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Visita del centro della città di Sorso con le sue molte chiese, il Palazzo Baronale e la fontana detta Billellera o Billellara

In questa tappa del nostro viaggio, proseguendo lungo la costiera a ovest di Castelsardo, entreremo nella regione storica denominata Romangia, e raggiungeremo la città di Sorso con le sue umerose chiese, con il Palazzo Baronale e con la fontana detta Billellera o Billellara.

La regione della Romangia

La regione storica della RomangiaLa regione storica della Romangia si sviluppa dalla Marina di Sorso, quindi dal golfo dell’Asinara, fino ad arrivare ai 350 metri sul mare, su cui è posta Sennori. Si tratta, quindi, del breve territorio a ridosso dei due centri principali, ed in più una piccola parte si sviluppa nel comune di Sassari. della Romangia fanno parte solo i comuni di Sorso e di Sennori, ed alcune frazioni del comune di Sassari. Il nome di questa regione storica, ossia Romangia, è di origine romana, era infatti consuetudine dei Romani definire i territori conquistati Romanìa, da cui deriva appunto il termine Romangia, mentre quelli nei quali non riuscivano ad entrare venivano definiti Barbarìa, da cui deriva il termine Barbagia. La Romangia era un’antica curatoria del Giudicato di Torres, il cui territorio era composto, oltre che dai paesi che attualmente ne fanno parte, anche da altri villaggi oggi non più esistenti.

In viaggio verso la città di Sorso

Nella tappa in cui abbiamo visitato Castelsardo, eravamo arrivati a scendere lungo la sua costa occidentale, fino alla frazione Punta Tramontana, e da questa possiamo recarci con la SS200 dell’Anglona dell’Anglona verso la città di Sorso. Percorsi circa quattro chilometri e mezzo arriviamo a un bivio, dove a sinistra prosegue la SS200 dell’Anglona dell’Anglona che, in quasi dodici chilometri, ci porta all’interno dell’abitato. Lungo questa strada, dal Municipio di Castelsardo a quello di Sorso si percorrono 21.7 chilometri.

Al bivio, presa leggermente a destra la SP81 seguendo le indicazioni per Porto Torres e Sassari, percorriamo circa cinque chilometri lungo la costiera ed arriviamo alla Marina di Sorso, dove possiamo svoltare a sinistra sulla SP130 che, in cinque chilometri e mezzo, ci porta all’interno dell’abitato. Lungo questa strada, dal Municipio di Castelsardo a quello di Sorso si percorrono 24.8 chilometri.

La città di Sorso

Sorso: veduta dell’abitatoSorso-Stemma del comuneLa città di Sorso (nome sassarese Sossu, altezza metri 136 sul livello del mare, abitanti 14.383 al 31 dicembre 2021), grande e importante centro agricolo al quale appartengono le ampie pinete e le famose spiagge di Marina di Sorso e di Platamona, si sviluppa nella parte centro occidentale della provinciale di Sassari, sulla costa, ai piedi del Monte Cau, appartenente all’altopiano Anglona, nel Golfo dell’Asinara. Si tratta del quarto comune per numero di abitanti della Provincia di Sassari, ed è facilmente raggiungibile dalla SS200 dell’Anglona dell’Anglona, che ne attraversa il territorio. Tra le specificità sorsesi va citata la sua lingua di confine, nella quale rientrano logudorese, elementi toscani e genovesi, ed anche influenze còrse. Sorso dista appena tredici chilometri, con la SS200 dell’Anglona, da Sassari, a cui nel 1930 è stata collegata con un tratto di ferrovia, che fa parte della linea che collega Sassari con Tempio Pausania e poi con Palau. Il territorio comunale, classificato di pianura, comprensivo dell’area speciale dello stagno di Platamona, ha un profilo geometrico irregolare, con accentuate variazioni altimetriche.

Origine del nome

Descrizione del volume 'Sorso. La città e il suo territorio.'Il nome ha un etimo non ben accertato. Secondo una prima ipotesi, le sue origini andrebbero rintracciate nella voce fenicia sos o anche sus, che indica il cavallo, in riferimento all’antica produzione di ottime razze di cavalli, ma questa ipotesi non è stata confermata. In seguito, secondo alcuni studiosi il suo nome potrebbe derivare dall’avverbio logudorese josso o zosso, che deriverebbe dal latino deorsum, ovvero in giù, o anche verso il basso, successivamente divenuto Zorso, e quindi SorsoSossu, starebbe ad indicare la minore altitudine rispetto alla vicina Sennori. Secondo altri studiosi, potrebbe aver avuto origine dall’avverbio latino sursum versus, ossia in su, o anche verso l’alto, per indicare la posizione di Sorso più in alto rispetto a quella di Turris Lybisonis, l’attuale Porto Torres, dalla quale gli abitanti partivano per recarsi a Sorso, o anche derivare da Josso, ossia di sotto, ad indicare la minore altitudine rispetto alla vicina Sennori.

La sua economia

L’economia di Sorso è basata prindipalmente sull’agricoltura, con la coltivazione di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, ulivi, agrumi, e frutta. Molto sviluppata è anche la produzione vitivinicola, e, in particolare, del famoso vino Doc Cannonau. Accanto al lavoro dei campi si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria, di modeste dimensioni, è costituita da aziende che operano nei comparti della pesca e della piscicoltura, alimentare, della lavorazione del legno, dei laterizi, della fabbricazione di strumenti ottici e fotografici, della gioielleria e oreficeria, edile e della produzione di energia elettrica. Il terziario è caratterizzato da una sufficiente rete distributiva e dall’insieme dei servizi. Descrizione del volume 'Sorso. Territorio da gustare.'L’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione e di soggiorno, e, tra le prelibatezze della produzione sorsense, sicuramente i vini pregiati, dal vermentino al moscato, l’olio e i gustosissimi dolci della tradizione come i papassini e li cozzuli di saba,  un tipico prodotto dolciario artigianale preparato in occasione delle festività pasquali, a base di farina, strutto, acqua e sale, caratterizzati da un delizioso ripieno di sapa ossia mosto di vino concentrato. La città possiede una Cantina sociale e per i suoi prodotti è entrata nel novero delle Città del Vino. Le sue belle e attrezzate località turistiche, che affacciano sullo splendido golfo dell’Asinara, rappresentano, in estate, fonti di significativa attrazione per numerosi bagnanti. Di particolare bellezza sono le spiagge di Platamona e della Marina di Sorso, frequentate anche da molti sassaresi.

Questo paese fa parte dell’Associazione nazionale Città del Vino

Questo paese fa parte dell’Associazione delle Città del VinoQuesto paese fa parte della Associazione nazionale Città del Vino, il cui obiettivo è quello di aiutare i Comuni a sviluppare intorno al vino, ai prodotti locali ed enogastronomici, tutte quelle attività e quei progetti che permettono una migliore qualità della vita, uno sviluppo sostenibile, più opportunità di lavoro. Le Città del Vino in Sardegna sono ad oggi Alghero, Ardauli, Arzachena, Atzara, Badesi, Benetutti, Berchidda, Bonnanaro, Bono, Bosa, Calangianus, Dolianova, Donori, Dorgali, Galtellì, Jerzu, Loceri, Lotzorai, Luogosanto, Luras, Meana Sardo, Modolo, Monti, Neoneli, Olbia, Oliena, Riola Sardo, Samugheo, San Nicolò di Arcidano, Sant’Antioco, Selargius, Sennori, Serdiana, Sorgono, Sorso, Tempio Pausania, Terralba, Tissi, Uri, Urzulei, Usini.

