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Dorgali capitale dell’artigianato e del turismo estivo in Barbagia dove è nato il ceramista Salvatore Fancello

Inizieremo ora la visita della Barbagia la famosa terra dei barbari che tanto spaventava i Romani e che nel tempo nessuno dei tanti invasori della Sardegna è mai riuscito a conquistare.

In questa tappa del nostro viaggio visiteremo la zona costiera della Barbagia partendo da Dorgali considerato il capoluogo dell’artigianato e soprattutto del turismo estivo in Barbagia, grazie alle particolarità del suo ambiente naturale ed alla fama della sua frazione marina Cala Gonone, che visiteremo nella prossima tappa. Nella tappa successiva vedremo i molti importanti siti archeologici presenti nei suoi dintorni.

La Barbagia dove più si conservano la cultura e le tradizioni originali sarde

La parte più caratteristica del Nuorese è la Barbagia dove finiva la Sardegna romana ed iniziava la cosiddetta Barbaria, la terra abitata dai barbari. i Romani chiamavano barbari le genti di questa parte della Sardegna, i cosiddetti Sardi Pelliti, ossia Vestiti di pelli, che detestavano per la loro irriducibilità e tenacia nel contrastare il dominio dei conquistatori. Nel 1941 il geografo francese Maurice le lannou, descrivendo la Barbagia, parlava di «Paesaggi e un sistema di vita che non sono praticamente cambiati dai tempi della conquista cartaginese della Sardegna. La vita pastorale della Barbagia, quasi racchiusa dai campi coltivati che stanno tutt'intorno ai suoi confini, ha conservato la sua forma antica e offre spettacoli che sono i più suggestivi che si possano ancora contemplare in un paese europeo. Il centro di questo piccolo mondo millenario è il massiccio consumato, ma compatto, del Gennargentu». Le difficoltà di comunicazione e le differenze culturali hanno creato notevoli divisioni all’interno di questo territorio, che viene comunemente distinto in tre Barbagie, a sud la Barbagia di Ollolai, la Barbagia di Belvì, e la Barbagia di Seulo che si va a sviluppare nella parte settentrionale della Provincia di Cagliari e di quella che poi è stata la Provincia dell’Ogliastra.

Il Supramonte di OlienaLa principale caratteristica orografica della Barbagia è il Supramonte un complesso montuoso di altopiani carbonatici che occupano la parte centro orientale della Sardegna, che si estende per trentacinquemila ettari nei territori di Oliena, Orgosolo, Urzulei, Baunei e Dorgali, paesi situati ai piedi delle alte pareti calcaree che delimitano i confini dell’altopiano. In realtà, quello che noi definiamo Supramonte non esiste dal punto di vista geografico, nel senso che questo termine è una traduzione in italiano di un modo di dire sardo ad indicare I monti sopra, che in realtà sta ad indicare tutti quelli più alti rispetto a dove tu ti trovi. Costituito da rocce di dolomie e calcari e incorniciato da montagne carsiche tra le più alte della Sardegna, seconde in altezza solo a quelle del Gennargentu, è pressoche inaccessibile a chi non ne conosca i segreti. Si sconsiglia di avventurarsi da soli nel Supramonte e si raccomanda di chiedere informazioni all’Ispettorato Forestale di Nuoro.

Arzana: il massiccio del GennargentuPiù a sud si sviluppa il Gennargentu un grande massiccio montuoso situato nella zona centro orientale della Sardegna, tra la Provincia di Nuoro e quella che è stata la Provincia dell’Ogliastra. Geologicamente il Gennargentu, composto da scisti prodotti dalla trasformazione di argilla sottoposta ad alte pressioni e temperature, è una delle formazioni rocciose più antiche del continente europeo e per questo è caratterizzato da montagne relativamente basse e tondeggianti. Il Gennargentu comprende le cime più alte dell’Isola, che sono la Punta Paulinu di 1.792 metri, il Bruncu Spina di 1.829 metri, e la Punta la Marmora di 1.834 metri, la più alta di tutto il massiccio montuoso.

La Barbagia è costituita da zone montuose rimaste in gran parte ancora selvatiche, determinando una tradizione di difesa dei propri valori culturali e dei propri costumi dalle invasioni ed occupazioni che si sono succedute nel tempo, di cui si conserva traccia ancora oggi. Principali manifestazioni tradizionali della Barbagia sono quelle legate al Carnevale, diverse da una località all’altra, e come in tutta la Sardegna importanti sono le celebrazioni della Settimana Santa.

La Regione storica della Barbagia di Ollolai

La Regione storica della Barbagia di OllolaiLa Barbagia di Ollolai (nome in lingua sarda Barbàgia ’e Ollolai), chiamata anche Barbagia Superiore, è una Regione storica della Sardegna centrale. Durante il periodo giudicale ha fatto parte del Giudicato d’Arborea, nellla Curatoria della Barbagia di Ollolai, è stata poi degli Aragonesi, quindi del Ducato di Mandas. Ne fanno parte i comuni: Austis, Fonni, Dorgali, Gavoi, lodine, Mamoiada, Oliena, Ollolai, Olzai, Orgosolo, Ovodda, Teti e Tiana. Secondo molti, ed anche secondo noi, alla Barbagia di Ollolai apparterrebbe anche il comune di Dorgali, che durante il periodo nel quale la Sardegna era sotto il controllo dell’impero Bizantino e nel primo periodo del Giudicato di Arborea ne costituiva uno sbocco al mare, che è andato perduto a seguito dell’espansione, promossa dai Pisani, verso sud del Giudicato di Gallura. Secondo alcuni, alla Barbagia di Ollolai apparterebbero anche i comuni di Orani e Sarule, che noi attribuiamo, invece, al Nuorese, noto anche come Barbagia di Nuoro o Barbagia di Bitti.

In viaggio verso Dorgali

Da Baunei percorriamo la SS125 Orientale Sarda attraversando un paesaggio suggestivo sul Supramonte di Baunei e, poi, su quello di Dorgali. Si tratta di una bella strada interna, con curve e tornanti, che fa salire fino al passo Genna Silana, a 1010 metri, dopo di che la strada inizia a scendere sempre attraverso un paesaggio suggestivo, ancora all’interno perché le coste con le belle cale che si alternano alle alte falesie sono raggiungibili solo via mare.

Dorgali: il monte S’OspileNoi ci siamo arrivati da sud, ma la bellezza di Dorgali si nota meglio provenendo da nord, da Orosei, perché in questo caso la strada, dopo aver fiancheggiato il Monte S’Ospile, vi arriva dal basso e ci offre una bellissima visuale del paese adagiata sulla collina. Consideriamo Dorgali appartenente alla Barbagia di Ollolai, sebbene Dorgali non si identifichi pienamente con nessuna delle regioni storiche della Sardegna. Il paese possiede, infatti, elementi in comune con le Barbagie, cui appartiene il comune di Oliena che si trova un poco più ad ovest, ed anche con le Baronie cui appartiene quello di Orosei, che si trova un poco più a nord, mentre ha minori elementi in comune con l’Ogliastra, la Regione storica che si trova più a sud, escludendo il comune di Urzulei, con il quale i legami sono sempre stati molto stretti. Dal centro di Baunei a quello di Dorgali abbiamo percorso 48.5 chilometri.

