro, delimitato da blocchi granitici disposti in due filari sui quali poggiano delle grosse lastre. La copertura è realizzata con lastroni disposti a piattabanda, mentre il pavimento lastricato segue la naturale pendenza del terreno. L’esterno è costituito da filari di pietre di medie dimensioni. L’esedra semicircolare che trasforma la sepoltura in una Tomba di giganti risale a un periodo successivo. Alla prima sepoltura è stata aggiunta, attraverso un piccolo corridoio di raccordo costituito da due lastroni infissi a coltello, l’esedra delimitata da lastre di altezza digradante verso i lati, sorrette posteriormente da una struttura muraria che, collega l’emiciclo al corpo della tomba. Al centro dell’esedra si trova la stele centinata, costituita da due elementi sovrapposti, il riquadro inferiore e la lunetta superiore. Sono entrambi ornati da una cornice a rilievo piatto. Nella parte inferiore della stele si apre un piccolo portello con cornice a rincasso. Il monumento in origine era ricoperto da un tumulo costituito da pietre di medio piccole dimensioni.

Arzachena-Tomba di giganti di Coddu Vecchiu: lungo la strada verso la tomba Arzachena-Tomba di giganti di Coddu Vecchiu: la stele e le lastre che delimitano l’esedra Arzachena-Tomba di giganti di Coddu Vecchiu: la stele Arzachena-Tomba di giganti di Coddu Vecchiu: veduta interna dal portello alla base della stele Arzachena-Tomba di giganti di Coddu Vecchiu: veduta laterale Arzachena-Tomba di giganti di Coddu Vecchiu: veduta dal retro Arzachena-Tomba di giganti di Coddu Vecchiu: veduta laterale

I materiali rinvenuti all’interno della tomba, ossia tegami, ciotole carenate, vasi a collo rientrante, sono riferibili alla alla Cultura di Bonnanaro nell’Età del Bronzo Antico, mentre altri reperti sono riconducibili al Bronzo Medio.

Alcuni studiosi ritengono che, oltre ai Nuraghi ed ai pozzi sacri, anche le Tombe di giganti siano frutto di un raffinato calcolo teso a determinare l’orientamento astronomico. La maggior parte delle Tombe di giganti hanno l’esedra orientata a sud est, cioè la direzione del sorgere del sole all’alba del solstizio d’inverno. Ci sono, poi, tombe che guardano verso est, in relazione al sorgere del sole nel periodo degli equinozi, e tre tombe sono orientate a sud verso la stella Aldebaran, della costellazione dei Toro.

La Tomba di giganti di Coddu Vecchju di Arzachena è orientata verso est, con un azimut di 95°, dove sorge il sole all’alba degli equinozi. Gli appassionati delle culture megalitiche hanno scoperto da tempo la proprietà di questa struttura, che permette alla luce dell’alba, nel giorno degli equinozi, di entrare perfettamente nel ristretto portello della stele d’ingresso, andando ad illuminare il corridoio tombale.

I resti del Nuraghe complesso la Prisgiona

Arzachena-Nuraghe complesso la Prisciona: veduta dall’altoArzachena-Nuraghe complesso la Prisciona: planimetriaSempre in località Capichera, a circa seicento metri dalla tomba di Coddu Vecchju, si trova su un rilievo granitico, in posizione dominante, il Nuraghe la Prisgiona, un Nuraghe complesso edificato in materiale indeterminato a 125 metri di altezza. Il Nuraghe è costituito da una torre centrale del diametro di sei metri e mezzo, con un’altezza massima residua di circa quattro metri, e da due torri laterali unite fra loro da un bastione, e fa parte di un complesso che comprende anche un villaggio di capanne. La torre centrale è realizzata, alla base, con blocchi appena sbozzati disposti su filari irregolari, mentre la parte superiore è realizzata con conci lavorati e disposti su filari orizzontali. Al centro della torre c’è una porta di ingresso a sud che immette in un antro largo un metro e mezzo, strombato e con copertura a piattabanda, oggi ingombro di materiali di crollo. Sulla destra si trova una nicchia e sulla sinistra i resti della scala che portava al piano superiore. Dall’antro si entra nella camera del piano terra, con pianta circolare del diametro di tre metri e mezzo ed alta cinque metri e mezzo, le cui pareti sono realizzate con blocchi sbozzati, disposti in filari regolari. La camera presenta tre nicchie disposte a croce, delle quali la terza, nella parete di fondo della camera, è ostruita dai materiali di crollo. Il bastione è costituito da due torri laterali con le relative mura di raccordo, che costituiscono un impianto triangolare con angoli arrotondati. La torre posteriore sembra presentare dei corridoi, al posto della normale camera interna. Il tutto è circondato da una seconda cinta muraria ad andamento curvilineo da est ad ovest, alta poco più di un metro, con altre torri di cui oggi restano poche tracce. La cinta muraria è realizzata con grossi blocchi poco lavorati e disposti su filari irregolari. Nella torre centrale è presente una grande torre circolare, del diametro esterno di cinque metri e mezzo, con copertura a tholos ed una scala che porta alla stanza superiore. Nello spazio compreso tra la cortina e il Nuraghe è presente anche un pozzo, del diametro di poco più di un metro e profondo sette metri, rivestito da lastre di granito rosso disposte in filari regolari. Gli ultimi scavi archeologici nel complesso vanno dagli anni 90 del secolo scorso fino al 2008.