Brevi cenni storici

Il territorio di Sorso è ricco di testimonianze archeologiche risalenti al periodo preistorico. Del periodo prenuragico, rimangono le domus de janas di l’Abbiu e il sito di Geridu, situati tra Sorso e Sassari. Sono invece propriamente riconducibili al periodo nuragico i nuraghi di Bachileddi, Sa Corona Ruja e San Biagio. È presente anche un pozzo sacro denominato Serra Niedda. Nel quinto secolo i Cartaginesi hanno trasformato Sorso in una fortezza, di cui oggi ci rimane il sito di Santa Filitica. L’attuale abitato è nato, però, nel periodo della dominazione romana, e si sviluppa nell’ottavo e nono secolo, grazie all’afflusso di profughi provenienti da Porto Torres. Nel periodo medievale appartiene al Giudicato del Logudoro, nella Curatoria di Romangia, entro la quale sono documentati Sorso, assieme a Sennori, Osilo e Sassari. In questo periodo Sorso diventa un grosso centro religioso. Nel 1300, passa attraverso diversi feudatari, e viene più volte attaccato e distrutto dagli abitanti di Castel Genovese, l’attuale Castelsardo, e dalla famiglia Doria. Nel quattordicesimo secolo diviene possedimento dei giudici d’Arborea, i quali la coinvolgono nelle continue guerre intraprese contro gli Aragonesi, e successivamente, con il dominio degli Spagnoli, entra a fare parte della Baronia denominata Encontrada de Romangia, sotto la giurisdizione della famiglia De Senay Pilo Y Castelvì. Romangia-Stemma della famiglia Gambella nella casa di Rosa Gambella a SorsoNel 1417 il visconte di Varbona la cede agli Aragonesi e, circa vent’anni più tardi, nel 1436, Sorso e la Romangia vengono dati in feudo al sassarese Gonario Gambella, e da quel momento le sorti di Sorso e Sennori vengono a coincidere. Nel 1646 il feudo passa agli Amat, illustre famiglia catalana diramatasi in Sardegna nel sedicesimo secolo, grazie al matrimonio fra Giovanni Battista Amat e Maddalena Gambella Deliperi, baronessa di Sorso, avendone come figlio Pietro, primo barone di Sorso. La famiglia Amat la terrà fino alla fine del feudalesimo in Sardegna e, sotto la sua dominazione, va ricordata la rivolta del 1795, anno in cui i vassalli di Sorso e di Sennori, esasperati dalla politica fiscale del feudatario, dopo essersi rifiutati di versare i diritti feudali ed aver saccheggiato il palazzo baronale, cacciano il barone Vincenzo Amat. Immediata e spietata è la reazione del Governatore di Sassari, che guida di persona duemila cavalieri e una compagnia di dragoni. Sorso si arrende subito, nel timore di essere messa a ferro e a fuoco, mentre Sennori tenta di resistere, ma deve alla fine arrendersi e subire l’occupazione e il saccheggio. Da segnalare ancora l’adesione di Sennori al tentativo antifeudale di Giovanni Maria Angioy. Allorquando però, irrimediabilmente sconfitto, si dirigeva in fuga verso Sassari, scriveva da Santu Lussurgiu al sorsense Quirico Marongiu, capo dei rivoltosi locali, invitandolo a radunare tutta quella gente che potrà unitamente ai sennoresi ed altri, per un ultimo tentativo di riscossa. Al suo arrivo a Sassari, Sennoresi e Sorsensi erano ad attenderlo con le armi in pugno e ad acclamarlo. La sconfitta dell’Angioy e della sua causa decreta, però, la restaurazione della prepotenza feudale. L’anno 1839, con l’abolizione del feudalesimo, è testimone del suo riscatto e della concessione agli Amat. In periodo sabaudo, nel 1821, Sorso diventa uno dei capoluoghi della Provincia di Sassari. La agricoltura e l’allevamento, a Sorso, hanno evidenziato terreni adatti a tutti i tipi di coltura, mentre gli scarsi pascoli potevano provvedere al solo sostentamento del paese. Nel 1859 Sorso viene inserita nella ricostituita Provincia di Sassari. Nel ventesimo secolo, sull’esempio trascinatore di quanto seppe fare Antonio Catta, un sennorese trapiantato a Sorso, anche Sennori viene scosso da fremiti socialisti, a tendenza repubblicana.

Personaggi importanti nella storia di Sorso

A Sorso sono nati tra gli altri lo scrittore Salvatore Farina ed il medico Pasquale Marinesu, ed inoltre nella storia di Sorso è importante l’opera del socialista Antonio Catta, nato a Sennori ma che a Sorso ha svolto la maggior parte della sua attività.

Sennori-Lo scrittore Salvatore FarinaA Sorso il 10 gennaio 1846 nasce Salvatore Farina, che è stato uno scrittore e giornalista ottocentesco di fama internazionale del Regno di Sardegna e del Regno d’Italia, e che ha scritto romanzi che per il loro carattere sentimentale sono stati paragonati a quelli di Charles Dickens. Al seguito del padre, nominato Avvocato generale dello Stato Sabaudo, nel 1860 si trasferisce a Casale Monferrato, nel periodo della trasformazione del Regno di Sardegna in Regno d’Italia. E a Casale Monferrato, inizia la sua primissima produzione letteraria guidato da uno scrittore mazziniano e guerrazziano che era stato il suo insegnante di lettere italiane al Liceo, Ferdinando Bosio. Pubblicò i suoi primi scritti negli anni sessanta dell’Ottocento, ed il suo primo volume Cuore e blasone, viene pubblicato nel 1867. La sua carriera di scrittore comprende una settantina di titoli, tra i quali alcuni che incontrano uno straordinario successo di pubblico e di critica, e una grande fortuna all’estero, in particolare in Germania. Diviene amico di Giovanni Verga, Edmondo De Amicis, Giuseppe Giacosa e altri scrittori illustri del suo tempo. Fa ritorno in Sardegna nel 1881, e nel 1882 viene candidato al Parlamento del Regno d’Italia, nel collegio di Sassari, ma non viene eletto. Viene anche per tre volte candidato al premio Nobel per la Letteratura, nel triennio tra il 1912 e il 1914. Muore il 15 dicembre del 1918 e viene sepolto nel Cimitero monumentale di Milano.

Sennori-Il medico Pasquale MarginesuA Sorso il 9 febbraio del 1886 nasce Pasquale Marginesu e, ancora studente del V anno di Medicina e Chirurgia, partecipa alla prima campagna antimalarica organizzata, nell’estate del 1910, in provincia di Sassari. La campagna è diretta da Achille Sclavo, che lo consiglia di trasferirsi a Siena. Si laurea, quindi, a Siena e, dopo pochi giorni, viene chiamato nelle Puglie, dove infieriscono colera e vaiolo, e dove Achille Sclavo è stato nominato Commissario straordinario. Nel 1912 rientra a Siena e nel 1915 passa all’Istituto di Patologia Generale dell’Università di Cagliari. Allo scoppio della prima guerra mondiale presta servizio militare al fronte come Ufficiale di Battaglione e, successivamente, come incaricato di vari servizi igienico profilattici, guadagnando una croce di guerra al merito. Congedato lascia Cagliari e torna a Siena dove ottiene la Libera Docenza in Microbiologia. Nel 1924 rientra a Sassari dove continua le sue ricerche sulla malaria e sull’echinococcosi, che gli attirano l attenzione della Fondazione Rockfeller, e trascorre all’estero ub paio di anni frequentando la John Hopkins University di Baltimora, l Istituto Lister di Londra, gli Istituti Pasteur di Parigi e di Tunisi. Tornato nel 1927 in Italia riprende la carriera universitaria e, nel 1952, si trasferisce all’Università di Sassari, dove viene eletto prima Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia e poi Magnifico Rettore. Qui muore il 20 dicembre 1962.

Sennori-Il Popolo Sovrano in Romangia e l’era del socialista Antonio CattaL’importante socialista Antonio Catta nasce a Sennori l’8 febbraio 1857, studia a Sassari dove si laurea in farmacia e poi in giurisprudenza. Da studente aderisce al partito repubblicano, e nel 1889 a Sorso, popoloso centro agricolo poco distante da Sassari, fonda nel solco della tradizione mazziniana la Società Operaia denominata Popolo Sovrano, vera erede del pensiero angioyano. Gli scopi dell’associazione sono, oltre che sindacali e mutualistici, anche spiccatamente politici, tanto che in pochi anni i suoi dirigenti conquistano la maggioranza nel Consiglio comunale di Sorso. Già due anni dopo la fondazione, su una popolazione di circa settemila abitanti, ben cinquecento vi hanno aderito. Ed allora, sotto la guida di Antonio Catta, l’azione del movimento operaio sorsense assume i caratteri della lotta di classe, di lotta fra piccoli proprietari terrieri e braccianti iscritti alla società da un lato e la grande borghesia agraria dall’altro. Nel 1892 Antonio Catta costituisce un’organizzazione anche a Sennori, estendendo così il tessuto organizzativo del nascente movimento contadino del Sassarese.

Nel 2004 Sorso viene elevata al rango di città

Dopo la costituzione della Repubblica Italiana, Sorso nel 2004 viene elevata da Carlo Azeglio Ciampi al rango di Città con Decreto del Presidente della Repubblica dell’11 maggio 2004.

Le principali feste e sagre che si svolgono a Sorso

Dal dicembre 2002 è stata costituita l’Associazione Folcloristica Sorso, impegnata dal 2004 nella promozione e valorizzazione delle tradizioni popolari sorsensi con un gruppo composto da più di venti elementi che propongono al pubblico un vasto repertorio di balli e canti sardi tradizionali, che ha portato alla riscoperta del costume tradizionale ed all’esibizione di diversi gruppi folkloristici. A Sorso è attiva anche la Corale Polifonica Santa Croce, che propone un repertorio che non ha confini di epoca e di genere, che spazia dai canti tradizionali della propria terra alla polifonia classica, fino al repertorio di musica contemporanea. Infine nel 2020 è iniziata nella parrocchia di San Pantaleo la ricostituzione della Banda musicale San Pantaleo, che verrà curata con la preziosa collaborazione e la guida esperta di una serie di maestri di musica sorsensi.

Sorso-Associazione Folcloristica Sorso Sorso-Corale Polifonica Santa Croce di Sorso

Tra le diverse principali feste e sagre che si svolgono a Sorso, si segnalano le manifestazioni del Carnevale dei bambini, con la sfilata di carri allegorici; i riti della Settimana Santa, organizati dall’Arciconfraternita della Sacra Croce; il prima maggio la fiaccolata, ed a fine maggio in piazza Cappuccini le tradizionali celebrazioni religiose per la Festa della Vergine del Noli me tollere; il 17 maggio, la Festa di San Pasquale Baylon, che si svolge presso l’omonima chiesa campestre di proprietà privata; il 22 maggio, la Festa di Santa Rita da Cascia con processione e spettacoli; il 13 giugno, la Festa di Sant’Antonio da Padova con processione e spettacoli in piazza Giuseppe Garibaldi; nel mese di luglio, il Carnevale Estivo di Sorso.

Sorso-Il Carnevale dei Bambini Sorso-Cerimonia della Settimana Santa Sorso-Festa della Vergine del Noli me tollere Sorso-Festa di San Pasquale Baylon Sorso-Festa di Santa Rita da Cascia Sorso-Festa di Sant’Antonio da Padova Sorso-Il Carnevale estivo

I festeggiamenti proseguono nel periodo estivo ed autunnale quando, il 2 luglio, si celebra la Festa della Madonna degli Angeli; il 7 luglio, la Festa di San Costantino; il 27 luglio, si celebra la Festa patronale di San Pantaleo; a fine luglio, da non perdere la Festa di Sapori e Tradizioni, con la Sagra della melanzana; il 2 agosto, la Festa della Madonna degli Angeli, protettrice dei Muratori, con processione e spettacolo in piazza San Pantaleo; il 10 agosto, la manifestazione denominata Calici di Stelle, una manifestazione di degustazione di vini e prodotti tipici locali, che si svolge in diversi punti della città, ed una analoga manifestazione si svolge anche a Sennori; a settembre, la Festa della Madonna d Itria nell’omonima chiesa con processione e spettacoli in piazza Giuseppe Garibaldi; a metà del mese di settembre si svolge, per tre giorni, la manifestazione chiamata Sorso Music Festival, che è una significativa manifestazione musicale e culturale.

