Isili già capoluogo di Provincia con il Museo del Rame con il Nuraghe Is Paras e quelli nella valle di Brabaciera
In questa tappa del nostro viaggio, da Escolca o Gergei ci recheremo ad Isili che è stato capoluogo di Provincia e visiteremo il suo centro con il Museo del Rame ed i dintorni dove si trovano il Nuraghe Is Paras ed i numerosi Nuraghi della valle del rio Brabaciera che descriviamo con il loro significato astrologico. La regione storica del SarcidanoIl Sarcidano è una regione della Sardegna che si estende tra il territorio del Campidano e quello della Barbagia. Si sviluppa tra la Provincia di Oristano e la Provincia del Sud Sardegna. Elemento morfologico dominante è l’altopiano de Laconi, il più grande tavolato calcareo della Sardegna. Al suo interno si estendono i due laghi artificiali del Mulargia e del Flumendosa. In Provincia di Oristano ne fa parte il solo comune di Laconi, mentre in Provincia del Sud Sardegna ne fanno parte Escolca, Genoni, Gergei, Isili, Nuragus, Nurallao, Nurri, Orroli, Serri, Villanova Tulo. Vi è diffusa la quercia, ma non mancano anche foreste di castagno. Il territorio del Sarcidano è costellato di numerose testimonianze archeologiche, prevalentemente nuragiche. In viaggio verso IsiliLungo la SP9 che collega Gergei con Escolca, da Gergei verso est prima di arrivare al Cimitero, o da Escolca verso ovest dopo aver percorso circa un chilometro, prendiamo la SP9bis che si dirige verso nord, e che in quasi sette chilometri ci porta all’interno dell’abitato di Isili. Dal Municipio di Gergei a quello di Isili si percorrono 7.7 chilometri, e dal Municipio di Escolca a quello di Isili si percorrono 8.6 chilometri. Ad Isili saremmo potuti arrivare più comodamente direttamente da Serri, uscendo verso nord con la SP59, che dopo circa un chilometro va ad immettersi sulla SS128 Centrale Sarda, che, presa verso sinistra, percorrendo sei chilometri verso nord ci porta all’interno dell’abitato di Isili. Dal Municipio di Serri a quello di Isili si percorrono 8.1 chilometri. Il comune chiamato IsiliIl comune Isili (altezza metri 523 sul livello del mare, abitanti 2.516 al 31 dicembre 2021) è situata nella parte centro settentrionale della Provincia del Sud Sardegna, alle pendici di Pizzo Trempu, a sud dell’altopiano del Sarcidano. L’abitato di Isili è facilmente raggiungibile dalla SS128 Centrale Sarda centrale Sarda, il cui tracciato ne attraversa il territorio. Il collegamento ferroviario è assicurato dalla linea che collega Cagliari con Isili, che ha uno scalo sul posto. Il territorio comunale presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate, che vanno da un minimo di 374 a un massimo di 893 metri sul livello del mare. Origine del nomeL’origine del nome è del tutto sconosciuta. Tra le varie ipotesi, si ritiene più accetabile quella che prevede che il nome Isili derivi dal latino Ilex, che significa Leccio, e tragga origine dalla circostanza che in antico il sito era caratterizzato dalla particolare abbondanza di questa pianta. La sua economiaSi tratta di un centro collinare tradizionalmente agricolo, pastorale e artigianale, che ha un’economia basata su tutti i settori produttivi. Il settore primario è presente con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi fra i quali i rinomati Pomodori di Isili collocati principalmente sul mercato isolano, foraggi, ulivi, frumento e vite. È presente anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da aziende che operano nei comparti lattiero caseario, alimentare, tessile, dell’abbigliamento, del legno, dei prodotti petroliferi, della fabbricazione di prodotti farmaceutici e medicali, della produzione di corrente elettrica, della raccolta d’acqua ed edile. Nel corso degli ultimi decenni la sua struttura economica è cambiata radicalmente, con l’affermazione del settore terziario quale principale comparto economico. Isili è famosa per la produzione artigianale del rame, si producono inoltre artigialmente anche i caratteristici tappeti sardi, gli arazzi, le bisacce, caratterizzati dalla tipica lavorazione a Pibiones di lana, lino e cotone. La lavorazione a Pibiones è una tradizionale tecnica di tessitura a grani tipica della Sardegna. La parola Pibiones in sardo indica gli acini d’uva, ed è il nome che viene dato ai piccoli anelli di filato che sporgono dalla superficie del tessuto formando un disegno. Isili è meta di un significativo afflusso turistico grazie alle numerose attrazioni di tipo naturalistico e archeologico. Diversi sono i tragitti naturalistici che possono essere percorsi a piedi, alcuni dei quali costeggiano il lago, altri si addentrano nelle campagne circostanti e altri ancora fiancheggiano le pareti ripide o più spesso strapiombanti delle gole che si aprono nel suo territorio, che attirano gli appassionati del free climbing. L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione e di soggiorno. Brevi cenni storiciIl territorio risulta abitato fin dal Neolitico, come testimoniano numerose domus de janas, i numerosi Nuraghi della valle del rio Brabaciera, e diversi insediamenti. In seguito viene colonizzato dai Cartaginesi, e più avanti dai Romani, i quali lo sottraggono all’influenza cartaginese nel secondo secolo avanti Cristo. In quel periodo viene a crearsi un importante nucleo urbano, presso i cui ruderi, durante il Medioevo, sono costruite le prime vere abitazioni. In epoca medievale Isili fa parte della curatoria di Siurgus nel Giudicato di Càralis. Nel 1258, alla caduta del Giudicato, passa sotto il controllo diretto della repubblica di Pisa, e successivamente, nel 1324, agli Aragonesi, che lo concedono in feudo alla famiglia Carroz. Viene poi unito al Marchesato di Mandas, trasformato in Ducato nel 1603, feudo di don Pedro Maza de Carroz ladron e successivamente degli Hurtado de Mendoza, dei Massa de Alcantara, dei lopez de Zuniga e infine dei Telles Giron, ai quali viene riscattato nel 1839 con la soppressione del sistema feudale e diviene un comune autonomo. Dall’agosto 1661 al dicembre 1866 operano con grande impegno, raggiungendo ottimi risultati sia nel campo educativo sia in quello sociale, i Padri Scolopi che su richiesta della comunità isilese aprirono una Scuola gratuita per tutti. Dal 1821 al 1859 conosce il massimo splendore nel campo amministrativo e