Arzachena-Nuraghe complesso la Prisciona: esterno Arzachena-Nuraghe complesso la Prisciona: esterno Arzachena-Nuraghe complesso la Prisciona: interno Arzachena-Nuraghe complesso la Prisciona: interno Arzachena-Nuraghe complesso la Prisciona: interno

Lettura di 'Spazi di lavoro e attività produttive nel villaggio nuragico la Prisgiona'Intorno al Nuraghe la Prisgiona, nell’area delimitata dalla seconda cinta muraria, si trovano i resti di un villaggio costituito da capanne circolari, con il diametro esterno di sette metri ed interno di cinque metri, con un’altezza residua di poco più di un metro, con ingresso spesso fornito di una lastra di soglia e con il pavimento lastricato. Il villaggio comprende, nella parte fino ad ora rilevata, una novantina di capanne leggibili in un fitto articolarsi di strutture ancora interrate. Lo scavo più recente ha interessato la porzione del villaggio adagiata immediatamente a ridosso del Nuraghe, nella quale si è definita una serie di ambianti che compongono un piccolo agglomerato, con le costruzioni poste l’una tangente all’altra, affacciate su un viottolo di accesso comune. Alcune rispondono a destinazioni d’uso che attestano lo svolgersi di attività specifiche, come grosse dolia e macine di diverse forme e dimensioni che attestano lo stivaggio e la lavorazione di derrate.

Il Nuraghe la Prisciona ed il suo villaggio sono attualmente oggetto di campagne di scavo e restauro, non è quindi possibile recarsi a visitarli.

In località Capichera troviamo l’Azienda Vitivinicola Capichera

Tornati sulla SS427 verso Sant’Antonio di Gallura e Calangianus, passiamo l’incrocio con la SP14 e proseguiamo verso sud per due chilometri e troviamo sulla sinistra le indicazioni per l’Azienda Vinicola Capichera, che raggiungiamo dopo settecentocinquanta metri, in località Spridda. Come in tutta la Gallura, anche qui viene coltivata principalmente l’uva del vitigno Vermentino, e, nello stazzo Capichera, oggi gestito da Giovannella e Alberto Ragnedda, è stata costituita nei primi anni venti del novecento l’Azienda Vinicola omonima.

Arzachena: i vini dell’azienda vitivinicola CapicheraAzienda Vitivinicola CapicheraVicino ad Arzachena, in località Capichera, si trova l’Azienda Vitivinicola Capichera la cui storia ha inizio nei primi anni venti, quando il nonno degli attuali proprietari eredita uno stazzo di oltre cinquanta ettari là dove oggi si trova il comune di Arzachena, all’estremo nord della Sardegna, in un’area già famosa per essere particolarmente adatta alla viticoltura. L’azienda viene creata nei primi anni venti del Novecento dai fratelli Fabrizio e Mario Ragnedda. L’attaccamento alla tradizione e l’amore per la terra si esprimono nell’etichetta, che rappresenta la vicina Tomba di giganti di Coddu Vecchju. La Cantina produce vini Docg di Gallura (Vermentino di Gallura Superiore Capichera, Vermentino Vendemmia Tardiva), nonche alcuni vini Carignano (Assajè, Mantenghja) provenienti non solo dai tradizionali vigneti del Sulcis ma anche dai nuovi vigneti in territorio di Palau.