Sorso-Festa della Madonna degli Angeli Sorso-Festa di San Costantino Sorso-Festa patronale di San Pantaleo Sorso-Festa di Sapori e Tradizioni Sorso-Festa della Madonna degli Angeli Sorso-La manifestazione Calici di Stelle Sorso-La manifestazione Sorso Music Festival

Visita del centro della città di Sorso

L’abitato di Sorso, interessato da una forte espansione edilizia, è circondato da oliveti e vigneti, ed il suo andamento altimetrico è quello tipico di una città di pianura. Entriamo in Sorso con la SP130, proveniente da Marina di Sorso, che, all’interno dell’abitato, assume il nome di viale Marina.

La nuova chiesa parrocchiale di Santa Monica

Sorso-La chiesa parrocchiale di Santa MonicaSeguendo il viale Marina all’interno di Sorso, percorsi duecentocinquanta metri dal cartello segnaletico che, all’altezza del chilometro 0 della SP130, indica l’ingresso nell’abitato, subito prima di arrivare alla prima rotonda, prendiamo la strada verso destra, che è la via Genova. La via Genova ci porta, in appena una cinquantina di metri, di fronte alla nuova Chiesa di Santa Monica, che è la seconda chiesa parrocchiale di Sorso. Dopo avere fondato nel 1986 la parrocchia di Santa Monica, che viene inizialmente ospitata alla fine degli anni ottanta del Novecento in un garage di via Puggioni, nel 1992 viene aggiunto un ampio salone parrocchiale prefabbricato in attesa della costruzione definitiva della chiesa. E quindi nel 2004 viene consacrata la chiesa attuale, realizzata su progetto dell’architetto sassarese Salvatore F is. Si tratta di una chiesa di fattura moderna, con tetto a cuneo, la cui facciata di marmo bianco è arricchita da tre grandi rosoni centrali e altri due più piccoli, posti ai lati. Il campanile nasce da una delle vecchie nicchie laterali, come una sua naturale espansione verticale ed è in cemento armato.

Sorso-Chiesa parrocchiale di Santa Monica: facciata Sorso-Chiesa parrocchiale di Santa Monica: retro della chiesa Sorso-Chiesa parrocchiale di Santa Monica: il campanile

La copertura è in legno lamellare, e l interno, mononavato e arredato sobriamente, termina con l altare maggiore, impreziosito dagli altorilievi in ceramica di Santa Monica e di Sant Agostino, opera dello scultore sassarese Giuseppe Silecchia.

Sorso-Chiesa parrocchiale di Santa Monica: interno verso il presbiterio Sorso-Chiesa parrocchiale di Santa Monica: il presbiterio Sorso-Chiesa parrocchiale di Santa Monica: l’altare Sorso-Chiesa parrocchiale di Santa Monica: la statua di Santa Monica

Il nuovo Campo Sportivo comunale di Sorso

Seguendo il viale Marina all’interno di Sorso, percorsi quasi trecento metri dal cartello segnaletico che, all’altezza del chilometro 0 della SP130, indica l’ingresso nell’abitato, arrivati alla prima rotonda, prendiamo la terza uscita verso sinistra che è la via Scirocco. Percorsi centoquaranta metri, svoltiamo a destra nella via Austro e, dopo un centinaio di metri, a sinistra nella via Santoni la quale, dopo altri cento metri, sbocca sulla trasversale, che è il viale Ugo Poggioni. Preso verso destra il viale Ugo Poggioni, alla sua sinistra si trova la grande struttura del Campo Sportivo comunale. Potevamo arrivarci anche proseguendo per duecento metri sulla via Marina, fino ad arrivare alla seconda rotonda, alla quale arriva da destra la via Cristoforo Colombo, prendiamo, invece, sulla sinistra la via Giuseppe Dessì, la seguiamo per trecentocinquanta metri, poi la strada svolta a sinistra e diventa il viale Ugo Poggioni, alla cui destra si trova il Campo Sportivo comunale.

Il nuovo Campo Sportivo comunale, che si trova affacciato sul viale Ugo Poggioni, comprende un Campo da Calcio che consta di un rettangolo di gioco regolamentare con fondo in erba naturale, dotato di tribune in grado di ospitare 3500 spettatori. Il rettangolo di gioco è circondato da una Pista per l’atletica leggera. Accanto al Campo da calcio, è presente un Campo da calcetto, ossia da calcio ad otto, con fondo in erba sintetica, che non è dotato di tribune per gli spettatori.

Sorso-Campo Sportivo comunale: ingresso Sorso-Campo Sportivo comunale: il campo da calcio Sorso-Campo Sportivo comunale: la tribuna e la pista di atletica Sorso-Campo Sportivo comunale: il campo da calcetto ossia da calcio a otto

La struttura Il Campo Sportivo comunale è stato costruita con i contributi del Coni ed inaugurato nel 1986, la prima stagione che ha visto il Sorso calcio giocare in Serie C2. Il Sorso calcio è stato sciolto nel 2006 nel settore adulti per dedicarsi oggi unicamente al calcio giovanile, e l’impianto è stato affidato alla squadra più piccola della città, la Romangia Sorso che, prima di allora, disputava le partite interne allo storico Campo Sportivo intitolato a Salvatore Madau, situato nella via omonima e che visiteremo più avanti. Questra squadra, dopo essere partita dalla terza categoria, è salita in prima, e disputando il primo campionato alla Piramide, pur se a periodi alterni, ha guadagnato la promozione. Retrocessa e dopo un periodo buio di un anno nel quale la squadra è passata in seconda categoria, la Romangia ha cambiato il suo corso ed iniziato un nuovo progetto, prendendo il nome di Sorso calcio 1930, per guadagnare nel 2011 la prima categoria e, dopo un anno di transizione in cui è riescita a salvarsi, ha puntato al nuovo balzo in promozione.

La Cantina Sociale di Sorso e Sennori diventata Cooperativa Romangia

Ripresa la via Marina dalla seconda rotonda, dove è arrivata da destra la via Cristoforo Colombo, proseguiamo per trecento metri verso il centro dell’abitato, ed arriviamo dove sulla sinistra inizia il muro di cinta del Cimitero, mentre sulla destra, al civico numero 5 della via Marina, si trova l’edificio che ospita la Cantina Sociale di Sorso e Sennori.

Sorgono-La Cooperativa RomangiaSorso è nota come la Città del Vino per la produzione soprattutto del Moscato di Sorso e Sennori. Fino a pochi anni fa esisteva la Cantina Sociale di Sorso e Sennori nata negli anni Sessanta da un consorzio di produttori del comune di Sorso e del vicino comune di Sennori. La storia parte dal 1955, anno in cui inizia l’attività e si conclude nel 1995. Nel 2001 nasce a Sorso la Cooperativa Romangia e la sede, oltre che i locali di vinificazione, sono quelli della vecchia Cantina Sociale. I vini, tutti Doc, provengono da un territorio unico, dove le vigne circondate da ulivi e macchia mediterranea si trovano a stretto contatto con il mare. interessanti il Moscato di Sorso e Sennori I.G.T. E il Cannonau Jennos. Oggi i soci conferitori sono solo venti e gli ettari a disposizione dell’azienda sono circa una settantina. Esistono comunque numerosi altri produttori artigianali che producono Moscato di qualità.

Sorso-La Cantina di Sorso Sorso-La Cantina di Sorso Sorso-La Cantina di Sorso: i vini della Cantina di Sorso

Il Cimitero comunale di Sorso

Proseguendo, il viale Marina fiancheggia il grande Cimitero comunale di Sorso, che si sviluppa alla sinistra della strada, ed ha diversi ingressi su di essa. Percorsi centocinquanta metri, arriviamo a vedere alla sinistra l’ingresso principale del Cimitero, dopo di che la strada arriva a una rotonda, alla quale sulla destra arriva la via Fratelli Borio, e sulla sinistra il viale Giuseppe Borio.

Sorso-Cimitero di Sorso: ingresso Sorso-Cimitero di Sorso: interno

Lo storico Campo Sportivo intitolato a Salvatore Madau

Alla rotonda prendiamo il viale Giuseppe Borio che, dopo duecentocinquanta metri, incrocia la via Salvatore Madau. Presa verso sinistra, questa strada in poco più di cinquanta metri ci porta all’ingresso dello storico Campo Sportivo intitolato a Salvatore Madau, un campo in terra battuta che si trova alla destra della strada. Lo stadio Salvatore Madau è sempre stato un luogo molto amato dalla comunità, teatro di un’epoca straordinaria del calcio a Sorso. Questo piccolo stadio, col terreno in sterrato, è stato teatro di partite memorabili che hanno fatto la storia del calcio in Sardegna. Nella sua tribuna ha palpitato per i colori del Sorso e non solo una tifoseria appassionata, unica in Italia, che sui gradoni costituiva sino agli anni novanta un muro umano, che intimoriva e metteva in soggezione gli avversari.