Il comune chiamato Dorgali, capitale dell’artigianato e del turismo estivo in Barbagia

Dorgali: veduta della città di DorgaliDorgali-Stemma del comuneIl comune chiamato Dorgali (nome in lingua sarda Durgali, altezza metri 390 sul livello del mare, abitanti 8.299 al 31 dicembre 2021), è un grande borgo posto alle falde del monte Bardia di 882 metri, che è visibile da tutte le cime della Barbagia risultando come una macchia bianca circondata dal verde. L’abitato, attraversato dalla SS125 Orientale Sarda, è circondato dai rilievi basaltici ricchi di vegetazione mediterranea, e si sviluppa in parte in collina e in parte sul mare. La popolazione vive soprattutto nel capoluogo Comunale, mentre solo parte della popolazione si distribuisce nella località di Cala Gonone e in case sparse. La sua particolare posizione geografica la rende una meta turistica sia per gli amanti della montagna che per quelli del mare. Infatti, nell’entroterra si può visitare l’affascinante Supramonte, il vastissimo altopiano che si erge dietro il Gennargentu, interrotto da strette gole e ricco di flora e fauna. Nella zona costiera, invece, molto famosa è Cala Gonone, cui si accede da una galleria scavata nella roccia calcarea, e da dove è possibile effettuare delle escursioni via mare verso le grotte del Bue Marino e verso le spiagge di Cala Luna, in territorio di Dorgali, ed a Cala Mariolu, Cala Sisine e Cala Biriola, in territorio di Baunei.

Nella mia visita a Dorgali nel 2013, ho ottenuto dal sindaco del paese, Angelo Carta, l’autorizzazione a fotografare all’interno di tutti i musei e, soprattutto, nella grotta di Ispinigoli e nella grotta del Bue Marino, nei quali è vietato scattare foto, al fine di meglio documentare le descrizioni presenti nel sito, per incoraggiare chi lo visita a recarsi, in un suo eventuale viaggio a Dorgali ed a Cala Gonone, a visitare sia i suoi musei che le due bellissime grotte.

Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino

Questo paese fa parte dell’Associazione delle città del VinoQuesto paese fa parte dell’Associazione nazionale città del Vino, il cui obiettivo è quello di aiutare i Comuni a sviluppare intorno al vino, ai prodotti locali ed enogastronomici, tutte quelle attività e quei progetti che permettono una migliore qualità della vita, uno sviluppo sostenibile, più opportunità di lavoro. Le città del Vino in Sardegna sono ad oggi Alghero, Arzachena, Atzara, Badesi, Benetutti, Berchidda, Bonnanaro, Bosa, Calangianus, Dolianova, Donori, Dorgali, Jerzu, Loceri, Luogosanto, Luras, Meana Sardo, Modolo, Monti, Neoneli, Olbia, Samugheo, San Nicolò di Arcidano, Sant’Antioco, Selargius, Sennori, Serdiana, Sorgono, Sorso, Tempio Pausania

Origine del nome

Il suo nome, attestato dal 1341, potrebbe derivare da Sorga, ossia sorgente o fonte, con il suo sostantivo Sorgal, da cui Castras Sorgal o Thorgal, parola usata nell’antica lingua provenzale e catalana, e già usata dai monaci Vittorini e lerinensi che sono stati presenti a Dorgali. Un’altra ipotesi farebbe risalire il nome del paese alla città romana di Sulcalis, dal quale deriverebbe il nome Thurcali. Secondo altri potrebbe derivare da una voce greca bizantina, attraverso le forme Drugari o Durgari, che indicava il comandante di una squadra dell’esercito. Un’ultima versione è quella che le potrebbe far avere una base paleosarda, se si considera che nel territorio della vicina Urzulei si trova un fiume denominato rio Dorgone.

La sua economia

Trasmissione Rai2 Sereno Variabile del 30/4/2016Il settore principale dell’economia di Dorgali è l’agricoltura, con la produzione di cereali, ortaggi, foraggi, uva dalla quale si ricava il famoso vino Doc Cannonau, olive, agrumi e frutta. Significativo anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è presente con aziende che operano nei comparti della pesca, alimentare e lattiero caseario, tessile e della pelletteria, manifatturiero soprattutto con la gioielleria e l’oreficeria, oltre con la produzione del tipico coltello artigianale. Dorgali può essere considerata la capitale dell’artigianato della Barbagia, con le sue numerose botteghe, dato che in essa si producono manufatti di pelle, ceramiche decorate, lavori in filigrana d’oro e d’argento, scialli ricamati e pregiati tappeti con la lavorazione a nodo di tipo orientale. L’economia di Dorgali è, inoltre, strettamente legata alla sua frazione marina Cala Gonone, un porticciolo per il piccolo cabotaggio, il cui sviluppo era però condizionata dall’isolamento della località, chiusa ad ovest dai monti e ad est dal mare. Nel 1860 è stata inaugurata la galleria vecchia, che attraversava il monte Bardia, e le comunicazioni fra Dorgali e Gonone sono divenute più intense. Dorgali-Su pistoccu d’ou, un biscotto d’uovo tenero e friabile che ricorda i savoiardiSono sorte allora, a Cala Gonone, le prime abitazioni, e si è avviato il commercio via mare. Quindi Cala Gonone ha iniziato a svilupparsi, per l’abitudine dei nuoresi di trascorrervi le vacanze, fino a diventare la capitale del turismo estivo in Barbagia. Un altro motivo di richiamo di Dorgali è la gastronomia locale. Sono le sue principali produzioni tipiche il suo pane, soprattutto il Pane carasau, i formaggi ovini, caprini e vaccini, il latte, l’olio, il miele ed i dolci. Tra questi, soprattutto Su pistiddu, la ciambella col vino cotto, e Su pistoccu d’ou, un biscotto d’uovo tenero e friabile che ricorda i savoiardi. Nella foto che ritrae quest’ultimo manca un pezzo di uno dei due biscotti, ma quando ho deciso di fotografarli lo avevo già mangiato... Altre produzioni tipiche di Dorgali e dei suoi dintorni sono soprattutto i vini derivati dalle uve Cannonau, dei quali i dorgalesi sono cultori da oltre 2000 anni.

Il coltello tradizionale sardo

Sardegna: il coltello tradizionale sardoI coltelli tradizionali sardi si suddividono in tre categorie di base, che sono Sa leppa, ovvero il coltello a manico fisso ancora oggi in uso sopratutto presso pastori e contadini, il coltello a serramanico chiamato nel nord Sa Resolza e nel sud S’Arresoja, e Sa Còrrina, che è il coltello più semplice e antico, che presenta una lama fissa a foglia d’ulivo e manico in corno di capra, ed è usato tipicamente dai pastori. Esistono tantissime varietà di leppa, a seconda della zona geografica di produzione e della struttura morfologica del coltello stesso. I principali tra quelli ad oggi sono ancora realizzati sono la Pattadese, l’Arburese, la Guspinese, ai quali la Regione Sardegna, per tutelare la produzione artigianale dell’Isola, ha conferito il marchio Doc. Altri centri di eccellenza sono Tempio Pausania, Dorgali, Alghero, Santu Lussurgiu e Assemini.