La chiesa campestre di San Tomaso di la Minatoglia dedicata a San Tomaso d’Aquino

Percorso ancora un chilometro e trecento metri verso sud lungo la SS427, all’altezza del chilometro 28.4, imbocchiamo la salita sulla sinistra con segnalazione di via Stazzo Lu Palazzu. Percorriamo lo sterrato per seicento metri, svoltiamo al primo bivio sulla sinistra e procediamo per ulteriori settecento metri, fino a trovare, alla destra della strada, la chiesa campestre di San Tommaso di la Minatoglia, dal nome dello stazzo all’interno del quale si trova, dedicata a San Tomaso d’Aquino. La chiesa, che si trova in territorio di Olbia ma appartiene alla parrocchia di Arzachena, è stata edificata nel 1960 dal canonico don Francesco Filigheddu, dedicata a San Tomaso d’Aquino in onore del nonno materno Tomaso Sangaino, e consacrata nel 1964 in suffragio dei familiari defunti, ossia del padre Giovan Domenico e della madre Margherita, del fratello Giovanni e delle sorelle Maddalena e Tomasina. Don Francesco porta carriole, ma non indossa solo i panni dell’operaio, realizza pure i dipinti custoditi all’interno del piccolo edificio di culto.

Arzachena: chiesa campestre di San Tomaso d’Aquino Arzachena: chiesa campestre di San Tomaso d’Aquino: le vetrate sulla facciata Arzachena: chiesa campestre di San Tomaso d’Aquino: veduta dal retro Arzachena: chiesa campestre di San Tomaso d’Aquino: interno Arzachena: chiesa campestre di San Tomaso d’Aquino: lapide commemorativa

La prima domenica di giugno, presso questa chiesa campestre si svolge la Festa di San Tomaso, con la celebrazione eucaristica ed il pranzo comunitario che segue le cerimonie religiose.

In località la Piredda troviamo la chiesa campestre di Santu Paulu Calta dedicata a San Paolo Eremita

Percorsi ancora quattrocento metri sulla SS427, prendiamo una deviazione in una sterrata sulla sinistra, la seguiamo per circa centocinquanta metri, poi prendiamo a destra una strada bianca che, in un chilometro e seicento metri, ci porta, in località la Piredda, dove troviamo sulla destra, in mezzo ai boschi, il Parco di San Paolo Eremita. Ci potevamo arrivare anche proseguendo sulla SP14 oltre la deviazione che ci ha portato alla chiesa campestre di San Luca, dopo circa un chilometro e seicento metri prendiamo una deviazione sulla sinistra che ci porta, dopo più di due chilometri, alla sinistra della strada al Parco di San Paolo Eremita.

All’interno del parco, sotto un leccio secolare, si trova la chiesa campestre di Santu Paulu Calta, dedicata a San Paolo Eremita. La chiesa sorge sul luogo ove una pia donna, durante la guerra per la conquista della libia, vide per tre volte, in sogno, il Santo. Realizzata tra il 1909 ed il 1911, viene solennemente benedetta in occasione della prima festa dedicata alla Madonna del Buon Cammino, il 2 maggio 1912. A pianta rettangolare, presenta un campanile a vela e diversi gradini sull’entrata principale. Ai lati ci sono sette finestre a forma di mezzaluna e uno stemma papale rosso inciso sul muro che ricorda la costruzione della casa parrocchiale nel 1930. All’interno conserva le statue di San Paolo e della Madonna del Buon Cammino. Sempre all’interno di questa chiesa si trova, in una nicchia a sinistra, la statua di San Sebastiano, un soldato imperiale martirizzato a Roma sotto Diocleziano, ed in una nicchia a destra la statua di San Maurizio Martire, un guerriero che si rifiutò di eseguire la decimazione dei suoi soldati cristiani, ordinatagli da Massimiliano.

Arzachena: chiesa campestre di Santu Paulu Calta Arzachena: chiesa campestre di Santu Paulu Calta: veduta dal retro Arzachena: chiesa campestre di Santu Paulu Calta: interno Arzachena: chiesa campestre di Santu Paulu Calta: la Madonna del Buon Cmmino e San Paolo Eremita Arzachena: chiesa campestre di Santu Paulu Calta: San Maurizio Martire

Intorno alla chiesa ci sono tavoli e panche in granito, e i locali della cucina per la preparazione del cibo da consumare durante la Festa di Santu Paulu Calta, che si celebra l’ultima domenica di agosto, durante la quale viene offerto il tipico pranzo gallurese a base di minestra e carne lessata. Diverse sono le altre ricorrenze che vengono in essa celebrate, a partire dal primo maggio, quando si svolge la Festa della Madonna del Buon Cammino; seguono le celebrazioni della terza domenica dello stesso mese, in onore di tutti i Santi titolari, ovvero la Festa di San Paolo Eremita, della Vergine, di San Sebastiano e di San Maurizio; la Festa di Santu Paulu si svolge l’ultima domenica di settembre; infine la Festa di San Maurizio Martire, patrono del 22 settembre, che viene ricordato una domenica della seconda quindicina del mese di settembre.

