Dolianova nata dall’unione di Sicci San Biagio e Dolia con la cattedrale di San Pantaleo
In questa tappa del nostro viaggio, da Serdiana ci recheremo a Dolianova nota per la sua produzione vinicola, olivicole e casearia, che visiteremo con il suo centro costituito dall’unione degli antichi comuni di Sicci San Biagio e Dolia San Pantaleo, con la cattedrale di San Pantaleo, e con i suoi dintorni nei quali si trova il complesso nuragico Sa Domu de S’Orcu. La regione storica del ParteòllaA pochi chilometri da Cagliari si sviluppa il territorio del Parteòlla (nome in lingua sarda Partiolla) è una regione confinante con il Campidano, il Sarrabus e il Gerrei. Il Parteòlla è interamente compreso nella Provincia del Sud Sardegna e comprende i comuni: Dolianova, donori, Serdiana, Ussana. Il comune di Soleminis si trova tra il Campidano di Cagliari e il Parteòlla, per cui può appartenere all’una o all’altra di queste regioni, e noi preferiamo attribuirlo alla prima. È un territorio caratterizzato dal una grande varietà del paesaggio, come racconta lo storico sardo Giovanni Fara, che lo descrive in parte montuoso, in parte pianeggiante e coltivato, irrigato da brevi corsi d’acqua. Nel Parteòlla sono praticate l’agricoltura e la pastorizia, e sono particolarmente diffuse le produzioni di olii, vini e formaggi. In viaggio verso DolianovaDal centro di Serdiana prendiamo verso est la via Monsignor Paolo Carta, che prosegue sulla via Manno e porta al Cimitero Comunale, proseguendo la strada esce dall’abitato di Serdiana e, dopo poche decine di metri, entra in quello di Dolianova. Dal Municipio di Serdiana a quello di Dolianova si percorrono 2.1 chilometri. Il comune chiamato Dolianova con la cattedrale di San PantaleoIl comune Dolianova (nome in lingua sarda Partiolla, metri 212 sul livello del mare, abitanti 9.411 al 31 dicembre 2021), che costituisce il più importante centro agropastorale posizionato sulle falde occidentali del massiccio del Sarrabus, ha dato il nome alla regione storica della Parteòlla. Dolianova è raggiungibile con la SS387 del Gerrei e con la SS466 di Sibìola, che portano a Serdiana, distante un paio di chilometri dalla cittadina, e la Stazione ferroviaria di riferimento si trova subito ad ovest dell’abitato, mentre a sud ovest è presente una ulteriore fermata ferroviaria. Il territorio Comunale, caratterizzato da grosse distese di vigneti e di oliveti, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, dato che si raggiungono i 932 metri di quota. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale delle città dell’Olio e città del VinoQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città dell’Olio, che ha tra i suoi compiti principali quello di divulgare la cultura dell’olivo e dell’olio di oliva di qualità, tutelare e promuovere l’ambiente ed il paesaggio olivicolo, diffondere la storia dell’olivicoltura, e garantire il consumatore attraverso le denominazioni di origine. Le città dell’Olio in Sardegna sono ad oggi Alghero, Berchidda, Bolotana, Bosa, Cuglieri, Dolianova, Escolca, Genuri, Gergei, Giba, Gonnosfanadiga, Ilbono, Ittiri, Masainas, Olbia, Oliena, Orgosolo, Orosei, Osini, Riola Sardo, Samatzai, Santadi, Seneghe, Serrenti, Siddi, Sini, Uri, Usini, Ussaramanna, Vallermosa, Villacidro, Villamassargia. Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino, il cui obiettivo è quello di aiutare i Comuni a sviluppare intorno al vino, ai prodotti locali ed enogastronomici, tutte quelle attività e quei progetti che permettono una migliore qualità della vita, uno sviluppo sostenibile, più opportunità di lavoro. Le città del Vino in Sardegna sono ad oggi Alghero, Arzachena, Atzara, Badesi, Benetutti, Berchidda, Bonnanaro, Bosa, Calangianus, Dolianova, Donori, Dorgali, Jerzu, Loceri, Luogosanto, Luras, Meana Sardo, Modolo, Monti, Neoneli, Olbia, Samugheo, San Nicolò di Arcidano, Sant’Antioco, Selargius, Sennori, Serdiana, Sorgono, Sorso, Tempio Pausania. Origine del nomeLa più antica attestazione del borgo si trova, all’inizio del Duecento, nella Carta di compromesso del priore Raimondo di San Saturno, dove viene indicata come Dolia, e si può interpretare il nome come derivato dall’appellativo latino Dolium nella sua forma plurale Dolia, ad indicare le giarre, ossia i grossi recipienti di terracotta per granaglie, olio e vino. Trovandosi il villaggio in una zona di intensa coltivazione del grano, è facile che il suo nome in origine indicasse le giarre, cioè, praticamente, i granai. In seguito, nelle Carte Volgari campidanesi, il nome risulta interpretato e trascritto come De Olia, e nel Trattato di pace fra i Giudicati di Cagliari e di Arborea del 1206 come De Oglia. È pure ipotizzabile un’altra origine del suo nome, dato che, se si privilegia l’altra forma anch’essa molto antica Olia, la si può far derivare dal latino Olea, ad indicare l’olivo, col valore collettivo che indica gli olivi, ed anche questa derivazione si adatta bene al contesto agricolo della località. La sua economiaSi tratta di un centro collinare che, accanto alle tradizionali attività agricole, in particolare quella olivicola e vitivinicola, ha sviluppato un sia pur modesto tessuto industriale. Il settore economico primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, olivo, agrumi, uva e altra frutta. Dolianova è un centro importante per la coltura della vite e dell’olivo, nonché per la trasformazione dei detti prodotti ad opera soprattutto della Cantina Sociale di Dolianova, e della Cooperativa Olivicoltori del Parteolla, aziende esportatrici a livello nazionale e internazionale. un’altra importante attività economica è la produzione dei formaggi ovino e caprini, in quanto Dolianova è sede dell’Argiolas Formaggi, uno dei più grandi caseifici della Sardegna, che esporta i propri prodotti in gran parte dell’Italia e ha alle proprie dipendenze più di sessanta lavoratori. Il settore primario è presente anche con l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. Il settore secondario è costituito da imprese che operano nei comparti alimentare, tra cui il lattiero caseario, della lavorazione e conservazione della frutta, della stampa, del vetro, dei laterizi, dell’estrazione, della gioielleria e oreficeria, metalmeccanico, elettronico ed edile. Il terziario si compone della rete distributiva, di dimensioni non rilevanti ma sufficiente al soddisfacimento delle esigenze primarie della comunità, e dell’insieme dei servizi. Dolianova richiama un cospicuo afflusso di visitatori grazie non solo alle sue bellezze naturali e artistiche, ma anche alla possibilità di effettuare belle passeggiate e interessanti escursioni nei dintorni. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno. Brevi cenni storiciTutto il territorio circostante si è rivelato ricco di emergenze archeologiche, di epoca nuragica, cartaginese, romana, ed in seguito bizantina. In epoca romana avviene lo stanziamento dei Patulcenses Campani, coloni di origine campana stanziatisi secondo alcuni autori fino dal secondo secolo avanti Cristo nell’attuale territorio di Dolianova, citati nella Tavola di Esterzili, la lastra di bronzo riportantesu un lato un’iscrizione in latino corrispondente ad un decreto del 69 dopo Cristo del proconsole della Sardegna lucio Elvio Agrippa. L’attuale abitato è stato formato dall’unione di due paesi, Dolia e Sicci, risalenti al periodo giudicale, quando entrambi i paesi appartenevano al Giudicato di Càralis e facevano parte della curatoria di Parte Olla, chiamata in origine Parti ( ’e) Olla, di cui Dolia era il capoluogo. I primi documenti su Dolia risalgono al 1089, quando il vescovo Virgilio firma l’atto di fondazione dei monasteri dei Santi Giorgio e Genesio, creati per volontà del giudice di Cagliari Salusio II di Cagliari. In quel periodo si ha notizia di un vescovo nel villaggio di Sanctu Pantaleu de Olia. Nel 1258, alla caduta del Giudicato, il territorio passa prima sotto la dominazione Arborense, poi al comune di Pisa, ed infine sotto quella aragonese. Nel quattordicesimo secolo il villaggio di Dolia, poi denominato San Pantaleo in onore del suo Santo patrono al quale è dedicata una grande e bella chiesa romanica, la cui costruzione risale al dodicesimo o tredicesimo secolo, diviene un feudo del vescovo di Suelli. Anche in quel periodo la chiesa dedicata a San Pantaleo e il villaggio nel quale essa si trova, hanno avuto notevole importanza, come dimostra il fatto che è esistita una vasta Diocesis doliensis, che viene soppressa nel 1502, quando viene annessa all’arcidiocesi di Cagliari, ed i suoi arcivescovi ne divengono i Baroni e contribuiscono a mantenerne l’importanza, tanto che agli inizi del diciannovesimo secolo San Pantaleo diviene capoluogo di mandamento, esercitando la sua giurisdizione sui borghi di donori, Serdiana, Sicci, Soleminis e Ussana. Il villaggio di Sicci, invece, ha mantenuto un carattere maggiormente rurale che ha condizionato i modi abitare e vivere, e, nel periodo medioevale, è un piccolo centro della diocesi di Dolia e dell’omonima curatoria, che vive le successive vicende al pari di San Pantaleo, pur restando estranea al diretto controllo della chiesa nel suo territorio. Dopo la parentesi Arborense e poi Pisana, nel periodo spagnolo la Baronia di Sicci, costituita nel 1355, viene assegnata in feudo a Raimondo De Amburra, e, dopo diverse vicende, entra nei possedimenti dei duchi di Mandas, i Tellez Giron de Alcantara. Entrambi i paesi, San Pantaleo e Sicci, vengono riscattati ai rispettivi feudatari nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Del comune di Sicci nel 1868 viene cambiata la denominazione in Sicci San Biagio. L’attuale comune di Dolianova nasce il 25 giugno 1905 dalla fusione dei due antichi villaggi, ossia San Pantaleo e Sicci San Biagio, e, come testimonianza dei due precedenti comuni dai quali è stata originata, ancora oggi Dolianova mantiene i due vecchi patroni, ossia San Pantaleo e San Biagio. Il comune di Dolianova resta nella Provincia di Cagliari fino alla riforma del 2016, quando la cittadina viene aggregata alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Principali personaggi che sono nati a DolianovaNell’antico comune di San Pantaleo è nato il pittore e scultore sardo Juan Angel Puxeddu, ossia Giovanni Angelo Puxeddu. A San Pantaleo nasce Juan Angel Puxeddu ossia Giovanni Angelo Puxeddu, il più grande pittore e scultore sardo del seicento, che ha operato tra il 1616 ed il 1662. L’anno di nascita è incerto poichché i registri ecclesiastici di San Pantaleo iniziano dal 1597, tuttavia nel 1616 doveva avere 22 o 23 anni. Trascorre gran parte della sua vita a Cagliari, nel quartiere di Villanova. Molti documenti attestano la prolifica produzione di opere della sua bottega, caratterizzate da figure rigide e spesso evidentemente sproporzionate. Nel primo documento relativo l’attività di Puxeddu in qualità di scultore, del 1616, un falegname di nome Giovanni Solinas chiede che venga realizzata una piccola statua di San Giovanni Battista. In seguito, è autore di un grande tabernacolo ligneo andato perduto, per la parrocchia di lunamatrona, che realizza in collaborazione con lo scultore siciliano Vincenzo Sasso, ed egli è abile a stringere rapporti commerciali anche con diverti artisti napoletani, come Alfonso D’Orsi, Alessandro Casola, Antonio Amatuccio. Nel 1638 viene documentata la presa in carico da parte di Puxeddu della pittura di un retablo realizzato da Vincenzo Sasso, ma anche qust'opera è andata perduta. Tra Il 1656 e il 1657 realizza due statue lignee di Sant’Efisio, commissionategli da donna Elena Brondo y Gualbes, Marchesa di Villacidro, e dal notaio Giacomo Queranti di Cagliari. Un rogito notarile del 1662 commissiona a Puxeddu la realizzazione di un retablo destinato alla Cappella della Madonna del Carmine, all’interno della chiesa di Santa Barbara a Sinnai, e questo è uno degli ultimi documenti che testimoniano l’attività di Puxeddu. Di questo reablo chiamato il retablo della Vergine o retablo delle anime, si sono perse le tracce negli anni sessanta del novecento, e viene ritrovato negli anni novanta a Cagliari nella casa di un privato, viene poi restaurato e ricollocato nel chiesa di Santa Barbara, vicino alla sua posizione originale ormai occupata da un’altra opera. Giovanni Angelo Puxeddu muore a Cagliari nel 1680. |
Le principali feste e sagre che si svolgono a DolianovaA Dolianova è attivo il Gruppo Folkloristico città di Dolianova, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali feste e sagre che si svolgono a Dolianova si segnalano, il 20 gennaio, la Festa di San Sebastiano, con la sera della vigilia l’accensione del falò di San Sebastiano; il 2 febbraio la Festa della Candelora, con la benedizione e l’accensione del falò in onore di San Biagio, alla quale segue il 3 febbraio la Festa di San Biagio di febbraio, con la Benedizione della gola e la distribuzione alla popolazione dei Pirichiteddus benedetti; le celebrazioni della Pasqua, con il rito de S’Iscravamentu, la deposizione di Cristo dalla croce secondo la tradizone del venerdì Santo; la seconda domenica dopo Pasqua, la Festa di San Pantaleo, che è una Festa solo liturgica, seguita il giorno successivo dalla Festa di Sant’Antioco; la prima domenica dopo la Pentecoste, la Festa campestre di San Giorgio, che si svolge nella più classica tradizione isolana di connubio tra celebrazioni sacre e convivialità pagana; il 23 e 24 giugno, la Festa di San Giovanni battista; a metà luglio, la Festa campestre di San Michele, che si svolge anch’essa nella più classica tradizione isolana di connubio tra celebrazioni sacre e convivialità pagana; L’ultima domenica di luglio, la Festa patronale di San Pantaleo, che si celebra ad anni alterni con la Festa di San Biagio; il 15 agosto, la Festa dell’Assunta; l’ultima domenica di agosto, la Festa patronale di San Biagio, che si celebra ad anni alterni con la Festa di San Pantaleo, alla quale segue il lunedì successivo la Festa di San Sebastiano; a fine settembre, la Festa medievale; l’ultimo fine settimana di dicembre, la Festa del Pane, con un laboratorio a cielo aperto. La Festa medievale a DolianovaA Dolianova, ogni anno a fine settembre si svolge la Festa medievale, una manifestazione incentrata sull’importanza storico culturale del periodo medievale, rappresentato in maniera straordinariamente espressiva dalla concattedrale di San Pantaleo, nel cui sagrato si svolgono una serie di ricostruzioni di situazioni di vita comune del periodo, con riferimento a fatti ordinari come alimentazione, abbigliamento, musica, e non, come armi e battaglie. La Festa del pane a DolianovaL’ultimo fine settimana di dicembre, Dolianova celebra il principe degli alimenti con l’affascinante Festa del pane. L’evento non è dedicato solo agli esperti del settore, ma a tutti gli appassionati di cibo, pane, Sardegna, tradizioni, innovazione. La piazza principale diviene un laboratorio a cielo aperto, con un’area adibita a deposito farine, una panetteria dove i più golosi possono trovare un’ampia scelta di specialità locali e regionali, una zona dove si alternano i panificatori ospiti che illustrano ai visitatori tutti processi dell’arte panificatoria, dal chicco fino alla pagnotta attraverso le mille forme del pane. Visita del centro di DolianovaL’abitato, interessato da un fenomeno di forte crescita edilizia, si