Abitudine diffusa in Sardegna, soprattutto tra gli uomini, è di ricevere in regalo uno di questi coltelli che gli artigiani realizzano in manico d’osso e lama in acciaio, ma non è un regalo come gli altri, dato che ha un significato molto profondo. Oltre a essere un gesto di grande amicizia, è un auspicio di un felice futuro, poiché serve a tagliare tutti i rami secchi del passato e concentrarsi sul futuro. Ma tecnicamente il coltello non si regala, chi lo riceve è obbligato, secondo la tradizione, a regalare una moneta, anche di pochissimo valore, alla persona da cui lo riceve. In questo modo il coltello non servirà mai a separare l’amicizia.

Il coltello tipico di Dorgali che è su Durgalesu

Dorgali: il bandito Giovanni Battista Salis di Oliena con Sa leppa de ChintuNel paese di Dorgali arte e artigianato si incrociano da secoli, e qui oggi la coltelleria si accoppia con l’oreficeria. Il più antico coltello dorgalese era Sa Leppa de Chintu ossia il coltello da cintura, una sorta di sciabola senza guardia, che è stata prodotta a Dorgali per circa cinquanta anni, le cui prime realizzazioni risalgono al 1830. Era contraddistinta da un manico in ottone o in corno, inciso rigorosamente a mano con scalpelli di precisione come bulino e cesello, che rappresentava la testa di un’aquila o quella di un Leone. La lama aveva forma lievemente ricurva ed era lunga almeno cinquanta centimetri, veniva riposta in un fodero di pelle o, talvolta, ottone decorato che riprendeva gli stessi motivi del manico. La sua produzione era dovuta principalmente all’artigiano dorgalese Giovanni Maria Bacchitta, che firmava le sue daghe con le iniziali JMB, ossia Juan Maria Bacchitta, a riprova del suo legame con la Spagna ed in particolare con la città di Toledo, da dove si presume che importasse l’acciaio per la forgiatura delle sue lame. La foto rappresenta il bandito Giovanni Battista Salis di Oliena con Sa Leppa de Chintu.

Dorgali: il coltello su DurgalesuDa questa leppa deriva il coltello tipico di Dorgali, che è Sa Resolza di Dorgali, chiamata anche Su Durgalesu, un coltello bellissimo che segna il punto di arrivo di coltelleria ed oreficeria, e che si distingue dagli altri coltelli sardi per la sua linea leggera ed elegante. Come materie prime per la sua realizzazione si utilizzano l’acciaio, l’ottone e le corna di montone, muflone e cervo adatte per la produzione artigianale. Le lame sono ricercatissime dai collezionisti, e vengono oggi realizzate secondo la filosofia del non depet essere bellu de badas, ossia il coltello non deve essere solo bello ma anche funzionale. Largamente imitato sia nelle forme che negli allestimenti, spesso la produzione del coltello dorgalese dimostra la perfetta padronanza esecutiva con incisioni proprie che riportano alla secolare e ben documentata tradizione armiera di Dorgali.

Brevi cenni storici

Dorgali Cala Gonone-Grotta del Bue Marino: graffiti all’interno della grottaIl territorio di Dorgali e la sua costa è stato abitato sin dai tempi preistorici, come testimoniano i numerosi resti in esso rinvenuti. Sono, infatti, presenti numerosi siti archeologici, quali Domus de janas, Dolmen, Nuraghi, villaggi nuragici, Tombe di giganti, e grotte utilizzate sia come abitazione che come tombe. Lungo la costiera di Dorgali, nella Grotta di Ziu Santoru, a poca distanza dalla grotta del Bue Marino, e nella Grotta di Cala Ilune, chiamata solitamente Cala Luna, sono stati rinvenuti indizi della presenza umana in Sardegna nel Paleolitico Medio. Si tratta di alcuni frammenti di piccole dimensioni, ossia Frustoli di carbone, rinvenuti insieme a residui di ossa di cervo bruciate, ma senza la presenza di alcuno strumento litico, né di ossa umane. E sulle pareti all’interno della Grotta del Bue Marino sono visibili graffiti risalenti al Neolitico. Dorgali-Statuetta di un sacerdote pugilatoreAi decenni intorno alla metà del settimo secolo avanti Cristo risale il bronzetto chiamato del Sacerdote Pugilatore di Dorgali, connotato dagli occhi cerchiati in stile Abini, rinvenuto probabilmente a Cala Gonone ed oggi conservato al Museo Nazionale Archeologico di Cagliari. Lungo la costa orientale sarda si ritiene esistesse un importante porto nuragico, divenuto successivamente un porto cartaginese. Sottoposto alla dominazione romana, diviene sede di un’importante stazione romana posta sulla litoranea che conduce da Cagliari a Fanum Carisii, che era situato un chilometro circa a nord dell’attuale posizione di Orosei, nelle vicinanze della foce del fiume Cedrino, dove si trovava un piccolo porto. In questo periodo il centro più importante si trova vicino al Nuraghe Mannu, sotte le falesie di Sos Dorroles, ed è chiamato dallo storico Claudiano Cartagine Sulcos, da cui il nome Sulcalis o Thurcali. Il centro costiero di Cares, che viene chiamato dai Cartaginesi Qares, si trova tra la insenatura di Cartoe, che da questo centro ha preso nome, e quella di Osalla. Sull’orientale romana, circa sei miglia romane a sud di Cares, si trova il centro di Viniolae, che prende il nome per l’apprezzato culto della viticultura. Venuti meno Sulcalis e Cares, sopravvive solo Viniola. Nel quinto secolo, crollato l’impero Romano, dopo una breve dominazione vandalica e visigota, subentrano i Bizantini, la cui dominazione, tra alterne vicende legate agli attacchi costieri dei pirati barbareschi, si protrae fino al nono secolo, quando vi si stabilisce il pirata saraceno Drugal con i suoi seguaci, e l’abitato viene abbandonato, finché si ha il ritorno della sua popolazione nel periodo giudicale.