Uscendo da Arzachena verso sud est troviamo i resti del tempio nuragico di Malchittu

Usciamo da Arzachena verso sud in direzione di Olbia con la SS125 Orientale Sarda. Percorsi circa due chilometri e mezzo dal centro dell’abitato, all’altezza del chilometro 340.2, troviamo le indicazioni per raggiungere l’area archeologica, che è segnalata da un cartello stradale sistemato nell’apposito parcheggio sul lato sinistro della strada. Nel parcheggio è presente l’edificio che ospita il Centro di Informazioni Turistiche, nel quale si trovano la biglietteria ed il servizio guida per alcuni dei principali monumenti archeologici. All’inizio dell’area del parcheggio, subito prima del centro, si trova il cancello in legno passato il quale, in circa seicento metri, si raggiunge il B&B Malchittu la Mesenda. Da qui parte il sentiero in salita che porta su un ripido colle e che, in circa un chilometro e mezzo, aggira l’altura e porta a raggiungere la cima ove è situato il tempio nuragico di Malchittu.

Arzachena-tempio di MalchittuIl Tempio nuragico di Malchittu è un edificio sacro che si ritiene molto antico, che presenta una pianta pressoche rettangolare lunga quattordici metri e larga sei, interamente realizzato con blocchi di granito di medie e grandi dimensioni appena sbozzati. È un tempio a megaron, ossia rettangolare, del tipo detto In antis, nel quale le pareti della cella sporgono fino al Pronao a formare una sorta di vestibolo. Nella parte anteriore due ali in pietra definiscono lo spazio sacro antistante, dove i pellegrini sostavano nell’attesa di entrare-muro di sinistra ha andamento rettilineo mentre quello di destra risulta curvilineo, dovendosi adattare alla presenza di un affioramento roccioso. Il lato di fondo del vestibolo termina in alto con un frontone in buone condizioni, che non conserva però l’altezza originaria. Al centro del lato di fondo del vestibolo si apre la porta di ingresso della camera. Gli stipiti e l’architrave dell’ingresso, con sopra la porta un finestrino di scarico, sono realizzati con blocchi più grandi e ben lavorati. L’ingresso architravato introduce in un breve corridoio di ingresso, che presenta sulle due pareti una piccola nicchia rettangolare atta a contenere la trave per il bloccaggio della porta in legno. Sia l’atrio sia il corridoio d’ingresso hanno il pavimento lastricato. Il corridoio di ingresso porta alla camera interna, rettangolare, lunga otto metri e larga quattro, con due piccole nicchie lungo ciascuna delle pareti lunghe, e, al centro del lato destro, un basso ripiano interrotto da due gradini. La copertura della camera interna e dell’atrio doveva essere in origine a doppio spiovente, con una trave centrale che poggiava al centro dei due frontoni, e che sosteneva le travi trasversali. I sedili lungo il lato destro della camera erano riservati alle persone ammesse ai rituali, durante i quali ardeva un focolare circolare, delimitato da piccole lastre ben accostate e connesse con malta di fango, posto al centro dell’ambiente. La camera termina in un abside semicircolare, con un bancone che accoglieva probabilmente le offerte rituali. Vi sono stati trovati resti bruciati di sacrifici, tracce di un focolare e numerosi reperti ceramici.

Arzachena-tempio di Malchittu Arzachena-tempio di Malchittu Arzachena-tempio di Malchittu

Il tempio fa parte di un complesso che comprende anche una capanna di notevoli dimensioni, diverse sepolture a tafone, un Nuraghe, una muraglia difensiva di cui restano brevi tratti realizzati con grossi blocchi disposti su filari irregolari. I resti della Capanna si trovano alla base del colle. Lungo i lati del rilievo si trovano Sepolture a tafone, al momento ne sono state individuate sei, sono nascoste dalla fitta vegetazione. Il Nuraghe si trova quasi di fronte al tempietto, in pessimo stato di conservazione, quasi totalmente crollato, per cui risulta impossibile oggi definirne la tipologia. Del complesso, il solo tempio nuragico è stato interessato da una indagine di scavo completo, rivelando la sua appartenenza al periodo del Bronzo Antico, la fase cronologica che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 2200 ed il 1900 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale tra il 1900 ed il 1600 avanti Cristo, nel suo periodo finale, quando si è sviluppata la cultura di Bonannaro B.

I resti del Protonuraghe Albucciu

Entrati nell’area archeologica segnalata da un cartello stradale sistemato nell’apposito parcheggio sul lato sinistro della strada, per raggiungere il Nuraghe Albucciu si deve raggiungere il lato opposto della strada, ossia il lato destro, attraversando a piedi il sottopassaggio.