Sorso-Lo storico Campo Sportivo comunale Salvatore Madau: ingresso Sorso-Lo storico Campo Sportivo comunale Salvatore Madau: interno

Dal 2023 è iniziata l’esecuzione di lavori di sistemazione, adeguamento e messa a norma dell’impianto sportivo. Il progetto prevede la messa in sicurezza del muro di recinzione sul confine nord ovest dell’impianto sportivo, l’adeguamento normativo della tribuna spettatori esistente, la messa a norma delle uscite di sicurezza, il rifacimento dell’impianto di illuminazione, oltre alla sistemazione del terreno di gioco in terra battuta e alla realizzazione di nuovi servizi igienici per il pubblico. Saranno inoltre realizzati accessi che possano garantire l’esodo del pubblico anche in situazioni di emergenza, in funzione della capienza prevista pari a circa 855 spettatori, mentre la delimitazione della zona spettatori e atleti sarà conforme ai regolamenti Coni e alle norme in materia di sicurezza. Sul campo di calcio in terra battuta è in progetto la sistemazione del terreno di gioco mediante il livellamento con macchinario a controllo laser, la regolarizzazione delle pendenze e la successiva rullatura. Si sta anche valutando la trasformazione del campo da gioco in terra battuta in uno in erba sintetica.

Il santuaro dei Cappuccini detto anche Santuario di Noli me tollere

Passato l’incrocio con la via Salvatore Maddau, nella parte settentrionale del centro abitato, il viale Giuseppe Bovio termina nel largo dei Cappuccini, dove, al civico numero 7, si trova la Chiesa della Madonna di Noli me tollere, che è anche detta Chiesa dei Cappuccini in quanto annessa al loro convento. La chiesa, di impianto ottocentesco, era andata pian piano in rovina fino a quando, durante il novecento, è stata ristrutturata. L’edificio è caratterizzato dalla facciata, realizzata in tempi più recenti, in cui si alternano strisce orizzontali, determinate da lastre di marmo scuro e di travertino.

Sorso-Il Santuario del Noli me tollere Sorso-Santuario del Noli me tollere: facciata

All’interno presenta un’aula mononavata voltata a botte, sulla quale si aprono alcune cappelle laterali comunicanti. Conserva al proprio interno il simulacro della Vergine del Noli me tollere, una statua lignea, alta quasi un metro, databile approssimativamente al sedicesimo secolo. È dipinta a tempera col viso ovale incorniciato da una cappa bianca che avvolge anche il collo. Dal 1950 la Madonna porta sul capo la corona d’oro, ed il Bambino che tiene tra le braccia, sul fianco sinistro, è anch’egli incoronato. Il simulacro è sagomato con modanature arcaiche, privo di dettaglio nelle forme, ma il volto è atteggiato serenamente ed è privo della ieratica fissità tipica dell’arte bizantina, richiamata dai piedini triangolari neri. Durante la dominazione spagnola il simulacro venne vestito con abiti sontuosi, ed ancora oggi uno di essi è conservato, insieme al manto, nel corridoio che dal coro conduce al convento.

Sorso-Santuario del Noli me tollere: interno verso il presbiterio Sorso-Santuario del Noli me tollere: l’altare Sorso-Santuario del Noli me tollere: la statua della Madonna

La denominazione Noli me tollere deriva del racconto che, nel 1208, un muto si sarebbe recato sulla spiaggia della Rena Bianca di Sorso, all’altezza del primo pettine, e lì avrebbe incontato una bella signora che gli avrebbe detto che i cittadini avrebbero dovuto recersi alla riva del mare, per prenderla e portarla con loro, al fine di proteggerli. Il muto sarebbe tornato in paese, e, di fronte al parroco, la sua voce avrebbe iniziato ad uscire. Gli abitanti, recatisi sulla spiaggia, avrebbero portato la statua nella chiesa di San Pantaleo. Il giorno dopo, però, la statua non c’era più. La avrebbe ritrovata un contadino sopra un albero, nei suoi campi, e la avrebbe riportata nella chiesa. Ma anche il giorno seguente la statua era tornata nel campo, ed, in quell’occasione, su una pietra di marmo, era riportata la scritta Noli me tollere, ossia Non mi spostate. Così da quel giorno sarebbero iniziati i lavori per la costruzione della nuova chiesa, che è stata ultimata dopo appena un anno. Nel Santuario viene data la sua collocazione definitiva la statua, tuttora situata sull’altare maggiore, e, su una parete della chiesa, si può scorgere il frammento di un’iscrizione marmorea che, secondo la tradizione, sarebbe quella trovata secoli addietro ai piedi della statua.

La chiesa viene definita un Santuario, ossia un luogo ritenuto sacro dalla tradizione religiosa, per la devozione dei fedeli al simulacro della Vergine del Noli me tollere conservato al suo interno. Ogni anno, a fine maggio, a Sorso si celebra la Festa del Noli me tollere, una festa maestosa, in parte agreste e in parte cittadina. Nel 2008 è ricorso l’ottavo centenario dell’apparizione. La processione dei fedeli che arrivano dai loro rioni al Santurio cappuccino, ma il simulacro della Madonna, per volontà della stessa Vergine, non esce in processione nel giorno della sua festa se non in casi eccezionali come ricorrenze, eventi o giubilei, ed al suo posto esce, invece, il Santissimo Sacramento, portato dal Padre provinciale, che percorre un breve tragitto passando davanti alla chiesa parrocchiale di San Pantaleo per poi tornare al Santuario, nel quale pronuncerà una breve predica ai fedeli.

La palestra polivalente della Scuola Elementare Santa Maria

Passato il largo dei Cappuccini, il viale Giuseppe Bovio prosegue verso est con il nome di via Noli me tollere, lo seguiamo per centoventi metri e prendiamo a sinistra la via Tirso. Lungo questa strada, alla sinistra, dopo circa centocinqanta metri si vede l’insieme degli edifici che ospitano la Scuola Elementare Santa Maria.

Sorso-La Scuola Elementare Santa Maria Sorso-Scuola Elementare Santa Maria: esterno della palestra polivalente Sorso-Scuola Elementare Santa Maria: interno della palestra polivalente

Percorsa un’altra cinquantina di metri, presa a sinistra la via Flumendosa, al lato sinistro della quale si trova l’ingresso della Palestra polivalente della Scuola Elementare Santa Maria, senza tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare come discipline Pallavolo, Pallacanestro, e Taekwondo che è l’arte marziale coreana ossia lo sport da combattimento a contatto pieno, nato fra gli anni 1940 e 1950, basato principalmente sull’uso di tecniche di calcio.

La chiesa della Santa Croce sede della Arciconfraternita della Santa Croce

Passato il largo dei Cappuccini, il viale Giuseppe Bovio prosegue verso est con il nome di via Noli me tollere mentre, invece, dal largo parte sulla destra la via dei Cappuccini. Prendiamo la via dei Cappuccini, la seguiamo per centottanta metri fino a dove parte sulla sinistra la via del Mercato e, subito prima, si affaccia alla sinistra della strada la Chiesa della Santa Croce, che risale alla fine del quattrocento ed era in origine intitolata a San Nicola, come risulta dalla relazione della visita pastorale compiuta dall’arcivescovo turritano monsignor Salvatore Alepus nel 1555. All’esterno, nella facciata, presenta un bel portale con arco a sesto acuto, decorato in stile gotico catalano, con, sul lato destro, un campanile a vela che ospita una piccola campana del 1559.

Sorso-L’Oratorio della Santa Croce Sorso-Oratorio della Santa Croce: facciata Sorso-Oratorio della Santa Croce: decorazione sulla facciata

L’impianto interno, a navata unica voltata a botte, è frutto di rimaneggiamenti compiuti tra la fine del diciassettesimo e la metà del diciottesimo secolo. Il presbiterio ha invece mantenuto le forme originali, tranne l arco trionfale, a tutto sesto, che ha sostituito l arco originale che era un arco a sesto acuto. Il presbiterio presenta una volta a crociera, più bassa e stretta dell’aula, costolonata ossia con elementi strutturali sporgenti, che la rinforzano e la decorano, e con archi ogivali, il quale è collegato con due altri ambienti, anch’essi originariamente voltati a crociera, la sacrestia e l’antisacrestia. L’altare è impreziosito da un’ancona lignea dorata e policromata del diciassettesimo secolo, al centro della quale risalta un crocifisso ligneo di notevole fattura, che si colloca cronologicamente tra la fine del quindicesimo ed i primi anni del sedicesimo secolo, coevo dunque alla chiesa che lo ospita, il quale colpisce per il realismo delle sue fattezze. Le nicchie ricavate nello spessore murario della navata, ospitano statue di Santi, fra le quali è rilevante un pregevole estofado de oro, scultura lignea dorata e policromata del sedicesimo secolo, raffigurante la Vergine delle Rose. Sul lato sinistro della navata si trova anche un artistico altare in stucco di epoca barocca.

Sorso-L’Oratorio della Santa Croce: interno verso il presbiterio Sorso-L’Oratorio della Santa Croce: icona lignea sull’altare maggiore Sorso-L’Oratorio della Santa Croce: artistico altare in stucco di epoca barocca

Sorgono-Sfilata della Confraternita della Santa Croce in una vecchia foto del 1964La chiesa della Santa Croce è sede della Arciconfraternita della Santa Croce, alla quale è affidato il compito di organizzare i riti delle Settimana Santa, chiamata anche Confraternita dei Disciplinati Bianchi, che era composta in passato da membri di famiglie potenti della città e della Romangia, ed era nota per l’abito bianco, simbolo di purezza, che i membri indossavano. I riferimenti al sodalizio, che appare già stabile all’epoca della visita pastorale compiuta dall’arcivescovo turritano monsignor Salvatore Alepus nel 1555, dimostrano che la confraternita esercitava ormai da tempo la sua funzione assistenziale in favore della comunità, amministrando beni, consistenti in pensioni censuarie, fitti di case e terreni, oltre ai proventi delle questue che il priore soleva fare una volta alla settimana in tutto il paese. Si può ipotizzare che l’istituzione della confraternita sia avvenuta sulla scia di confraternite sassaresi, la cui attività, stando ad alcuni documenti d’archivio, potrebbe essere fatta risalire alla fine del trecento.