commerciale, ed è nominata capoluogo di provincia. Nel 1859 la Provincia di Isili è soppressa, e la cittadina entra a far parte di quella di Cagliari. Del comune di Isili nel 1927, dopo la creazione della Provincia di Nuoro, viene cambiata la Provincia da quella di Cagliari, alla quale apparteneva, alla neonata Provincia di Nuoro. Successivamente nel 2003, con la riorganizzazione delle province della Sardegna, viene cambiata la Provincia da quella di Nuoro nuovamente a quella di Cagliari, della quale fa parte fino alla successiva riforma del 2016, quando il paese viene aggregato alla nuova Provincia del Sud Sardegna. Le principali personaggi nati ad IsiliIsili ha dato i natali, tra gli altri, a Pietro Mura, poeta in limba ed esponente della filologia sarda del Novecento. Ad Isili nel 1901 nasce Pietro Mura il padre è un Aribari, che in Romaniska, la lingua usata dai ramai del paese, significa artigiano o meglio, come dichiara lo stesso poeta, un Cobeddari maggeri, cioè un ramaio di rango. L’adolescenza di Mura è segnata dalla Grande Guerra, e la famiglia si trova in difficoltà vedendosi requisito dal Governo il rame. Con la chiusura della bottega di famiglia, Pietro inizia a seguire alcune gare poetiche locali, e compone versi già dall’età di 14 anni. Si trasferisce a Nuoro nel 1924, dove si sposa, apre una bottega artigiana e gestisce una cartoleria. I magri affari lo inducono a partire come volontario in Africa Orientale, dove rimane dal 1936 al 1938. Dopo la guerra si dedica a intense letture e raduna una ricca Biblioteca. Nel 1955 pubblica le sue prime poesie in sardo nuorese, e dal 1957 partecipa al Premio Ozieri, che vince nel 1960 con la poesia Sos chimbe orfaneddos, e nel 1963 con Fippo operaiu ’e luche soliana, definito dal linguista Nicola Tanda, Un vero e proprio manifesto della nuova poesia in limba sarda del novecento. Rivince il concorso nel 1965 con Prena Sa notte ’e crarore. Considerato uno dei maggiori poeti in limba ed esponenti della filologia sarda del Novecento, muore a Nuoro nel 1966. Pobblichiamo il volume Sas poesias d’una bida che raccoglie le sue opere. |
Le principali feste e sagre che si svolgono ad IsiliA Isili sono attivi il gruppo folk dell’Associazione Turistica Pro Loco Gruppo S’Arramini di Isili, ed il Coro Polifonico Tasis, i cui componenti si esibiscono nelle principali feste e sagre che si svolgono nel comune ed anche in altre località. Tra le principali feste e sagre che si svolgono ad Isili si segnalano, il 17 gennaio, la Festa di Sant’Antonio Abate; la seconda domenica di maggio, la Festa di Sant’Isidoro, il patrono degli agricoltori è festeggiato attraverso una processione in cui sfilano buoi, cavalli e diverse delegazioni di paesi in costume tradizionale sardo; il 17 giugno, la Festa di Sant’Antonio di Fadali, nella sua Chiesa campestre; il 24 giugno, la Festa di San Giovanni Battista, con la Sagra della pecora; il 25 agosto, la Festa di San Giuseppe Calasanzio, con la Sagra della lumaca; a fine agosto o inizio settembre, la sfilata del costume e del gioiello sardo Bestiris e prendas; l’8 settembre, la Festa di Santa Maria; il 30 ottobre, la Festa del patrono San Saturno. La sfilata del costume e del gioiello sardo Bestiris e PrendasA fine agosto o inizio di settembre Isili diventa, anche se solo per un giorno, la capitale nazionale del folklore. Nello splendido scenario del laghetto artificiale del parco Asusa, viene organizzata la tradizionale sfilata dei costumi sardi e nazionali chiamata Bestiris e Prendas, ossia costumi e gioielli. Sfilano oltre 200 costumi provenienti da ogni regione geografica dell’isola in rappresentanza di circa 80 comuni. Dal Campidano di Cagliari e di Oristano alla Gallura, passando per la Trexenta e la Marmilla, il Sulcis ed il Sarrabus, le Barbagie ed il Mandrolisai, l’Ogliastra e le Baronie, il Barigadu, il Marghine ed il Goceano, il Meilogu e il Logudoro, per l’occasione è possibile ammirare i più bei costumi dell’isola raccolti in una unica soluzione. Visita del centro di IsiliL’abitato, interessato da forte espansione edilizia, si estende nell’alta valle del rio Mannu. Entriamo in Isili da sud con la SP118 che, all’interno dell’abitato, assume il nome di via Zaurrai, oppure da sud est con la SS128 Centrale Sarda che prende il nome di corso Vittorio Emanuele III, all’inizio del quale, alla destra, si sviluppa l’area Industriale e Artigianale di Isili. Il rione ZaurraiArrivando ad Isili con la SP118, percorso poco più di un centinaio di metri verso nord lungo la via Zaurrai dopo il cartello segnaletico che indica l’ingresso nell’abitato, svoltimo a sinistra nella via dei Ginepri, che ci porta all’interno del Rione Zaurrai un nuovo rione nato nella sua periferia sud occidentale in seguito all’espansione urbana di Isili. Se arriviamo ad Isili con la SS128 Centrale Sarda, percorso poco più di un chilometro dal cartello segnaletico, prendiamo a sinistra la via Cagliari, dopo quattrocento metri svoltiamo leggermente a sinistra e prendiamo verso sud la via Zaurrai, e dopo poco più di duecentocinquanta metri svoltiamo a destra nella vla dei Ginepri. Il rione prende il nome dal Nuraghe Zaurrai un nurghe monotorre edificato a 507 metri di altezza, del quale rimangono pochi ruderi ad ovest dell’abitato del rione. La piccola Chiesa di Santa Maria Bambina nel rione ZaurraiPercorsi meno di duecento metri lungo la via dei Ginepri che ci porta all’interno del rione Zaurrai, si vede, alla destra della strada, la piccola Chiesa di Santa Maria Bambina che racconta una storia di ventennale devozione mariana nel rione, che ha causato il fervore dei benefattori per la realizzazione della Chiesa. Gli abitanti del rione Zaurrai tengono molto alla venerazione del simulacro secentesco della Madonna di Zaurrai, che viene festeggiata ogni anno l’8 settembre. In occasione della Festa di Santa Maria, il simulacro della Madonna che sorregge il bambino Gesù, presente all’interno della Chiesa parrocchiale, che appartiene ai fedeli di Zaurrai, viene trasportato in processione per le vie di Isili. La Stazione ferroviaria di IsiliArrivati ad Isili con la SP118, evitata la deviazione in via Zaurrai, a quattrocento metri dal cartello segnaletico che ha indicato l’ingresso nell’abitato, prendiamo a destra verso est la via Cagliari, e, dopo altri