Nel periodo giudicale, l’area appartiene al Giudicato del Logudoro e Arborea, dove viene aggregata alla curatoria di Galtellì, e nel quale il papa invia in Sardegna i primi monaci. Il Castro di DorgaliNell’area di Dorgali, nell’undicesimo secolo arrivano i monaci Vittorini, provenzali di lingua occitana, dell’Abbazia di San Vittore di Marsiglia, e nella seconda metà del dodicesimo secolo i Benedettini Cistercensi. Dorgali è divenuta un borgo fortificato, ossia un Castro, che si sviluppa su un’altura tra due fiumi, a nord il rio del Castro poi diventato rio di Sa Lepora, ossia della lebbra, che oggi è la via Galileo Galilei, ed a sud il rio di San Giovanni Battista, che oggi è il corso Umberto. Dentro le mura del castro di Dorgali si pensa fossero presenti le strutture dell’Ordine Ospedaliero Antonita, ossia il Romitorio in via del Pellegrino, ora parzialmente demolito, in via Venezia l’Ospedale di Sant’Antonio oggi demolito, del quale resta solo un portico di accesso, in via Cagliari la sede del Balivo ossia del responsabile dell’Ordine, con la celletta di sicurezza, ed in Piazza Sant’Antonio l’Orfanotrofio tuttora esistente. Del Castro esistono ancora le Chiese di Sant’Antonio e di Santa Caterina, mentre sono scomparse le Chiese di Santa Croce, del Rosario e quella dei Santi Andrea, Marco e Giovanni Battista. Nell’estremità occidentale del Castro, dove si trova il vecchio campo sportivo, era ubicato il Santuario territoriale costituito dalla grande chiesa dei Santi Cornelio e Cipriano, dotata di un campanile e con un Cimitero annesso, dedicata anche a San Michele Arcangelo, che è stata la parrocchia di Dorgali dalla fine del quattrodicesimo secolo fino a tutto il sedicesimo secolo. A nord del borgo fortificato, extra muros, nel dodicesimo secolo era stato creato dall’Ordine Ospedaliero Lazzarita il lebbrosario chiamato Su Leprosariu. Alla fine del periodo giuducale parte del territorio di Dorgali, Oliena, Nuoro, Orgosolo, Loculi e Galtellì costituisce una zona franca chiamata Girifai, realizzata dalla cessione di questa zona dal Giudice di Gallura Costantino III ai monasteri. I Giudicati di Torres e Arborea successivamente si scindono e perdono i territori della Sardegna orientale, conquistati nel tredicesimo secolo dalle truppe pisane per il Giudicato di Gallura. Il territorio di Dorgali viene occupata dalle truppe pisane, ed i Pisani cercano di concentrare la popolazione in un unico centro urbano, tentativo che verrà portato a compimento dalla successiva dominazione aragonese, la quale inizia nel 1321, ed il nome Dorgali compare per la prima volta nel 1347, nell’atto di presentazione dei paesi del feudo al sovrano d’Aragona, da parte del feudatario locale Gerardo de Torrents. La maggior parte dei villaggi del territorio dorgalese scompaiono nella seconda metà del quattordicesimo secolo, per via della peste, per la povertà conseguente al nuovo sistema fiscale aragonese, e per via dei furti e delle ruberie. Alla sua situazione urbanistica assai articolata, viene dato il nome della fontana che si trova all’incrocio tra via Dante Alighieri e corso Umberto, chiamata Sorga o Surgale, o anche Thurgale, e da cui potrebbe derivare, appunto, il nome del paese. Dopo una breve occupazione del territorio da parte del Giudicato d’Arborea, prosegue, dalla fine del quattordicesimo secolo, l’occupazione spagnola. Dorgali entra, nel 1448, nella Baronia di don Salvatore Guiso, ma continua ad esercitare, insieme a Lula, una forte opposizione, anche con il banditismo, al fine di conservare le proprie caratteristiche e tradizioni barbaricine. La dominazione spagnola si conclude il 1713, con il passaggio ai Savoia. Durante il governo sabaudo, a causa della tassazione eccessiva e dell’occupazione del territorio da parte dei Piemontesi, prosegue il banditismo, e si afferma Vincenzo Fancello, detto Berrina, uno dei più spietati banditi sardi dell’ottocento. Durante la dominazione sabauda, nel 1860 viene inaugurata la galleria vecchia tra Dorgali e Cala Gonone, che attraversa il Monte Bardia. Nel 1925 viene aperta la galleria nuova, scavata attraverso la sella che separa il Monte Bardia, di 882 metri, a sinistra, ossia a nord, dal Monte Tului, di 915 metri, a destra, ossia a sud. Nel 1927 il comune di Dorgali viene trasferito dalla Provincia di Sassari in quella di Nuoro. Costituita la Repubblica Italiana, dopo la Seconda Guerra Mondiale, si insediano a Cala Gonone alcune famiglie di pescatori ponzesi, che danno inizio allo sviluppo della pesca. La sua affermazione come centro turistico risale a un trentennio fa, da quando i barconi iniziano a portare centinaia di turisti da Cala Gonone, verso sud, alle spiagge più belle del golfo di Orosei. La galleria nuova viene completamente rinnovata nel 2006.

Che cosa era la zona franca estragiudicale di Girifai

Stemma della zona franca detta GirifaiAlla fine del periodo giuducale parte del territorio di Dorgali, Oliena, Nuoro, Orgosolo, Loculi e Galtellì costituisce una zona franca chiamata Girifai, realizzata dalla cessione di questa zona dal Giudice di Gallura Costantino III ai monasteri. L’area dorgalese costituisce la parte più meridionale di questo Giudicato, la cosiddetta Gallura Felix, cioè la parte più ricca d’acqua e quindi più prospera dal punto di vista agricolo. Il territorio di Girifai che si trova in posizione strategica al confine meridionale del Giudicato gallurese, in una zona di confine tra la Gallura, il Giudicato di Cagliari e l’Arborea, era delimitato dal Monte Ortobene vicino a Nuoro e dal Golfo di Orosei a nord, e da Dorgali a sud. Aveva sbocco al mare ed era una piccola enclave monastica già dall’antichità, nella quale si erano formati prima monasteri greco ortodossi, poi dopo la riforma gregoriana si erano installati diversi ordini della chiesa romana come i Cistercensi, i Benedettini e gli Ospitalieri di San Giovanni. Questi conventi erano strettamente collegati ad altri presenti sulla penisola italiana e sull’isola del Giglio, creando un importante ponte economico e commerciale. Costantino III decide di creare qui la Zona franca di Girifai, la cui bandiera contiene la croce cistercense che presenta al centro il fiordaliso araldico o giglio di Francia detto anche Fleur de lys, la quale formava di fatto uno stato indipendente legato per vassalaggio alla Gallura, ma che permetteva una certa autonomia amministrativa e tributaria. Da qui infatti si poteva commerciare con tutta l’Europa, in particolare ad opera degli Ospitalieri di San Giovanni a Malta e dei Templari. Nuoro-Lollove: le case del paeseLa zona franca sopravviverà al resto del Giudicato, ma verrà attaccata dai Pisani alla fine del tredicesimo secolo, che ne divideranno il territorio e consegneranno le pertinenze monastiche sempre ad esponenti ecclesiastici, ma di influenza pisana, come il Vescovo di Galtellì che otterrà il titolo di Barone. Nonostante questo, il territorio rimarrà comunque controllato dagli ordini monastici, ed ancora oggi molte terre in quel territorio sono pubbliche e di uso Civico, come ad esempio il Monte Ortobene. Nell’area del Girifai un vero e proprio retaggio del periodo medioevale è Il villaggio di Lollove, frazione di Nuoro, l’unico tra i piccoli centri del Girifai ad aver varcato l’epoca moderna senza scomparire o senza essere assorbito da un centro limitrofo più grande.

