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Nell’Eneolitico Finale l’invasione di una popolazione ceppo indo europea porta la cultura del Vaso Campaniforme


In questa pagina descriviamo l’Eneolitico Finale, un periodo caratterizzato da grandi scambi culturali nel quale, in tutta l’Europa centro-occidentale, si sviluppa l’importante Cultura del Vaso Campaniforme il cui nome deriva dai vasi dalla tipica forma a campana rovesciata. Questa cultura, in Sardegna si protrae fino all’Età del Bronzo Antico, durante il quale la cultura delle popolazioni precedenti, che sopravvive nella Cultura di Bonnanaro, la contrasta e la sconfigge.

All’inizio dell’Eneolitico Finale si diffonde in tutta l’Europa quella che viene definita la cultura del Vaso Campaniforme

Diffusione della cultura del Vaso CampaniformeTra la fine dell’Eneolitico Medio e l’Eneolitico Finale, in tutta Europa si diffonde, portata da una popolazione di ceppo indoeuropeo, la cosiddetta Cultura del Vaso Campaniforme che nell’Eneolitico Finale arriva anche in Sardegna, provenendo probabilmente dalla penisola iberica. La sua denominazione è stata coniata nel 1912 dall’archeologo scozzese John Abercromby per definire una tipologia di oggetti in terracotta, denominati Beaker, la cui forma ricordava quella di una campana rovesciata. Oltre che in Sardegna, abbiamo prove della sua affermazione in Sicilia, in parte dell’Italia settentrionale, nelle coste meridionali della Francia e in Spagna, nella valle del reno, in Germania, in Polonia, in Ungheria, nei Paesi Bassi, in Belgio, in Inghilterra, in Scozia ed in Irlanda. Data l’inusuale forma del vasellame e la sua improvvisa comparsa in tanta parte del continente, la più probabile spiegazione dell’apparizione di questa cultura è quella della sua diffusione da parte di un gruppo di persone che ha attraversato tutta l’Europa. La diffusione di questo tipo di vaso si ritiene sia stata opera di metallurghi nomadi itineranti, che avrebbero portato il piccolo recipiente quasi fosse un simbolo, una bandiera, per le vie del mondo. Da parte di un popolo che, attraverso continue invasioni, interagendo con le popolazioni locali con cui entravano in contatto senza però perdere la propria identità culturale. Studi craniometrici hanno dimostrato che i portatori del campaniforme appartenevano ad un tipo fisico differente rispetto a quello dei nativi delle aree colonizzate. Dai resti scheletrici rinvenuti in Spagna, in Germania ed in Inghilterra, sembra che non si trattasse di una popolazione di origine europea, che avrebbe avuto caratteristiche dolicocefale. Sembre, invece, che provenissero dai paesi situati tra il mar Nero e il mar Caspio, in quanto erano caratterizzati da un cranio di tipo brachicefalo armenoide. L’archeologo australiano Vere Gordon Childe, che ha lavorato per la maggior parte della sua vita in Gran Bretagna ed è ritenuto il padre della moderna paletnologia, che ha avuto il merito di aver portato la preistoria a diventare una vera e propria scienza storica, ha descritto la popolazione del Vaso Campaniforme come Una popolazione di invasori dediti alla guerra, dalle abitudini autoritarie e con una predilezione per le armi di metallo e gli ornamenti, che li hanno spinti a imporre un’unità politica sui loro nuovi domini, sufficiente per una certa unificazione economica.

Nell’Eneolitico Finale, tra il 2400 ed il 2100 avanti Cristo, si insedia ed inizia a svilupparsi anche in Sardegna la cultura del Campaniforme

Datazioni dal’Eneolitico Finale all’Età del BronzoL’Eneolitico Finale è la fase cronologica che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 2400 ed il 2200 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale tra il 2100 ed il 1900 avanti Cristo. Dall’inizio dell’Eneolitico Finale viene ad insediarsi ed inizia a svilupparsi in Sardegna la Cultura del Vaso Campaniforme che prosegue fino ai primi anni dell’Età del Bronzo Antico, che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 2200 ed il 1900, e secondo una datazione più tradizionale ha inizio nel 1900. In base al periodo nel quale si sviluppa, questa cultura viene distinta in due fasi:

freccia3La prima fase che si sviluppa nell’Eneolitico Finale, viene indicata con il nome di Campaniforme Iniziale chiamata anche Campaniforme A;

freccia3La seconda fase dopo l’arrivo della metallurgia del bronzo viene indicata con il nome di Campaniforme Finale chiamata anche Campaniforme B.