quattrocento metri, la strada sbocca sul corso Vittorio Emanuele III, nel punto dove ci eravamo arrivati entrando in Isili con la SS128 Centrale Sarda. Prendiamo il corso Vittorio Emanuele III verso nord ovest e, dopo duecento metri, vediamo, alla sinistra della strada, la Stazione ferroviaria di Isili. La nascita della stazione nasce su progetto della Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna, che prevedeva una ferrovia che da Cagliari portasse verso il Sarcidano e da qui verso il Mandrolisai. Nel 1888 viene aperta al traffico la prima linea di questa rete, da Cagliari ad Isili, e l’anno successivo viene inaugurata la linea tra Isili e Sorgono, che rende possibile il collegamento tra Cagliari ed il Mandrolisai. Nel 1915 le Ferrovie Complementari della Sardegna aprono una rete a scartamento ridotto che collega Isili con Villacidro, che si distacca dalla linea per Sorgono nella successiva stazione di Sarcidano, realizzata allo scopo. Nel 1921 le Ferrovie Complementari assorbono le Strade Ferrate Secondarie, divenendo l’unico gestore della stazione, che fino ad allora era stata gestita dalle due società. Nel secondo dopoguerra cessa l’esercizio della linea tra Isili e Villacidro, che a partire dal 1956 viene sostituita con autocorse. Nel 1989 la stazione passa alla gestione delle Ferrovie della Sardegna, che nel giugno 1997 chiudono anche la linea tra Isili e Sorgono mantenendola attiva per il solo traffico turistico del Trenino Verde. Alle Ferrovie della Sardegna, nel 2008 subentra la gestione delle ARST, ed il 2010 registra il passaggio all’ARST anche della stazione, che è tuttora in funzione per il trasporto passeggeri lungo la tratta ferroviaria che collega Cagliari con Isili, ed inoltre, nel periodo estivo, da essa ha inizio il percorso turistico del Trenino Verde che arriva fino al capolinea di Sorgono, il quale comprende anche il tratto fino alla stazione di Sarcidano. L’edificio che doveva ospitare la Chiesa di Sant’AntonioRiprendiamo verso nord ovest il corso Vittorio Emanuele III che si dirige verso il centro storico di Isili. Percorsi trecentocinquanta metri, voltiamo a sinistra e prendiamo la via Sant’Antonio, che, dopo duecento metri, arriva in piazza Sant’Antonio, nella quale, alla sinistra, si affaccia l’edificio che è stata quella che doveva essere la Chiesa di Sant’Antonio. Si tratta di un edificio di notevoli dimensioni, edificato intorno al diciasserresimo secolo per farne una Chiesa, ma l’opera non è stata mai completata, e in particolare non ha avuto mai mai una copertura. Questo edificio che non è mai divenuto luogo di culto, già a metà dell’ottocento si è pensato di cambiarne la destinazione in palazzo della provincia, ma difficoltà economiche e passaggi di proprietà non hanno consentito la realizzazione di alcun progetto di riutilizzo. Ora sorge un Teatro raramente usato e dimora abituale di numerosi piccioni. Le caratteristiche architettoniche rivelano come questo fabbricato dovesse essere allestito a Chiesa, il che si desume dalle poche nicchie presenti e dalla pianta a croce visibile dalle immagini satellitari. La Cappella dedicata a Maria ImmacolataRitornati sul corso Vittorio Emanuele III, proseguiamo in direzione nord ovest verso il centro storico, e, percorsi duecento metri, vediamo, al civico numero 100, la Cappella dedicata a Maria Immacolata che si trova subito prima ed è annessa al monumentale edificio che ospita l’asilo nido e l’asilo infantile della Fondazione Giuseppe Orrù. La Cappella è visitabile previa richiesta alle Suore, chiamado al citofono che è situato lungo l’adiacente via San Mauro, alla destra dell’edificio. La Cappella apparteneva in passato alle Suore Vincenziane, mentre attualmente appartiene alle Suore Figlie di San Giuseppe, che provengono da Genoni. La fondazione di questa famiglia nasce nel 1888 ad opera di padre Felice Prinetti, e viene nominata come prima Superiora responsabile la madre Eugenia Montixi, nata a Isili nel 1845. I ruderi della Chiesa di San MauroPassato l’edifico che ospita l’asilo nido e l’asilo infantile della Fondazione Giuseppe Orrù, procediamo lungo il corso Vittorio Emanuele III e prendiamo la prima traversa a destra, che è la via San Mauro. Dopo appena centottanta metri arriviamo a una rotonda dove prendiamo la seconda uscita, che è la via Europa, la seguiamo per poco più di centocinquanta metri, e vediamo alla sinistra della strada i Ruderi della Chiesa di San Mauro che si trovano all’interno di un’area che anticamente era destinata a Cimitero. Questa Chiesa pare che fosse intitolata, oltre che a San Mauro, anche a Sant’Isidoro ed a Sant’Antioco, e le loro celebrazioni sarebbero continuate fino al 1830. La Chiesa di San Giuseppe CalasanzioPassato l’incrocio con la via San Mauro, proseguiamo verso nord ovest lungo il corso Vittorio Emanuele III, e, dopo appena una cinquantina di metri, vediamo alla destra della strada la piazza San Giuseppe, un’ampia rientranza piastrellata sulla quale si affaccia la Chiesa di San Giuseppe Calasanzio edificata tra il 1661 ed il 1747 per volontà dei Padri Scolopi che la hanno dedicata a Sant’Efisio. La Chiesa è stata realizzata in uno stile popolaresco definito sardo rinascimentale. Nella facciata di colore bianco, l’ingresso, in posizione centrale e rialzato di alcuni gradini, è sovrastato da una lunetta semicircolare e abbellito da raffinate colonne tortili di colore grigio. Al di sopra, una piccola edicola ospita una statua del Santo. Ai lati dell’ingresso sono posti invece due piccoli portici di forma quadrata con archi a tutto sesto. L’interno dell’edificio è caratterizzato da una pianta centrale, sormontata da una grande cupola ottagonale decorata all’esterno con ceramica. I materiali poveri usati per la sua costruzione, l’insufficiente profondità delle fondamenta e l’umidità dovuta alla falda acquifera sottostante, hanno reso necessari frequenti interventi di manutenzione e restauro nel corso di tutta la storia dell’edificio. Nel 1884 la Chiesa viene restaurata con sottoscrizione popolare, ed allo stesso anno risalgono l’altare maggiore in marmo e le balaustre. Sono degli anni sessanta e settanta del Novecento, i lavori che hanno dato alla Chiesa il colore bianco e l’aspetto che aveva fino all’inizio del restauro. La Chiesa era ormai chiusa da diversi anni