Lettura di 'Il Nuraghe Albucciu e i monumenti di Arzachena'Arzachena: il Nuraghe Albucciu: veduta del Nuraghe appoggiato a una grande rocciaIl Nuraghe Albucciu è un Nuraghe complesso di tipo misto discretamente conservato, edificato in granito a 19 metri di altezza. Non si trattava, quindi, di un vero Nuraghe, ma secondo i più era originariamente uno pseudo Nuraghe a pianta rettangolare irregolare, di ventitre metri e mezzo per quindici metri e mezzo, che ha associato in seguito gli elementi del Nuraghe a corridoio con quelli del Nuraghe a tholos. Il Nuraghe aveva un ampio terrazzo che poteva fungere da Torre di avvistamento, e si articola su due piani, dei quali residua solo quello inferiore. È realizzato con grossi blocchi di granito grezzo, a parte l’architrave che è più rifinito, e fa corpo unico con un grande massiccio granitico contro il quale è stato edificato. Conserva sul frontale, rivolto verso oriente per garantire l’illuminazione, otto mensoloni sporgenti dalla muratura, ma in origine dovevano essere più numerosi a sostegno di una balaustra lignea. Al centro del frontale si apre l’ingresso che è sopraelevato sul livello di campagna, architravato, con un finestrino di scarico che alleggerisce il peso della struttura in corrispondenza della porta. Dall’ingresso entriamo in un breve antro trapezoidale coperto da lastre a piattabanda disposte ad altezza crescente verso il fondo. Il sistema di chiusura è costituito da due piccole nicchie che alloggiavano il palo di blocco della porta in legno; questa veniva fermata al pavimento per mezzo di un incavo parallelo alla soglia. Un condotto, realizzato tra le lastre del soffitto e la muratura, consentiva il sollevamento della porta per mezzo di una corda. Sul fondo dell’antro si trovano un corridoio e gli ingressi di due vani. All’estremo di sinistra c’è il lungo corridoio cieco, angusto, lastricato e con copertura a piattabanda, che si sviluppa con andamento curvilineo, forse condizionato dalla parete rocciosa cui si addossa. Nella parete opposta all’entrata, sull’angolo sinistro, c’è una scala, con due rampe intervallate da un pianerottolo, che conduce al terrazzo: la prima rampa è coperta da lastroni con disposizione scalare ascendente, mentre la seconda era probabilmente a cielo aperto. Sulla destra c’è una camera ellittica e con copertura aggettante interrotta da un lastrone, con una piccola cella da cui parte un cunicolo che, se percorso a carponi, porta all’esterno nel lato nord del Nuraghe. Vi è anche una seconda camera più grande, nel lato sud, alla quale si accedeva con una scala a pioli calata dal terrazzo in un cortiletto attiguo, che rappresenta l’ambiente più ampio dell’intera costruzione, con un sedile lungo il muro costruito in funzione del focolare. Il vano, subcircolare con pareti impostate sull’affioramento roccioso ed aggettanti, presenta un piccolo ripostiglio, ed un’apertura architravata forse per l’illuminazione. Le pareti della camera dovevano in origine elevarsi sul livello del terrazzo, delimitando un vano suddiviso in due piani da un soppalco in legno, collegato da una scala in legno. Il terrazzo si estende su tutta la costruzione e presenta un’ampia fascia pavimentata da un acciottolato, sulla quale si aprono cinque vani ed al centro è presente un’area subcircolare delimitata da un filare di pietre dove si svolgevano le principali attività. Ad ovest del terrazzo si trova una torre, con la camera con due scale con andamento opposto. La prima discende verso il centro della costruzione, la seconda ripida è ascendente verso un piccolo ambiente superiore parzialmente crollato. A nord del terrazzo un corpo rettangolare racchiude una cameretta ellittica, in origine coperta, il cui ingresso si apre su un ambiente circolare che comunica con il terrazzo.

Arzachena: il Nuraghe Albucciu: veduta d’insieme Arzachena: il Nuraghe Albucciu: il portone d’ingresso Arzachena: il Nuraghe Albucciu: scala interna Arzachena: il Nuraghe Albucciu: ingresso al lato nord Arzachena: il Nuraghe Albucciu: uscita sul terrazzo

Intorno al Nuraghe, si trovano i resti di un Villaggio costituito da capanne circolari. All’interno sono stati rinvenuti numerosi reperti dell’Età del Bronzo Medio, tra i quali la statuetta di un orante, un vaso in bronzo che conteneva le ceneri del defunto, spade votive ed un pugnale, frammenti di lingotti Ox-hide, che sono conservati al Museo Archeologico ed Etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari.

