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La Cultura di Bonnanaro che contrasta quella Campaniforme dall’Età del Bronzo Antico fino al Bronzo Medio


In questa pagina descriviamo la Cultura di Bonnanaro con la quale la popolazione locale contrasta le popolazioni che hanno portato la cultura del Vaso Campaniforme. Questa cultura si sviluppa nell’Età del Bronzo Antico, e sopravvive fino all’Età del Bronzo Medio, quando entra in convivenza con le popolazioni che hanno portato nell’isola la metallurgia del bronzo.

Nell’Età del Bronzo Antico e Medio, tra il 2200 ed il 1300 avanti Cristo, si sviluppa la Cultura di Bonnanaro

Datazioni dal’Eneolitico Finale all’Età del BronzoL’Età del Bronzo Antico è la fase cronologica che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 2200 ed il 1900 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale tra il 1900 ed il 1600 avanti Cristo. Di fronte alla bellicosità delle popolazioni del Vaso Campaniforme, con l’arrivo della metallurgia del bronzo nella Sardegna costiera, all’inizio dell’Età del Bronzo Antico la popolazione locale cambia le sue abitudini, si ritira all’interno dell’Isola, divenendo una popolazione guerriera. Nasce quella che viene definita la Cultura di Bonnanaro che si dedica più alla guerra che alla celebrazione della vita, e viene considerata una derivazione della cultura Sub-Ozieri, che si è spostata dagli insediamenti litorali nelle località dell’interno, in un ambiente di altopiano e montuoso, andando ad insediarsi in villaggi pre-esistenti, forse per una naturale continuazione, o anche per conquista.

Questa cultura prosegue anche nell’Età del Bronzo Medio la fase cronologica che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 1900 ed il 1300 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale tra il 1600 ed il 1300 avanti Cristo.

I due periodi della Cultura di Bonnanaro

Dopo le prime scoperte nel 1889, circa un secolo di studi e ricerche hanno consentito di arricchire il quadro di questa cultura con numerose testimonianze, che consentono di evidenziare i vari elementi che lo compongono. La prima fase culturale, che si sviluppa nell’Età del Bronzo Antico, viene indicata come Bonnanaro Iniziale chiamata anche Bonnanaro A. Questa fase culturale viene a coesistere con l’ultima fase della cultura del Vaso Campaniforme, che inizia a declinare.

Nell’Età del Bronzo Medio, con il maggior diffondersi della metallurgia del bronzo, si assiste alla seconda fase della Cultura di Bonnanaro, denominata cultura Bonnanaro Finale chiamata anche Bonnanaro B. Durante questa fase, la popolazione di Bonnanaro ha definitivamente sconfitto quella del Vaso Campaniforme, ed entra in convivenza con quelle popolazioni che hanno portato nell’isola la conoscenza della tecnologia della lavorazione del bronzo.

I principali insediamenti abitativi del Bonnanaro

Le tracce di questa cultura, che è andata ad estendersi in quasi tutta l’isola, si trovano un pò in tutta la Sardegna, anche se le sue principali testimonianze sono concentrate soprattutto in alcune zone, quali il Sassarese, l’Oristanese, il Sulcis Iglesiente e il Cagliaritano. Questa cultura è caratteristica per le proprie produzioni ceramiche, per la sua metallurgia, ed anche per le modalità di seppellimento dei defunti.

I più antichi resti di questa cultura sviluppatasi nel Bronzo Antico, che viene definita Bonnanaro A1 si ritrovano in una necropoli ipogeica in località Corona Montana, situata nel Logudoro, due chilometri a sud est del centro abitato di Bonnanaro. Qui è stata scoperta casualmente, nel 1889, dal geologo Torquato Taramelli, la prima tomba con i suoi reperti tipici, da dove deriva la conoscenza delle caratteristiche di questa cultura. Vi sono state rinvenute cinque tombe ipogeiche, scavate nella roccia calcarea, alcune delle quali contenenti sepolture ancora intatte, dove si sono rinvenuti i resti ossei dei defunti, con i loro corredi funebri. Quasi tutti gli autori concordano nel considerare, quello della tomba di Corona Montana, l’aspetto più antico ed originale della Cultura di Bonnanaro. Alcuni archeologi, anzi, ritengono che solo a questo aspetto debba essere dato tale nome, trovandosi le fasi successive già più vicine alla cultura del Bronzo Medio.