caratterizza per le stradine e le case tipiche campidanesi, costruite con i ladiri, ossia mattoni a secco di fango e paglia, ed il suo andamento altimetrico è qiello tipico delle zone collinari. Dolianova è sede dell’Unione dei comuni del Parteolla e del Basso Campidano che ha sede in piazza Brigata Sassari. Arrivando da Serdiana, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso all’interno dell’abitato di Dolianova subito prima dell’incrocio con la linea ferroviaria, la strada di comunicazione assume il nome di via Danta Alighieri. Nel quartiere del borgo di Sicci San Biagio alla chiesa parrocchiale di San Biagio vescovo e MartirePresa la via Dante Alighieri, che entra nell’abitato da ovest, la seguiamo per quattrocento metri, poi svoltiamo a destra nella via Sebastiano Satta, la seguiamo per trecento metri, ed arriviamo alle prime abitazioni del quartiere che un tempo ospitava il Borgo storico di Sicci San Biagio. Seguiamo la via Sebastiano Satta per trecento metri, e questa strada sbocca sul corso della repubblica, che prendiamo verso sinistra, e vediamo subito dopo, alla destra della corso, l’ampia piazza Vittorio Veneto sulla quale si affaccia il sagrato della chiesa di San Biagio vescovo e Martire dedicata al Santo chiamato comunemente Santu Brai o Santu Biasu che oggi è copatrono di Dolianova insieme a San Pantaleo, e che un tempo era il patrono del villaggio di Sicci, villaggio che si è sviluppato appunto attorno alla chiesa parrocchiale. Costruita nel quindicesimo secolo in stile tardogotico, la chiesa già nel 1597 versava in condizioni critiche, tanto che viene più volte ristrutturata, dando vita al nuovo edificio della parrocchia, ed il rifacimento del 1782 ha conferito alla fronte dell’edificio il suo attuale stile sobrio e lineare. Oggi la facciata presenta un terminale caratterizzato dal prevalere di linee curve, centralmente si apre un architravato e lunettato portale, sormontato da uno strombato rosone finestrato. Dell’antica facciata rimangono, in seguito a questa riedificazione, la rosetta, i capitelli, la croce e il bel rosone tardo gotico. Sul sagrato si affacciano l’abitazione del parroco, l’oratorio, e sulla destra si erge il cupolato campanile a pianta quadrata, diviso in più ordini da cornici marcapiano, che è stato eretto solo nel tardo ottocento, quando l’amministrazione Comunale di Sicci ha deliberato la collocazione di un orologio pubblico all’interno del borgo. All’interno della chiesa, l’aula mononavata presenta una copertura lignea e una spartizione interna in campate data da archi a sesto acuto. Lateralmente sono presenti, tre per parte, le cappelle coperte con volte a botte. La chiesa custodisce un pregevole armadio paratora e il fonte battesimale, attribuibili all’arredo originale, oltre a diversi dipinti e arredi liturgici. Vissuto tra il terzo e il quarto secolo dopo Cristo a Sebaste in Armenia, San Biagio è un medico che viene nominato vescovo della sua città. A causa della sua fede viene imprigionato dai Romani. Durante il processo, egli rifiuta di rinnegare la fede cristiana, e per punizione viene straziato con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana, per poi morire decapitato in Anatolia nel 316 dopo Cristo. Martirizzato, viene considerato il protettore dei malati alla gola, dato che la leggenda narra che, mentre viene portato al martirio, salva un giovane a cui si era conficcata una lisca di pesce nella gola. Il culto del Santo è stato introdotto dai Bizantini nel sesto secolo ed è legato alla sua fama di taumaturgo. In Sardegna il Santo viene celebrato a Villasor ed a Dolianova. |
A Dolianova i festeggiamenti in onore di San Biagio iniziano il 2 febbraio con la celebrazione della Festa della Candelora, che è la Festa della presentazione al tempio di Gesù, alla quale si accompagna, il 3 febbraio, la Festa di San Biagio di febbraio, una Festa esclusivamente liturgica che viene comunemente denominata Sa Festa de Santu Brai de friaxiu. Dopo un triduo di preparazione, iniziano la sera del 2 febbraio nella chiesa di San Biagio i festeggiamenti, con la benedizione dei ceri e delle candele, la processione con il simulacro della Madonna di Bonaria per le vie della cittadiva, e la tappa, nei pressi della chiesa di Santa Lucia, per la benedizione e l’accensione del falò, il cosiddetto Su fogadoni de Santu Brai. La chiusura dei riti della Festa della Candelora coincide con l’inizio dei festeggiamenti in onore del Santo patrono. Ed il 3 febbraio si inizia con i rituali tradizionali, riproposti annualmente nella Festa che celebra il Santo per invocare la sua protezione contro le malattie della gola. Per questa ragione, si inizia con la messa e benedizione de Is pirichiteddus de Santu Brai, tipici dolcetti che si dice proteggano dal mal di gola, poi si svolge la processione con il simulacro del Santo accompagnata da Sa Priorissa e le due Priorisseddas nuove e uscenti di Dolianova e di tutte le parrocchie dei paesi vicini, alla quale seguono altre celebrazioni religiose. alla conclusione di queste celebrazioni in suo onore, avviene la Benedizione della gola, attraverso l’avvicinamento al collo dei fedeli di due candele incrociate, che sono state benedette durante le celebrazioni per la Candelora, ed avviene anche la distribuzione alla popolazione dei Pirichiteddus benedetti. L’ultima domenica di agosto si svolge la Festa patronale di San Biagio, che si celebra ad anni alterni con la Festa di San Pantaleo. I festeggiamenti inziano in venerdì, con le messe nei diversi rioni dell’abitato di Sicci, anche nella chiesa di Santa Lucia e nella sede della Confraternita della Misericordia. Il sabato si svolgono la messa nella chiesa parrocchiale, seguita da manifestazioni civili. La domenica si tengono le celebrazioni della Festa solenne del Santo patrono, con la processione con il simulacro del Santo, e le cerimonie religiose e manifestazioni civili. Segue, il lunedì successivo, la Festa di San Sebastiano, anch’essa con cerimonie religiose nella chiesa parrocchiale e con la processione per le strade di Dolianova con il simuacro di questo Santo. L’ex Monte Granatico di Sicci San BiagioCon la via Sebastiano Satta siamo arrivati nella piazza Vittorio Veneto, che si sviluppa alla destra della chiesa parrocchiale. Da questa piazza, quasi una prosecuzione della via Sebastiano Satta, parte la via Vittoio Veneto, subito alla sinistra della quale si trova un arco sotto il quale parte la via Giotto. Accanto all’arco, alla sua sinistra, si trova il portone che immette in un cortile nel quale si affaccia l’Ex Monte Granatico di Sicci San Biagio, che in passato costituiva un riferimento importante per la riscossione delle imposte e l’accumulo del grano. L’edificio conserva una corte interna delimitata per un lato da un muro di recinzione in pietra, ed è caratterizzato da corpi di fabbrica in muratura a blocchi di pietre intonacati, e le coperture sono in manto di coppi sardi. Lungo la via Giotto, dove è presente uno degli ingressi, sopra uno dei corpi di fabbrica, è presente anche un piccolo campanile a vela. La chiesa di Santa Lucia MartireDalla piazza Vittorio Veneto, prendiamo la via Vittorio Veneto, la seguiamo per duecento metri, dopo di che la strada prosegue con il nome di via Soleminis. Sopo un centinaio di metri lungo la via Soleminis, vediamo sulla sinistra partire la via Santa Lucia e la via San Michele. Tra queste due strade, si trova la chiesa di Santa Lucia con lo spazio antistante che si presenta con una croce posta sopra una colonna, che segna l’antico confine del villaggio. Si tratta di una piccola chiesa edificata probabilmente nel cinquecento o seicento, i cui primi lavori di