quando, nel 1987, la regione ha concesso un contributo a seguito del quale si è effettuato l’ultimo restauro. Presso questa Chiesa, ogni anno il 25 agosto si svolge la Festa di San Giuseppe Calasanzio. Sono festeggiamenti in onore del fondatore della prima Scuola pubblica cristiana e dell’ordine degli Scolopi, nato nel 1557 a Peralta de Calasanz, un piccolo paese dell’Aragona in Spagna, e morto a Roma nel 1648. Il culto per il prete spagnolo, santificato nel 1767, è stato introdotto nel capoluogo del Sarcidano dai Padri Scolopi alla fine del diciottesimo secolo. Si tratta di tre giorni di festa, nei quali si alternano tradizioni popolari folkloristiche come la sfilata in abito tradizionale sardo, ma anche religiose come la messa in onore del Santo e la processione. Non possono mancare festeggiamenti più pagani con concerti all’aperto nelle diverse piazze del paese, ed un tempo si svolgeva anche la tradizionale Sagra della lumaca oggi sostituita dalla Sagra delle verdure con degustazione arrosto di maiale. La Biblioteca ComunaleGuardando la Chiesa di San Giuseppe Calasanzio, alla destra si vede l’edificio che ospita la Biblioteca Comunale di Isili, il cui ingresso si trova al civico numero 5 della pazza San Giuseppe. Questa Biblioteca, oltre al servizio di prestito di libri, offre anche una Sala studio, una Sala lettura, Wi-Fi, Internet point, Fotocopie. Essendo la Biblioteca Comunale situata al centro del paese, la piazza nella quale si trova le permette di ospitare le diverse manifestazioni che questo ente propone regolarmente. Il Muncipio di IsiliTra il fianco destro della Chiesa di San Giuseppe Calasanzio e l’edificio nel quale si trova la Biblioteca Comunale, al civico numero 6 della piazza San Giuseppe, si trova l’ingresso dell’edificio che ospita il Municipio di Isili, con la sua sede e con gli uffici che forniscono i loro servizi agli abitanti del paese, che sono gli Affari Generali, l’Anagrafe, i Vigili Urbani, i Sevizi Sociali, la Biblioteca, l’Ufficio tecnico, lo Sportello Unico per le attività Produttive e il Commercio, la Ragioneria e Tributi, ed il Piano locale Unitaro dei Servizi del Sarcidano e Barbagia di Seulo che comprende i comuni Escalaplano, Escolca, Esterzili, Gergei, Isili, Nurallao, Nuragus, Nurri, Orroli, Sadali, Serri, Seulo e Villanova Tulo. Il Museo per l’Arte del Rame e del TessutoCosteggiando il fianco sinistro della Chiesa di San Giuseppe Calasanzio, subito più avanti si trovano i locali del convento adiacente alla Chiesa, anch’essi dei Padri Scolopi, che attualmente ospitano il Museo per l’Arte del Rame e del Tessuto cha racconta due importanti tradizioni locali, ed il cui ingresso è al civico numero 8 della piazza San Giuseppe. L’Arte del Rame, non è presente da nessuna altra parte in Sardegna, e, per quanto se ne Sa in quel momento, neanche nel resto d’Italia. Isili è stata per anni il principale centro sardo per la lavorazione artigianale del rame, con una cultura che permane tuttora e alla quale si fa risalire il tipico gergo dei ramai, denominato Romaniska o Arbareska. Nel lontano 1973, infatti, Isili era la capitale del rame in Sardegna, con circa cinquanta artigiani all’opera e una fiorente economia fatta di produttori, distributori e venditori che rifornivano di rame l’intera isola e non solo, visto che si spingevano fino in Corsica e fino al Continente italiano. Il Museo propone un viaggio che racconta come dalla scura bottega di un ramaio nascono oggetti luminosi e solari, che per secoli hanno unito la funzione d’uso ad una forte valenza estetica. E dal misterioso mondo dei ramai e del loro gergo segreto si arriva a quello delle tessitrici, che, fondendo tradizione e modernità, hanno realizzato splendidi arazzi col sapiente intreccio di fili d’oro, d’argento e rame, rafia lino e spaghi, colorati a mano con erbe ed essenze antiche. La Chiesa parrocchiale di San Saturno MartireDal Corso Vittorio Emanuale III eravamo arrivati vedere alla destra la piazza San Giuseppe, di fronte alla quale, alla sinistra, si trova la piazza initolata al tenente Nino Sistu Atzori medadaglia di Argento. Da qui, prendiamo alla sinistra del corso la via Umberto I, dopo centocinquanta metri svoltiamo a destra nella via Giovanni XXIII, che, in altri centocinquanta metri ci porta in piazza San Saturno, sulla quale si affaccia la Chiesa di San Saturno Martire che è la parrocchiale di Isili, situata sulla principale altura di Isili, nel punto di maggiore elevazione di un tacco roccioso a margine del centro storico. Patrono della Chiesa è il Santo martirizzato sotto Diocleziano, e la Chiesa ha come copatrono San Clemente papa e Martire. San Saturno Viene martirizzato a Cagliari nell’epoca delle persecuzioni di Diocleziano, nel 304, anno del quarto editto imperiale contro i Cristiani, mentre amministra la Sardegna il governatore Barbaro. Un monaco Vittorino del dodicesimo secolo racconta che, durante i sacrifici in onore di Giove a Cagliari, fra i passanti viene identificato il giovane Saturnino, il quale confessa la sua fede cristiana e, al rifiuta di abiuro, viene decapitato il 23 novembre, insieme ai Santi Ampelio, Dativo, Emerito, Felice, Maria ed altri quaranta. Il primo a menzionarlo è il diacono Ferrando, biografo di San Fulgenzio da Ruspe, che era arrivato a Cagliari insieme agli altri vescovi africani esiliati in Sardegna da Trasamondo, re dei Vandali, nel primo quarto del sesto secolo. Il diacono Ferrando soggiorna due volte, tra il 507 e il 523, nel monastero fondato da Fulgenzio Juxta basilicam Sancti martyris Saturnini, procul a strepitu civitatis, ossia vicino alla Basilica del Santo Martire Saturnino, lontano dal frastuono della città. |