Arzachena: il Nuraghe Albucciu: capanna del villaggio Arzachena: il Nuraghe Albucciu: capanna del villaggio Arzachena: il Nuraghe Albucciu: grande capanna delle riunioni Arzachena: il Nuraghe Albucciu: il masso davanti al quale è stata costruita la capanna delle riunioni

I materiali rinvenuti documentano il riutilizzo del Nuraghe nella tarda Età del Bronzo, poi abbandonato temporaneamente, è stato rioccupato nell’ottavo o settimo secolo avanti Cristo con una funzione sacra.

Vicino al Protonuraghe Albucciu si trovano i resti della Tomba di giganti Moru

A un centinaio di metri dal Nuraghe Albucciu in direzione nord est, alla sinistra della SS125 Orientale Sarda, si trovano i resti molto rovinati della Tomba di giganti Moru. Per raggiungerla, poco dopo l’area archeologica segnalata dal cartello stradale sistemato nell’apposito parcheggio, proseguiamo verso sud lungo la SS125 Orientale Sarda per un paio di centinaia di metri, e prendiamo la prima traversa a sinistra che è la via Moru, la seguiamo per una quarantina di metri fino al termine, dove prendiamo un sentiero che porta in una cinquantina di metri ai resti della tomba.

Arzachena-Planimetria della Tomba di giganti MoruLa Tomba di giganti Moru, edificata in granito a 23 metri di altezza, della quale manca però la stele, si ritiene costituisse la zona sepolcrale appartenete al Nuraghe Albucciu. La tomba era inizialmente costituita da un corridoio rettangolare dal muri molto spessi, secondo un modello denominato allée couvertés, ed è stata successivamente trasformata in una Tomba di giganti ampliando il tumulo di terra e le pietre che la circondavano, ed aggiungendovi l’esedra. A questo proposito, non sappiamo se al centro vi fosse una stele, è stata trovata però davanti all’entrata una pietra che costituiva la chiusura della tomba, sulla quale è incisa la lettera daleth, che era una lettera con la quale i Cartaginesi indicavano l’aldilà. Arzachena-Resti della Tomba di giganti MoruAlcuni ritengono che la sepoltura avesse una stele centinata, come la maggior parte delle sepolture del medesimo tipo in zona, ma che sarebbe stata fatta sparire in un secondo momento. Si ha infatti la notizia dello spostamento e della frammentazione, che sarebbe stata effettuata da parte di boscaioli toscani, delle lastre plattabandate di copertura del corridoio funerarlo. Della copertura della tomba resta ad oggi solo una lastra, leggermente spostata rispetto alla posizione originarla. La Tomba di giganti Moru è l’unico esempio di tomba a filari di pietre, rinvenuta nel territorio di Arzachena, ed è orientata verso est, dove sorge il sole. Il monumento in esame è stato scavato nel 1988 ed ha restituito reperti databili dal bronzo antico alla fine del bronzo e primo ferro, con anche alcuni reperti punici.

Prendiamo la strada statale che da Arzachena porta ad Olbia e troviamo il mulino di San Giovanni

Arzachena-Mulino di San GiovanniLungo la SS125 Orientale Sarda verso sud, che unisce Arzachena con Olbia, quasi quattro chilometri dal centro dell’abitato, all’altezza del chilometro 336.7, dove si trova il vecchio ponte di San Giovanni posto lungo il corso del rio San Giovanni, chiamato anche rio Arzachena, troviamo sulla destra della strada il Mulino di San Giovanni, che ormai non è più attivo. In parte restaurato, è un mulino ad acqua dei primi del novecento, tra i pochi rimasti integri in Sardegna. Il mulino di San Giovanni si trova nella frazione Mulino di Arzachena (altitudine non disponibile, distanza 7.5 chilometri, non è disponibile il numero di abitanti), un luogo ideale per che vuole fare una vacanza nell’area del Consorzio Costa Smeralda senza alloggiare in località troppo costose.

La Cantina Surrau con tre vini inseriti nella guida 5StarWines di Vinitaly e un vino premiato dal Gambero Rosso

Percorsi altri circa cinquecento metri sulla SS125 Orientale Sarda, raggiungiamo una rotonda dove, prendendo a sinistra, ci immettiamo sulla SP59 che si dirige verso est. Percorsi appena cinquecento metri, alla destra della strada si trovano gli edifici che ospitano la Cantina Surrau.