ristrutturazione, con le notizie riguardanti la Festa celebrata per onorare la Santa, risalgono al 1633. Caduta in abbandono, questa chiesa si è ridotta a un rudere, per venire ricostruita negli anni novanta del novecento, ed oggi presenta forme semplici e riporta motivi di chiara derivazione spagnola. Attualmente la chiesa di Santa Lucia Martire viene utilizzata solo il 13 dicembre, in occasione dei festeggiamenti liturgici in onore della Santa, e la domenica delle Palme, per la benedizione delle stesse. A Dolianova, nella chiesa di San Biagio e nella piccola chiesa di Santa Lucia, si svolgono il 13 dicembre i festeggiamenti liturgici della Festa di Santa Lucia Martire, la Santa siracusana considerata la protettrice della vista e di tutti coloro che soffrono di problemi legati ad essa. Il programma prevede la sera della vigilia la messa prefestiva nella chiesa di San Biagio, alla quale segue la processione di accompagnamento dell’antico simulacro di Santa Lucia alla chiesa a lei dedicata. Il giorno della Festa si tengono le cerimonie religiose, alle quali fa seguito la processione di rientro di Santa Lucia alla chiesa carrocchiale di San Biagio, accompagnato dal suono della launeddas, e, a seguire, la messa solenne. Seguono alcuni anni diverse manifestazioni civili. Il Cimitero di San BiagioDal termine della via Sebastiano Satta, prendiamo verso sinistra il corso della repubblica, lo seguiamo per un centinaio di metri, poi svoltiamo a destra e prendiamo la via Soleminis, dopo una novantina di metri svoltiamo a sinistra nella via Damiano chiesa, che, in trecentocinquanta metri, termina a un uncrocio, nel quale, di fronte a noi, si vede il muro di cinta con il cancello di ingresso del Cimitero di San Biagio. Questo è uno dei tre cimiteri di Dolianova, ed è il Cimitero del borgo storico di Sicci San Biagio. Il Museo denominato Sa Mola de su NotariuDal termine della via Sebastiano Satta, prendiamo verso sinistra il corso della repubblica, lo seguiamo per centocinquanta metri, poi svoltiamo a destra in via Ludovico Ariosto, la seguiamo per uncentinaio di metri, poi svoltiamo a sinistra in viale Europa, e dopo poche decine di metri, alla sinistra della strada, al civico numero 18 del viale Europa, si vede l’ingresso del Museo della tradizione olearia denominato Sa Mola de su Notariu. Il Museo è nato nel 2003 per volontà di Francesco locci, titolare dell’Oleificio locci di Dolianova. Nei primi del novecento tutto il complesso della villa dei Bonfant, i cui grandi giardini separavano i due borghi di San Pantaleo e Sicci San Biagio, divenuta poi la villa dei Marchesi Boyl di Putifigari, è stato acquistato dal notaio Francesco locci, che aveva intrapreso, oltre alla produzione d’olio dai suoi oliveti, anche l’attività di molitura delle olive per conto terzi. Per la sua professione, nella zona, era appunto conosciuto come Su Notariu, ossia il Notaio, e da qui la definizione di Sa Mola de su Notariu, che vuol dire il frantoio del Notaio, rimasta per tanti anni ad identificare il frantoio di famiglia e che oggi dà il nome al Museo. Nel Museo sono visibili non solo molteplici attrezzi e macchinari utilizzati nel corso dei secoli per la produzione e la conservazione dell’olio d’oliva, ma anche numerosissimi e rari documenti e libri sull’argomento. Unica in Sardegna, la ricca collezione di lucerne alimentate ad olio, provenienti da tutto il mondo, esposte in una cisterna sotterranea circa settanta lucerne a olio di varia provenienza ed età, utilizzate a scopi di illuminazione e religiosi. Considerevole anche la raccolta di contenitori graduati, utilizzati, al posto della bilancia, per la misurazione delle olive. L’ex Municipio di Sicci San BiagioDal termine della via Sebastiano Satta, abbiamo preso verso sinistra il corso della repubblica, che ci ha portati fino a dove parte sulla destra la via Ludovico Arioto, Percorse ancora poche decine di metri lungo il corso della repubblica, alla sinistra della strada si apre lo slargo chiamato piazza Amendola. In questo slargo, sulla sinistra, al civico numero 1 della piazza Amendola, si trova l’edificio che ospitava l’Ex Municipio di Sicci San Biagio quando questo era un comune autonomo, e che oggi ospita l’attuale Biblioteca Comunale di Sicci San Biagio. Passata la piazza Amendola, si esce dal quartiere che ospitava il borgo storico di Sicci San Biagio. La piazza Brigata Sassari nella quale si trova il Municipio di DolianovaDa dove avevamo svoltato a destra nella via Ludovico Ariosto, proseguiamo lungo il corso della repubblica che è uscita dai resti del borgo storico di Sicci San Biagio. Percorsi altri centocinquanta metri lungo il corso, vediamo aprirsi sulla destra la Piazza Brigata Sassari Si tratta di un’ampia piazza nella quale, sulla destra, al civico numero 7, si trova l’edificio che ospita l’attuale Municipio di Dolianova, con la sua sede e gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti della cittadina. Si tratta di un imponente edificio, che un tempo ospitava la Scuola elementare, all’interno del quale è possibile ammirare una esposizione di vecchie macchine manuali, usate negli uffici prima dell’avvento dei computer. Nella piazza Brigata Sassari si trova anche il Monumento ai CadutiNel 1920 la piazza è stata oggetto di restauro e nel 1924, per volontà dei familiari delle vittime del primo conflitto mondiale, è stato eretto in essa il Monumento ai Caduti, costituto da un alto basamento a cippo in pietra sormontato da una scultura bronzea che rappresenta un soldato colpito a morte sul campo di battaglia. Collocato al centro della piazza, di fronte a quello che allora era il casamento scolastico, oggi sede del comune, il Monumento ai Caduti della prima e della seconda guerra mondiale aveva l’intento di ricordare il sacrificio dei caduti e di stimolare ad un maggiore impegno in tema di educazione civile le generazioni future. Allo stesso modo, la piazza è stata intitolata alla Brigata Sassari, in ricordo del coraggio e del sacrificio dimostrato dai militari sardi durante il conflitto. La piazza Europa con la Biblioteca ComunaleSul retro del palazzo del Municipio si sviluppa l’ampia Piazza Europa nella quale è presente la Biblioteca Comunale di Dolianova, che ha aderito al Sistema Bibliotecario Joyce Lussu, costituito da 17 comuni, il quale consente ai cittadini la possibilità di accedere ad un patrimonio librario composto da circa 43mila volumi grazie al prestito interBibliotecario. L’ampia Piazza Europa è anche sede di numerose manifestazioni civili in occasione delle diverse feste e sagre che si svolgono nella cittadina. Nel quartiere del borgo di Dolia San Pantaleo visita dell’ex Monte GranaticoDalla piazza Brigata Sassari, proseguiamo verso nord con il corso della repubblica che, dopo trecentocinquanta metri, arriva allo slargo denominato piazza Mercato. Siamo arrivati alle ultime abitazioni meridionali del quartiere che un tempo ospitava il Borgo storioco di Dolia poi diventato San Pantaleo. Arrivando allo slargo, a sinistra prosegue il corso della repubblica ed a destra parte la via Giuseppe Mazzini, mentre al centro si trova uno spazio alberato con una scultura. Passato lo slargo, proseguiamo verso nord con il corso della repubblica, dopo duecentocinquanta metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via vescovado, la seguiamo per un’ottantina di metri e vediamo, alla destra della strada, un arco passato il quale si arriva nel sagrato di San Pantaleo. In corrispondenza dell’arco che immette nel sagrato, si vedono i resti dell’Ex Monte Granatico di Dolia San Pantaleo, che è stato oggetto, recentemente, di un intervento di restauro conservativo. Durante l’amministrazione