Dal 1835, l’area circostante la chiesa di Santa Croce è divenuta sede del primo cimitero cittadino. In seguito, a partire dal 1839, questa chiesa è stata nominata parrocchia provvisoria, e lo è rimasta per tutta la durata della costruzione della nuova chiesa parrocchiale di San Pantaleo. Durante la seconda guerra mondiale, la chiesa di Santa Croce, come altri edifici del paese, è stata adibita ad alloggio militare.

La chiesa parrocchiale dedicata a San Pantaleo Martire

La via Cappuccini termina, dopo circa duecento metri, in piazza San Pantaleo, nella quale arriva anche, dalla destra, la via Castelsardo, che è il nome con il quale viene denominata, all’interno del centro abitato, la SS200 dell’Anglona proveniente dalla località Maritza. La grande piazza si sviluppa alla destra della strada che ci ha portati ad essa, e, sul suo lato sinistro, si affaccia la Chiesa dedicata a San Pantaleo Martire che è la storica chiesa parrocchiale di Sorso.

Ricostruzione della morte di Barisone III nella chiesa di San Pantaleo a SorsoLa storica chiesa parrocchiale di Sorso è molto antica, dato che fra gli argomenti a sostegno della sua antichità vi è anche l’uccisione in agro di Sorso del giudice Barisone III di Torres, e della sua presunta sepoltura nella chiesa di San Pantaleo. Il Donnikello Barisone de Lacon-Gunale, intronizzato nel 1232 dalla Corona de logu non arriva al trono ma viene messo a morte in modo misterioso insieme al reggente Orzocco de Serra nel 1236. Pare che i cittadini di Sassari, irritati del mal governo o sedotti da chi aveva interesse alla caduta di quella dinastia ossia dalla fazione filogenovese della nobiltà, i Doria e i Malaspina, lo perseguitino fuggente, insieme ai suoi ufficiali, e lo trucidano nelle campagne in agro di Sorso, forse presso il monastero di San Michele di Plaiano. Egli viene ucciso a solo quindici anni durante la sommossa popolare, legale secondo il diritto giudicale con la motivazione di aver tradito il Bannus consensus, ossia il governo sulla base di un patto col popolo, ed il suo cadavere secondo alcuni sarebbe stato fatto a pezzi e dato in pasto agli animali, mentre secondo altri sarebbe stato sepolto nella chiesa di San Pantaleo a Sorso. Se ne trova un accenno in una relazione parrocchiale scritta nel 1839 in risposta a questionari vescovili, dal pievano don Lorenzo Nurra che scriveva che nella chiesa era stata presente la tomba di Barisone III, come risultava da un’iscrizione incisa su una lapide sepolcrale. Ed anche che il teologo don Salvatore Oggiano, predecessore del Nurra alla guida della parrocchia, aveva dato allo storico sardo Pasquale Tola la notizia dell’esistenza della lapide sepolcrale del giovane principe, a riprova della sua uccisione a Sorso e della sua sepoltura nella chiesa di San Pantaleo. Tale lapide, se realmente esistente, sarebbe andata probabilmente perduta durante la ricostruzione della chiesa, progettata e diretta da Antonio Cano, perché a noi non è pervenuta nessuna prova della sua esistenza.

La ricostruzione della chiesa di San Pantaleo è stata iniziata nel 1836 dal frate francescano e architetto sassarese Antonio Cano, che aveva studiato scultura sotto il Canova, e l’edificio, che è considerato il suo capolavoro architettonico è stato realizzato secondo moduli neoclassici su un’area che fino al 1835 era occupata dalla preesistente antica parrocchiale romanico pisana, della quale sono stati riutilizzati i materiali per edificare la nuova chiesa. La facciata è quasi terminata nel 1840, ma l’improvvisa scomparsa del progettista che muore a Nuoro, in seguito ad un incidente avvenuto nel cantiere della neoclassica chiesa di Santa Maria della Neve, ha provocato un rallentamento dei lavori, e l’incarico di portare avanti la fabbrica è stato affidato agli architetti Angelo Maria Piretto e Francesco Agnesa, i più promettenti architetti sassaresi a metà del secolo, ma numerose interruzioni hanno caratterizzato la prosecuzione dei lavori. Seppure non ancora terminato, l’edificio è stato aperto al culto nel 1856. Nonostante alcune incoerenze imputabili alle travagliate vicende costruttive, la chiesa di San Pantaleo è considerato il massimo raggiungimento del frate architetto sassarese. L’attuale chiesa di San Pantaleo, che si ispira a canoni neoclassici, si caratterizza per l’imponente cupola ellissoidale, chiamata zimbonia dai Sorsensi. Colpisce la plastica esterna che connota fortemente il paesaggio urbano. La chiesa e tutto l’esterno è caratterizzato dall’andamento sinuoso delle absidi e dalla bianca facciata, a due livelli, scandita da lesene e coronata da un fastigio curvilineo. Le nicchie sulla facciata accolgono statue degli Apostoli, realizzate dallo stesso Antonio Cano. L’artistico portale dell’ingresso principale è riccamente scolpito in legno, ed all’esterno si trova la torre campanaria, costruita solamente nel 1899.

Sorso-La chiesa parrocchiale di San Pantaleo Sorso-chiesa parrocchiale di San Pantaleo: facciata Sorso-chiesa parrocchiale di San Pantaleo: retro della chiesa con le sue cupole Sorso-chiesa parrocchiale di San Pantaleo: l’imponente cupola ellissoidale chiamata zimbonia dai Sorsensi

Presenta una pianta centrale imperniata su un’ampia cupola emisferica, ma con l’asse trasversale leggermente più corto di quello longitudinale, ulteriormente prolungato dal profondo presbiterio absidato. All’interno della chiesa, a tre navate, sono presenti sei cappelle, a sinistra quella delle Anime, del Sacro Cuore e del Crocifisso, ed a destra quella di Sant’Agostino, dell’Immacolata e di San Giuseppe. In prossimità della bussola d’ingresso i primi due altari delle navate laterali conservano l’originaria composizione neoclassica con binati di colonnine ioniche. Quattro cupolette semiellissoidiche coprono i vani agli angoli dell’edificio, mentre nel vano presbiteriale trova spazio un’altra cupola emisferica. Il presbiterio appare piuttosto estraneo al resto della costruzione, forse a causa della prematura scomparsa dell’architetto. Le colonne e le lesene corinzie, insieme alla ricca trabeazione che percorre tutto il perimetro interno, arricchiscono la navata centrale, insieme alle statue in stucco degli apostoli realizzate da Salvatore Demeglio nel 1853, contenute nelle nicchie poste in corrispondenza dei pilastri della cupola, dell’ingresso e degli altari.

Sorso-chiesa parrocchiale di San Pantaleo: interno verso il presbiterio Sorso-chiesa parrocchiale di San Pantaleo: il presbiterio Sorso-chiesa parrocchiale di San Pantaleo: interno verso il portale di ingresso

Molto bello il pulpito in stucco con raffigurati i quattro evangelisti, realizzato anch’esso da Salvatore Demeglio, il paliotto ossia il rivestimento decorativo in marmo che copre la parte anteriore dell’altare maggiore scolpito raffigurante angioletti con ghirlande di fiori, il crocifisso posizionato sopra l’altare maggiore, e la statua di San Pantaleo che viene portata in processione nella sua festa. Tra gli oggetti sacri in argento, risaltano un incensiere di stile gotico, risalente al sedicesimo secolo, una croce processionale  del diciassettesimo secolo, appartenuta alla Confraternita dei Disciplinati, un’altra croce processionale del diciottesimo secolo ed un ostensorio del diciannovesimo secolo.

Sorso-chiesa parrocchiale di San Pantaleo: il pulpito in stucco Sorso-chiesa parrocchiale di San Pantaleo: il paliotto ossia il rivestimento decorativo in marmo che copre la parte anteriore dell’altare maggiore Sorso-chiesa parrocchiale di San Pantaleo: crocifisso sopra l’altare maggiore Sorso-chiesa parrocchiale di San Pantaleo: la statua di San Pantaleo già addobbata per la processione

Dolianova-San Pantaleone o Pantaleo di NicomediaNato nella seconda metà del terzo secolo a Nicomedia, nell’odierna Turchia, Pantaleone o Pantaleo viene educato dalla madre al cristianesimo, ma si allontana dalla religione e studia medicina, arrivando a diventare medico dell’Imperatore Galerio. Ritornato al cristianesimo grazie al prete Ermolao, alla morte del padre entra in possesso di una grande fortuna, ma, spinti dall’invidia, alcuni colleghi lo denunciano durante la persecuzione di Diocleziano. Spinto ad abiurare, egli confessa però la sua fede e, per mostrare di essere nel giusto, risana un paralitico. Viene allora condannato al rogo, ma le fiamme si spengono; poi ad essere immerso nel piombo fuso, ma il piombo si raffredda; gettato in mare con una pietra legata al collo, il masso prende a galleggiare; condannato Ad feras, le belve invece di sbranarlo si mettono a fargli le feste; viene allora legato ad una ruota, ma le corde si spezzano e la ruota va in frantumi. Si tenta anche di decapitarlo, ma la spada si piega e gli aguzzini si convertono. Infine, quando egli dà il suo consenso, gli viene tagliata la testa. Insieme ai Santi Cosma e Damiano, viene considerato patrono dei medici e delle ostetriche. È considerato uno dei quattordici Santi ausiliatori, ossia che vengono invocati contro le infermità di consunzione.