Il riconoscimento 5starwinesTre Bicchieri del Gambero RossoArzachena-La Cantina SurrauNasce dall’entusiasmo di una famiglia la Cantina Surrau, un’impresa giovane figlia di un territorio dalla grande tradizione enologica, immersa nel vigneto che fa da sfondo alla strada che da Arzachena conduce verso l’area del Consorzio Costa Smeralda. La vocazione turistica del territorio si sposa oggi con l’antica vocazione di una terra che da sempre nutre la vite per generare un vino corposo. In questa terra nascono oggi grandi vini rossi e bianchi dalla coltivazione di vitigni autoctoni e internazionali di grande carattere, e la Cantina produce vini Vermentino, Cannonau, Carignano, Muristellu e Cabernet Sauvignon. Il suo vino Cannonau di Sardegna Doc Riserva Sincaru 2018, il vino Vermentino di Gallura Docg Branu 2021, ed il vino Vermentino di Gallura Docg Montidimola 2020 sono stati inseriti nella 5StarWines di Vinitaly. Inoltre il vino Vermentino di Gallura Superiore Sciala 2021 ha ottenuto il riconoscimento dei Tre Bicchieri dalla guida Vini d’Italia 2023 del Gambero Rosso.

La frazione Monticanaglia

Dalla rotonda, presa la SP59 che si dirige verso est, in circa tre chilometri arriviamo a un bivio, dove, prendendo a destra, in un paio di chilometri, raggiungiamo la frazione Monticanaglia (altezza metri 50, distanza 9.7 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 47), una piccola frazione Arzachena.

La frazione Santa Teresina con la sua chiesa ed il suo Cimitero

Da Monticanaglia prendiamo la strada verso nord, che ci riporta in 2,2 chilometri sulla SP59, la seguiamo per trecento metri, poi svoltiamo a sinistra e, dopo duecento metri, arriviamo alla frazione Santa Teresina (altezza metri 73, distanza 10.6 chilometri sul livello del mare, abitanti circa 126). Potevamo arrivarci dal bivio sulla SP59, dove avevamo preso a destra verso Monticanaglia, prendendo, invece, a sinistra, e raggiungendo la frazione in circa tre chilometri.

Arzachena-Santa Teresina: chiesa di Santa TeresinaSanta Teresina si trova nell’entroterra a due passi dall’area del Consorzio Costa Smeralda, ed è una buona destinazione per chi desidera la tranquillità, senza però ritrovandosi eccessivamente distante dalla costa e dai servizi. La frazione è immersa tra le rocce granitiche della Gallura, maestose, suggestive e dalle forme antropomorfe. La macchia mediterranea qui impera e circonda i numerosi stazzi, gli agriturismi e le case vacanze della zona, alcune molto Lussuose e dotate di piscina privata. Al centro dell’abitato, costituita da numerose abitazioni sparse, si trova la chiesa di Santa Teresina, una chiesa molto moderna presso la quale il 26 e 27 maggio si svolge la Festa del Sacro Cuore, ed il 3 e 4 ottobre la Festa di Santa Teresina. Nella parte sud orientale dell’abitato si trova il piccolo Cimitero di Santa Teresina, che è, dopo il Cimitero Comunale di Arzachena, il secondo Cimitero del paese, nato per servire tutte le località ad est dell’abitato. Infatti se da Santa Teresina proseguiamo sulla SP59, la percorriamo per circa tre chilometri, poi svoltiamo a destra ed in cinquecento metri arriviamo alla frazione Arzachena denominata Abbiadori, che è la prima località dell’area del Consorzio Costa Smeralda, che descriveremo in una delle prossime tappe del nostro viaggio.

La chiesa campestre di Santu Micali d’Alzachena dedicata a San Michele Arcangelo

Dalla rotonda sulla SS125 Orientale Sarda, proseguendo per circa un chilometro e, subito prima di incontrare l’Ippodromo di San Pantaleo, troviamo sulla destra della strada il Parco di Santu Micali o di San Michele, con all’interno la chiesa campestre omonima.

Secondo la tradizione la costruzione della chiesa campestre di Santu Micali d’Alzachena, dedicata a San Michele Arcangelo. Questa chiesa risalirebbe alla fine del Settecento, quando i Saraceni infestavano le coste con frequenti razzie nelle quali catturavano uomini, donne e bambini della zona di Monti di Mola, l’attuale Porto Cervo. Questi, durante la prigionia, avrebbero fatto un voto a San Michele, ed in seguito, in segno di ringraziamento per la Libertà riconquistata, avrebbero eretto la chiesa, che si trova in territorio di Arzachena, anche se appartiene ecclesiasticamente alla parrocchia di San Pantaleo. L’edificio, ad una sola navata, ha il pavimento in cotto ed il soffitto costruito con travi di castagno e ginepro, con interposti mattoni rossi. Nell’altare è collocata la statua di San Michele, e nella parete destra è sistemata un’altra statua del Santo che viene portata in processione durante le feste.