piemontese, i Monti Granatici vengono istituzionalizzati e nell’ottocento si trasformano in Cassa ademprivile, che comprendono anche gli uffici delle Casse provinciali del Credito agrario, quando quest’ultimo viene istituito, nel 1928. La cattedrale di San Pantaleo MartirePassato la slargo, proseguiamo verso nord con il corso della repubblica, dopo duecentocinquanta metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via vescovado, la seguiamo per un’ottantina di metri e vediamo, alla destra della strada, un arco passato il quale si arriva nel sagrato di San Pantaleo, nel quale si trova la cattedrale di San Pantaleo Martire. Dolianova è stata dal quattordicesimo secolo sede diocesana e sede vescovile dell’antica diocesi di Dolia, nell’allora borgo di San Pantaleo di Dolia, ed è famosa per la presenza di questa cattedrale, che si propone oggi agli occhi dei visitatori con la maestosa eleganza delle sue forme e un repertorio artistico che ne fanno uno dei più importanti esempi di architettura romanica dell’Isola. Il luogo dove si trova la chiesa era legato al culto cristiano già nel sesto secolo, come testimonia la vasca battesimale di epoca paleocristiana, oggi conservata sotto il presbiterio. Iniziata nel 1160 e terminata nel 1289, è una delle Chiese più singolari per architettura della Sardegna, nella quale si alternano stili diversi, ben armonizzati fra loro, ed il romanico maturo si incontra con un gotico in fase iniziale, con ulteriori elementi decorativi influenzati dall’arte araba. La particolarità della pietra di costruzione utilizzata, che è l’arenaria, ha consentito infatti di poter realizzare motivi particolarmente complessi, anche se soggetti all’usura del tempo. La decorazione scultorea esterna mostra in facciata aquile, leoni e cavalieri, presso l’ingresso laterale Adamo ed Eva, una sirena. Sulla facciata, sopra il portone centrale, l’architrave è costituito da un serpente attorcigliato, per ricordare un miracolo del Santo che resuscitò un bambino morso da un serpente. Sul lato nord, a fianco all’ingresso principale, è presente una sorta di edicola che probabilmente era anteposta ad un ingresso attualmente murato, costituita da due colonne che sorreggono un sarcofago di epoca romana sul quale a sua volta si elevano due colonnette che sorreggono una volta a sesto acuto. Un bel campanile a canna quadra, con due ordini di monofore, sorge sul lato nord dell’edificio. L’interno è a tre navate, di cui solo quella centrale absidata, che è formata da archi poggianti su pilastri cruciformi e polistili, i secondi in stile gotico. Le decorazioni mostrano capitelli scolpiti con la Natività, i Magi, il Giudizio Universale. All’interno, anche un affresco della metà del Trecento, che rappresenta il Crocefisso come Albero della Vita tra profeti e apostoli. L’Albero della Vita ricorre anche negli affreschi del catino absidale, contrapposto all’Albero dell’Eresia colpito dalla scure della fede. Importante anche il retablo di San Pantaleo degli inizi del sedicesimo secolo, con scene dei miracoli e della morte del Santo, Martire guaritore. Vicino all’abside c’è una fonte battesimale paleocristiana del quinto secolo del tipo a immersione, testimonianza certa della presenza del luogo di culto di epoca paleocristiana, costituita da un unico blocco, che oggi è accessibile da una scala che scende sotto il presbiterio. Nato nella seconda metà del terzo secolo a Nicomedia, nell’odierna Turchia, Pantaleone o Pantaleo viene educato dalla madre al cristianesimo, ma si allontana dalla religione e studia medicina, arrivando a diventare medico dell’Imperatore Galerio. Ritornato al cristianesimo grazie al prete Ermolao, alla morte del padre entra in possesso di una grande fortuna, ma, spinti dall’invidia, alcuni colleghi lo denunciano durante la persecuzione di Diocleziano. Spinto ad abiurare, egli confessa però la sua fede e, per mostrare di essere nel giusto, risana un paralitico. Viene allora condannato al rogo, ma le fiamme si spengono; poi ad essere immerso nel piombo fuso, ma il piombo si raffredda; gettato in mare con una pietra legata al collo, il masso prende a galleggiare; condannato Ad feras, le belve invece di sbranarlo si mettono a fargli le feste; viene allora legato ad una ruota, ma le corde si spezzano e la ruota va in frantumi. Si tenta anche di decapitarlo, ma la spada si piega e gli aguzzini si convertono. Infine, quando egli dà il suo consenso, gli viene tagliata la testa. Insieme ai Santi Cosma e Damiano, viene considerato patrono dei medici e delle ostetriche. È considerato uno dei quattordici Santi ausiliatori, ossia che vengono invocati contro le infermità di consunzione. |
A Dolianova, presso questa chiesa, la seconda domenica dopo Pasqua si tiene la Festa di San Pantaleo, che è una Festa solo liturgica, seguita il giorno successivo dalla Festa di Sant’Antioco. Le celebrazioni si svolgono nella cattedrale e proseguono con solenne processioni che si snodano nelle vie di quello che è stato l’antico villaggio di Dolia San Pantaleo. Ed inoltre, l’ultima domenica di luglio, si svolge la Festa patronale di San Pantaleo, che si celebra ad anni alterni con la Festa di San Biagio, per la quale, alle cerimonie religiose, si accompagnano i festeggiamenti civili che si svolgono nella piazza Europa. Il Palazzo vescovileLa cattedrale di San Pantaleo è circondata da un sagrato, che nella stagione estiva costituisce uno splendido scenario per numerose rappresentazioni musicali e culturali. Nel sagrato è possibile vedere, alla sinistra della cattedrale, inglobata in strutture moderne, una parte dell’antico Palazzo vescovile nel quale è stato ospitato anche il seminario di San Pantaleo. L’edificio è stato oggetto, recentemente, dell’inizio di un intervento di restauro conservativo tendente ad eliminare le strutture moderne che lo affiancano, al fine di riportarlo a condizioni il più possibile simili a quelle di un tempo, che sono riprodotte nella foto allegata. L’ex Municipio di Dolia San PantaleoArrivati allo slargo denominato piazza Mercato, passato la slargo proseguiamo verso destra con la via Giuseppe Mazzini, e, passata appena una sessantina di metri, alla sinistra della strada, al civico numero 3, vediamo una Palazzina liberty molto bella. Passata la traversa sulla sinistra a fianco della palazzina liberty, che è la via Indipendenza, appena una ventina di metri più avanti, vediamo alla destra della strada, al civico numero 18 della via Giuseppe Mazzini, l’edificio che ospitava l’Ex Municipio di Dolia San Pantaleo, quando questo era un comune autonomo. Oggi questo edificio ospita l’Unione dei comuni del Parteolla e del Basso Campidano, un ente nato fondandosi sull’idea che solo un’aggregazione di funzioni può consentire sia il raggiungimento di significative economie di scala sia l’usufruire di opportunità altrimenti inaccessibili per un ente di piccole dimensioni. Essa quindi, specialmente per i piccoli comuni, consente non solo di migliorare la qualità e l’efficacia dei servizi, ma anche di poter mantenere i servizi stessi che, se continuassero ad essere svolti dal singolo Comune, risulterebbero molto onerosi. La chiesa di San SebastianoProseguiamo lungo la strada e, passato un centinaio di metri, la via Giuseppe Mazzini incrocia la via Alfonso lamarmora, e, subito dopo aver passato l’incrocio, vediamo, alla destra della strada, al civico numero 38 della via Giuseppe Mazzini, la facciata della piccola chiesa di San Sebastiano. Questa chiesa, situata nel cuore del centro storico dell’antico borgo di San Pantaleo, è stata edificata come ex voto negli anni successivi alla grande epidemia pestilenziale che ha colpito il paese negli anni dal 