Edificata nel Trecento, è stata nel settecento modificata in stile gotico aragonese. Le murature sono in pietrame misto, intonacate e tinteggiate. I pilastri a sesto acuto sono in pietra faccia a vista. Il prospetto della Chiesa, di colore chiaro, è arricchito nella parte inferiore da un piccolo atrio con ampio arco a tutto sesto, affiancato da due eleganti colonne con capitelli lavorati, che sostengono il timpano di forma triangolare con cornice aggettante, ornato da un piccolo oculo di forma romboidale. Il portale ornato da una bella cornice, è sormontato da una lunetta semicircolare. Presenta due alti campanili a canna quadra diseguali, a destra quella campanaria che ha nella parte superiore quattro monofore ogivali e termina con una cupola cuspidata, a sinistra quella dell’orologio costruita nel 1830 che ospita il quadrante circolare dell’orologio e presenta nel terminale dalla linea ricurva una piccola monofora in cui è collocata una campana. anticamente l’ingresso era situato nel lato opposto rispetto ad ora, e pertanto tutta la disposizione interna della Chiesa è stata invertita. All’interno, la Chiesa è caratterizzata da una sola navata con copertura lignea poggiante su eleganti archi in stile gotico, ed è possibile ammirare il magnifico altare maggiore in marmo del 1780, un bel battistero del 1857. Il patrono San Saturno ed il copatrono San Clemente sono rappresentati insieme sul vetro decorato soprastante l’altare maggiore della Chiesa. Internamente la Chiesa ha un impianto a navata unica con nove cappelle laterali, che hanno tutti gli altari e la balaustra di marmo, ma fino al 1953 erano solamente tre per parte. Oggi sono cinque nel lato sinistro e quattro nel lato destro. La prima piccola Cappella nel lato sinistro, partendo dall’ingresso verso l’altare, viene solitamente indicata come del Santissimo Crocifisso, le altre quattro cappelle sono dedicate a San Giovanni Battista nella quale è presente la fonte battesimale, a San Vincenzo de Paoli nella quale vi è anche un mausoleo fatto nel 1875 dal cavalier Pietro Ghiani Mameli per ricordare suo padre Francesco Ghiani Atzori e l’avolo Saturnino Ghiani Atzeni, alla Madonna del Rosario, all’Immacolata Concezione. Sulle pareti della parte sinistra della Chiesa vi è una lapide che ricorda il teologo Antonio Matta. La cappelle nel lato destro sono dedicate, partendo dall’altare verso l’uscita, a San Giuseppe, all’Addolorata, alla Madonna di Bonaria, al Sacro Cuore. Sulle pareti della parte destra della Chiesa vi è una lapide che ricorda il sacerdote Nicolò Satta. Nella Chiesa sono presenti anche statue di un certo pregio, e sulle pareti si osservano i quadri delle quattordici stazioni della Via Crucis del 1887. Nella sagrestia si ammirano tre quadri, uno di Nostra Signora della Salute, uno di Maria Addolorata e l’altro è una stazione della Via Crucis. Partendo da questa Chiesa, ogni anno il 30 ottobre si celebra la Festa del patrono San Saturno Martire, patrono di Cagliari ed Isili. È dedicato a lui il cammino che, con inizio ad Isili e conclusione a Cagliari, si distende sui sentieri della Sardegna, in nome della tradizione religiosa. Sono diciassette i luoghi nel cammino di San Saturno, e sono Mogoro, Gonnostramatza, Gonnoscodina, Masullas, Siris, Pompu, Simala, Isili, Gergei, Escolca, Serri, Mandas, Gesico, Siurgus Donigala, Ussana, Cagliari. Il programma propone un percorso che giunge in luoghi dove si celebrano rievocazioni storiche ed eventi per animare il territorio, orientando l’attenzione verso un tipo di bellezza, quella dell’entroterra isolano, più celata e suggestiva, coinvolgendo abitanti, pellegrini e turisti di passaggio. Presso questa Chiesa, il 24 giugno si celebra la Festa di San Giovanni Battista, tradizionalmente organizzata dai pastori. La Festa di San Giovanni è caratterizzata dalla partecipazione di molti cavalieri con i cavalli bardati a Festa alla processione del Santo, nel pomeriggio del 24, e dalla Sagra della pecora offerta dal Comitato San Giovanni. Migliaia le persone possonoo degustare questo piatto tipico preparato in occasione della Festa di San Giovanni Battista, decine e decine di tavoli riempiono le due strade che costeggiano il caseggiato dell’ex pollaio dove viene preparata la festa. Le pecore utilizzate sono offerte dagli allevatori del paese e dai soci del comitato che sono in buona parte pastori. L’Ospedale San GiuseppeEravamo arrivati in piazza San Giuseppe con il corso Vittorio Emanuele III. Passata la piazza, proseguiamo lungo il corso Vittorio Emanuele III, che compie una curva a destra e si dirige verso nord, percorsi quasi trecento metri svoltiamo a destra nella via Dante Alighieri, la seguiamo per duecentotrenta metri, poi a sinistra la via Francesco Petrarca, in una cinquantina di metri, ci porta all’Ospedale San Giuseppe di Isili, il cui ingresso è indicato al civico numero 1 della via Emilia. Si tratta di un Presidio multispecialistico che sorge in posizione centrale ed è il punto di riferimento per tutto il territorio circostante, la zona più settentrionale dell’Azienda Sanitaria. In piazza Brigata Sassari si trova il Monumento ai CadutiPassato il punto dove inizia la via Dante Alighieri, alla sinistra del corso Vittorio Emanuele III si apre la piazza Brigata Sassati, nella quale si trova il Monumento ai Caduti Di Isili. Si tratta di un monumento a cippo realizzato nel 1926 da Enrico Spano in marmo bianco, con sopra la scultura di un soldato di fanteria. Su due gradoni, delimitati da proiettili d’artiglieria, poggia un cippo di forma tronco piramidale. Sui quattro prospetti sono affisse lastre in bardiglio, su quella principale si trovano la dedicazione e uno scudo privo di decorazione, su quella opposta uno scudo con i quattro mori e l’iscrizione Dio e Patria, sui prospetti destro e sinistro sono le lapidi recanti i nomi e il grado militare dei caduti nella Grande Guerra. Nella prima, in alto, si trova pure un gladio affiancato da un serto d’alloro e quercia, e nella seconda un elmo. Il Cimitero ComunalePrima di arrivare a vedere la piazza Brigata Sassari, ritorniamo lungo il corso Vittorio Emanuele III, nel punto dove inizia a destra la via Dante Alighieri. Proprio qui si trova, all’incrocio tra il corso e la via Dante Alighieri, un arco, passato il quale inizia il lungo viale alberato che porta, in circa un centinaio di metri, fino al’ingresso del Cimitero di Isili. Il Cimitero si trova sopra un’altura che si sviluppa alla destra della prosecuzione del corso Vittorio Emanuele III. La Cittadella Sportiva di IsiliDa dove inizia la via Dante Alighieri, proseguiamo per centocinquanta metri lungo il corso Vittorio Emanuele III, poi, poco prima del chilometro 48 della Strada provinciale, prendiamo la deviazione in una parallela sulla sinistra, che è la via Grazia Deledda, e che, in duecento metri, ci porta al parcheggio della Cittadella Sportiva di Isili. All’interno di questii impianti