Arzachena: chiesa campestre di Santu Micali d’Alzachena Arzachena: chiesa campestre di Santu Micali d’Alzachena: facciata

Sull’altro lato della strada statale, a breve distanza dalla chiesa, una stradicciola portava al vecchio Cimitero di San Michele chiamato Lu Chiappittu, demolito nel 1958 per edificare un nuovo piccolo Cimitero che è ancora in uso. Nella chiesa campestre si celebrano tre Feste di San Michele Arcangelo, l’8 maggio quella organizzata esclusivamente da Li Femini, ed il 16 maggio quella organizzata esclusivamente da L’Omini, che sono molto sentite dalla comunità. Vi si celebra, infine, una terza Festa di San Michele Arcangelo l’ultima domenica di settembre.

La chiesa campestre di Santu Ghjuanni d’Alzachena dedicata a San Giovanni Evangelista

Dalla chiesa campestre procediamo in direzione Olbia lungo la SS125 Orientale Sarda per poco più di quattro chilometri, e, all’altezza del chilometro 333, svoltiamo a destra in via Stazzi Spridda, passiamo sotto il vecchioponte di San Giovanni, proseguiamo per trecento metri, imbocchiamo la strada sulla destra, ossia verso nord, procedendo per ulteriori cinquecento metri, ed arriviamo al Parco di San Giovanni, nel quale si trova la chiesa omonima.

La chiesa campestre di Santu Ghjuanni d’Alzachena dedicata a San Giovanni Evangelista è situata sulla riva del rio San Giovanni, sul suo lato sinistro. Secondo la tradizione, tre fratelli Pileri, di origine aggese, durante una battuta di caccia al cinghiale, richiamati dall’abbaiare dei cani, avrebbero trovato una statua di marmo raffigurante San Giovanni Evangelista, immerso all’interno di un calderone di olio bollente. Sempre secondo la tradizione, il villaggio di origine medievale era stato distrutto dalle incursioni dei Saraceni e la gente del posto aveva nascosto la statua del Santo in un tratto del fiume. Caricata la statua su un carro, dopo solo cinquecento metrii buoi non ne vollero più sapere di proseguire, e si decise quindi costruire lì la chiesa, che sarebbe stata edificata intorno all’anno 1744. Si tratta di una chiesa di modeste dimensioni, con pianta ad aula rettangolare con una singolare volta in ginepro, dotata di due ingressi laterali, campanile a vela sulla cuspide della facciata principale, muri faccia a vista, copertura in manto di coppi su orditura lignea. All’interno conserva sull’altare maggiore la statua marmorea del Santo raffigurato all’interno del pentolone di olio bollente, di probabile scuola del Bernini. Nella stessa chiesa, al culto di San Giovanni Evangelista si è aggiunto quello di San Giovanni Battista, per un ex voto dei cugini Giandomenico e Giovanni Demuro che proprio il 24 giugno 1855, giorno del loro onomastico, durante la guerra di Crimea, si salvarono nell’assedio di Sebastopoli, per intercessione di San Giovanni Battista. Nel lato sinistro della chiesa è collocata la statua di Santa Maria Maddalena, donata da Maddalena Cattrocci, in seguito ad un voto fatto durante la Prima Guerra Mondiale, nel lato destro è collocata la statua della Madonna dell’Incontro, donata da Domenica Carta.

Arzachena: chiesa campestre di Santu Ghjuanni d’Alzachena Arzachena: chiesa campestre di Santu Ghjuanni d’Alzachena: facciata Arzachena: chiesa campestre di Santu Ghjuanni d’Alzachena: interno Arzachena: chiesa campestre di Santu Ghjuanni d’Alzachena: la statua sopra l’altare maggiore

Arzachena: il Cimitero di San GiovanniLa zona del parco di San Giovanni è circondata da olivastri e querce. Sul lato sinistro della chiesa si apriva il luogo dove venivano depositati i defunti, secondo l’uso tradizionale. A pochi metri di distanza, nel Novecento, è stato costruito il Cimitero di San Giovanni, un piccolo Cimitero ancora in uso, intorno al quale sono nate varie leggende che la tradizione orale ha conservato. Presso questa piccola chiesa, il 6 maggio e il 3 settembre si svolge la Festa di San Giovanni Evangelista, un’importante celebrazione religiosa locale, al termine della quale viene offerto a più di mille persone il tipico pasto delle feste galluresi, costituita da minestra in brodo, carne e ultimamente anche la pasta. Inoltre il 24 giugno ed il 29 agosto vi si svolge la Festa di San Giovanni Battista, il primo sabato di giugno la Festa di Santa Maria Maddalena, ed il primo sabato di ottobre la Festa della Madonna dell’Incontro.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, proseguiremo la visita della Gallura interna recandoci da Arzachena, con la SS427, a visitare il borgo di Sant’Antonio di Gallura con i suoi dintorni.


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