1652 al 1656, ed è stata in seguito ristrutturata negli anni cinquanta del novecento. San Sebastiano è considerato il patrono delle Confraternite di Misericordia italiane. Ancora oggi, a Dolianova presso questa chiesa si svolge, il 20 gennaio, la Festa di San Sebastiano. In onore dei festeggiamenti dedicati al Santo, il 19 dicembre, la sera prima della ricorrenza, si può assistere all’antico rito della benedizione e accensione sul sagrato di San Sebastiano del falò dedicato al Santo, che viene chiamato Su Fogadoni. Il giorno della ricorrenza liturgica, si svolgono le celebrazioni religiose, e si tiene la processione per le strade del quartiere con il simulacro del Santo accompagnato dalla Confraternita della Misericordia. Seguono, il giorno successivo, le cerimonie religiose in memoria di Sant’Agnese Martire. La Villa de VillaDall’incrocio con la via Alfonso lamarmora, proseguiamo con la via Giuseppe Mazzini per centotrenta metri, ed arriviamo ad incrociare la via Giosuè Carducci, che prendiamo verso destra, per vedere, dopo una cinquantina di metri, alla sinistra della strada, al civico numero 9 della via Giosuè Carducci, il cancello di ingresso del giardino delll’edificio detto Villa De Villa. Era l’antica villa di campagna di Raimondo Devilla, detto remundedddu, nato a San Pantaleo nel 1832, che la ha fatta edificare nel luogo scelto dagli aristocratici cagliaritani per realizzare le loro residenze di campagna. Si tratta di una casa padronale la cui costruzione, in perfetto stile neoclassico, risalirebbe al 1869, così come riporta una incisione che si legge ancora oggi sull’architrave di una delle finestre posta nel retro della villa. L’edificio, che si erge su tre livelli distinti, il primo dei quali in passato era destinato alla lavorazione dei prodotti agricoli, presenta una torretta centrale, che funge da perfetto punto panoramico, offrendo una splendida veduta del centro storico di Dolianova. Andata quasi interamente in totale rovina agli inizi degli anni sessanta del novecento, è stata acquisita dal comune negli anni ottanta e oggi è totalmente recuperata. Viene normalmente utilizzata per la realizzazione di mostre ed esposizioni, nonchché per manifestazioni musicali e convegnistiche. Una parte dell’edificio potrebbe in futuro essere utilizzata per l’esposizione permanente di parte dei reperti archeologici del territorio, sotto la direzione del Museo Archeologico di Cagliari. Passata la visita alla Villa de Villa, si esce dal quartiere che ospitava il borgo storico di Dolia San Pantaleo. La Cooperativa Olivicoltori del ParteollaArrivati allo slargo denominato piazza Mercato, passato la slargo proseguiamo verso destra con la via Giuseppe Mazzini, la seguiamo per un centinaio di metri e, arrivati all’ex Municipio di Dolia San Pantaleo, prendiamo subito a destra la via Trieste, la seguiamo per cinquecento metri fino a che questa strada si immette sulla via dei Partigiani, dopo centotrenta metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Emilio Lussu, lungo la quale, dopo una trentina di metri, al civico numero 43, vediamo alla destra della strada l’ingresso della COPAR, che è la Cooperativa Olivicoltori del Parteolla. La COPAR, che è la Cooperativa Olivicoltori del Parteolla, è stata fondata nel dicembre del 1962 da un gruppo di 31 cittadini e olivicoltori di Dolianova, allo scopo di migliorare qualità, produttività e commerciabilità di un prodotto già eccellente per natura. Oggi sono oltre 1300 gli ettari coltivati dai suoi soci, per un totale di oltre 169mila piante di olivo, distribuite tra i 432 soci effettivi della cooperativa, che attualmente portano avanti con orgoglio e passione questa loro antica vocazione. Passione tradizione e innovazione al servizio della qualità e della genuinità. Le loro olive da tavola e il loro olio extra Vergine di oliva sono pura espressione della Sardegna, ne contengono sapori, profumi e antiche leggende. |
La Piscina Comunale ed il Centro sportivo di via GandhiArrivati allo slargo denominato piazza Mercato, passato la slargo proseguiamo verso sinistra con il corso della repubblica, percorsi seicento metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Giovanni Melis, che dopo centotrenta metri continua sulla via Gandhi, alla sinistra della quale dopo una trentina di metri si trova l’ingresso della Piscina Comunale di via Gandhi, di proprietà del comune di Dolianova e gestita da Acquasprint, dotata di tribune in grado di ospitare 190 spettatori, nella quale praticare nuoto in tutti gli stili. Poco più avanti, si trova il cancello di ingresso degli altri impianti del Centro sportivo di via Gandhi, dal quale si accede ad un Campo da Calcetto, con fondo in erba sintetica, e ad un Campo polivalente, con fondo in materiali sintetici vari, nel quale praticare tennis e pallavolo, con i due campi dotati di tribune in grado di ospitare 150 spettatori; e si accede anche a un Impianto di Skate Park, con fondo in materiali cementizi o asfaltoidi, nel quale praticare attività diverse, senza tribune per gli spettatori. La chiesa di Santa MariaArrivando dal borgo di Sicci San Biagio lungo la via della repubblica, subito dopo aver passato la piazza Brigata Sassari con il Municipio di Dolianova, prendiamo la prima traversa a sinistra, che è la via Santa Maria, la seguiamo per cinquecento metri e vediamo, alla sinistra della strada, la piccola chiesa di Santa Maria oggi interamente restaurata. Non si conosce la sua epoca di edificazione, la prima attestazione risale alla seconda metà del diciottesimo secolo, secondo un documento dell’Archivio arcivescovile. La chiesa di Santa Maria, dal semplice impianto mononavata con copertura lignea, presenta esteriormente la sobrietà dell’intonaco, esito degli interventi di restauro, mentre ingressi e finestrelle mostrano finiture in materiale lapideo. All’interno, il presbiterio ospita un pregiatissimo altare ligneo di Scuola settecentesca ed alcuni scenografici candelabri. Tra la fine del settecento e i primi dell’ottocento la chiesa passa in mano a privati, e la piazza antistante, che anticamente ospitava i festeggiamenti, viene destinata alla costruzione di un’abitazione. In seguito, però, l’ultimo proprietario, un esponente della famiglia Spada, negli anni novanta del novecento, con un atto di donazione, cede la chiesa e il piccolo spiazzo antistante al comune di Dolianova. L’edificio è consacrato alla Madonna d’agosto, celebrata da tutte le Chiese di Dolianova il 15 del mese in un’unica giornata con la celebrazione della Festa dell’Assunta, secondo il calendario cattolico della ricorrenza dell’Assunzione di Maria. A Dolianova il rito dell’Assunta, testimoniato dalla presenza di una statua della Madonna Dormiente con il Bambino Gesù custodita in una teca all’interno della chiesa di Santa Maria, ha una tradizione antichissima. Il simulacro viene portato nella chiesa parrocchiale di San Pantaleo, dove, vestito con gli antichi abiti della Festa ricamati in oro e ornato con la corona e i sandali d’argento, è esposto nella cattedrale di San Pantaleo per la venerazione dei fedeli. Viene, poi, portato in processione nella chiesa di Santa Maria, dove si svolgono le cerimonie religiose, per tornare poi alla parrocchia. La Stazione ferroviaria di Dolianovaalla periferia ovest dell’abitato si sviluppa la ferrovia che collega Cagliari con Isili, Dolianova è quindi dotata di una Stazione ferroviaria, collegata dai treni dell’ARST aventi capolinea a Monserrato ed Isili. Arrivando a Dolianova con la strada proveniente da Serdiana, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nella cittadina, dopo un centinaio di metri si svolta a sinistra nella via Lepanto