In Sardegna i ritrovamenti dei resti di questa cultura sono particolarmente numerosi lungo la fascia occidentale dell’Isola, particolarmente sul litorale dell’algherese e del sassarese, il che proverebbe la loro provenienza dal mare, e nelle zone di pianura adiacenti. Non mancano, però, attestazioni in quasi tutta l’isola, anche se sono scarsi i ritrovamenti lungo la sua costa orientale, concentrati prevalentemente nel nuorese.

I principali insediamenti di questa cultura

Il primo ritrovamento di reperti appartenenti a questa cultura, riferibile alla prima fase del Campaniforme Iniziale, denominata anche Campaniforme A1 è stato effettuato nella necropoli ipogeica di Lu Marinaru, presso Porto Torres, non lontana dalla necropoli Su Crucifissu Mannu. Nella prima delle quattro tombe costituenti la necropoli, la Tomba Amorelli, è stato effettuato il ritrovamento dei diversi importanti reperti, costituiti fra l’altro dai resti umani di due sepolture, con il corredo di tre vasi campaniformi interi, decorati, e di un idoletto in marmo di Dea Madre. Sempre a questa fase del Campaniforme, è riferibile anche la tomba ipogeica di Padru Jossu, nei dintorni di Sanluri. realizzata durante la fase della cultura denominata di Monte Claro, tra il 2700 ed il 2400 avanti Cristo, la tomba è stata successivamente riutilizzata dalla cultura del Vaso Campaniforme, che ha lasciato numerose sue tracce. In particolare, al periodo del Campaniforme Iniziale, sono attribuiti numerosi resti di vasi decorati, mentre altri reperti sono stati rinvenuti, riferibili al periodo del Campaniforme Finale.

Alla seconda fase del Campaniforme Iniziale, denominata anche Campaniforme A2 si riferiscono i resti della cosiddetta Facies sulcitana, caratterizzata dal rinvenimento di vasi nel territorio del Sulcis, oltre che dall’occupazione degli spazi funerari di precedenti culture. I defunti venivano, quindi, inumati nelle stesse grotte, all’interno delle quali sono state rinvenute numerose ceramiche relative a questa cultura.

Alla fase del Campaniforme Finale, denominato Campaniforme B è riferibile ancora la tomba ipogeica di Padru Jossu, nei dintorni di Sanluri, dove all’Età del Bronzo Antico si riferiscono il Brassard, ossia il salvapolso per arciere, e le collane in vaghi e pendenti di conchiglie. Nel sito di Bidd ’e Cresia, sempre nei dintorni di Sanluri, qualche decina di metri a nord di dove si trova la necropoli punica e romana, sono stati rinvenuti i resti di una sepoltura collettiva, che consistevano in ossa appartenenti a diversi individui. É stata rinvenuta pure una placchetta frammentaria in basalto, di forma rettangolare a lati lunghi concavi, provvista di due fori vicini al lato corto. La placchetta si ritiene costituisse un Brassard, ed è riferibile anch’esso alla fase del Campaniforme Finale. Vicino a Settimo San Pietro, nel sito archeologico di Cuccuru Nuraxi, sono state trovate delle Domus de janas, una delle quali contenente più di dieci individui. Sono stati rinvenuti anche interessanti elementi di corredo, tra i quali una lamina d’argento e 179 elementi di collana, tutti reperti attribuiti alla cultura del Vaso Campaniforme Finale.

Caratteristiche delle abitazioni

I principali rinvenimenti relativi a questa fase culturale derivano da arre funerarie, ed al momento non è stato ancora individuato alcun insediamento abitativo riferibile al quadro culturale campaniforme. I pochi frammenti finora rinvenuti all’esterno di aree funerarie, risalgono soprattutto a un riutilizzo, in quest ’epoca, di insediamenti di epoca precedente.

Incisioni su pietra ascrivibili all’Eneolitico Finale

In territorio di Oliena, in Provincia di Nuoro, nella vallata sottostante punta Biriai, si trova il riparo sotto roccia di Frattale, attribuibile alla cultura del vasto Campaniforme, per il rinvenimento di cocci di vasi ascrivibili a questa cultura. Il riparo è costruito su un enorme masso granitico, caratterizzato da una serie di incisioni su pietra. La maggior concentrazione di questi petroglifi si trova sulla lastra pavimentale, ed è costituita da figure geometriche disordinate: si tratta di cerchi, figure quadrangolari singole o associate, ed anche una coppella. Potrebbero rappresentare figure idoliformi, oppure la pianta di un villaggio. Questi schemi ci riportano agli altorilievi scolpiti su blocchi di basalto in località Sa Icu, in territorio di Dorgali, sempre in Provincia di Nuoro. Dorgali: la grotta del Bue Marino: graffiti all’interno della grottaEssi rappresentano una sorta di planimetria di un complesso costituito da strutture abitative, oppure da edifici sacri. Sempre in territorio di Dorgali, sono state rinvenute, all’interno della Grotta del Bue Marino, una ventina di figure antropomorfe, una coppella e due cerchi con piccola coppella centrale. I motivi sono per lo più raggruppati. Vi si trova anche una figura isolata in una posizione che potremmo definire a candelabro, con arti multipli ed inoltre due figure con un’appendice laterale obliqua ed una figura con gambe e braccia piegate nella stessa direzione. L’interpretazione della scena potrebbe essere quella di una danza, che vede coinvolti esclusivamente uomini, dato che la parte inferiore del segmento verticale rappresenterebbe il sesso maschile; mentre la coppella, come anche i cerchi con coppella, sarebbero connessi con una simbologia femminile.