Il banditismo a Dorgali

Dorgali è stato un importante centro del banditismo in Sardegna, dato che a Dorgali è nato uno dei più spietati banditi sardi dell’ottocento, il famoso bandito Vincenzo Fancello.

Il bandito Vincenzo Fancello detto BerrinaLettura di 'Banditi a Orgosolo' di Franco CagnettaA Dorgali nel 1873 nasce Vincenzo Fancello detto Berrina uno dei più spietati banditi sardi dell’ottocento. Questo giovane pastore, figlio di una delle famiglie più povere del suo paese, inizia a far parlare di se, quando Antonio Dore, un agiato possidente di Dorgali, lo accusa di un furto di una coppia di buoi. Il Fancello si vendica, ma la vittima, sebbene gravemente ferita ad un braccio, riesce a mettersi in salvo, e lui si da alla latitanza. Con Antonio Mulas, detto Su Bellu d’Oliana, e con Giuseppe Pau, costituisce una banda che impone l’obbedienza al paese. Per vendicarsi di Antonio Dore, il 15 aprile 1897 fa trovare sulla porta del Municipio un manifesto con questo decreto: «Guardate, paese chiamato Dorgali: nessuno voglio di andare a servire a possessioni del signor Dore Antonio, nessuno voglio di portare bestiame alla sua pastura per niente! Guai al servo che entra in casa di Dore! Se avete volontà di passare la vostra vita con piacere fate il vostro dovere. Ascoltate queste parole che vi voglio bene. Mi firmo delegato speciale di campagna». Il delegato speciale di campagna è proprio lui, che si è dato alla macchia, ossia alla campagna, da alcuni anni. Guai a chi non gli obbedisce, può perdere il suo bestiame, venire colpito da ostracismo, o finire sgozzato. Il 7 febbraio 1899, in località Monte Gulei, non lontano dalle fonti Su Gologone, al termine di uno scontro a fuoco con i Carabinieri di Oliena guidati dal brigadiere Bellani, muore Antonio Mulas. Tre mesi dopo, la notte tra il 14 ed il 15 maggio 1899, il comandante dei Carabinieri di Nuoro Giuseppe Petella compie una grande operazione contro il banditismo. Vincenzo Fancello, con il suo seguace più feroce, Giuseppe Pau, di Oliena, tentano di raggiungere la spiaggia di Cala Luna per rifugiare all’estero, ma qui trovano ad attenderli il maresciallo Lorenzo Gasco. Il Fancello con un colpo di fucile spezza il ramo a cui Gasco è aggrappato, ne segue una lotta corpo a corpo. Mentre sta per finire il Gasco con la sua leppa, il tipico affilatissimo coltello sardo, il Fancello viene colpito da un colpo di moschetto. Giuseppe Pau riesce, invece, a fuggire, e si unisce alla banda dei fratelli Giacomo ed Elias Serra Sanna, che spadroneggia nella zona che va da Orgosolo fino a Nuoro.

Alcuni dei principali personaggi che sono nati a Dorgali

A Dorgali sono nati anche, tra gli altri, in anni recenti, l’importante ceramista Salvatore Fancello, la Beata Maria Gabriella, e Salvatore Mereu, forse il più importante regista cinematografico sardo dell’ultima generazione.

Salvatore FancelloBiografia di Salvatore FancelloIl ceramista Salvatore Fancello nato a Dorgali nel 1916 da una famiglia contadina, si diploma ed inizia a lavorare come apprendista nel laboratorio di Ciriaco Piras, formatosi alla Scuola di Francesco Ciusa. Nel 1930 una borsa di studio lo fa accedere, insieme a Giovanni Pintori di TresNuraghes, all’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Monza, dove segue i corsi di ceramica. L’anno successivo stringe amicizia con Costantino Nivola, di Orani, che diventerà uno dei più grandi scultori del secolo, anch’egli arrivato con una borsa di studio. Diplomatosi Maestro d’Arte nel 1934, nel 1935 espone a Nuoro ed a Cagliari e viene premiato per un cinghiale in terracotta. Nel 1936 si trasferisce con Nivola e Pintori a Milano, partecipa alla sesto Triennale con un’ampia parete graffita a soggetto coloniale, dodici piastrelle ceramiche che figurano i mesi, dodici segni zodiacali, un mosaico di piastrelle litoceramiche realizzato con Nivola. realizza figure geografiche e statue d’angeli per i negozi Olivetti a Milano, accanto a Pintori e Nivola, assunti dall’ufficio pubblicità della Olivetti. Nel 1937 è chiamato alle armi e l’anno successivo, in licenza a Milano, realizza i primi lavori sui rotoli di carta per telescrivente. Ma lo stesso anno cessa la collaborazione con Nivola, quando, a causa delle leggi razziali, lo scultore di Orani è costretto ad emigrare negli Stati Uniti. Come dono per il matrimonio, gli regala il cosiddetto Disegno ininterrotto, un lavoro a china e acquarello su carta da telescrivente alto trenta centimetri e lungo oltre sei metri e mezzo. Salvatore Fancello-Resti del pannello di terracotta parzialmente smaltata realizzata nel 1941 per l’Università Luigi Bocconi di MilanoÈ il suo capolavoro, una sequenza di quadri leggibile anche per nuclei, che rappresenta la storia del mondo sardo ed è visibile nel Civico Museo a Dorgali. Nel’40, su incarico dell’architetto Giuseppe Pagano, realizza ceramiche di attività sportive per la sala della mensa e per il pennone portabandiera dell’Università Luigi Bocconi di Milano, delle quali resta il solo pannello maggiore, ora nell’atrio della segreteria. Nel 1941 viene imbarcato a Bari per il fronte albanese, dove muore a Bregu Rapitàe viene sepolto nel Cimitero di guerra. Nel 1947 gli viene conferita alla memoria la medaglia d’argento al valor militare. Nel 1954 la sorella richiede il rimpatrio delle spoglie, e nel 1962 l’urna che le contiene viene portata nel Cimitero di Dorgali. Per saperne di più su Salvatore Fancello e sulla sua opera, possiamo leggere la completa Biografia di Salvatore Fancello scritta da Alberto Crespi, pubblicata dalla Ilisso Edizioni di Nuoro.

Maria Sageddu divenuta la Beata Maria GabriellaA Dorgali nel 1914 nasce da una famiglia di pastori, quinta di otto figli, Maria Sagheddu, che veniva chiamata Maù. Dopo la morte di sua sorella minore Giovanna Antonia, nel 1932 cambia completamente, e comincia a darsi all’orazione. Un giorno si presenta spontaneamente alla presidente dell’Azione Cattolica e con sorpresa della stessa, visti i tanti rifiuti precedenti, le chiede di entrare a far parte dell’associazione. Da quel giorno si dedica a tutte le attività dell’associazione, divenne catechista dei bambini in chiesa e la sua vita spirituale viene caratterizzata da Messa e Comunioni frequenti, visite al Santissimo Sacramento, rosario e devozioni alla Madonna, confessione settimanale. Nel 1937 Maù di Dorgali, diviene monaca cistercense della stretta osservanza, ossia trappista, con il nome di suor Maria Gabriella. Muore nel 1939, e viene beatificata da Giovanni Paolo II nel 1983, divenendo la Beata Maria Gabriella. Il suo corpo è stato trovato intatto in occasione di una ricognizione nel 1957, e riposa ora in una Cappella adiacente al Monastero di Vitorchiano, presso Viterbo. Nel 2018 papa Francesco l’ha citata come esempio di donazione della vita per la causa dell’unità dei cristiani, nell’esortazione apostolica Gaudete et exsultate.