La fase successiva, definita Bonnanaro A2 sempre nell’Età del Bronzo Antico, si ritrova nella Domus de jana di Sant’Iroxi, a Decimoputzu. Nella tomba si sono trovati i resti ossei di ben 180 individui sepolti, ma inizialmente si ritiene potessero essere addirittura 250. Sono state rinvenute anche ceramiche, diverse rispetto a quelle del passato, ed è stato ritrovato anche un ricco corredo di spade ed altre armi in metallo. Alla stessa fase si può attribuire la necropoli ipogeica di Sa Figu, a poca distanza da Ittiri. Allo stato attuale sono state rinvenute undici tombe, con tracce di altre andate ormai distrutte. La sua importanza è data dai reperti del periodo del Bonnanaro, che consistono in una tazzina tronco conica con una sola ansa, una olla a colletto, frammenti di ciotole e tegami. Le ossa, ancora in corso di studio, appartenevano a non meno di 15 individui, e l’interpretazione che si può dare è quella del tipico rituale della deposizione secondaria.

Nella prima metà del Bronzo Medio, i principali reperti di questa cultura, denominata Bonnanaro B sono stati rinvenuti nel sito denominato Sa Turricola, nei pressi di Muros, dove si è rinvenuto un esempio insediativo della Cultura di Bonnanaro nel suo periodo più tardivo, già nel periodo del Bronzo Medio. É una località in Provincia di Sassari, che si trova ad appena 25 chilometri di distanza da Bonnanaro. In questo sito sono state trovate, soprattutto, ceramiche con le superfici ruvide e del tutto inornate. Alla seconda metà del Bronzo Medio appartiene il sito di Monti Mannu, vicino a Serrenti, sono state trovate ceramiche caratterizzate da una particolare cura nella realizzazione delle pareti, prive di superfici ruvide, e decorate. Ceramiche di questa seconda fase del Bonnanaro Finale sono state rinvenute anche nella tomba di San Cosimo, rinvenuta vicino a Gonnosfanadiga, che ha restituito vasi decorati con motivi metopali.

Caratteristiche delle abitazioni

Le attuali conoscenze delle abitazioni della popolazione di Bonnanaro sono molto scarse, dato che quasi sempre derivano da siti nei quali non si riscontra un’esclusiva presenza di materiali di Bonnanaro. É infatti la testimonianza della pratica di rifrequentazione di siti preesistenti, che è la caratterizza tipica di questa cultura. Le abitazioni della Cultura di Bonnanaro si ritiene, comunque, che fossero costituite da capanne di pietra, con una copertura ottenuta con travi e frasche. L’unico sito nel quale sono state rinvenute abitazioni certamente attribuibili esclusivamente alla Cultura di Bonnanaro è quello di Sa Turricula, nel quale è stato rinvenuto un insieme di capanne realizzate con muretti a secco, sui quali sono sovrapposte strutture lignee con funzione di copertura.

L’economia

Dai dati finora disponibili, non si può ricostruire il tipo di vita e di economia delle genti Bonnanaro. Non si sono rinvenuti, infatti, tra gli utensili e le ceramiche, oggetti che possano essere, con certezza, attribuiti a popolazioni con un’conomia pastorale o agricola. Siamo, comunque, portati a ritenere che le popolazioni della Cultura di Bonnanaro, ritiratesi in un ambiente di altopiano e montuoso, non possano più occuparsi dell’agricoltura. La loro economia sarebbe stata, quindi, basata soprattutto sulla pastorizia. Si tratterebbe, infatti, soprattutto di pastori-guerrieri.