e, dopo un altro centinaio di metri, si vede, alla sinistra della strada, la Stazione ferroviaria di Dolianova. Inaugurata nel 1888, quando la Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna ha fatto partire la linea tra Cagliari ed Isili. All’epoca la stazione era identificata con il nome di Sicci, riferimento all’allora comune di Sicci San Biagio, che poi a inizio novecento, con la nascita del comune di Dolianova, viene rinominata con la doppia denominazione che a Dolianova ha affiancato il nome del vicino centro di Serdiana, salvo poi venire identificata con il solo nome di Dolianova dall’ultima parte del novecento. Nel 1921 avviene il passaggio alle Ferrovie Complementari della Sardegna, che nel 1989 vengono sostituite dalle Ferrovie della Sardegna, dal 2008 ARST Gestione Ferrrovie di Sardegna, che poi nel 2010 vengono inglobate nell’ARST, da allora gestore dello scalo. Il Campo SportivoAll’altro lato della via Lepanto è presente il Campo Sportivo di Dolianova, al quale si accede però dall’altro lato del campo. Lungo la via Lepanto, poco prima di vedere la stazione, si prende a destra la via Giovanni Battista Tuveri, la si segue per una cinquantina di metri, poi a sinistra la via Napoleaone Bonaparte, dopo una cinquantina di metri si arriva a un bivio dove si prende a sinistra continuando lungo la via Napoleone Bonaparte, e, in un’altra cinquantina di metri, si vede, alla sinistra della strada, il cancello di ingresso del Campo Sportivo. All’interno del Campo Sportivo è presente un Campo da Calcio, con fondo in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 200 spettatori. Accanto al Campo da Calcio è presente, inoltre, un Pallone geodetico contenente un Campo da basket e polivalente, con fondo in materiali sintetici vari, senza tribune per gli spettatori, nel quale praticare come discipline le pallacanestro e le pallavolo. La fermata ferroviaria di DolianovaNella parte sud occidentale della cittadina è presente anche un secondo scalo ferroviario all’ingresso sud dell’abitato, denominato Fermata ferroviaria di Dolianova che è una fermata ferroviaria passante in superficie. Arrivando con la strada proveniente da Serdiana, passato il cartello segnaletico che indica l’ingresso nella cittadina, dopo un centinaio di cento metri si svolta a destra nella via Carbonia, che dopo circa seicento metri continua nella via Jerzu, lungo la quale, in meno di duecento metri, si svolta a destra nella via Cagliari, che porta alla fermata. Si tratta di una fermata ferroviaria realizzata accogliendo la riChiesta della Provincia di Cagliari e del comune di Dolianova, per servire la parte sud di questo centro, la più distante dalla già esistente Stazione ferroviaria della cittadina. La fermata, completata in poco più di un mese, è stata attivata nel 2012, e viene servita dai treni aventi capolinea verso sud a Monserrato, dopo aver passato la stazione di Dolianova, e verso nord a Isili e Mandas. L’impianto è funzionante esclusivamente come fermata a riChiesta, prerogativa che ha sempre avuto dalla sua istituzione. Visita dei dintorni di DolianovaVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Dolianova, sono stati portati alla luce i resti delle Tombe di giganti su Tiriaxu, e Terri; dei Nuraghi semplici su 'Accu ’e Melis, e Traviudus; dei Nuraghi complessi Sa Domu de S’Orcu, Sant’Uanni, e Tanca Predi Fadda; ed anche del nuraghe Giuanni Lussu di tipologia indefinita. Un poco fuori dall’abitato visitiamo il Campo Sportivo Sant’ElenaArrivando dal borgo di Sicci San Biagio lungo la via della repubblica, subito dopo aver passato la piazza Brigata Sassari con il Municipio di Dolianova, prendiamo la prima traversa a destra, che è la via Roma, la seguiamo finché, dopo trecento metri, continua sulla via dei lavoratori, e, dopo una trentina di metri, continua sulla via Armando Diaz. Proseguiamo lungo la via Armando Diaz e, dopo poco più di cinquecento metri, vediamo partire sulla destra la via Efisio Meloni, e, tra la prosecuzione della via Armando Diaz che esce dall’abitato con il nome di Strada Comunale Montana e la via Efisio Meloni, si sviluppano gli impianti del Campo Sportivo Sant’Elena situato nella località omonima. Evitando la deviazione nella via Efisio Meloni e proseguendo lungo la Strada Comunale Montana, si vedono sulla destra i cancelli di ingresso che portano ai Campi da Tennis, con fondo in materiali cementizi o asfaltoidi. Si tratta di tre campi da Tennis, dei quali il primo, più piccolo, non è dotato di tribune, mentre il secondo ed il terzo, più grandi, sono dotati di tribune in grado di ospitare una ventina di spettatori. Se prendiamo, invece, la deviazione a destra nella via Efisio Meloni, lungo quasta strada, dopo un centinaio di metri, alla sinistra si vede il cancello di ingresso del Campo da Calcio, un grande campo con fondo in erba naturale, nel quale gioca la squadra della Dolianova calcio, che milita in Seconda Categoria, girone A della Sardegna. Intorno al Campo da Calcio sono presenti una Pista da atletica leggera, nella quale praticare corse su pista; uno Spazio per salto in alto e salto in lungo, nel quale praticare salto in alto, salti in estensione, salto con l’asta; una Pedana per il lancio del giavellotto, nella quale praticare lancio del martello e lancio del giavellotto; una Pedana per il lancio del peso, nella quale praticare lancio del disco e lancio del peso. Questi impianti sportivi sono dotati di tribune in grado di ospitare 400 spettatori. Il Cimitero Comunale di Sant’ElenaPassato lungo la via Efisio Melis l’ingresso del Campo Sportivo Sant’Elena, proseguiamo verso sud, e, dopo meno di centcinquanta metri, questa strada sbocca su una traversale, che è la Strada Comunale Funtana Pirastu. La prendiamo verso sinistra, ossia in direzione est, e, dopo centocinquanta metri, vediamo una deviazione sulla destra che porta in un centinaio di metri al muro di cinta con il cancello di ingresso del Cimitero Comunale di Sant’Elena che si trova nella nuova area cimiteriale di Dolianova, realizzata fuori dall’abitato, in località Sant’Elena. La chiesa campestre di San Michele ArcangeloQuando ci eravamo recati a visitare il Campo Sportivo Sant’Elena, seguendo la via Armando Diaz dopo poco più di cinquecento metri, avevamo incontrato la deviazione a destra nella via Efisio Meloni. Evitiamo la deviazione e proseguiamo dritti lungo la prosecuzione della via Armando Diaz, che assume il nome di Strada Comunale Montana, la seguiamo per poco più di sei chilometri e mezzo, ed in località Bruncu Santu Miali raggiungiamo il complesso Sa Colonia Turismo Rurale, passato il quale, prendendo una stretta strada in salita sulla sinistra, raggiungiamo la chiesa campestre di San Michele Arcangelo che appartiene alla parrocchia di San Biagio. L’edificio è stato ristrutturato tra il 1969 ed il 1970, edificato sulle basi della vecchia chiesa che era andata distrutta. La prima domenica di luglio, in occasione dei Festeggiamenti in onore di San Michele, nei pressi della piccola chiesa, viene organizzata una Sagra campestre. Il giorno della vigilia si svolge la Festa nei pressi della chiesa campestre con successivo rinfresco, mentre il giorno della festa, dopo la messa nella chiesa parrocchiale di San Biagio, si tiene la processione con il simulacro del Santo fino alla chiesa campestre in montagna, dove si svolgono le cerimonie religiose ed il pranzo sociale, seguono manifestazioni civili ed il rientro del simulacro in processione alla chiesa parrocchiale di San Biagio, con successivo spettacolo pirotecnico ed esibizione dei gruppi folk con balli tradizionali nei giardini della chiesa parrocchiale. Le Cantine di Dolianova con un vino inserito