Il regista cinematografico Salvatore MereuA Dorgali nasce nel 1965 il regista cinematografico Salvatore Mereu che ha studiato cinema all’Università di Bologna e successivamente presso la Scuola nazionale di Cinema dove nel 1997 ha conseguito il diploma in regia. Autore di cortometraggi come Notte rumena (1996), Miguel (1999), Prima della fucilazione (1999), Il mare (2004), quest'ultimo pubblicato nel 2003 come episodio del suo primo film Ballo a Tre Passi, vincitore nel 2004 della Settimana della Critica alla mostra del Cinema di Venezia e del David di Donatello per la migliore Opera Prima, che narra le stagioni della vita attraverso quattro episodi, ognuno scandito dal succedersi del tempo. Nel 2008 realizza quello che viene considerato il suo capolavoro, Sonetàula, tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Fiori, che racconta il ragazzo che nel 1938 ragisce ad un’ingiustizia e quasi senza accorgersene si ritroverà brigante nascosto sulla montagna, costretto a rinunciare a tutto, poi la vendetta e la tragedia inevitabile. Viene realizzato in due versioni, una cinematografica ed un’altra televisiva più completa trasmessa dalla Rai nel 2008 in due puntate. Il film viene presentato al Festival di Berlino, ottiene la nomination al Nastro d’Argento e al David di Donatello, e il protagonista Francesco Falchetto vince un Globo d’Oro, ed anche il premio come miglior attore al Roma Fiction Fest.

Riproduzione integrale del cortometraggio 'Miguel’di Salvatore Mereu Riproduzione integrale del cortometraggio 'Prima della fucilazionè di Salvatore Mereu Riproduzione integrale del cortometraggio 'Il marè di Salvatore Mereu Riproduzione integrale del film 'Ballo a tre passi' di Salvatore Mereu Riproduzione integrale del film 'Sonetàula' di Salvatore Mereu Riproduzione integrale dello sceneggiato per la Rai 'Sonetàula' di Salvatore Mereu

Nel 2010, Salvatore Mereu pubblica Tajabone, frutto di un anno di esperienza coi i ragazzi di due Scuole Medie di due quartieri difficili di Cagliari, film che viene inizialmente bloccato su iniziativa dei presidi delle due scuole, ma il regista dopo un lungo iter giudiziario vince la causa. Il suo quarto film, del 2012, tratto dall’omonimo romanzo di Sergio Atzeni, è Bellas Mariposas, la storia di due ragazze nel fiore della loro adolescenza, piena di sogni, di paure e di titubanze. Seguono tre cortometraggi, nel 2013 Transumanza, del quale un frammento viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, per venire in seguito presentato in forma più completa al Babel Film Festival di Cagliari, poi ancora nel 2013 La vita adesso, ed in seguito nel 2017 Futuro prossimo che racconta di Rachel e Mojo che vagano per la città alla ricerca di un lavoro che non si trova, e di notte trovano riparo in uno dei casotti di uno stabilimento balneare del litorale. Nel 2020 pubblica il film Assandira, interpretato da Gavino Ledda nei panni di Costantino, un uomo mite ma dai modi rudi, il cui figlio Mario muore nel terribile incendio, scoppiato nell’agriturismo di famiglia Assandira, dopo di che sul posto accorrono i Carabinieri che iniziano le indagini insieme al magistrato Pestis, e la mente di Costantino inizia ad andare indietro nel tempo per ricostruire la storia dell’agriturismo, ma la vita bucolica esternata non è ciò che sembra, e dietro le mura di Assandira si nascondono torbidi misteri.

Trailer del film 'Tajabonè di Salvatore Mereu Riproduzione integrale del film 'Bellas Mariposas’ di Salvatore Mereu Prima versione del cortometraggio 'Transumanza' di Salvatore Mereu Riproduzione integrale del cortometraggio 'La vita adesso' di Salvatore Mereu Riproduzione integrale del cortometraggio 'Futuro prossimo' di Salvatore Mereu Riproduzione integrale del film 'Assandira' di Salvatore Mereu con la partecipazione di Gavino Ledda

Le principali feste e sagre che si svolgono a Dorgali

A Dorgali sono attivi l’Associazione per le Tradizioni Popolari Tiscali con il Gruppo Folk Tiscali di Dorgali, l’Associazione Culturale Gruppo Folk Thurcali, l’Associazione Culturale Gruppo Folk Don Milani, il Coro Polifonico Lorenzo Perosi ed il Coro Polifonico Istelotte. Sono inoltre attivi il gruppo di Canto a Tenore Noriòlo ed il gruppo di Canto a Tenore Sant’Elene, e nel 2015 è uscito un lavoro discografico realizzato insieme dalle due formazioni, che, come spiega l’esperto e studioso Andrea Deplano, getta ponti tra cantori anziche scavare solchi di gelosia, che riescono a mettere insieme ragazzi poco più che quindicenni e adulti di cinquanta e sessanta anni in un canto senza età.

Dorgali-Sfilata del 'Gruppo Folk Thurcali' di Dorgali Dorgali-Sfilata del 'Gruppo Folk Don Milani' di Dorgali Il CD nel quale si esibiscono insieme il Tenore Tenore Noriòlo ed il Tenore Sant’Elene di Dorgali

Tra le diverse principali feste e sagre che si svolgono a Dorgali vanno citate, il 16 e 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate, con l’accensione del falò nel piazzale antistante la chiesa omonima; il 19 gennaio la Festa di San Sebastiano, con l’accensione del falò nella piazza davanti alla chiesa parrocchiale; i festeggiamenti del Carnevale nel Carrasegare Dorgalesu; i riti della Settimana Santa; la settimana precedente la Pentecoste la Festa de su Babbu Mannu, nella piccola chiesa omonima dedicata allo Spirito Santo; Il 23 aprile si svolge la Festa della Beata Maria Gabriella; a maggio o giugno a Cala Gonone la Sagra del pesce; il 24 giugno la Festa di San Giovanni Battista, nella piccola chiesa campestre vicino alle terme di San Giovanni su Anzu, che descriveremo nella prossima pagina; a metà luglio, la manifestazione Sa Resolza che è la Rassegna Regionale del coltello sardo; sempre a metà luglio, a Cala Gonone la Festa della Madonna del Mare; il sabato vicino al 27 luglio la Festa di San Pantaleo, nella chiesa omonima situata presso il lago del Cedrino, presso la quale 7 agosto si svolge, con modalità simili, la Festa de Sos Anzelos; tra fine luglio e inizio agosto, la manifestazione Cala Gonone Jazz Festival; il 15 agosto, al culmine del ferragosto dorgalese, la Festa di Santa Maria Vergine Assunta; il 16 settembre la Festa dei Santi Cipriano e Cornelio; il 25 novembre la Festa di Santa Caterina d’Alessandria, che è la Santa Patrona di Dorgali.