Le ceramiche

È, soprattutto, la produzione delle ceramiche che caratterizza il quadro culturale di Bonnanaro, sia per il grande numero di manufatti restituiti dalle sepolture rinvenute, sia perché queste corrispondono a una tipologia di vasi abbastanza varia. Questa cultura, considerata dagli studiosi come la prima dell’Età del Bronzo, mostra un significativo mutamento nella produzione ceramica. Vasi della Cultura di BonnanaroLe ceramiche realizzate nella fase del Bonnanaro Iniziale, sono di varia foggia, ma al perdurare di alcune delle forme caratterisriche della cultura campaniforme, si associata la scomparsa delle abbondanti decorazioni che caratterizzavano la produzione campaniforme. Scodelle, scodelloni, tazze e, soprattutto, vasi tripodi costituiscono l’insieme più frequente. Ma compaiono anche vasi dalle forme più insolite, come i vasetti a calamaio e i grandi vasi a collo. Nella fase del Bonnanaro Finale, in un primo periodo le ceramiche sono quelle con le superfici ruvide ed inornate di Sa Turricola. I vasi sono sempre di forme elementari, soprattutto di un impasto bruno e di qualità relativamente scadente, del tutto lisci, di gusto sobrio e lineare, senza alcun ornamento. Hanno forme poco articolate, e si tratta di recipienti di medie e piccole dimensioni, più frequentemente dalle forme aperte, soprattutto bassi tegami, a volte con anse a gomito, scodelle e ciotole carenate. In una fase successiva troviamo le ceramiche di Monti Mannu, costituite da vasi e grandi ciotole carenate, caratterizzate da una particolare cura nella realizzazione delle pareti, prive di superfici ruvide. Sono decorate con nervature e con motivi a zig-zag, e con coppelle anche in rilievo. I motivi geometrici richiamano la ceramica di Monte Claro. Infine troviamo le ceramiche e più evolute di San Cosimo, costituite da vasi a tesa interna decorati a nervature, ed ornate con motivi metopali a scacchiera, o triangoli vuoti e pieni. Una delle forme più diffusa, nella fase di Bonnanaro, è quella del vaso tripode, cioè di un ciotolone che, ai punti di incontro del fondo con le pareti, presenta tre piedi forma trapezoidale, e che, in forme diverse, ha caratterizzato molte delle precedenti culture della Sardegna. Questo recipiente si può considerare il più tipico rappresentante di questo aspetto culturale, dato che il suo utilizzo si andrà lentamente a perdere nella sua fase finale. Un nuovo gusto, che rivela una discontinuità con il passato, ci porterà, alla fine del Bronzo Medio, già verso il Bronzo recente.

L’industria litica

Nei reperti trovati nelle tombe della Cultura di Bonnanaro, stupisce la mancanza di reperti in pietra, ossia in selce ed in ossidiana, e diminuiscono gli oggetti d’osso e di pietra. Mancano, soprattutto, le punte di freccia, il che appare molto strano, considerando che queste dovevano essere molto utilizzate, soprattutto per la caccia. Sembra difficile pensare che le genti Bonnanaro potessero utilizzare punte di freccia in materiale deperibile, per cui si ignora il motivo a causa della mancanza di punte litiche.

La metallurgia

Essendo eredi del Megalitismo del periodo Sub-Ozieri, sono molto rari i ritrovamenti di oggetti in metallo, si sono, infatti, rinvenuti soprattutto alcuni pugnali e numerose lesine o punteruoli. Anche in questa cultura si ritrova l’uso dei Brassard, cioè di quegli elementi rettangolari in pietra, con fori sui lati brevi, che servivano per difendere il Braccio nel momento in cui si scoccava l’arco. Decimoputzu: spade rinvenute nella nella Domus de janas di Sant’IroxiMa il Brassard, che deriva dalla precedente fase del Vaso Campaniforme, nella fase di Bonnanaro può anche avere perso il suo motivo principale di utilizzo, ed avere assunto, invece, un valore simbolico; poteva, forse, costituire il segno distintivo di un capo, o di una personalità di particolare rilievo, nell’ambito del villaggio. Il ritrovamento più significativo è quello avvenuto nella tomba di Sant’Iroxi, dove sono state rinvenute, per la prima volta, grandi spade al posto dei pugnali, della lunghezza che arriva fino a 80 centimetri. Non sappiamo se queste spade siano state realmente realizzate dagli uomini di Bonnanaro, o se, piuttosto, non siano state realizzate da apportatori della nuova cultura del Bronzo. Queste spade hanno, infatti, forti analogie con quelle raffigurate negli affreschi egizi, e che rappresentano i guerrieri Shardana. Sono stati probabilmente propriogli Shardana le popolazioni che hanno portato la conoscenza della lavorazione del bronzo nell’isola.