La Festa di San Pantaleo, patrono del paese, si svolge ogni anno il 27 luglio, e, dopo le cerimonie religiose che si tengono nella chiesa parrocchiale, prevede numerose manifestazioni civili, come balli in piazza, l’albero della cuccagna, ed anche manifestazioni sportive e folkloristiche.

La casa di Rosa Gambella con sulla facciata il suo stemma

Sorso-La facciata della cosiddetta Casa di Rosa Gambella con il suo stemma gotico in marmoDa piazza San Pantaleo prendiamo la strada che passa alla destra della facciata della chiesa parrocchiale, che è il corso Vittorio Emanuele il quale uscirà dall’abitato in direzione nord est con il nome di SS200 dell’Anglona dell’Anglona. Percorsa appena una diecina di metri, alla destra parte la via Fiorentina, che è il nome che assume all’interno dell’abitato dirigendosi verso sud la SS200 dell’Anglona dell’Anglona. Lungo la via Fiorentina, dopo una ventina di metri, alla sinistra della strada incorrispondenza del civico numero 10, di trova l’edificio noto con il nome di Casa di Rosa Gambella, discendente di Gonario Gambella andata in sposa al Viceré di Sardegna don Ximene Perez Escrivà de Romani, sulla facciata del quale è ancora visibile il suo stemma gotico in marmo.

Romangia-Ritratto di Rosa Gambella signora della contrada di RomangiaImportante nella storia di Sorso e di Sennori è Rosa Gambella, la giovane signora di Romangia che, nonostante il legame sentimentale con il cugino Lorenzo, di censo meno abbiente, sposa il valoroso capitano Angelo de Marongiu, uno degli uomini più in vista di Sassari, signore della contrada di Oppia, delle ville di Ardara e Mores e del Costavalle, grazie al quale  nel maggio 1478 verrà sconfitto Leonardo d’alagon, ultimo marchese di Oristano. Dal loro matrimonio nasce un figlio, Salvatorico. Il vero dramma inizia con l’arrivo a Sassari verso il 1479 del nuovo viceré spagnolo, don Ximene Perez Escrivà de Romani, personaggio all’apparenza raffinato e sensibile ma in realtà dissimulatore, avido e spietato. Fingendo una congiura ordita da nemici politici, Perez fa pugnalare a morte Angelo de Marongiu all’interno del Duomo di San Nicola a Sassari, per poi sedurne la vedova e sposarla con il fine di carpirne tutti i beni, arrivando addirittura a fare avvelenare il figlio Salvatorico. La nobildonna, che aveva preferito farsi sedurre dal potere rispetto all’amore, finisce per soccombere anche lei per mano di un sicario agli ordini del crudele viceré. Il popolo accusa del delitto lo stesso consorte, unico erede di tutti i beni della defunta. Seguono numerose denunce alla Corte di Madrid contro il vicer spagnolo da parte dei parenti dell’uccisa, ed egli viene richiamato in patria per le accuse rivoltegli.

La Biblioteca comunale intestata a Salvatore Farina

Sorso-La Biblioteca comunale Salvatore FarinaDa piazza San Pantaleo prendiamo la strada che passa alla destra della facciata della chiesa parrocchiale, che è il corso Vittorio Emanuele il quale uscirà dall’abitato in direzione nord est con il nome di SS200 dell’Anglona dell’Anglona. Percorsa appena una cinquantina di metri, il corso Vittorio Emanuele arriva nel punto dove proviene da destra la via Fontana, ed il corso prosegue con il nome di via Castelsardo. Appena presa la via Castelsardo, svoltiamo leggermente a destra e prendiamo la via Siglienti lungo la quale, alla destra della strada al civico numero 1, troviamo la Biblioteca comunale di Sorso, intestata allo scrittore e giornalista Salvatore Farina. La bibloteca è situata nei locali ristrutturati dell’ex Mattatoio, alla periferia del paese, proprio dietro la parrocchiale di San Pantaleo.

La fontana detta Billellera o Billellara

Sul retro della Biblioteca, si trova la Fontana detta Billellera o Billellara del sedicesimo secolo. Il nome della fontana indica la pianta dell’elleboro, una pianta molto apprezzata per la fioritura anticipata, comunemente chiamata rosa di natale, che anticamente veniva usata per curare la pazzia o l’epilessia. A questa pianta, essendo velenosa, è stato attribuito il potere di rendere folli, poi esteso alla stessa acqua della fontana. Ha analogie con la sassarese fontana del Rosello, è squadrata e l’acqua scorre all’esterno da tre protomi leonine.

Sorso-Veduta della fontana della Billelleraa Sorso-La fontana della Billellera Sorso-Fontana della Billellera: l’acqua scorre all’esterno da tre protomi leonine

Sorso-Fontana della Billellera: l’ampio anfiteatro in cemento armato di dubbio gustoLa fontana era situata ai piedi una rampa gradinata e immersa nel verde degli olmi. In seguito, negli anni ottanta del Novecento, la fontana è stata circondata da un ampio anfiteatro in cemento armato, di dubbio gusto. Sull’edificazione di questa fontana, sono sorte a Sorso diverse leggende. La prima versione narra che gli abitanti di Sorso, gelosi della fontana del Rosello di Sassari, avrebbero tentato di spostarla con delle corde e portarla via, e che i sassaresi, per questo, li avrebbero apostrofati come macchi, ossia come pazzi, per aver bevuto l’acqua della Billellera. La seconda versione, invece, narra che l’appellativo di macchi per aver bevuto l’acqua della fontana, sia stato dato dalle popolazioni dei paesi vicini a Sorso, per la gelosia dovuta alle proporzioni e l’eleganza dell’opera, che da questi era ritenuta inadeguata per le esigenze del luogo.

La chiesa di Sant’Anna

Di fronte alla chiesa parrocchiale di San Pantaleo si sviluppa la piazza e, dopo averla percorsa tutta, prendiamo a sinistra la via Umberto I cha si dirige verso sud. Presa la via Umberto I, la seguiamo per poco più di duecento metri, fino a dove la strada sbocca su uno slargo dove arriva da sinistra la via Misor, passato il quale la prosecuzione della via Umberto I è la via Sennori, che uscirà dall’abitato come SS200 dell’Anglona dell’Anglona. Allo slargo prendiamo a destra la via Capo Corso, e, dopo appena una trentina di metri, alla sinistra della quale si trova la fiancata sinistra della piccola, ma graziosa, chiesa di Sant’Anna. Disposta fra due strade d’angolo, la via San Cristoforo e la via Sant’Anna, la Chiesa di Sant’Anna che si affaccia sulla via Sant’Anna, ed ha sul fianco grossi contrafforti in corrispondenza di due diaframmi arcuati che reggono gli spioventi del tetto a capanna. Edificata nel diciassetesimo secol, presenta un’aula con una sola navata con copertura a botte, sulla quale si affacciano alcune cappelle laterali.

Sorso-La chiesa di Sant’Anna Sorso-Chiesa di Sant’Anna: facciata

All’interno custodisce un pregevole altare ligneo policromo, intagliato di forme barocche, datato 1788, nel quale è ubicata la statua di Sant’Anna e nell’estremità superiore viene riportato il dipinto della medesima. Inoltre, di fronte all’ingresso laterale, si trova una piccola cappella che ospita un piccolo altare laterale destro.

Sorso-Chiesa di Sant’Anna: altare ligneo policromo di forme barocche Sorso-Chiesa di Sant’Anna: cappella con il piccolo altare laterale destro

Palestra polivalente della Scuola Materna Sant’Anna

Dalla via Capo Corso prendiamo a sinistra la via Sant’Anna, passiamo la facciata della chiesa di Sant’Anna e proseguiamo. Percorsi centocinquanta metri, svoltiamo a destra e prendiamo la via della Resistenza lungo la quale, dopo una trentina di metri, si vede alla destra della strada al civico numero 2 il cancello di ingresso che porta alla Scuola Materna Sant’Anna.

Sorso-Ingresso della Scuola Materna Sant’Anna Sorso-Palestra della Scuola Materna Sant’Anna: esterno Sorso-Palestra della Scuola Materna Sant’Anna: interno

All’interno di questo complesso scolastico è presente la Palestra polivalente della Scuola Materna Sant’Anna, senza tribune per gli spettatori, nella quale è possibile praticare come discipline Lotta, Judo, Karate, Taekwondo che è l’arte marziale coreana ossia lo sport da combattimento a contatto pieno, nato fra gli anni 1940 e 1950, basato principalmente sull’uso di tecniche di calcio.

Il Palazzo Baronale

Di fronte alla chiesa parrocchiale di San Pantaleo si sviluppa la piazza e, dopo averla percorsa tutta, prendiamo a sinistra la via Umberto I cha si dirige verso sud. Presa la via Umberto I, la seguiamo per appena una ventina di metri e svoltiamo a destra e, arrivati in piazza Bonfigli, prendiamo a destra il corso Vittorio Emanuele II. Percorsi centoventi metri lungo il corso Vittorio Emanuele II, svoltiamo a sinistra nella via Salvatore Farina, dopo una settantina di metri svoltiamo a destra e prendiamo la via del Convento lungo quale, dopo una cinquantina di metri, alla destra della strada, al civico numero 13, si trova l’interessante Palazzo Baronale del 1692, appartenuto un tempo agli Amat, baroni di Sorso e, quindi, feudatari del villaggio, che vi risiedono per molto tempo fino al 1839, anno dell’abolizione del feudalesimo.