Le ceramiche caratteristiche del Campaniforme

In Sardegna, come in Europa, è il quadro ceramico a rivelare la vera identità di questa corrente culturale. Il nome di questa cultura deriva, come si è detto, dalla forma a campana rovesciata del tipico bicchiere che dà il nome alla cultura, e che caratterizza i contesti archeologici ad essa attribuibili.

Vasi della cultura del Vaso Campaniforme della facies MarinaruVaso della cultura del Vaso Campaniforme della prima facies Padru JossuLe produzioni ceramiche sono caratterizzate, oltre che dal già citato bicchiere, da un’interessante varietà morfologica e da una tipica tendenza a ricoprire le superfici vascolari con fitte decorazioni a punta di pettine. Nella prima fase di questa cultura vengono realizzati soprattutto vasi con motivi decorativi ad incisione semplice, triangoli campiti da trattini ottenuti con un pettine, motivi a denti di lupo, zig-zag, rombi lisci ottenuti da bande contrapposte di triangoli campiti a pettine. A questa prima fase, segue una fase più recente, con ceramica decorata ad incisione o del tutto inornata. La cultura del Campaniforme è sempre caratterizzata, comunque, da decorazioni geometriche e rettilinee, a differenza da quelle della Cultura di Ozieri che erano curvilinee.

Grotta di San Michele: vasi della Cultura di OzieriGrotta di San Michele: il pisside decorataLa cultura del Vaso Campaniforme sardo si caratterizza, oltre che per il tipico bicchiere a campana, anche per la presenza di anse su bicchieri, ciotole e vasi su vasca emisferica e con piedi cilindrici. Si tratta del vaso su più piedi, solitamente tre nel cosiddetto vaso tripode, ma talvolta anche quattro piedi nel cosiddetto vaso quadripode. Questo sta a dimostrare come la cultura del Vaso Campaniforme vada a collegarsi con la Cultura di Monte Claro, che assorbe al suo interno, dando al termine vita a quella corrente vascolare priva di decorazioni e di eleganza formale che possono essere inquadrate nella successiva Cultura di Bonnannaro.

L’industria litica ed i tipici brassard di una popolazione guerriera

Sono caratteristiche di questa fase culturale le punte di freccia in selce, con lunghe alette laterali. Brassard con custodia in osso decorata ad occhi di dadoMa l’industria litica è testimoniata soprattutto da un altro manufatto, che compare per la prima volta in Sardegna proprio in contesti campaniformi, costituito dal caratteristico Brassard, ossia dal bracciolo, una particolare placchetta rettangolare con due o quattro fori per legarle all’avambracciò, che gli uomini del Campaniforme indossavano per proteggere il polso dalla vibrazione della corda dell’arco allo scoccare della freccia. In questa fase i Brassard sono soprattutto di pietra levigata, ma anche a volte di rame. Tra gli esemplari rinvenuti in Sardegna, uno è particolarmente significativo, trovato nella necropoli ipogeica di Anghelu Ruju, vicino ad Alghero, che è realizzato in pietra verde levigata, importante perché conserva ancora la custodia in osso, decorata con file di sessantadue cerchielli a occhio di dado, impressi a fuoco sulla custodia stessa.

La metallurgia

Gli oggetti in metallo non sono molto conosciuti, e tra questi si trovano spilloni o lesine. Gli uomini della cultura del Vaso Campaniforme dovevano, comunque, essere estremamente bellicosi, a giudicare dai ritrovamenti nelle Domus de janas di armi ed equipaggiamenti bellici. Sono stati rinvenuti diversi tipi di armi metalliche come pugnaletti corti di rame a lama triangolare, con il codolo, ossia la parte terminale della lama, seghettato, per facilitarne l’inserimento nell’impugnatura.