sportivi, si trova lo Stadio su Idili, un Campo da Calcio con fondo in erba, dotato di tribune in grado di ospitare 750 spettatori, nel quale gioca la squadra della Isili calcio, che milita in Seconda Categoria, nel girone e della Sardegna. Intorno al campo dello stadio, è presente una Pista d’atletica leggera, nella quale praticare corse su pista, salto in alto, salti in estensione, salto con l’asta, lancio del disco, lancio del peso, lancio del martello, lancio del giavellotto. Sul retro dello stadio è presente anche un Campo da Calcio in terra, con fondo appunto in terra battuta, dotato di tribune in grado di ospitare 150 spettatori. Evitando la deviazione in via Grazia Deledda, continuiamo lungo il corso Vittorio Emanuele III e, dopo quattrocentocinquanta metri, poco pima che questa strada esca dall’abitato come SS128 Centrale Sarda verso nord in direzione di Nurallao, si raggiunge il parcheggio del Complesso delle piscine e dei campi del comprensorio. In questo complesso, si trovano altri impianti all’aperto che comprendono un Campo da Calcetto ossia da Calcio a cinque, con fondo in erba sintetica, dotato di tribune per 240 spettatori; un Campo da basket, nel quale praticare la pallacanestro; tre Campi da Tennis; un Campo centrale nel quale praticare come discipline tennis e pallavolo. Sono presenti, inoltre, impianti al chiuso, che comprendono una Palestra fitness e wellnes, nella quale praticare lotta, judo, karate, pesistica, taekwondo, ed attività ginnico motorie; un Bocciodromo, con quattro campi da bocce; una Piscina coperta ed una Piscina all’aperto, nelle quali praticare nuoto in tutti gli stili, nuoto sincronizzato e pallanuoto. Visita dei dintorni di IsiliVediamo ora che cosa si trova di più sigificativo nei dintorni dell’abitato che abbiamo appena descritto. Per quanto riguarda le principali ricerche archeologiche effettuate nei dintorni di Isili sono stati portati alla luce numeosi resti archeologici, ossia quelli del Protonuraghe Sa Narba; dei Nuraghi semplici Balloiana, Baraci, Corte Ghiani, Corte Onnoitzu, Gruxedu, Mariangesa, Monti Curadori, Nuraxiscu, Pauli ’e Angioni, Piscorongiu, Sa Tanca ’e Sa Rutta, Sartaro, Sedda Sa Feurra, Trucciu, Zaccuria, Zaurrai, Ziu Taulas; dei Nuraghi complessi Angusa, Antini, Asusa, Atzinarra, Chistingionis, Crastu, Eroxi, Is Casteddus, Is Paras, Longu, Masoni ’e Proccus, Maunus, Minda Maiori, Molas, Pardussana, Perdosu, Pizzu Mannu, Pizzu Runcu, Prani Ollas, Ruina Franca, Sa Mandara, Sa Musera, Sant’Antoni, su Pardosu; del Nuraghe Serra Monti Arcu di tipologia indefinita; mentre non resta più nulla dei Nuraghe Corti Giuanni 'Oi e Cracaxi che sono stati distrutti. I resti del Nuraghe Is Paras con il fenomeno della luce dal foro apicaleLungo il corso Vittorio Emanuele III, poi, poco prima del chilometro 48 della Strada provinciale, prendiamo la deviazione in una parallela sulla sinistra, che è la via Grazia Deledda, e che, in duecento metri, ci porta al parcheggio, dopo il quale, passata la linea ferroviaria, si trova sulla sinistra l’accesso al Nuraghe Is Paras ossia il Nuraghe delle fate, detto anche Nuraghe su Idili situato alla periferia del paese nella valle del rio Brabaciera, e visibile dalla strada, molto bello e ben conservato, uno dei meglio conservati della Sardegna dopo i lavori di restauro ultimati nel 1998. Si tratta di un Nuraghe complesso di tipo trilobato edificato a 498 metri di altezza, la cui principale caratteristica è quella di essere stato costruito con rocce calcaree bianche e qualche blocco di calcare bruno e di basalto nero. In esso, all’esterno della torre centrale, la cerchia muraria era difesa da tre torri, ed una scaletta dal piccolo cortile permetteva di raggiungere gli spalti. La sua realizzazione è avvenuta per fasi successive. In origine il Nuraghe era costituito dalla sola torre centrale realizzata utilizzando blocchi di calcare bianco locale, formata da due piani sovrapposti dei quali oggi si conserva solo quello inferiore. Entrati nella torre, un corridoio permette di accedere alla camera centrale, con la sua maestosa e bellissima camera a tholos alta 9.9 metri, ma in origine doveva essere alta 10.5 metri, la più alta e meglio conservata tra quelle di tutti i Nuraghi della Sardegna. Al centro della camera si apre un pozzo circolare profondo sei metri, con le pareti foderate da blocchi di pietra. A cinque metri di altezza, sulla parete destra, si trova la scala che portava al secondo piano. In una seconda fase è stata costruita, di fronte al mastio, una torre più piccola, con un piccolo cortile chiuso da mura rettilinee. In una terza fase sono state aggiunte le altre due torri, unite tra di loro e alle strutture più antiche da muri rettilinei. Intorno è stato realizzato un antemurale munito di altre torri. Intorno al Nuraghe si sviluppava un grande villaggio nuragico di capanne circolari ancora da scavare, nel quale sono stati rinvenuti durante gli scavi numerosi oggetti o frammenti di utensili, alcuni risalenti all’undicesimo secolo avanti Cristo, mentre diversi altri ritrovamenti ne attestano l’utilizzo fino in epoca romana e altomedievale. Il fenomeno della Luce dal foro apicale, così definito dal Gruppo Ricerche Sardegna, si verifica nei Nuraghi nei quali il sole, nel giorno del solstizio d’estate, raggiunge una determinata altezza, un sottile raggio di luce penetra attraverso il foro ricavato dai costruttori all’apice della tholos del Nuraghe, attraversa tutta l’ampia volta e va ad illuminare la base della camera, oppure una nicchia presente nella camera stessa. |