Festeggiamenti del Carrasegare Dorgalesu Manifestazione Sa Resolza Festa della Madonna del Mare Il Cala Gonone Jazz Festival Il Durgalesu MesAustu

Il costume tradizionale di Dorgali

Durante le feste è possibile ammirare il costume tradizionale di Dorgali, che prevede un costume femminile molto più elaborato e ricco di varianti rispetto a quello maschile, che è abbastanza uniforme. In base alle circostanze nel quale veniva indossato, il costume femminile varia notevolmente, risultando abbastanza scarno per le faccende domestiche, sino ad arrivare ad una grande elaborazione come per esempio per l’abito della sposa. Il costume è accompagnato da un’abbondante esposizione di gioielli, essendo Dorgali un centro dove si conserva la tradizione della lavorazione dell’oro e dell’argento. Il costume maschile prevede il copricapo Sa Berritta di panno nero, la camicia di tela bianca con colletto alla coreana chiuso da due bottoncini d’oro, ricamata con disegni geometrici, il gilè chiamato S’Imbustu, e poteva essere di pelle per i pastori, o di panno rivestito in raso, o di velluto, la giacca detta Su zippone a completare la parte superiore. Nella parte inferiore il gonnellino detto Sa Fraca, in orbace nero, tenuto con la cintura in pelle nera e bordi rossi, decorata nella parte anteriore con motivi floreali, ed i calzoni bianche molto semplici, che all’estremita inferiore sono inseriti nelle ghette.

Il Ferragosto Dorgalese

La principale manifestazione che si svolge a Dorgali è quella del Ferragosto Dorgalese, organizzato dai Fedales della leva dei trentenni, che prevede un ricco programma di manifestazioni dedicate alla Beata Vergine Assunta ed a San Giuseppe, che si prolungano per cinque giorni, con competizioni sportive, manifestazioni religiose e folkloristiche, e con spettacoli serali che variano di anno in anno. Il Ferragosto Dorgalese è organizzato più per le persone del posto che per i turisti, conserva quindi vive tutte le tradizioni locali, senza mediarle con le diverse aspettative dei turisti estivi.

Ferragosto Dorgalese-Esibizioni e corse sui cavalli per le vie del paeseQuella del cavallo è una tradizione e una passione in tutta la Sardegna centrale, in particolare nella Barbagia. Già diversi giorni prima dell’inizio dei festeggiamenti, i cavalli compaiono nei cortili e per le strade. Prima dell’inizio delle competizioni, i cavalieri si cimentano in Esibizioni e corse sui cavalli lungo il percorso lungo il quale si terranno successivamente le competizioni. Poi si svolgono le Corse a pariglia che consistono nell’affiancare due o più cavalli che, procedendo al galoppo, devono tenere sempre la stessa linea, con i cavalieri che sulle selle eseguono diversi tipi di acrobazie. La difficoltà è legata soprattutto al fatto che i cavalli sardi vivono liberi e non sono addestrati a prove di abilità, ciascuno di loro tende quindi a superare l’altro il che rende estremamente difficile farli correre affiancati. La Sartiglia è una giostra equestre nata a metà del cinquecento a Oristano, dove si ripete in costume seguendo la tradizione ogni anno in occasione del Carnevale, è una prova di abilità che consiste nel riuscire ad infilzare con una spada di legno un anello sospeso. Sartiglie molto più semplici si svolgono in numerose località della Sardegna ed anche durante il Ferragosto Dorgalese. Il Palio è la tipica corsa equestre, di cui tra le più conosciute è quella che si tiene a Fonni, seconda come importanza dopo il famoso Palio di Siena. In tutte le sagre paesane e le manifestazioni folkloristiche è sempre presente l’esecuzione di un Palio.

Ferragosto Dorgalese: le corse a Pariglia Ferragosto Dorgalese: la Sartiglia Ferragosto Dorgalese: il Palio Dorgali-La processione dell’Assunta

I festeggiamenti del Ferragosto Dorgalese si concludono con la bella Processione dell’Assunta che permette di ammirare gli splendidi costumi locali e quelli dei gruppi folkloristici provenienti dalle altre località della Barbagia. Alla fine della processione dell’Assunta, tutte le strade del paese risultano cosparse di petali di rose.

Ferragosto Dorgalese: il pubblico davanti ai banchi espositiviE la sera la folla si raccoglie davanti ai diversi banchi con l’esposizione di prodotti tipici e, sugli spalti, può assistere ai tipici Spettacoli folkloristici serali ai quali sono affiancare esibizioni canore di diversi artisti. Questi iniziano con la Gara dei poeti che si riallaccia all’improvvisazione poetica, da sempre presente nella tradizione sarda in tutte le occasioni conviviali. Dal 1896, quando il poeta Antonio Cubeddu di Ozieri propose una gara di poeti, la gara di poesia, nella quale due o più poeti improvvisano su un tema che viene proposto dagli organizzatori, alternandosi e rispondendosi l’un l’altro, è diventato uno dei punti fermi di ogni Sagra paesana, manifestazione folcloristica o religiosa, e quindi i migliori improvvisatori sardi sono diventati veri professionisti della poesia dialettale. Un’altra esibizione presente in quasi tutte le feste e sagre del Logudoro è il Canto logudorese un tipo di canto solistico con due o tre cantadores dal timbro vocale tenorile o baritonale, in grado di passare al falsetto e di elaborare fioriture virtuosistiche, è diffuso in tutto il Logudoro. Si è nel tempo aggiunto il suono dell’organetto diatonico sostituito spesso da una fisarmonica, e, quando gli Spagnoli hanno portato in Sardegna la chitarra, questa ha cominciato ad accompagnare l’organetto o la fisarmonica ed ha originato il Canto a Chitarra. Non c’è in Sardegna Sagra o manifestazione nella quale non si esibiscano gruppi di Canto a tenore il principale simbolo della musica tradizionale polivocale sarda. Un gruppo di Tenores è composto da quattro voci, ossia la voce solista, Sa ’Oche, che ha un timbro di tenore o di baritono acuto; il basso, Su Bassu, è la prima voce gutturale del gruppo, che produce una base armonica ingolata, quasi a riprodurre il muggito di un bue; il contra, Sa Contra, è la seconda voce gutturale del gruppo; l’ultimo componente del quartetto, la mezza voce o Sa Mesa ’Oche, un contralto, è l’unico componente del gruppo che modifica di continuo la sua melodia rendendola più vivace. I Cori polifonici sono nati in diverse località della Sardegna ma costituiscono una realtà relativamente recente rispetto al canto a tenore ed alla poesia estemporanea. Non sono sempre presenti nelle manifestazioni folkloristiche, ma quando ci sono interpretano sia brani della tradizione musicale sarda che nuove composizioni, sempre in lingua sarda.