Altri ritrovamenti di collane e, per la prima volta in Sardegna, di un collier d’oro

Nei siti scoperti vengono rinvenuti anche bottoni, ornamenti in bronzo, insieme alle caratteristiche collane con vaghi di forma varia, tratti da conchiglie o costituiti da canini di volpe. Collane della cultura del Vaso CampaniformeMeno numerose sono le collane con gli elementi in pietra. Si sono rinvenuti anche pendenti di monili, realizzati con elementi in osso a forma di crescente lunare, le zanne di cinghiale ed alcune accettine forate. Sempre in osso, si sono trovati molto numerosi i bottoni, di varia forma, spesso con una perforazione a forma di V. Per la prima volta, in Sardegna, appaiono manufatti in oro, come quelli rinvenuti nella Domus de janas di Bingia ’e Monti, vicino a Gonnostramatza. In questa tomba sono stati rinvenuti anche i resti ossei di vari individui e oggetti di corredo appartenenti alla cultura del Vaso Campaniforme, sistemati all’interno di tre cassoni litici addossati ai lati del monumento e coperti da un lastrone, sopra i quali sono state rinvenute tre sepolture con scheletri completi ed oggetti di corredo, oltre ai tipici vasi della cultura campaniforme. Tra i gioielli, il più famoso è un collier d’oro, il più antico della Sardegna.

Il culto dei morti

A fronte delle scarse tracce di insediamenti abitativi, particolarmente numerosi sono i contesti funerari, documentati talvolta da ricchi corredi. In questa fase, continuano ad essere utilizzate le necropoli di Domus de janas che erano state utilizzate dalle culture precedenti per le sepolture, ed all’interno di queste sepolture sono stati rinvenuti i reperti di questa fase culturale. Nella fase culturale del Vaso Campaniforme è documentata anche l’inumazione all’interno di tombe a ciste litica, come quelle rinvenuta nella necropoli di Santa Vittoria, situata nella frazione Oristano denominata Nuraxinieddu.

La religiosità degli uomini del Vaso Campaniforme

Poco si conosce delle credenze religiose della popolazione del Campaniforme, ed assolutamente sconosciuti sono anche i luoghi dove possano aver espletato i loro culti. L’ritrovamento di frammenti di vasi campaniformi vicino all’altare megalitico di Monte d’Accoddi, non sembra possa essere messo in relazione con una sua frequentazione a scopo religioso, dato che a quest ’epoca il monumento si trovava già in stato di abbandono.

Verso il 2200 avanti Cristo arriva in Sardegna la metallurgia del bronzo

Il bronzo è una lega di stagno e rame, più resistente del rame e molto malleabile, che consente di produrre armi più efficaci e utensili più vari. L’Età del Bronzo è la fase cronologica che si sviluppa secondo la cronologia calibrata tra il 2200 e l’850 avanti Cristo, e secondo una datazione più tradizionale tra il 1900 e l’850 avanti Cristo la denominazione Età del Bronzo è stata introdotta nel 1816 dal ricercatore danese Christian Jürgensen Thomsen, che per primo intuì l’importanza avuta, nelle vicende delle varie popolazioni, l’utilizzo da parte degli uomini, di oggetti in pietra, in bronzo, e successivamente in ferro. Come verrà meglio descritto in seguito, l’Età del Bronzo si distingue in Età del Bronzo Antico Età del Bronzo Medio Età del Bronzo recente ed Età del Bronzo Finale.

Con l’affermarsi della Metallurgia del bronzo si assiste alla fine della cultura del Vaso Campaniforme

Nell’Età del Bronzo Antico in Sardegna arriva, dal vicino Oriente, una popolazione di origine semitica o indo-europea, che porta nell’isola la nuova tecnologia. I reperti del periodo mostrano come alla precedente popolazione dai tratti somatici negroidi si venga ad affiancare una popolazione dai tratti spiccatamente semitici o indo-europei. Gli uomini del Vaso Campaniforme, guerrieri, nella fase del Bronzo Antico, tra il 2200 ed il 1900 avanti Cristo si scontrano contro gli eredi della fase Sub-Ozieri, ossia gli uomini della Cultura di Bonnanaro che descriveremo nella prossima pagina, e forse anche con le popolazioni che hanno portato in Sardegna la metallurgia del bronzo, e, dalla loro scomparsa, si ritiene abbiano dovuto soccombere.

La prossima pagina

Nella prossima pagina descriviamo la Cultura di Bonnanaro con la quale la popolazione locale contrasta le popolazioni che hanno portato la cultura del Vaso Campaniforme. Questa cultura si sviluppa nell’Età del Bronzo Antico, e sopravvive fino all’Età del Bronzo Medio, quando entra in convivenza con le popolazioni che hanno portato nell’isola la metallurgia del bronzo.


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