Altri ritrovamenti

Appare sempre più documentato, anche se solo da ritrovamenti sporadici, l’uso di portare collane di conchiglie, pendagli, ornamenti vari, eredità anche questa della precedente fase Campaniforme.

Il culto dei morti

La Cultura di Bonnanaro è conosciuta, soprattutto, dai ritrovamenti effettuati nell’ambito di contesti funerari, mentre sono molto più rare le testimonianze in ambito abitativo. La popolazione di questa cultura continua ad utilizzare le Domus de janas realizzate e utilizzate nelle fasi cronologiche precedenti, e ne realizza di nuove. Nel Sassarese si assiste, spesso, ad ua riutilizzo delle necropoli realizzate dalla cultura Ozieri, nelle quali le sepolture di Bonnanaro costituiscono l’ultima fase del loro uso. Inoltre, soprattutto nel Nuorese e nel Sulcis Iglesiente, si assite a un utilizzo di grotte naturali, con la ampiamente documentata presenza di sepolture all’interno di anfratti naturali. I resti dei defunti vengono deposti nella Domus de janas dopo l’operazione di scarnificazione, e dopo una frantumazione rituale degli stessi, effettuata non all’interno della sepoltura ma prima della deposizione. Si è ipotizzato l’utilizzo di tombe temporanee in fossa terragna, che avrebbero costituito certamente il sistema di scarnificazione molto semplice, ed avrebbero anche consentito il differimento della deposizione vera e propria addirittura di mesi o anche di anni. Si tratta di un rito caratteristico della Cultura di Bonnanaro, che si riscontra anche in altre necropoli, realizzate da altre culture precedenti, e riutilizzate da quella di Bonnanaro. Ad esempio, nella necropoli ipogeica Su Crucifissu Mannu, vicino a Porto Torres; in quelle di Santu Pedru, vicino a Olmedo; la necropoli di L’Abbiu, vicino a Sorso; e di S’Isterridolzu, vicino ad Ossi. Le caratteristiche delle modalità di seppellimento e le suppellettili rinvenute nelle tombe, mostrano, comunque, il carattere estremamente rude degli uomini di Bonnanaro.

Un’altra interpretazione del culto dei morti, secondo la datazione tradizionale alla quale però non crediamo

Per quanto riguarda il culto dei morti, secondo le datazioni ufficiali del periodo nuragico, che derivano dalle prime ricerche di Giovanni Lilliu, alle genti di Bonnanaro andrebbe attribuita la realizzazione delle strutture tombali monumentali chiamate Dolmen complessi, o tombe a corridoio, o anche allees couvertes. Ossia dei corridoi megalitici che avrebbero, poi, portato alla nascita delle Tombe di giganti. Ma noi, e con noi tutti i principali studiosi attuali, riteniamo che queste strutture tombali monumentali siano state realizzate nel periodo del Megalitismo. Anche perché non sarebbe comprensibile il passaggio di oltre duemila anni, dalla realizzazione dei primi Dolmen al tempo di Bonu Ighinu o San Ciriaco o Ozieri, e quella dei Dolmen complessi, se fossero stati realizzati in questo priodo. D’altra parte, dopo la fine dalla Cultura di Ozieri, non sono state più edificate opere di tipo megalitico, se si escludono il secondo Santuario di Monte d’Accoddi, edificato dagli uomini di Filigosa, e le fortificazioni di tipo difensivo, realizzate da quelli di Monte Claro, che sono ancora costruite in modo megalitico, ma con modalità molto diverse dalle più importanti strutture megalitiche che hanno reso famosa la Sardegna. L’errore di datazione è da attribuire all’aver datato le costruzioni in base ai reperti in esse rinvenuti, senza considerare che questi possono essere stati lasciati in un loro successivo riutilizzo da parte degli uomini di Bonnanaro. I quali, peraltro, non ci hanno lasciato alcuna costruzione, e ci sembra estremamente improbabile che una popolazione di pastori-guerrieri, riparati all’interno dove hanno riutilizzato le costruzioni realizzate dalle culture precedenti, possano aver edificato queste tombe monumentali.