Anche nel Nuraghe Is Paras di Isili si verifica il fenomeno della Luce dal foro apicale, e ciò avviene quando il sole, nel giorno del solstizio d’estate, raggiunge una determinata altezza, ed un sottile raggio di luce penetra attraverso l’apertura posta alla sommità della bella cupola della torre centrale, formando sulla parete interna della camera una chiazza luminosa. Questa macchia luminosa, con il passare delle ore, si muove verso il basso, va ad illuminare la base della camera e tocca il pavimento a mezzogiorno, quando il sole culmina alla massima altezza dell’anno. Poi, con il passare delle ore, la macchia luminosa inizia a spostarsi verso l’alto fino a scomparire del tutto al tramonto. Il lago di Is BarrocusDal Municipio di Isili, il corso Vittorio Emanuele III dopo un chilometro, appena passata la segnalazione del chilometro 42.5, esce dall’abitato con il nome di SS128 Centrale Sarda verso nord in direzione di Nurallao. Percorsi un paio di chilometri, la Strada Statale arriva al viadotto che passa sopra il Lago di Is Barrocus. Le abbondanti acque del territorio sono imbrigliate dalla diga realizzata tra il 1985 e il 1991 nella gola di Is Borrocus, il cui nome è stato erroneamente storpiato secondo il lessico campidanese in Is Barrocus, divenuta poi la denominazione ufficiale dell’invaso. La diga, di tipo murario a gravità ordinaria, che interrompendo il corso del Flumini Mannu dà origine al lago, comprese le fondamenta ha un’altezza di 38 metri e mezzo, e sviluppa un coronamento di 160 metri, a 416 metri sul livello del mare. Il volume totale del bacino generato dalla diga è calcolato in 14 milioni di metri cubi,e la superficie del bacino imbrifero risulta di circa 93 chilometri quadrati. La diga, ostruendo il corso del fiume, ha creato il bacino artificiale, nel quale spicca un isolotto formatosi per effetto del riempimento dell’invaso, sul quale è presente una vecchia piccola Chiesa intitolata a San Sebastiano. Il lago di Is Barrocus viene utilizzato prioritariamente come bacino di acqua potabile e, secondariamente, per la pratica di diverse discipline sportive quali la pesca sportiva, la canoa e le escursioni. La Chiesa di San Sebastiano MartireIn una suggestiva posizione dominantesu uno scenografico isolotto di roccia calcarea al centro del lago artificiale di Is Barrocus, si trova la Chiesa campestre di San Sebastiano Martire visibile dal ponte che sovrasta il lago, alla quale si può arrivare disponendo di un’imbarcazione. Costruita in stile romanico, documenti della fine del cinquecento ne attestano già in quel periodo la sua piena attività. Nella sua facciata di forma quadrangolare si apre un semplice portale ligneo inserito in una cornice a sesto acuto. Nel piatto terminale spicca un bel campanile a vela dalle linee squadrate e dotato di un’ampia bifora. Il semplice tetto a capanna ha copertura in tegole. Sul lato destro della Chiesa si apre un piccolo portico sostenuto da massicci muri in pietra. In questa Chiesa attualmente non si effettuano celebrazioni religiose. La Stazione ferroviaria di SarcidanoPassato il primo tratto di duecento metri del viadotto che passa sopra il lago di Is Barrocus, prendiamo la deviazione sulla destra, e, dopo quasi duecento metri, svoltiamo a sinistra, nella strada che, in trecentocinquanta metri, ci porta alla Stazione ferroviaria di Sarcidano che è posizionata lungo la linea che collega Isili con Sorgono, tra la stazione capolinea di Isili e quella di Nuragus, e si trova in aperta campagna, nei pressi dell’invaso di Is Barroccus. L’impianto viene realizzato quando si concretizza il progetto delle Ferrovie Complementari della Sardegna di realizzare il collegamento ferroviario a scartamento ridotto tra Isili e Villacidro, come diramazione dalla preesistente linea della Società italiana per le Strade Ferrate Secondarie della Sardegna che collegava Isili con Sorgono. Proprio la scelta di non ubicare il bivio ferroviario a ridosso della stazione di Isili, porta alla costruzione dello scalo di Sarcidano, realizzato pochi chilometri a nord di Isili con un tratto in variante rispetto al tracciato originario della ferrovia per Sorgono. L’impianto, che trae il nome dalla subregione in cui è ubicato, risulta attivo dal 1915. Nel 1921 le Ferrovie Complementari assorbono le Strade Ferrate Secondarie, divenendo l’unico gestore della stazione, che fino ad allora era stata gestita dalle due società. Nel secondo dopoguerra cessa l’esercizio della linea tra Isili e Villacidro, che a partire dal 1956 viene sostituita con autocorse. Nel 1989 la stazione passa alla gestione delle Ferrovie della Sardegna, che nel giugno 1997 chiudono anche la linea tra Isili e Sorgono mantenendola attiva per il solo traffico turistico del Trenino Verde. Alle Ferrovie della Sardegna, nel 2010 subentra la gestione delle ARST, e la stazione di sarcidano è tuttora in funzione nel periodo estivo, per il percorso turistico del Trenino Verde che arriva fino al capolinea di Sorgono. La Chiesa di Sant’Antonio da Padova chiamata di Sant’Antonio di FadaliPassato il primo tratto di duecento metri del viadotto che passa sopra il lago di Is Barrocus, presa la deviazione sulla destra, dopo quasi duecento metri troviamo la deviazione per la stazione di Sarcidano, la evitiamo e proseguamo per cinque chilometri e mezzo, fino a trovare, alla destra della strada, seguendo le indicazioni, il sentiero che conduce alla Chiesa di Sant’Antonio da Padova situata a circa otto chilometri dal centro abitato in direzione nord est, nella campagna, nella località di Fadali, e per questo viene chiamata Chiesa di Sant’Antonio di Fadali. Edificata tra la fine del quindicesimo e l’inizio del sedicesimo secolo, un tempo apparteneva alla parrocchia di Villanovatulo, e a metà settecento si trovava ancora in buone condizioni. Per dirimere le continue liti territoriali tra Villanovatulo ed Isili, nel 1891 la sentenza del Tribunale di Lanusei sancisce il definitivo passaggio dei terreni comprendenti la Chiesa ad Isili, e nel 1893 gli abitanti di Villanovatulo, per rivalsa, appiccano fuoco alla Chiesa, che fino a quella data si era conservata integra, e rubano la statua di Sant’Antonio. La Chiesa versa in pessime condizioni sino alla fine degli anni novanta del secolo scorso, finché gli attuali proprietari, la famiglia di Giovanni Mura e della Zia Teresina Mura, come informa una targa murata affissa al suo interno, finanziano il suo recupero, in ricordo anche di una zona che è sempre stata un’importante crocevia per la transumanza delle greggi. Oggi l’accesso alla Chiesa è preceduto da un breve corridoio aperto sui due lati. L’aula interna è divisa in tre campate da due archi in pietra a vista e sezione a sesto acuto. La copertura interna è lignea, a sostenere vecchie tegole di recupero. Dietro la modesta mensa d’altare, la graziosa e pregevole nicchia nella quale si trova il simulacro, contraddistinta da dentelli e decorazioni floreali, con la calotta che raffigura il disco solare. Dal 2008, dopo essere stata interrotta da qualche secolo, è