Sorso-Il Palazzo Baronale Sorso-Palazzo Baronale: ingresso Sorso-Il Palazzo Baronale

Viene considerato la principale espressione di architettura civile presente a Sorso. La struttura si presenta a pianta quadrangolare con due avancorpi sul lato principale, che erano un tempo collegati architettonicamente al pianterreno, a protezione del portone d’ingresso. Sul retro è presente un ampio cortile e un rigoglioso giardino. Il Palazzo fu fatto erigere dalla famiglia Amat Gambella, baroni della Romangia, su un progetto dell’ingegnere luogotenente Craveri  ed è il primo palazzo del nord Sardegna costruito in stile piemontese. Originariamente il palazzo ospitava la curia e gli archivi baronali, oltre agli appartamenti del Barone. Durante i moti antifeudali avvenuti tra il 1793 ed il 1795, il palazzo è stato danneggiato ma non completamente distrutto, e successivamente utilizzato da famiglie di Sorso come abitazione. Successivi restauri, condotti fino al 1990, hanno permesso di sfondare il soffitto del primo piano, sopra il quale si apre il secondo con un ballatoio, ed oggi il Palazzo ospita alcuni uffici del comune e numerose attività culturali, convegni, rassegne e mostre. Inoltre al piano terra sono esposti i preziosi mosaici provenienti dalla villa romana di Santa Filitica.

Nel Palazzo Baronale è ospitato Biddas il Museo dei Villaggi Abbandonati della Sardegna

Sorso-Biddas il Museo dei Villaggi Abbandonati della SardegnaAl al secondo piano del Palazzo Baronale di Sorso è ospitato Biddas, che è il Museo dei Villaggi Abbandonati della Sardegna, il primo museo in Italia dedicato al tema dello spopolamento e dell’abbandono dei centri abitati. Questo fenomeno è comune alla storia della Sardegna e di molte altre regioni mediterranee, oggi come nel medioevo e nel postmedioevo. Biddas illustra il caso sardo con un percorso a ritroso nel tempo, a partire dai processi di spopolamento d’età contemporanea delle aree interne dell’Isola, fino ad arrivare al villaggio medievale abbandonato di Geridu, il primo in Sardegna ad essere stato indagato in maniera stratigrafica in estensione. A Geridu è dedicata una sala del museo, dove sono illustrati i principali risultati delle ricerche ad oggi condotte in questo villaggio. Nonostante si tratti di un Museo largamente basato su una prospettiva archeologica, Biddas non è un museo di reperti. Piuttosto che come luogo di contemplazione delle cose, Biddas si pone come luogo dove leggere diversamente la realtà dello spopolamento delle aree rurali dell’interno della Sardegna. Biddas utilizza un apparato comunicativo moderno ed efficace, con una particolare attenzione alla didattica scolare e dell’infanzia, offrendo spazi ludici ed un percorso ideato per i piccoli visitatori.

Sorso-Biddas il Museo dei Villaggi Abbandonati della Sardegna: ingresso Sorso-Biddas il Museo dei Villaggi Abbandonati della Sardegna: interno Sorso-Biddas il Museo dei Villaggi Abbandonati della Sardegna: interno

Nel 2013 la Società degli Archeologi Medievali Italiani, d’intesa con il ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha proclamato il museo di Sorso vincitore del Premio Riccardo Francovich, come miglior museo o sito archeologico italiano inerente al patrimonio archeologico di età medievale.

Nella piazza Giuseppe Garibaldi si trova il Municipio di Sorso

Sorso-La piazza Giuseppe GaribaldiProseguendo dopo il Palazzo Baronale, la via del Convento termina in una cinquantina di metri nella grande e bella piazza Giuseppe Garibaldi. Si tratta di un piazza di forma quadrata, alberata, con al centro due scalinate che la separano in due parti, quella inferiore che si affaccia sulla continuazione della via del Convento, e quella superiore alla quale si sarebbe potuti arrivare dalla via Capo Corso, proseguendo verso ovest per quasi duecentocinquanta metri dopo la via Sant’Anna, poi prendendo a destra la via del Municipio che, in un centinaio di metri, ci porta appunto nella parte superiore della piazza. La piazza Giuseppe Garibaldi è una delle più importanti di Sorso, ed in essa, al civico numero 1, all’angolo sud occidentale sul lato destro guardando verso le scalinate, si trova il grande edificio che era sede dell’antico Convento dei Frati Antoniani, e nel quale è oggi ospitato il Municipio di Sorso, con la sua sede e tutti gli uffici in grado di fornire i loro servizi ai cittadini. Si tratta degli uffici del Settore Finanze, Programmazione e Politiche Culturali, che comprende il servizio Ragioneria, Tributi, Personale, ed il servizio Cultura, Turismo, Biblioteca; il Settore Gestione del territorio, che comprende il servizio Urbanistica e Suape, il Servizio Lavori Pubblici, Espropri, Politiche ambientali, Sicurezza luoghi di lavoro, ed il Servizio Manutenzioni Impianti tecnologici, Ufficio delegato tutela del paesaggio; il Settore Affari Generali, Politiche Sociali, Staff, che comprende il Servizio Affari Generali, Servizi Demografici, ed il Servizio Politiche Sociali, Pubblica istruzione; ed il Settore Polizia Locale ed Amministrativa, che comprende il Servizio Polizia locale ed amministrativa, ed il Servizio Protezione civile, commercio e associazioni di volontariato.

Sorso-Il Municipio di Sorso Sorso-Il Municipio di Sorso

Alla destra dell’edificio che ospita il Municipio di Sorso si trova una facciata sopra la quale sono affisse tre lapidi, sormontate da una grande aquila in bronzo raffigurata ad ali spiegate e con un ramo d’alloro fra gli artigli, mentre uno di quercia sta sulla sommità della seconda lapide. Le due lapidi in alto commemorano i Caduti della Grande Guerra, la prima riporta la dedica e la seconda i nomi, mentre la terza lapide è stata aggiunta solo in seguito, ed in essa sono riporati i nomi dei Caduti della Seconda Guerra Mondiale.

Sorso-La facciata con le lapidi alla destra del Municipio di Sorso Sorso-Le lapidi alla destra del Municipio di Sorso

Nella piazza Pasquale Marginesu si trova il Monumento ai Caduti

Dalla piazza Giuseppe Garibaldi, invece di prendere a destra la via Convento, prendiamo verso sinistra la via Romangia, che ci porta nella piazza Pasquale Marginesu, che si sviluppa alla destra della via Romangia. Si tratta di un’altra bella piazza alberate, al centro della quale si trova il Monumento ai Caduti di tutte le guerre. Si tratta di un complesso monumento marmoreo sormontato da un gruppo bronzeo nel quale, superati tre gradini, si giunge su un’ampia base, ed alla destra si trova una sorta di ara, formata da due opposti elementi trapezoidali. Attorno alla struttura principale corre un gradone che si fa più alto sul retro.

Sorso-La piazza Pasquale Marginesu con il Monumento ai Caduti Sorso-Il gruppo bronzeo del Monumento ai Caduti

Il blocco principale è formato da un tronco di piramide sormontato da un elemento cubico, sul quale è collocato il gruppo bronzeo. Qui la figura di una donna, vestita in abito vedovile e con bambino tra le braccia, è accompagnata da una figura maschile, che le stringe la spalla. E davanti, riversa su un fianco, è la figura di un caduto, nudo col solo elmo indosso. Il monumento è opera dello scultore, ceramista e incisore Giuseppe Silecchia, il cui progetto è datato 1973.

La chiesa di Convento dedicata a Sant’Antonio e Nostra Signora d’Itria

Di fronte ai giardini pubblici, nella piazza dedicata a Pasquale Marginesu, alla sinistra della via Romangia sorge la Chiesa di Convento, dedicata a Sant’Antonio e Nostra Signora d’Itria. La chiesa e l attiguo convento sono sorte nel 1610 in seguito alla presenza nel paese dei frati Minori Osservanti, che per circa tre secoli ebbero modo di agire ed operare nel paese. L ingresso e la facciata principale si affacciano sulla piazza Pasquale Marginesu, mentre una delle cappelle di sinistra si affaccia sulla piazza Giuseppe Garibaldi e, nella sua parete esterna, trovano spazio le stele dedicate ai caduti in guerra. La facciata è realizzata in modo sobrio e lineare, l ordine inferiore è separato da quello superiore da una sottile cornice marcapiano ed è ripartito in tre campi da quattro lesene poggianti su una zoccolatura marmorea realizzata nei primi anni ottanta. L’ingresso, sormontato da un arco di scarico a tutto sesto, permette l accesso al retrostante atrio ed è sormontato da un piccolo stemma francescano raffigurante una croce stilizzata che unisce il braccio di Cristo e quello di San Francesco, simbolica unione di fede e povertà. L ordine superiore della facciata ricalca lo schema di quello inferiore, con al centro una piccola finestrella rettangolare e un imponente timpano semicircolare modanato e dentellato, che si erge sulla sommità del prospetto.