La religiosità della Cultura di Bonnanaro

In alcune delle Domus de janas utilizzate dalla Cultura di Bonnanaro, si trova una tripartizione dell’interno della tomba, che può essere interpretata come la credenza di un credo trinitario. Questo viene confermato, anche, dai betili disposti a fianco della tomba, che si trovano spesso in terna semplice o multipla.

Evoluzione della medicina

Un’usanza particolare di questa cultura è quella Trapanazione del cranio di persone vive, con la successiva sopravvivenza del soggetto sottoposto all’operazione, attestata dalla ricalcificazione ossea. Porto Torres: la necropoli <em>Su Crucifissu Mannu</em>: tracce di trapanazione cranicaSono stati rilevati anche casi di trapanazioni multiple, effettuate fino a tre voltesu uno stesso individuo. Ne sono testimonianza un cranio trapanato, rinvenuto nella necropoli Su Crucifissu Mannu, presso Porto Torres, che, pur edificata in epoca precedente, è stata rifrequentata nel periodo della Cultura di Bonnanaro. Nella valle di Lanaittu vicino a Oliena, nella quale tanti reperti archeologici sono stati portati alla luce, in località Borrosca, a ridosso del versante occidentale di Monte Gutturgios, nel percorrere il sentiero che adduce al canyon di Doloverre, si trova un piccolo anfratto, parzialmente occultato dalla verde macchia mediterranea, che si apre tra le fessurazioni della parete calcarea, chiamato la grotta naturale di Sisaia. In essa sono stati rinvenuti i resti di una donna sepolta, chiamata la Donna di Sisaia, con un povero corredo funebre, costituito da una ciotola, un tegame, una macina di granito e tracce di legno combusto. Nel suo volume La storia del dolore, Gualtiero Bellucci scrive: Il ritrovamento ha aperto nuovi interrogativi. Si tratta di un chiaro esempio di trapanazione cranica con sopravvivenza, eseguito con fine tecnica operatoria, mediante l’uso di un trapano cilindrico, con estrazione e successiva riapposizione del disco osseo, con perfetta saldatura, che non può non stupirci! Altre sorprese ha rilevato lo scheletro, quali fratture dell’arto superiore sinistro, ben ricomposte, e una neoplasia ossea del sacro che doveva rendere assai dolorosa la deambulazione, la giacitura supina e anche lo stare seduta. Una donna che aveva indubbiamente molto sofferto, per la quale è stata avanzata la supposizione che soffrisse di male sacro e che fosse, essa stessa, una guaritrice.

Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: scheletro della donna di Sisaia Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: scheletro della donna di Sisaia Nuoro-Museo Nazionale Archeologico: scheletro della donna di Sisaia con i segni della trapanazione cranica

La fine della Cultura di Bonnanaro

La fine della Cultura di Bonnanaro viene a coincidere con la maggiore diffusione delle popolazioni che hanno portato in Sardegna il segreto della lavorazione del bronzo, ma non si ritiene che sia avvenuto un vero scontro tra le due culture. L’analisi di circa Duecento scheletri del periodo di Bonnanaro, ritrovati in tutta l’isola, ci mostrano una coesistenza delle due popolazioni, con comunque una netta prevalenza della popolazione originaria dell’Isola, dai tratti negroidi, ossia dolicocefala, che raggiunge addirittura l’87%, rispetto ai nuovi arrivati dal vicino Oriente, ossia la popolazione dalle caratteristiche brachicefale. Siamo propensi a ritenere, quindi, che tra le due popolazioni si sia instaurato un rapporto di collaborazione, che ha consentito il riutilizzo da parte dei nuovi venuti delle strutture megalitiche utilizzate dalle popolazioni precedenti e presenti sul territorio.

La prossima pagina

Nella prossima pagina descriveremo l’arrivo della metallurgia del bronzo, portata dai Navigatori Shardana che occupano la Sardegna e diffondono le loro conoscenze, fino all’Età del Ferro, che ha inizio nell’850 avanti Cristo. Significative sono le conseguenze dell’introduzione del bronzo sul piano economico, dato che la difficoltà di reperimento dello stagno, localizzato in poche aree geografiche, ha determinato lo sviluppo di una rete di traffici a lunga distanza, che hanno messo in contatto tra loro regioni molto lontane.


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