Ferragosto Dorgolese: gara di improvvisazione poetica Ferragosto Dorgalese: canto in re Ferragosto Dorgalese: gruppi di canto a tenore Ferragosto Dorgalese: coro polifonico sardo Ferragosto Dorgalese: esibizione di gruppi di ballo folkloristico sardo

Il momento più seguito delle manifestazioni è, comunque, l’esibizione dei gruppi folkloristici che si esibiscono nei tradizionali Balli sardi accompagnati dal suono delle launeddas, strumento a fiato polifono tipicamente sardo, o dell’organetto diatonico. Le forme più diffuse del Ballo rituale sono Su ballu tundu, ossia il ballo tondo, detto anche Duru-duru, imperniato su un cerchio che si ricompone più volte dopo ogni variazione coreografica; Su ballu ’e tres passos, ossia il ballo a tre passi e Su passu torràu, ossia il passo che ritorna, detto anche Ballu sèriu, ossia ballo serio, una danza imponente, caratterizzata da un passo che si ripete e si conclude con una genuflessione.

Ferragosto Dorgalese: esibizione dei Tenores di Bitti gruppo 'Mialinu Pira' nel concerto del 15 agosto 2005Ferragosto Dorgalese: Piero Marras in concertoIn tutte le località della Sardegna i festeggiamenti del Ferragosto si chiudono con l’Esibizione di artisti famosi. Nelle festività del ferragosto Dorgalese del 2005 abbiamo potuto assistere a una esibizione dei famosi Tenores di Bitti gruppo Mialinu Pira, che avevamo già incontrato nel nostro viaggio nel 2002 ad Alghero, ospiti di un indimenticabile concerto di Andrea Parodi, quando il gruppo era costituito da cinque elementi prima della tragica morte di Gianfranco Cossellu. E in quelle del 2007 abbiamo anche assistito a una bella esibizione di Piero Marras, il noto cantautore ed interprete sardo che dal’66 fino ad oggi continua con la sua musica e con la sua voce a farci volare tra i sapori, gli odori e i rumori della Sardegna.

I principali siti archeologici che si trovano a Dorgali e nei suoi dintorni

Nel territorio dorgalese troviamo una forte concentrazione di importanti siti archeologici. Sono presenti, infatti, alcuni Dolmen, numerose Domus de janas, una ventina di fonti sacre, più di trenta tombe megalitiche, oltre quaranta tra Protonuraghi e Nuraghi, ed anche più di sessanta villaggi ed abitati nuragici.

Lettura di 'Serra Orrios e i monumenti archeologici di Dorgali'Nei dintorni di Dorgali sono stati portati alla luce i resti dei Dolmen di Monte Longu, e di Motorra; di numeose Domus de janas tra le quali quelle di Conca ’e Janas I, Conca ’e Janas II, Conca ’e Janas III, Isportana, Mariughia, Pirisché o Sa Domu ’e su Re che abbiamo già descritta nella pagina che descrive l’abitato di Dorgali, Santa Cristina, Sas Venas o Campu Marinu I, su Acu, su Piga o Sa Pica, e Tinnias; delle fonti sacre Caschiri, Dugulana, Ghivine, Iriai, Isportana, lottoniddo, Merziore, Nastallai, Neule, Nuraghe Mannu, Nuragheddu, Oroviddo, Oveni, Purgatoriu, S’Ulumu, San Basilio, San Nicola, Serra Orrios I, Serra Orrios II, Sorgolitta, e Sos Mucarzos; delle Tombe di giganti Biriddo, Biristeddi I, Biristeddi II, Biristeddi III, Colovrai, Donnicoro, Donnicoro II, Finiodda, Fruncudunue I, Fruncudunue II, Ghivine I, Ghivine II, Iriai, lottoni, lottoniddo, Matta ’e Sole, Muristene I, Muristene II, Nastallai, del Nuraghe Mannu, Poddinosa, Pranos I, Pranos II, Predu ’e Ponte, riu Mortu, S’Abba Noa I, S’Abba Noa II, S’Arvara, S’Ena de Thomes, S’Ena Iloghe, S’Ischina ’e su Re, S’Ulumu, San Nicola I, San Nicola II, San Nicola III, Seddas de Sarviti, Serra Orrios I, Serra Orrios II, su Barcu I, su Barcu II, su Sueredu, Tinnias, Zorza I, e Zorza II.

Sono presenti, poi, i resti dei Protonuraghi Orrule, e su Barcu; del Nuraghe complesso di tipo misto Purgatorio; dei Nuraghi complessi Isili, Noriolo, Nuragheddu, Oveni, Papadosa, Ruiu, S’Abba Noa, S’Ulumu, Sa Icu, Sutta Terra; dei Nuraghi semplici Coazza, Codula Manna, Colunie, de Sortei, di Biriculi, la Favorita, lottoniddo, luargiu, Mannu, Marrone, Muristene, Neule, Nuragheddu II, Poddinosa, Sa Pramma, San Giorgio, San Nicola, Sant’Anna I, Sant’Anna II, Sant’Elene, Santa Diliga, su Casteddu, su Tupedie, Zorza, e Zorzi Poddighe; dei Nuraghi Buca ’e Irghiriai, Conca de Janas, Ghivine, S’Istrumpu, S’Ungrone ’e Sa Mesa, tutti di tipologia indefinita. Si tovano anche i resti dei villaggi preistorici Badde Nurache, Baluvirde, Biascotta, Biriddo, Campu Mannu, Caschiri I, Caschiri II, Cascozza, Chidera, Codula Manna, Colovrai, Coscone, Cumbida Mou, Doinanicoro, Dorrisolo, Doschele, Dughine, Dugulana, Finiodda, Fruncu Nieddu, Fruncudunue, Funtana Cuò, Gutturu ’e Jacas, Iriai I, Iriai II, Iscupidana, Isportana, Istipporo, littu, locu Secau, lottoni, lottoniddo, Maidreu, Malalavra, Marchesi, Marianna Carvone, Mariscai, Mariughia, Marras, Mattanosa, Merziore, Mesina, Monte Tundu, Muristene, Nastallai, Nuraghe Arvu, Ollei Buscai, Oroviddo, Osolai, Pittu ’e Scala, Prano, Predas de Ocu, Predas Ruias, Predu ’e Ponte, Romasinarzu, S’Aliderru, S’Arcu ’e su linu, S’Arvara, S’Ena de Thomes, S’Irvutarzu, S’Ospile, Sa Carrubba, Sa Pira I, Sa Pira II, Sa Prunischedda, San Basilio, Santu Jacu, Sas luas, Sas Predas ladas, Serra Orrios, Siddai ’e Josso, Siddai ’e Susu, Sini, Sorgolitta, Sos Arcos, Sos Mucarzos, Sos Tusorzos, su Anzu, su Calavriche, su Crou, su lidone, su Saucu, su Tintinnau, Surtana, Tillai, Tiscali, Toddeito, Toddoschi, Toloi I, Toloi II, Ziu Santoru, e Zorza.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio inizieremo la visita del centro storico di Dorgali, edificato sopra il Castro medioevale, e del resto del centro dell’abitato della capitale dell’artigianato e del turismo estivo in Barbagia.


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