Sorso-La chiesa della Vergine d’Itria accanto ai resti del Convento e dietro il Monumento ai Caduti Sorso-Chiesa della Vergine d’Itria: facciata Sorso-Chiesa della Vergine d’Itria: lo stemma francescano raffigurante una croce stilizzata che unisce il braccio di Cristo e quello di San Francesco

Per quanto riguarda l’interno, l’impianto è a navata unica coperta da una volta a botte e illuminata da finestrelle laterali, con ai lati tre cappelle per parte, di cui quelle sul lato destro meno profonde e più antiche, come si evince dalla diversa tipologia di copertura. La navata termina con un profondo presbiterio, in posizione elevata e illuminato da un alto lunotto. Al centro, l altare maggiore di forme ottocentesche decorato da tre nicchie ricavate nella parete, di cui quella al centro più alta ospitante la statua della Madonna d Itria, ed ai lati San Francesco e San Diego. Particolare venerazione è attribuita alla Vergine d tria ed a Sant Antonio, la cui cappella risale al 1660, come attesta lo stemma posto sulla volta. Sono inoltre venerati San Francesco, San Cristoforo e San Costantino, l imperatore romano considerato Santo dai Sardi. Gli altari più interessanti dal punto di vista artistico presentano colonne tortili e pregevoli sculture lignee policromate. Alla sinistra della navata è presente un pregevole pulpito ligneo pentagonale munito di paravoce.

Sorso-Chiesa della Vergine d’Itria: interno verso il presbiterio Sorso-Chiesa della Vergine d’Itria: veduta del presbiterio con il simulacro di Sant’Antonio da Padova

Ogni anno a Sorso partendo da questa chiesa si tengono diversi festeggiamenti, il 13 giugno la Festa di Sant’Antonio da Padova, con processione e spettacoli in piazza Giuseppe Garibaldi; ed a settembre, la Festa della Madonna d’Itria, anch’essa con processione e spettacoli in piazza Giuseppe Garibaldi

Il nome d’Itria è la contrazione di Odigitria, parola che significa Mostra la Via. Veniva così chiamato il tempio che si trovava a Costantinopoli, eretto per custodire ed onorare un quadro che raffigurava la Madonna. Non si sa come la venerazione della Madonna d’Itria sia giunta in Italia, ma si ritiene che il suo culto possa essere legato a un quadro della Vergine dipinto da San Luca Evangelista. Il culto della Vergine d’Itria a Portoscuso sembra risalire al periodo dell’attività della tonnara, ed è attestato fino dal 1630, ed il sito attuale nel quale sorge la chiesa dovrebbe corrispondere a quello, dove, nel 1655, il marchese Vivaldi Pasqua fece costruire una piccola chiesa col medesimo titolo. Il quadro raffigurante la Madonna d’Itria, secondo una tradizione popolare, era stato portato nella chiesa dove, durante un’incursione saracena, venne colpito da alcuni proietili. Dopo molti anni, il proprietario della tonnara lo portò a Genova per farlo restaurare, ma da dove il quadro non fece più ritorno a Portoscuso, ed in sua sostituzione, vi venne portato il simulacro che riproduceva la Santa.

L’antico convento francescano, sul cui lato settentrionale si trova la chiesa della Madonna d’Itria, in seguito alla soppressione degli ordini monastici, avvenuta intorno alla metà dell’ottocento, è stato acquisito dal Comune di Sorso e, dal 1867, è sede degli uffici dell’Amministrazione cittadina.

La Stazione ferroviaria di Sorso

Sorso-La Stazione ferroviariaDalla piazza dedicata a Pasquale Marginesu, percorriamo tutta la via Romangia, che, dopo duecento metri, continua sulla via Virdis, la quale, dopo altri cento metri, sbocca sulla via Europa. Prendiamo la via Europa verso destra, la seguiamo per poco più di una cinqantuna di metri ed arriviamo nella piazza della Stazione. Qui troviamo alla destra della strada la Stazione ferroviaria di Sorso, inaugurata nel 1930 con l apertura della linea che collegava Sassari con Tempio Pausania e Palau. La stazione, che è oggi la terminale della linea che arriva da Sassari, subito dopo la stazione di Funtana Niedda, presenta il fabbricato viaggiatori suddiviso in due piani, di cui solo il pianterreno è attualmente utilizzato per il servizio ferroviario. Sull’asse estremo della stazione, di fronte alla rimessa, si trova la piattaforma girevole che veniva, in passato, utilizzata per invertire il senso di marcia dei treni a trazione unidirezionale. Le corse del servizio sostitutivo della ARST Ferrovie di Sardegna, fanno sosta in viale Cottoni, a pochi metri dalla stazione, dove è presente la fermata degli autobus.

La palestra polivalente della Scuola Elementare di via Domenico Alberto Azuni

Eravamo arrivati alla piazza della Stazione con la via Europa. Qui prendiamo a destra il viale Salvatore Cottoni, lo seguiamo per un centinaio di metri, poi svoltiamo a sinistra e prendiamo la via Porto Torres, dopo una cinquantina di metri prendiamo a destra la via Domenico Alberto Azuni e lungo questa strada, dopo appena una ventina di metri, vediamo alla sinistra della strada al civico numero 1, l’ingresso della Scuola Elementare dell’Istituto Comprensivo di Sorso.

Sorso-Ingresso della Scuola Elementare in via Domenico Alberto Azuni Sorso-Ingresso della Palestra della Scuola Elementare in via Filippo Addis Sorso-Interno della Palestra della Scuola Elementare di via Filippo Addis

All’interno di questo complesso scolastico è presente una Palestra polivalente, alla quale si accede proseguendo con la via Domenico Alberto Azuni e poi, dopo una settantina di metri, svoltando a sinistra nella via Filippo Addis che si dirige verso nord dove, dopo una cinquantina di metri, alla sinistra della strada si trova l’ingresso della palestra. In questa palestra, senza tribune per gli spettatori, è possibile praticare come discipline Pallacanestro, Pallavolo, e Calcetto ossia calcio a cinque.

Gli impianti sportivi della Scuola Media Gerolamo Cappai

Passato l’ingresso della Palestra polivalente della Scuola Elementare dell’Istituto Comprensivo di Sorso, proseguiamo per un’altra cinquantina di metri verso nord lungo la via Filippo Addis ed alla sinistra della strada, all’altezza del civico numero 12, si trova l’ingresso della Scuola Media Gerolamo Cappai, per la quale l’Amministrazione comunale ha iniziato un lavoro di adeguamento funzionale e messa in sicurezza della palestra e del campo sportivo esterno.

Sorso-Ingresso della Scuola Media Gerolamo Cappai Sorso-Scuola Media Gerolamo Cappai: esterno della palestra Sorso-Scuola Media Gerolamo Cappai: interno della palestra Sorso-Scuola Media Gerolamo Cappai: progetto di riqualificazione della palestra e del campetto sportivo

Si procederà al rifacimento dell’impermeabilizzazione della copertura della Palestra che allo stato attuale risulta notevolmente danneggiata e causa di infiltrazioni, e saranno inoltre rinnovate tutte le dotazioni di sicurezza, relativamente agli accessi, alla rampa di fuga, all’illuminazione di emergenza e ai cartelli di prevenzione incendi. Le opere interesseranno anche il cortile esterno, il campetto che allo stato attuale risulta impraticabile sia per la forte usura causata dagli agenti atmosferici sia per la mancanza di attrezzature. Nella riqualificata area esterna sarà realizzato un Campo di basketà che avrà le caratteristiche di impianto sportivo di esercizio, secondo le norme Coni, per lo svolgimento di attività propedeutiche, formative e di mantenimento delle discipline sportive.

Il campetto polivalente della Scuola Media ex Cress

Dal viale Salvatore Cottoni avevamo preso a sinistra la via Porto Torres. Percorsa un’ottantina di metri, si trova alla sinistra della strada il cancello di ingresso della succursale della Scuola Media ex Cress, per la quale l Amministrazione comunale ha iniziato un progetto di riqualificazione dei campetti sportivi esterni con accesso anche della successiva via Tiziano.

Sorso-Ingresso della succursale della Scuola Media ex Cress Sorso-Succursale della Scuola Media ex Cress: situazione attuale dei campetti sportivi Sorso-Succursale della Scuola Media ex Cress: progetto di riqualificazione dei campetti sportivi

L intervento programmato prevede la realizzazione di un Campo da basketà e calcetto e di un Campo da minibasketà e volley, con un progetto complessivo reso a trasformare radicalmente le due pertinenze esterne della scuola di via Porto Torres migliorandole e moltiplicando il ventaglio di attività sportive praticabili dai giovani alunni.

Il Centro Sportivo La Cantera

Dal viale Salvatore Cottoni avevamo preso a sinistra la via Porto Torres. La seguiamo e, dopo circa duecento metri, arriviamo a una rotonda, dove prendiamo la seconda uscita che ci fa proseguire sulla via Porto Torres in direzione ovest. Percorsi altri seicento metri, raggiunta la periferia occidentale dell’abitato, alla sinistra della strada si trova il cancello di accesso al Centro Sportivo La Cantera. L’area della Cantera a Sorso è un’area di interesse storico e naturalistico, si tratta di una zona che un tempo era utilizzata per l’estrazione della pietra, da cui il nome Cantera, ed oggi è apprezzata per la sua bellezza selvaggia e per le ampie vedute sul mare.

Sorso-Centro Sportivo La Cantera: ingresso Sorso-Centro Sportivo La Cantera: il campo da calcio Sorso-Centro Sportivo La Cantera: il campo da calcetto ossia da calcio a cinque

Il Centro Sportivo comprende un Campo da calcio, senza tribune per gli spettatori, dotato di fondo in erba artificiale; ed anche un Campo da calcetto, ossia da calcio a cinque, anch’essa senza tribune per gli spettatori, e con fondo in erba sintetica. Nell’area opera anche la White football di Sorso, che organizza oltre al campionato di calcetto, ossia di calcio a cinque, anche un campionato di calciotto, ossia di calcio a nove.

La prossima tappa del nostro viaggio

Nella prossima tappa del nostro viaggio, dopo aver visto il centro abitato della città di Sorso, ci recheremo a visitare i dintorni di Sorso con la sua costiera, da Marina di Sorso a Platamona, le sue frazioni ed i suoi siti archeologici.


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