ripresa la celebrazione della Festa di Sant’Antonio di Fadali, che si svolge il 17 giugno. All’alba della vigilia si svolge il pellegrinaggio a piedi dal centro di Isili, e arrivati alla Chiesa campestre si celebra la messa, alla quale segue la messa del pomeriggio e la processione con il simulacro del Santo, accompagnato dai canti del coro. La partecipazione dei fedeli è sempre imponente, anche alla messa del mattino della festa. Si svolgono anche manifestazioni civili, la vigilia il comitato costituito da coloro che hanno nome Antonio, dopo la processione, offre l’invito a tutti i partecipanti alla funzione religiosa, ed il giorno della festa, dopo la passeggiata ecologica, quando termina la messa, prepara il pranzo, con menù tipico e gratuito per tutti, nel vicino bosco de Su Taccu. L’ex area industriale di Perd ’e CuadduDal Municipio di Isili, il corso Vittorio Emanuele III dopo un chilometro, appena passata la segnalazione del chilometro 42.5, esce dall’abitato con il nome di SS128 Centrale Sarda verso nord in direzione di Nurallao. Percorsi un paio di chilometri, la Strada Statale arriva al viadotto che passa sopra il lago di Is Barrocus. Passato il viadotto, proseguiamo lungo la Strada Statale per circa un chilometro e mezzo, poi, seguendo le indicazioni per la Colonia penale, prendiamo la deviazione a destra e, dopo circa due chilometri e seicento metri raggiungiamo, nella zona settentrionale del territorio comunale, l’ex Area industriale di Perd ’e Cuaddu purtroppo mai decollata e oggi in gran parte ricoperta da un impianto fotovoltaico per la produzione di energia elettrica. Più a nord si raggiunge la casa di reclusione di IsiliLa strada costeggia l’insediamento industriale, poi proseguiamo verso nord e, dopo circa cinque chilometri, arriviamo alla Casa di reclusione di Isili che è una casa di lavoro all’aperto. Costruita a fine Ottocento, costituiva un paese indipendente con ufficio postale, scuole e caserma dei Carabinieri, oggi dispone di circa 650 ettari di terreno forestale, con porzioni dedicate al pascolo e alla coltivazione. La popolazione è composta in maggioranza da detenuti, generalmente in buona salute e disponibili a lavorare all’aperto e alle intemperie, ma è anche l’unico Istituto in cui si sconta la misura di sicurezza in una Colonia agricola. I presenti godono di ampia Libertà durante il giorno, ma conducono una vita piuttosto faticosa, si convive in molti in cella. A parte il lavoro, non c'è molto da fare, e le opportunità di reinserimento dopo il fine pena sono molto limitate, per questo non sono molti i detenuti che chiedono di essere trasferiti qui. La colonia dispone anche di un piccolo Cimitero, dove secondo alcune voci sarebbe stato sepolto Erich Priebke, cosa che però è stata negata dalla direzione del carcere. I Nuraghi della valle del rio Brabaciera ed il loro significato astrologicoLa valle del rio Brabaciera, nella quale si trova anche il Nuraghe Is Paras, si sviluppa a nord e poi scende ad est dell’abitato. Questa vale è significativa dal punto di vista archeologico, dato che in essa si trovano ben trentatre Nuraghi, tutti molto importanti. È stato, infatti, posto in evidenza dallo studioso di archeoastronomia Mauro Peppino Zedda, assieme al topografo Paolo Pili, come la dislocazione di questi Nuraghi rappresenti Un sistema organizzato secondo principi geometrici ed astronomici dove molti degli allineamenti che lo costituiscono risulti funzionale alla rilevazione di eventi astronomici relativi ai punti da cui sorgono e tramontano il sole e la luna. Scegliendo solo gli allineamenti orientati che hanno questa caratteristica, si è indagato sulla possibilità che da un Nuraghe di osservazione si possa vedere la luna o il sole sorgere o tramontare alle spalle di un altro Nuraghe. Dei 1056 allineamenti possibili, 205 possiedono questa caratteristica, e 25 sono allineati con il sorgere o il tramontare del sole o della luna ai solstizi ed ai lunistizi. Da questo punto di vista, sono molto interessanti quattro Nuraghi, ossia, oltre al Nuraghe Is Paras del quale abbiamo già parlato, anche i Nuraghi Longu, Maurus e Nueddas. Il Nuraghe Longu di trova ad est rispetto al Nuraghe Is Paras, dal quale dista in linea d’aria circa quattro chilometri, si tratta di un Nuraghe complesso bilobato, con un mastio e bastioni con due torri aggiunte che si trova a 492 metri di altezza. Il Nuraghe Maurus o Maunus si trova quasi a metà strada tra i due, più a sud, ed è un Nuraghe complesso bilobato, con un mastio e bastioni con due torri aggiunte, e si trova a un’altezza di 451 metri. Il Nuraghe Nueddas semidistrutto, non è presente nella carta igm, perciò è difficile da trovare, e, in base alle informazioni di cui disponiamo, riteniamo si trovi un poco più a sud rispetto al Nuraghe Maurus. Ad Isili è consuetudine andare ad osservare levata e tramonto del sole e della luna in due particolari ricorrenze, ossia nel solstizio d’estate, attorno al 21 giugno, e nel lunistizio minore settentrionale, traguardando i due astri attraverso questi Nuraghi. Infatti, al Solstizio d’estate un osservatore che sia posizionato sui resti del Nuraghe Nueddas, può vedere il sole sorgere all’alba dietro il Nuraghe long,u e tramontare a fine giornata in corrispondenza del Nuraghe Is Paras. Nelle foto si può vedere lo spettacolo del sole, quando sorge dietro il Nuraghe Longu. Ed al Lunistizio minore settentrionale un osservatore, posizionato sul Nuraghe Maurus, può vedere la luna sorgere dietro il Nuraghe Longu e tramontare in corrispondenza del Nuraghe Is Paras. Lo spirito di osservazione dei costruttori dei Nuraghi, ha determinato la costruzione di questi quattro Nuraghi proprio per individuare il solstizio d’estate ed il lunistizio minore settentrionale. Si conclude, quindi, che da due postazioni diverse, ossia il Maurus ed ilk Nueddas, è possibile osservare levata e tramonto di Sole e luna in due particolari ricorrenze, il solstizio d’estate e lunistizio minore settentrionale, traguardando i due astri attraverso i Nuraghi Longu ed Is Paras. La prossima tappa del nostro viaggioNella prossima tappa del nostro viaggio, da Isili ci recheremo a Nurallao che visiteremo con il suo centro ed i dintorni nei quali si trova anche la Tomba di giganti di Aiodda, una delle più grandi del Mediterraneo. |