nella guida 5StarWines di VinitalyDal centro di Dolianova seguiamo verso sud il corso della repubblica che, passata la chiesa parrocchiale di San Biagio, prosegue con il nome di via Cagliari e, superata la linea ferroviaria, esce dall’abitato. Proseguiamo verso sud ovest per quasi due chilometri e, arrivati in località Sant’Esu, seguendo le indicazioni prendiamo una deviazione sulla destra che conduce in direzione della SS387 del Gerrei, lungo la quale si trovano sulla destra gli edifici che ospitano le Cantine di Dolianova. Nei dintorni del paese si trovano le Cantine di Dolianova, una Cantina sociale nella quale si producono vini di ottima qualità. Le Cantine di Dolianova nascono nel 1949 nelle colline del Parteòlla, nel sud della Sardegna. È una terra che ha una lunghissima storia di vigne e vini, dove da sempre crescono alcuni fra i più preziosi vitigni dell’Isola. Oggi i vini delle Cantine di Dolianova sono prodotti con la stessa cura e lo stesso amore che hanno reso celebri i vini di questa terra, e spesso si fregiano dei riconoscimenti di Doc e IGT, che ne premiano la qualità ed il rispetto della tradizione. Le Cantine di Dolianova producono diversi vini Doc di Sardegna come Cannonau, Monica, Vermentino, Vermentino Cauli, ed anche vini Doc di Cagliari come il Nuragus. Il più significativo è il vino chiamato Jù, che era il nome del giogo di buoi che attraversava le vigne per aprire la terra e renderla fertile, pronta ad accogliere la vite, e Jù è il vino che sfida i grandi vini. Il vino Cannonau di Sardegna Doc Anzenas 2019, ed il vino Vermentino di Sardegna Doc Prendas 2021 sono stati inseriti nella 5StarWines di Vinitaly. |
La Argiolas Formaggi ossia la I.C.A. Di Ennio ArgiolasArrivati allo slargo denominato piazza Mercato, passato la slargo proseguiamo verso destra con la via Giuseppe Mazzini, la seguiamo per un centinaio di metri e, arrivati all’ex Municipio di Dolia San Pantaleo, prendiamo subito a destra la via Trieste, la seguiamo per cinquecento metri fino a che questa strada si immette sulla via dei Partigiani, dopo centotrenta metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Emilio Lussu, lungo la quale, dopo una trentina di metri, vediamo alla sinistra della strada l’ingresso della Cooperativa Olivicoltori del Parteolla. Proseguendo, la via Emilio Lussu esce dall’abitato come SP14, alla sinistra della quale, a settecento metri dalla Cooperativa, si vedono gli edifici della Argiolas Formaggi. Il complesso nuragico di Sant’UanniArrivati allo slargo denominato piazza Mercato, passato la slargo proseguiamo verso destra con la via Giuseppe Mazzini, la seguiamo per un centinaio di metri e, arrivati all’ex Municipio di Dolia San Pantaleo, prendiamo subito a destra la via Trieste, dopo trecentocinquanta metri svoltiamo a sinistra in via Nazario Sauro, dopo quattrocento metri svoltiamo a destra in via Giuseppe Mazzini, dopo un’ottantina di metri arriviamo a un incrocio dove prendiamo a sinistra e poi subito a destra, imboccando la via Santu Anni. Percorsi circa novecento metri lungo la via Santu Anni, prendiamo una strada bianca sulla destra, e dopo trecento metri si vedono sulla sinistra i resti del Complesso nuragico di Sant’Uanni un nuraghe complesso edificato a 215 metri di altezza, costituito da una torre centrale con cinque torri aggiunte. Sui resti del complesso nuragico sorgeva la chiesa campestre di San Giovanni battistaSui resti della torre centrale si vedono le fondamenta della chiesa di Santu Juanni ossia di San Giovanni battista che sono ciò che resta dell’antica chiesa campestre edificata sopra il complesso nuragico di Sant’Uanni, e crollata a metà del diciottesimo secolo. A Dolianova ogni anno, il 24 giugno, si svolge la Festa di Santu Juanni, ossia di San Giovanni battista, in occasione della celebrazione della sua natività, una Festa promossa dalla cattedrale di San Pantaleo, in collaborazione con il comune e la Soprintendenza archeologica della Sardegna. Preceduta da cerimonie religiose nella cattedrale la sera della vigilia, il giorno della Festa si svolge la processione alla località Santu Juanni, dove si celebra la messa nel luogo in cui si trovava l’antica chiesa, seguita dal rientro nel paese in processione con il simulacro del Santo, accompagnata dalla fiaccolata notturna. La chiesa campestre di San Giorgio MartireArrivati allo slargo denominato piazza Mercato, passato la slargo proseguiamo verso destra con la via Giuseppe Mazzini, la seguiamo per un centinaio di metri e, arrivati all’ex Municipio di Dolia San Pantaleo, prendiamo subito a destra la via Trieste, la seguiamo per cinquecento metri fino a che questa strada si immette sulla via dei Partigiani, dopo centotrenta metri svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Emilio Lussu, lungo la quale, dopo una trentina di metri, vediamo alla sinistra della strada l’ingresso della Cooperativa Olivicoltori del Parteolla. Proseguendo, la via Emilio Lussu esce dall’abitato come SP14, e lungo il tragitto è possibile osservare oliveti, mandorleti e siepi di fichi d’India. A nove chilometri dalla Cooperativa, prendiamo una deviazione in una strada bianca in discesa sulla sinistra della Strada Provinciale, la seguiamo per ottocento metri, e vediamo, alla sinistra della strada bianca, la piccola chiesa campestre di San Giorgio Martire. La chiesa di San Giorgio, appartenente alla parrocchia di San Pantaleo, risale probabilmente al periodo Bizantino, ma la datazione non è certa. Il lunedì dopo la Pentecoste, la Festa di San Giorgio Martire si svolge tradizionalmente, con una Sagra campestre, nell’omonima località, dove, a circa cinquecento metri di altitudine, sorge la piccola chiesa campestre dedicata al Santo. Il giorno della vigilia, la domenica, dopo la messa nella cattedrale di San Pantaleo, si tiene la processione con il simulacro del Santo fino alla chiesa campestre in montagna, dove si svolgono le cerimonie religiose ed il pranzo sociale. Seguono, il giorno della festa, le cerimonie religiose e la benedizione dei campi, con il rientro del simulacro in processione alla cattedrale, al quale seguono spettacolo pirotecnico ed esibizione dei gruppi folk con balli tradizionali nei giardini della cattedrale. I resti del complesso nuragico Sa Domu de S’OrcuEvitando la deviazione nella strada bianca che porta alla chiesa campestre di San Giorgio Martire, proseguiamo lungo la SP14 per quattrocento metri, e svoltiamo tutto a destra in una strada bianca in salita, che seguiamo per poco più di un chilometro, ino ad arrivare a vedere alla sinistra, su un’altura, i resti del Complesso nuragico Sa Domu de S’Orcu. Si tratta di un probabile nuraghe complesso edificato a 682 metri di altezza, con una torre centrale in discreto stato, ed intorno le tracce di mura semicircolari, di torri aggiunte, e di un insediamento abitativo. È tra i meglio conservati del Parteolla, a testimonianza della presenza umana nell’area già in epoche antiche, e sorge in posizione dominante rispetto al territorio sottostante della valle del rio Murera. Si tratta di un magnifico punto strategico e panoramico, che consentiva la difesa del territorio dagli attacchi esterni, e che, ancora oggi, riserva scenari mozzafiato a tutti coloro che si recano a visitarlo. Nelle giornate limpide è possibile ammirare le terre coltivate e i vigneti del Parteolla, il Golfo di Cagliari, la cinta montana del Sulcis e le cime, del massiccio del Gennargentu. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Dolianova ci recheremo a Soleminis che visiteremo con il suo centro nel quale si trova la chiesa di San Giacomo Maggiore ed i suoi dintorni con le Chiese campestri ed i siti archeologici. |